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Autore: IoNarrante    17/11/2012    5 recensioni
[Arrow]
Fandom Arrow [TheaxTommy Themmy]
What if. La mia versione di ciò che sarebbe accaduto dopo che Tommy riaccompagna Thea a casa.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Queen and King'
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Fandom: Arrow
Pairing: Thea/Tommy
Rating: Verde
Beta: Nes_sie

Genere: alinconico
Words: 1900
Summary: What if. La mia versione di ciò che sarebbe accaduto dopo che Tommy riaccompagna Thea a casa.
Note: Spoiler 1x06 di Arrow (Legacies)




Castelli di carta
betata da nes_sie

 
Una Maserati-GT nera era parcheggiata in uno dei vicoli abbandonati di Starling City, con il motore ancora acceso, caldo, pronto a ruggire non appena una leggera pressione fosse stata esercitata sull’acceleratore.
Aspettava.
Teneva al caldo i giri del motore in attesa. C’era una ragazza poco distante, con le mani tremanti appoggiate contro il muro sudicio. Era scossa da tremiti e convulsioni. Respirava quasi a mala pena.
«Ehi, tutto bene?»
Un uomo le si era avvicinato, posandole una mano sulla schiena e aiutandola quando un’altra scarica di malessere la colpì e la costrinse a piegarsi in due, gettando al suolo quasi tutto il contenuto del suo stomaco.
Come poteva stare bene?
«Che domanda scema,» aggiunse infatti il ragazzo, sorridendole.
Thea pensò che il sorriso di Tommy le sarebbe bastato a far passare qualsiasi dolore, anche quello che si era stupidamente procurata da sola.
«G-Grazie…» biascicò alla fine, prendendo un fazzoletto dalla borsa e cercando di ripulirsi.
Che sciocca che era stata. Pensare davvero che lui potesse provare qualcosa per una come lei, una ragazzina.
Chiunque avrebbe scelto Laurel.
Sia suo fratello, sia Tommy. Tutti vedevano qualcosa nella giovane Lance che soltanto a lei sfuggiva, eppure era abbastanza sveglia da capire come girasse il mondo.
Ed eccola che faceva il suo ingresso teatrale, spiegando a Tommy il motivo per cui lo aveva trattato come uno straccio, nonostante lui tentasse di tutto per provare a piacerle.
Gli uomini sono così patetici – pensò Thea, poi le tornò su la nausea.
 
«Puoi chiamarmi un taxi?» chiede a Tommy, sentendosi una stupida. Ha davanti Laurel e il suo sguardo tagliente. La sta giudicando.
Anche se agli altri può sembrare una donna perfetta, Thea sente come un muro che si erge tra loro due. Lei che le ha portato via gli unici due uomini della sua vita e che nonostante tutto continua a calpestarli senza rendersene nemmeno conto.
Tommy la cerca. «Non ci penso neppure, ti riaccompagno io a casa,» dice.
A Thea sfugge un sorriso.
Nonostante tutto, potrà sempre contare su Tommy. E su Oliver.
I suoi occhi incrociano quelli di Laurel e si sente in dovere di dire qualcosa, anche se è così difficile scollarsi quelle scuse dal palato. Dopo tutto, si era ubriacata alla raccolta fondi per risollevare il CNRI e aveva dato spettacolo nel rispetto dell’arte dei Queen nel fare grosse figure di merda.
«Mi dispiace,» le dice, tirando fuori lettera per lettera con delle tenaglie.
L’avvocatessa la fissa sorpresa e le sorride. «Rimettiti,» e poi saluta Tommy – il suo Tommy – con un bacio sulla guancia e una promessa che lei non riesce ad udire.
Thea si rassegna.
Apre la portiera della Maserati e si siede al posto del passeggero, con le mani in grembo, come quando faceva da bambina. Aspettava la sua punizione, anche se ne aveva avuto un gran bell’assaggio.
Tommy la raggiunse poco dopo.
Il motore dell’auto echeggiava ancora nel silenzio di quel vicolo, cullando il respiro di Thea che non era pronta ad affrontare un’altra delusione.
In un attimo i loro occhi si cercano, si incontrarono e Thea sente il cuore fare una capriola.
«Ti prego, non odiarmi,» dice solamente e gli occhi azzurri di Tommy diventano grandi come due laghi invernali.
«No, no…» si affretta a rispondere, perché vede in quel viso da bambina – donna, ormai – una paura di perderlo che lo ferisce. «Mai,» aggiunge.
E poi ci sono soltanto le luci della città che li accompagnano verso la villa dei Queen, isolata dal resto di Starling City, come un gufo che con i suoi enormi occhi gialli veglia su quel pezzo di mondo apparentemente dimenticato.
La Maserati scricchiola sul selciato, producendo un suono ritmico e altalenante. Thea ha la fronte posata contro il finestrino e guarda di fuori. Sbircia attraverso le lunghe ciglia castane come gira il mondo, come la città brulica di vite mentre lei si sente piccola ed inutile.
Si è comportata da irresponsabile, da immatura, da bambina.
È inutile che cerchi di negarlo – si autoconvince – Diciassette anni non fanno di me una donna.
«Siamo arrivati,» dice Tommy, interrompendo il flusso di pensieri della ragazza.
Sorride, come sempre. Thea pensa che mai nella sua vita ha visto Tommy triste, o arrabbiato. Crede fermamente che sia il tipo di persona capace di portare un raggio di luce anche dove c’è piena tempesta ed è anche per questo che è diventato parte della famiglia Queen.
Forse è l’unico che può capire cosa è realmente successo ad Oliver.
«Grazie,» snocciola la ragazza, facendo scattare la portiera dell’auto e incespicando per uscire.
Ed è in quel momento che Tommy la blocca. «Aspetta, Thea. Solo un momento.»
La giovane Queen si lascia andare di nuovo sul sedile, senza sapere cosa aspettarsi. Si era creata mille castelli di carta, lasciando poi che una lieve brezza li buttasse giù senza il minimo sforzo.
Soltanto il tempo l’avrebbe aiutata a capire, soltanto quando sarebbe stata abbastanza grande da comprendere come girasse quel mondo. Quella Starling City governata solamente dai potenti e di chi faceva del proprio denaro il mezzo per ottenere tutto.
«Non so cos’altro dirti, Tommy. Se non “Mi dispiace”. Te lo ripeto ancora, mi sono comportata proprio come la ragazzina che sono,» sbuffa, sentendo le lacrime pizzicarle gli angoli degli occhi.
Si impone di non cedere, di non crollare proprio di fronte a lui.
Al Tommy che c’era sempre stato in questi cinque anni, che l’aveva aiutata a superare il lutto e che si era sostituito, senza bisogno di chiedere, a suo fratello Ollie.
Ma non c’erano legami di sangue tra loro e quello che Thea provava per il giovane Merlyn non era soltanto semplice riconoscenza.
Gli occhi di Tommy si fecero ancora più grandi, se possibile, ancora più azzurri.
Thea si convinse che quello che provava per il giovane miliardario era soltanto una profonda riconoscenza mascherata da cotta adolescenziale, ma più si trovava in sua compagnia, più la verità scavava lentamente nel suo animo.
Aveva diciassette anni, ma non era stupida.
Sapeva cos’era l’amore, lo aveva visto riflesso negli occhi di suo fratello Ollie e di Tommy. Entrambi rivolti alla stessa donna che lei ancora non comprendeva. Ed ora quella stessa luce aveva irradiato le sue iridi, ma non sarebbe mai stata ricambiata.
«No, basta con le scuse,» la interruppe subito Tommy, fissandola serio. Sorrise.
Thea pensò che quando Tommy sorrideva, riusciva a donarle un po’ del suo buonumore perché quel semplice gesto, fatto dal giovane Merlyn, era dannatamente contagioso.
Non può esistere sorriso più bello – rifletté.
«Volevo dirti che tra di noi non è cambiato nulla, d’accordo? Facciamo finta che tutto questo non sia successo, e soprattutto, Oliver non deve saperlo,» snocciolò, rapido.
La ragazza sbuffò in una risata. Doveva aspettarselo, era più che ovvio.
Ogni cosa riconduceva a suo fratello. Da quando era tornato, era come se tutti intorno a lei avessero paura di ciò che fosse diventato su quell’isola. Thea aveva il forte sospetto che la persona riapparsa dopo quei lunghi cinque anni avesse solamente l’aspetto di Oliver.
E adesso lui non doveva assolutamente sapere cosa fosse successo, ma soprattutto, cosa Tommy e Laurel avevano combinato.
«Va bene, tutto dimenticato,» disse lei, sentendo un forte groppo salirle in fondo alla gola.
Voleva solo raggiungere la sua stanza, sprofondare tra le coperte calde, togliersi quel vestito così stretto da diventare insopportabile e piangere. Piangere fino a farsi venire il mal di testa.
Tommy la guardò per un minuto, poi cercò la sua mano e la strinse, facendola sussultare.
Thea non si aspettava più niente da lui, ormai sapeva che era tutto finito. Anzi, non era neppure cominciato.
«Sono stanca, dovrei andare… davvero. Grazie ancora di tutto,» disse, cercando di affrettare i tempi.
Non sapeva se avrebbe avuto ancora il coraggio di guardare il migliore amico di suo fratello direttamente negli occhi. Ci avrebbe provato, ma sarebbe stata dura.
«Un secondo, poi puoi andare,» soffiò lui.
La Maserati aveva ancora il motore acceso sotto di loro e rombava quasi fosse animata da una forza vitale sconosciuta. Era il battito meccanico che copriva il suo, che nascondeva il cuore di Thea che si muoveva all’impazzata contro il suo piccolo petto.
«Volevo solo dirti che mi sono espresso male, volevo scusarmi,» iniziò, fissandola serio. «Forse ti ho fatto credere di essere interessato, ho sbagliato. Come ti ho già detto, per me sei come una sorella. Ti conosco da quando sei nata!» ridacchiò.
Nulla di tutto quello regalò un po’ di felicità a Thea, che aspettava solamente la fine di quel discorso per poter fuggire da quella brutta realtà.
«Però volevo aggiungere…» sussurrò infine e Thea pensò che stesse solo sognando. Si disse che era già tornata a casa, era già nel suo letto, sotto le coperte, e stava immaginando tutto. «Che se fossi stata più grande, se non fossi stata la sorella del mio migliore amico, se, beh, se magari non ci fossimo conosciuti sin dalla nascita… sono sicuro che avrei anche potuto chiederti di uscire.» ammise senza problemi.
A Thea sfuggì un sorriso sincero.
Sapeva che Tommy lo stava dicendo unicamente per farla sentire meglio. Era troppo buono, il suo Tommy. Talmente buono che era incredibile come riuscisse a vivere in quel mondo pieno di serpenti.
Lasciò che le loro mani si separassero, poi si decise finalmente ad uscire dalla macchina.
Tommy la seguì per accompagnarla alla porta, visto che su quel tacco dodici di Chanel inciampava, forse anche a causa della sbronza.
Si fermarono davanti alla porta. Thea cercò le chiavi nella pochette, visto che Moira era ancora alla raccolta di beneficenza e Walter chissà dove in giro per il mondo.
Le chiavi le caddero di mano e Tommy si precipitò a raccoglierle.
Con un sorriso gliele porse e Thea sentì improvvisamente una forte voglia di posare le sue labbra su quelle del giovane.
Costrinse sé stessa a resistere. Non era né il momento né il luogo, non dopo tutto quello che aveva fatto per farsi perdonare, per dimenticare le sciocchezze di un’adolescente.
«Allora, buonanotte,» le disse Tommy, avvicinandosi e posandole un bacio sulla fronte.
Thea chiuse gli occhi e trattenne il respiro.
Aveva proprio delle labbra morbide il suo Tommy, ricordava ancora ogni Natale, quando aspettava davanti alla porta l’arrivo della famiglia Merlyn per poter finalmente giocare con lui e Oliver.
«Buonanotte,» disse, cercando di non far tremare la propria voce.
Tommy le sorrise e fece per raggiungere la sua macchina, ma lei lo bloccò per un attimo.
«Credo che se non fossi stata una Queen, se ci fossimo conosciuti in altre circostanze, mi avresti trattata come una delle tue solite fidanzate,» disse semplicemente, sorridendo amara. «Perciò mi accontento di questo. Preferisco averti cento giorni come amico, Tommy Merlyn, che una notte come amante.» Poi rientrò in casa, accennando un saluto.
Thomas fissò sbalordito il portone di legno di casa Queen.
Si sentiva confuso, dubbioso, avvertiva qualcosa in fondo al suo stomaco che non sapeva spiegarsi. Quel contorcersi delle budella che percepiva solamente in presenza di Laurel.
Ma Laurel adesso non c’era.
Sedette nella sua Maserati e si lanciò a tutta velocità nella notte. Un paio di occhi castani, gli occhi del suo piccolo cerbiatto, che come fari nella nebbia illuminavano quella serata piena di alti e bassi.
 
Forse in un’altra vita, potevamo stare insieme.
Ti prometto che la prossima volta non ti lascerò, mai.
Forse in un’altra vita, il sole avrebbe brillato per sempre.
Con te al mio fianco, non ci sarebbe tempesta.
 
End.

E poi ti ritrovi a pubblicare la tua prima OS su un fandom che ancora non esiste, su una coppia che probabilmente non esisterà mai ma che ti ha rubato il cuore, un po' per merito degli attori, un po' perché ti ci rivedi in Thea e in tutto ciò che pensa.
Detto ciò, vi dico solamente di vedere Arrow, di consumarlo, sia perché Oliver è uno gnocco (grazie Stephen **) sia perché ha tutte le carte per diventare un SIGNOR telefilm, perciò inondatelo ù_ù
Aggiungo un PS, dicendo che ho già in caldo una OS su Oliver, perché se la merita.
Beh, grazie a tutti quelli che passeranno, anche soltanto per una lettura veloce.

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