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Autore: LiquidScience    17/11/2012    3 recensioni
2016, il Futuro.
Quel vecchio rottame al museo era il posto preferito di Marty jr. Ci si soffermava davanti soprattutto per pensare o per scaricare le tensioni della giornata. Tutto qui. Almeno, fino a che suo padre non venne licenziato... ed è proprio da lì che la storia cambierà!
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-DATA: settembre 22, 2016
 
“È pronto in tavola!” disse Jennifer , posando in tavola la cena. Marlene McFly scese velocemente da camera sua e Marty McFly junior si alzò dal divano del salotto, mettendosi gli occhiali dalle molteplici funzioni, tra cui guardare la tv ovunque si voglia. Ma solo due canali alla volta, sfortunatamente.
Si sedettero tutti e tre in tavola.
“Papà non è ancora tornato?” chiese Marlene prendendo un po’ di pollo, mentre Marty jr prese quasi tutte le patatine e, forse, anche un po’ di carne.
“Avrà degli impegni importanti” ipotizzò la madre.
Poco dopo, sentirono la porta aprirsi.
“Bentornato a casa, Marty” disse una voce metallica, cominciando ad enunciare vari appellativi da capofamiglia.
Marty McFly senior era di umore nero, tanto era cupo in volto da far sembrare effettivi quei 48 anni portati così bene. Indossava un vestito piuttosto elegante, normalmente si vestiva così per andare in ufficio.
Si sedette a tavola e prese la sua porzione senza dire una parola.
“Tesoro, c’è qualcosa che non va?” chiese Jennifer.
“Mi… hanno licenziato. È un periodo buio per l’azienda e hanno dovuto licenziare alcuni dipendenti disse Marty senior, tutto ad un fiato, come se si fosse liberato di un grosso peso.
La coscetta che fino a prima Marty jr teneva in mano cadde sul piatto con un rumore sordo, la forchetta di Marlene rimase ferma a mezz’aria e Jennifer non finì di masticare il boccone.
Il capofamiglia si passò una mano sulla fronte, messo all’angolo dalla brutta situazione.
“E adesso?” disse la moglie, quasi sussurrando, dopo aver mandato giù il boccone.
“Non ne ho idea, Jen… Avevamo abbastanza per tirare a fine mese… invece adesso…  accidenti, se solo fossi andato a quel concerto…” disse Marty senior, quasi come se gli costasse un gran sforzo.
“Quel concerto della tua band, trent’anni fa, a cui Suvvia, Marty! Tuo fratello aveva appena fatto un incidente!” disse Jennifer. 
“Già, ma la nostra vita sarebbe stata diversa…” aggiunse Marty spostando alcune patate da una parte all’altra del piatto con la forchetta.
Finirono di mangiare in silenzio. Nessuno osò aggiungere altro.
“Frutta!” disse Marty jr ad un certo punto, alzandosi in piedi. Un portafrutta automatizzato scese dal soffitto e il ragazzo prese una mela.
“Rientrare!” disse poi e il portafrutta ubbidì.
Una volta che Jennifer ebbe sparecchiato, Marty senior si mise a guardare la tv, Jennifer fece andare la lavastoviglie e Marlene andò in camera sua.
Marty jr camminò un po’ a vuoto, guardando due dei suoi telefilm preferiti e mordicchiano la mela. Quando del frutto non ne rimase che il torsolo, fece un lancio centrando in pieno il cestino mobile e si avviò verso camera sua, con l’intenzione di fare un po’ di pratica con la sua chitarra. Chitarra elettrica, per l’esattezza.
Mentre saliva le scale, suonarono alla porta. Il ragazzo si girò a guardare chi fosse.
C’erano un uomo alto con i capelli bianchi e un cappello, una donna con un vestito lungo e due bambini. Tutti e quattro sembravano venuti fuori da un film western…
Si fermò sulle scale giusto il tempo per salutare, dopodiché riprese a salire i gradini.
 “Ah Marty portati il volopattino, domani io e la mia amica Sarah andiamo a fare un po’ di shopping dopo la scuola, non posso accompagnarti a casa” disse sua sorella sbucando dalla porta della sua stanza, poco prima che Marty jr premesse la placca per entrare nella sua.
“Ah. D’accordo”
Non aggiunse altro e appoggiò il pollice, entrando nel piccolo spazio tutto suo.
 
-DATA: settembre 23, 2016
 
Marty jr stava percorrendo il marciapiede a lato della strada che attraversava la piazza di Hill Valley a bordo del suo volopattino e ascoltando della musica con gli occhiali multifunzione che, oltre da TV, macchina fotografica, videocamera e auricolare fungevano anche da cuffiette per ascoltare musica MP5.
Ma non avevano molta memoria, normalmente li si sincronizzava con uno smartphone.
Marty stava pensando a cosa ne sarebbe stato di loro, adesso che il padre era senza lavoro. Anche se tutti lo credevano un sempliciotto, non lo era affatto: sapeva il fatto suo, ma era piuttosto timido e quando si trovava in gruppo o in situazioni delicate finiva per fare la figura del perfetto idiota.
Non sapeva, né avrebbe mai saputo, di essere in una sequenza di eventi alternativi. Nella continuum spazio-tempo originale era veramente un “perfetto idiota”…
“Quanto vorrei tornare indietro… nel tempo” disse Marty jr tra sé e sé, alzando lo sguardo alla Torre dell’Orologio.
Quel vecchio tribunale era stato oggetto di molti misteri irrisolti, a partire dal’autunno di 61 anni prima, quando fu colpito da un fulmine. Inspiegabilmente, la mattina dopo la gente trovò una porzione di asfalto annerito, simile a due strisce di pneumatici…
A Marty venne un’idea e girò in una stradina laterale.
 
***
 
Il museo sembrava ancora più grande se visto in orario di chiusura. Marty jr era entrato usando un vecchio trucco che aveva visto in televisione: aveva premuto la placca con il pollice dentro un guanto di plastica, così il lettore lo aveva identificato come l’ultima guardia che aveva lasciato la sua impronta digitale unta di ciambella.
Il ragazzo aveva percorso un po’ di corridoi, con una meta prefissata: il deposito.
Lì c’erano interi scaffali di rottami non archiviati o ancora da ricomporre, ma il più interessante si trovava in fondo, vicino al portone.
Marty jr si avvicinò al suo reperto preferito, davanti al quale veniva spesso a pensare nei momenti più duri.
La vecchia DeLorean aveva un sottile strato di polvere, all’interno c’erano circuiti alla rinfusa come se nessuno sapesse come rimetterli a posto.
Guardò attentamente tutti quei particolari, sulla carrozzeria, che la rendevano unica: Tutti quegli strani pezzi, apparentemente senza una funzione precisa, erano distribuiti in maniera armoniosa ma allo stesso tempo un po’ rozza, come il primo prototipo di un modello mai creato né migliorato.
“Quella macchina porta sulle spalle tutto il lavoro e la storia di chi l’ha costruita” disse una voce maschile alle sue spalle. Marty non si girò, rimase impassibile a guardare la macchina.
Era strano, ma quell’oggetto in qualche modo lo attirava, come se fosse parte di sé.
“Viaggiare nel tempo è sempre stato un sogno dell’umanità” disse ancora la voce, affiancandosi al ragazzo.
“Se fosse possibile, sarebbe tutto diverso… sarebbe migliore” rispose Marty jr, senza voltarsi.
“Tu credi? A volte viaggiare nel tempo comporta dei rischi enormi, sai?”
“A volte, però”
“Ah, Marty! Ci sono cose che tu nemmeno lontanamente immagini… sei sicuro di voler rischiare?”
Il ragazzo si girò lentamente verso il suo interlocutore. Come sapeva il suo nome?
L’altro era un uomo sulla cinquantina inoltrata, con i capelli bianchi. Sembrava lo stesso del giorno prima, ma era vestito in modo più contemporaneo e aveva qualche anno in più.
L’uomo rimase a fissare, come il ragazzo poco prima, un punto lontano.
“Sì. Ma una cosa, prima: chi sei?” chiese Marty jr.
“Io sono Emmett Brown, colui che ha costruito questo gioiellino 31 anni fa. Ma chiamami pure Doc”
Mentre Marty jr era impegnato a rimanere a bocca aperta, Doc di avvicinò alla macchina, liberandola da vari pezzi di imballaggi vari. Aprì la porta ad ala di gabbiano e ci entrò dentro. In un battibaleno mise al loro posto tutti i circuiti e si sedette al posto di guida.
“Che stai aspettando, un invito a cena?” esclamò Doc, vedendo che il ragazzo non aveva mosso un muscolo.
Marty non se lo fece ripetere due volte e salì in macchina.
Emmett girò la chiave e, dopo un paio di tentativi, la macchina si mise in moto.
“Incredibile che quest’aggeggio funzioni ancora” disse Marty osservando gli interni centimetro per centimetro.
“Non funzionava, infatti. Usando termini a te comprensibili, era ridotta peggio di un pancake dopo che il treno ci passò sopra”
“Eh..?”
“Hanno ritrovato i pezzi e hanno provato a ricostruirla, con scarso successo. Ti ricordi di quello strano e misterioso ritrovamento? Era su tutti i giornali… probabilmente no, nel ’97 non eri ancora nato”
“Che…?”
“Provarono e riprovarono, ma nessuno sapeva di preciso cosa doveva ricostruire… Un’astronave aliena? Una macchina di Hollywood? Un progetto segreto della CIA? Nessuno lo sapeva”
“E allora come fa a funzionare, adesso?”
“Lasciami, finire, lasciami finire. Un bel giorno del 2006 un misterioso scienziato si presentò in laboratorio e ricostruì la macchina, ma disattivandola affinché nessuno la utilizzasse. Troppi disastri aveva causato, troppi…”
Marty rimase ancora a bocca aperta. Sembrava troppo incredibile per essere vero.
“Quello scienziato… eri tu?”
“Naturalmente. Che dici, è ora di partire?”
Il ragazzo fece un cenno col capo e Doc mise il piede sull’acceleratore. Sfondò tranquillamente il portone e si fiondò lungo una strada. Quasi come se li stessero aspettando, presto si ritrovarono inseguiti dalla polizia.
“Oh no! La polizia! Non voglio finire in prigione! Non ci sono mai stato, né ci voglio mai andare!”
“Oh io sì che ci sono stato, una volta”
Beh, pareva ovvio dato la sua spericolata guida… ma non era questo il motivo.
“Che?”
“Nel 1930, ma è stato tutto un malinteso”
Ma quanti anni aveva?
Appena giunto fuori città, continuò per la strada asfaltata a tutta velocità.
Era proprio una strada asfaltata, fatta ancora quando le auto non volavano. Doc schiacciò dei tasti in una piccola pulsantiera bianca e qualcosa cambiò nel grosso pannello che c’era affianco al volante.
In particolare, in un antiquato display LCD etichettato come “Destination time” era comparsa una data: Ottobre 15, 1986.
Marty jr si accorse che la macchina stava andando fuori strada.
“Ehi.. Ehi Doc stai andando fuori strada, contro un cartello! È troppo basso, non ci passiamo!”
“Non ti preoccupare. Dove andiamo noi, non ci sarà”
Detto questo, la macchina raggiunse le 88 miglia orarie e sparì in un lampo azzurro lasciandosi dietro due strisce di fuoco.
  
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