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Autore: chaska    17/11/2012    2 recensioni
«Capisci, Ratonhnhaké:ton?»
La voce dell'anziano lo riportò alla sua priorità.
«La vita e la morte intrecciati nella stessa anima di ferro. Legno e ferro indissolubili, uniti nel loro unico scopo comune.»
Ratonhnhaké:ton trattenne il respiro. Uno scopo comune.
«Quale scopo?»
{Terza classificata al contest 'Nulla è reale, tutto è lecito' di Jayu}
Genere: Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nickname:Black Carnival (sul forum); chaska (su efp)
Titolo:The birds have vanished down the sky.
Genere: Introspettivo, Storico
Avvertimenti: OOC, What If
Pacchetto scelto: 18- Tomahawk
Nda:
Musica: http://www.youtube.com/watch?v=rkRAAiJnXCE&feature=related
 
Note che sarebbe saggio leggere a fine fic:
L'intera fic è basata sul prompt "tomahawk" e su questo passo tratto da Wikipedia: "A causa dei conflitti con i coloni che si spingevano nella valle del Mohawk e dei trattati che li legavano alla Gran Bretagna, i Mohawk combatterono contro i ribelli statunitensi durante la rivoluzione americana."
Tekarihoga era il nome del leader dei Mohawk durante la rivoluzione americana in cui il gioco è ambientato, quindi ho supposto che il Tekarihoga presente in questa storia fosse il padre del suddetto.
 
Note post contest:
Questa storia è stata classificata terza nel contest ‘Nulla è reale, tutto è lecito’ di Jayu –no seriamente, come diavolo è successo? Ringrazio quindi immensamente la giudicia e le altre partecipanti!
Inoltre un avvertimento. La sottoscritta sfigata non ha ancora avuto l’opportunità di giocare ad Assassin’s Creed 3, e non sapete quanto stia rosicando al momento. Quindi l’avvertimento OOC è riferito a questo, dato che la personalità del nostro caro Connor è totalmente frutto della mia fantasia, magari ditemi se ci ho azzeccato almeno un pochino xD Inoltre, dato che sono attratta quanto allergica agli spoiler, gradirei che se nell’amatissimo caso in cui decidereste di scrivermi una recensione, magari potreste evitare di dirmi qualcosa riguardo a questo gioco. Grazie mille e se ancora lo vorrete, buona lettura! :3
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

The birds have vanished down the sky.
 

 
 
 
 
 
«Sai cos'è questo?»
 
Il giovane Ratonhnhaké:ton guardò ciò che l'anziano capo del villaggio custodiva fra le mani.
Allora ignorò il cielo azzurro e gli uccelli che volavano liberi sopra le loro teste. Ignorò il vento corrergli fra i lunghi capelli e il suono della vita che scorreva accanto a loro.
Ignorò tutto, mentre il suo mondo si avvolgeva attorno all'arma custodita dall'anziano capo.
 
«E' un tomahawk.»
 
Rispose con un sussurro, gli occhi sgranati dalla meraviglia.
Il cenno dell'altro lo incoraggiò a continuare a parlare.
 
«L'arma più diffusa, importante e sacra dei Mohawk. Si dice che accompagni il nostro popolo fin dalle sue origini. Piccolo, leggero e maneggevole, nelle mani giuste è portatore di morte e disperazione fra il nemico.»
 
Ratonhnhaké:ton si fermò imbarazzato dopo quelle parole. Avrebbe potuto continuare a parlare ancora ed ancora, spiegando le tecniche più sinuose e quelle più cruente con il quale utilizzarlo. Si sarebbe soffermato sull'importanza degli scalpi ottenuti con la forza dai nemici e su quanto in generale adorasse quell'arma, ma il sorriso dell'anziano Tekarihoga lo fermarono.
Forse stava sbagliando. Forse stava semplicemente parlando troppo. Così aspettò in silenzio, ignorando il rumore d'un boato lontano.
Un mormorio d'assenso lasciò le labbra rinsecchite di Tekarihoga, poco prima che le schiudesse per parlare.
 
«Hai ragione, Ratonhnhaké:ton. Eppure dimentichi qualcosa.»
 
Il ragazzo lo guardò perplesso. Era curioso di sapere cosa aveva tralasciato. La sua sete di conoscenza veniva eguagliata solo dalla sua puerile foga.
Così osservò attentamente i movimenti dell'anziano.
Una mano lasciò l'impugnatura dell'arma, carezzandola delicatamente con un dito.
Ora che l'osservava con cura, quel Tomahawk era splendido.
La lunga impugnatura di legno era stretta tra varie allacciature di cuoio, che l'accompagnavano fino alla lama. E questa era costituita interamente da ferro intersecato da fini decorazioni. A Ratonhnhaké:ton ricordavano il volo armonioso degli uccelli.
Ma la mano dell'anziano Tekarihoga non si fermò né sul cuoio, né tanto meno sulla lama. Lama che per un momento, baluginò d'una luce rossa ai suoi occhi.
Ma l'anziano capo ignorò quel particolare, andando a sfiorare invece l'estremità dell'arma.
Allora il ragazzo intuì cosa volesse dirgli.
Gli stava indicando la pipa posta sulla sommità della lama.
Quello era il tomahawk cerimoniale del loro villaggio, quella lama non era mai stata sfiorata dal sangue di un uomo.
Quell'arma gli era stata donata dagli inglesi stessi, in segno di pace.
 
«La lama, mietitrice di vite, e la pipa, sancitrice di pace. La vita e la morte racchiuse in un'unica essenza.»
 
Ratonhnhaké:ton sentì lo stridio di un'aquila e voltò gli occhi al cielo.
Ormai l'aquila era lontana, e nel cielo non v'era la presenza di alcun uccello. Si poteva solo scorgere un rosso infuocato al posto del naturale colore della volta celeste.
 
«Capisci, Ratonhnhaké:ton?»
 
La voce dell'anziano lo riportò alla sua priorità.
 
«La vita e la morte intrecciati nella stessa anima di ferro. Legno e ferro indissolubili, uniti nel loro unico scopo comune.»
 
Ratonhnhaké:ton trattenne il respiro. Uno scopo comune.
 
«Quale scopo?»
 
Stavolta le labbra secche di Tekarihoga non si incurvarono in un sorriso, né tanto meno i suoi occhi lo guardarono gentilmente.
Gli mostrò invece un cipiglio severo, di duro rimprovero.
 
«Quello di ricordare. Di ricordare al mietitore che sei divenuto le tue origini e l'alleanza che il tuo popolo ha sempre supportato.»
 
Ancora una volta un boato scoppiò, ma stavolta così vicino da sentire sul corpo ormai non più di un adolescente il vento provocato da esso.
Il cappuccio ondeggiò all'impatto col vento, mentre il cielo vermiglio veniva scosso da centinaia di schegge di legno.
Eppure il suo mondo era ancora avvolto attorno all'anziano Tekarihoga e al tomahawk fra le sue mani.
 
«Ricorda, Connor
 
La preziosa lama dell'arma venne bagnata da una lacrima di denso sangue. Sembrava essere sceso dal cielo stesso.
 
«Ricorda.»
 
Lo stesso sangue ne macchiò il ferro immacolato, scendendo lentamente, percorrendone gli intarsi uno ad uno.
 
«Ricorda il tuo tradimento.»
 
 
Un urlo si propagò nell'aria, mentre una lama tremante fendette la stessa.
Connor si guardò intorno.
Verdi alberi torreggianti sul suo capo, un tronco marcio su cui la notte prima aveva appoggiato il busto, e un cielo rosato che troneggiava su tutto.
L'assassino posò la lama sull'erba e si passò una mano sul volto protetto dal cappuccio.
Incubi, dannati incubi.
Uno nuovo, fra l'altro, a tormentare la quiete del suo riposo.
Lentamente si alzò e si stiracchiò, per poi portare qualche passo avanti.
Perchè i suoi avi dovevano essere così malevoli con lui, si domandava l'assassino, mentre osservava il panorama che si stagliava dinnanzi ai suoi occhi.
Perchè?
E nel frattempo fissava l'orizzonte.
Lì, da quella montagna poteva quasi scorgere le rovine bruciate del suo vecchio villaggio.
Forse era quella vicinanza che l'aveva portato a quel sonno tormentato.
Forse i troppi dubbi che non volevano abbandonare la sua mente.
Eppure stava lottando per la giusta causa, vero?
 
E mentre si poneva domande senza alcuna risposta certa, un'aquila stridette lontana.
 
 
 
 

The birds have vanished down the sky.
Now the last cloud drains away.
We sit together, the mountain and me,
until only the mountain remains.
-Li Bai

   
 
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