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Autore: Alyx    17/11/2012    4 recensioni
Questa è per te Vì. Perchè la volevi così tanto. Hai stressato così tanto. E io ti voglio bene per questo. E' tutta tutta tutta tua. :)
***
Esco dal porticato e faccio qualche passo verso il centro del cortile.
Mi fermo poco prima dell'esatta metà, segnata da una linea azzurra sbiadita per terra.
La prima volta che ci siamo incontrati, lui stava giocando a calcio nella squadra avversaria alla mia, al primo anno delle medie.
Lo avevo scartato proprio in quel punto ed ero corsa a fare gol.
Lui si era sentito offeso nell'orgoglio che una femmina l'avesse battuto.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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If you’re pretending from the start like this,
With a tight grip, then my kiss
Can mend your broken heart
I might miss everything you said to me

And I can lend you broken parts
that might fit like this.
and I will give you all my heart so
 we can start all over again





     

     {Questa è per te Vì. Perchè la volevi così tanto. Hai stressato così tanto.
E io ti voglio bene per questo. E' tutta tutta tutta tua.}






Chiudo l'ombrello e mi rifugio sotto il portico. 
Il corpo scosso dai brividi di freddo, l'acqua che viscida scivola lungo la spina dorsale, i capelli rossi, troppo corti per i miei gusti, sono fradici e appiccicati alle mie guance. 
Ma l'avevo promesso. 
Lui l'aveva promesso. 
È il 29 Novembre, piove, anzi diluvia, e mi ritrovo in mezzo al nulla, alle 9 di sera sperando di non essermi sbagliata.
Ma io me lo ricordo. 
Benissimo, come se fosse successo ieri. 
Non capita tutti i giorni di vedere sparire un amico, inghiottito dalle fauci della fama. 
Sapevamo entrambi che niente sarebbe rimasto lo stesso. Io l'avevo saputo nell'istante in cui i suoi occhi si erano illuminati dopo il mio discorso. Quando gli avevo detto che poteva farcela. Che era il suo sogno, che era nato per cantare. Che X Factor gli avrebbe potuto dare tutto quello. Nell'istante in cui aveva detto "Mi accompagnerai, vero?". 
Ma lui se n'era accorto solo dopo aver assaggiato il successo. 
Un fulmine illumina a giorno il cortile spoglio della vecchia struttura che era stata la nostra vita, la nostra scuola. 
Chiudo gli occhi e ripenso a quando mi aveva chiesto se sarei rimasta con lui. 
Mi rendo conto di essermi fatta sfuggire l'ennesima lacrima al ricordo di quel no. Perché era lì che aveva capito anche lui. Aveva capito che tutto sarebbe cambiato. Che io non sarei stata più al suo fianco. Come sempre da quando ci conoscevamo.
Regna il silenzio sotto il rumore incessante della pioggia. 
E solo allora i brividi di freddo si trasformano i qualcos'altro. 
Mi chiedo se lui se lo ricordi. Era stata una promessa. 
Sarebbero state poche ore, o anche pochi minuti, solo il 29 Novembre. 
Solo un po' di tempo da passare insieme. Come ai vecchi tempi. Quando, durante un temporale come questo, avremmo escogitato un piano per uscire di casa, scappare dalle nostre madri, e andare a correre nel fango sotto la pioggia. 
Il mio cuore si gonfia di nostalgia. Mi lascio scivolare lungo il muro fradicio.
La maglietta che indosso si alza leggermente e un soffio di vento si intrufola nella mia schiena facendomi rabbrividire di freddo. 
Mi accorgo che la pioggia ha completamente bagnato il tessuto e che si intravede sotto il reggiseno nero. In un altro momento mi sarei vergognata di presentarmi così a un ragazzo, ma non sono nemmeno sicura che lui venga. 
Faccio finta di essere a casa come al solito, dove nessuno mi vede, nessuno mi cerca. Chiudo gli occhi. 
Rimango in ascolto di passi sull'asfalto ma tutto quello che sento è il rumore incessante della pioggia, dei tuoni e delle persiane rovinate che sbattono al vento. 
Questa scuola è stata chiusa poco dopo la partenza di Liam. 
E io mi ero chiesta se quello non fosse destino. Questa scuola era l'unica cosa che mi teneva ancora legata a lui. 
Ed ora è in rovina, cade a pezzi. E io mi ci rifugio in un giorno qualunque illudendomi soltanto che lui si ricordi di una stupida promessa fatta anni fa. 
Mi alzo, lasciando la tracolla e l'ombrello riversati per terra. 
Esco dal porticato e faccio qualche passo verso il centro del cortile.
Mi fermo poco prima dell'esatta metà, segnata da una linea azzurra sbiadita per terra.
La prima volta che ci siamo incontrati, lui stava giocando a calcio nella squadra avversaria alla mia, al primo anno delle medie.
Lo avevo scartato proprio in quel punto ed ero corsa a fare gol. 
Lui si era sentito offeso nell'orgoglio che una femmina l'avesse battuto.
Fino alla fine della partita ci eravamo sfidati a vicenda. Avevo vinto per un gol di vantaggio.
Mi ero sempre chiesta come una cosa così stupida avesse potuto portare a un'amicizia così grande. 
Si era messo a ridere quando mi aveva vista per la prima volta coi tacchi, dicendomi che con quelli non avrei mai potuto giocare a calcio.
Non gli avevo mai dimostrato il contrario. E me n'ero sempre pentita. 
La pioggia mi bagna completamente, i capelli pesano sulla testa e arrivano quasi a sfiorarmi le spalle, i jeans così fradici mi irritano. 
Un pallone scivola sul terreno fino in mezzo ai miei piedi. 
Alzo di scatto la testa e a una decina di metri da me, chino nelle spalle con le mani affondate nelle tasche, c'è Liam. 
Il mio cuore batte furiosamente mentre realizzo che non me lo sto immaginando. 
Ha un taglio di capelli completamente diverso da come me li ricordavo, sembra più grande, è più grande, più alto. Indossa la solita felpa solo di una marca sicuramente più costosa di quelle che indossava prima. Mentre si avvicina lentamente lo vedo sempre più diverso, ma allo stesso tempo sempre uguale al ragazzino di 12 anni che era di fronte a me dieci anni fa. 
Anche i suoi vestiti sono fradici come se avesse camminato sotto la pioggia parecchio, quanto me. 
Si ferma esattamente sulla linea azzurra.
Non dice niente, non dico niente, stiamo solo uno di fronte all'altra a fissarci, con la pioggia che non sembra voler diminuire.
Sento il mio corpo fremere e tremare dall'emozione e dal freddo. 
Improvvisamente Liam si toglie la mano destra dalla tasca e allunga il braccio verso di me, il palmo rivolto verso l'alto. 
Guardo alternativamente la sua mano e la sua faccia, poi la afferro.
Stringo le sue dita tra le mie quasi istericamente, per paura che sparisca. Che si dissolvano come nebbia. 
-Hayley...- mi chiama e il mio nome sembra diverso detto da lui. 
Sento il naso e gli occhi prudere e in un attimo mi fiondo tra le sue braccia. 
Comincio a singhiozzare, stringendo tra le dita i suoi capelli corti con una mano e con l'altra torturo la sua felpa, in piedi sulle punte delle mie converse sporche, il mento appoggiato alla sua spalla. 
Sobbalzo appena lui appoggia le sue mani, che mi sembrano bollenti nel vento gelido che soffia contro di noi, sulla mia schiena. 
Lui le ritira velocemente ma lo stringo più forte per fargli capire che è tutto ok. 
Non diciamo una parola mentre rimaniamo lì fermi, abbracciati, sotto il cielo nero che riversa lacrime amare su di noi. 
Avevo pensato che non l'avrei mai più rivisto. Che lui non mi avrebbe mai concesso un'altra occasione. 
E invece è davanti a me, stretto a me, come ormai non facevamo da tanto tempo. 
E poi Liam comincia a cantare. Pianissimo, a bassa voce. Nel mio orecchio.
Se c'era una cosa che mi aveva sempre fatto impazzire, fin dal primo momento in cui l'avevo sentito cantare sotto la doccia anni fa, era proprio quello. 
Sentirlo cantare. 
Mi scappa un sorriso quando penso che quando si arrabbiava con me mi minacciava sempre in quel modo. Non mi avrebbe permesso di sentirlo cantare. 
Ed ora, ora mi basta mettere un CD dentro lo stereo e ascoltarlo senza sosta. 
Aumento se possibile la stretta, mentre lui comincia impercettibilmente a dondolare. 
Riconosco vagamente il pezzo che sta cantando. So solo che è di un suo disco, che è lenta e fa piangere. 
Ci muoviamo a malapena sul posto, la pioggia sembra solo farsi più leggera e il mio cervello non risponde più ai comandi. 
È come se mi trovassi in un limbo. 
Sento solo il corpo di Liam contro il mio, il suo respiro umido sul collo, le sue mani sulla mia schiena. 
Non mi accorgo nemmeno di calpestargli qualche volta i piedi se non appena lui scoppia a ridere. 
-Che c'è?- domando staccandomi un po', ma lui mi tiene premuta contro di se'.
Liam sorride. -Sei sempre stata un disastro a ballare i lenti. 
Appoggio non troppo dolcemente la mia fronte alla sua, con l'intento di fargli male. 
-Ahi.
-È tutto quello che hai da dirmi dopo più di due anni che non mi rivolgi la parola?-sussurro.
Vedo il suo sorriso spegnersi. 
-Hayley...
-Lo sapevo che niente sarebbe rimasto lo stesso, lo sapevo, ma ti ho incoraggiato comunque a seguire il tuo sogno. Ho continuato ha farlo. Continuo a farlo tuttora. Ma io, io speravo che non mi avresti dimenticata tanto in fretta...
-Non ti ho mai dimenticata...
-Ah no?- domando girando la testa dall'altra parte per non fargli vedere che ho gli occhi lucidi di lacrime che vogliono uscire. -Be' Liam,- riprendo sussurrando. -ti assicuro che è quello che mi hai fatto capire.
-Non volevo. 
-Quante volte sei tornato a casa da quando sei diventato parte degli One Direction? Non poche, Liam. Abbastanza per farti vedere. Per volermi vedere solo qualche minuto. Non l'hai mai fatto. Non mi hai mai cercata.- racconto. 
-Hayley...
-Hai idea di quanto io mi sia sentita stupida la prima volta che sei tornato a Wolverhampton mentre fissavo il cellulare sperando in una misera telefonata? Mentre aspettavo che suonasse il citofono o bussassero alla porta? 
-Hayley... Per favore...
-Mi sono sentita così stupida.- dico sull'orlo del pianto. -Così stupida. 
-Non è colpa tua. Non...
-Certo che non è colpa mia. Io... Io ti ho lasciato andare senza nemmeno dirti che...- mi interrompo accorgendomi di essermi spinta troppo oltre. Non l'avevo mai ammesso. Facevo fatica a ammetterlo a me stessa. Che senso ha dirlo ora?
-Ti scongiuro dillo.- supplica Liam. E io non capisco. -Dillo. Di che non ero il solo. Dimmi che anche tu eri innamorata di me. Ti prego dimmelo. 
Mi irrigidisco sentendo quelle parole. 
-Perchè non me l'hai mai detto prima?- sussurro.
-Perchè non l'hai fatto tu?- risponde Liam. 
-Perchè...- rimango in sospeso pensando a quello che sta succedendo. Tutto questo non ha senso. -Perchè io sono una ragazza.- borbotto allora. 
Liam scoppia a ridere.
-Non puoi averlo detto davvero. 
-E perché no? Mi sembrava di aver capito che te ne fossi accorto anche tu. 
-Perchè tu non sei una ragazza. 
Mi acciglio. 
-Scusa?
-Andiamo! Giocavi a calcio anziché ballare, compravi le riviste di moto anziché quelle di moda, la prima volta che hai messo i tacchi è stato per il matrimonio di tua sorella perché ti ha obbligata e avevi 17 anni, in dieci anni che ti conosco ti ho vista con la gonna sì e no quattro volte... 
Abbasso lo sguardo. 
-Sai, forse è proprio per questo che ho sempre avuto paura di dirti qualcosa. Mi hai sempre ritenuta quasi come un migliore amico. Come è possibile che tu fossi innamorato di me?
Liam ride e cerca il mio sguardo.
-Sai quando l'ho capito per la prima volta? Quando al secondo anno hai difeso una ragazza che era stata offesa da uno di quei ragazzi che si credevano padroni del mondo. Erano dell'ultimo anno ma tu non hai avuto paura di urlargli contro.- Sapevo come sarebbe andata a finire. Mi vedevo nella mia testa imprecare contro quei ragazzi e poi...-Ma alla fine uno di loro ti ha detto "Core, quando mai avrò l'occasione di vedere un po' di più delle tue gambe?". Sai, avresti dovuto vedere la tua faccia in quel momento. Sei arrossita fino alla punta dei capelli. Forse non ti eri ancora accorta che nonostante nascondessi le tue forme nei vestiti maschili, i ragazzi ti vedevano lo stesso come una ragazza. Ho cominciato a farci caso io stesso. Quando ti toglievi la maglia dopo una partita, quando eri in pantaloncini corti in casa, quando una volta mi hai aperto la porta in accappatoio, be'...
-Oddio Liam!- arrossisco fino alla punta dei capelli rifugiandomi nella sua spalla. 
Lui ride. 
-Senti Hayley. Mi sento terribilmente in colpa per tutto questo.- alzo la testa e lo guardo negli occhi. -Sono stato uno stupido, ma avevo paura. Tu avresti potuto accorgertene, che ti guardavo in modo diverso... 
Abbozzo una risata. -Non me ne sono accorta in otto anni, perché avrei dovuto farlo proprio allora? Vedendoti per qualche minuto ogni morte di papa?
-Perchè intanto che me ne sono andato, tu sei diventata una donna. Pensi davvero che non mi sia mai informato su di te? 
Sbatto gli occhi nella pioggia, cercando di capire. -Cosa?
-Potrei raccontarti tutto quello che hai fatto in questi più di due anni. Con chi sei stata, con chi sei andata oltre e con chi no, come ti sei vestita in certe occasioni, che tipo di costume ti sei messa nella gita dell'ultimo anno di scuola in Grecia...
Non riesco a capire. -Perchè l'hai fatto?
Lui mi avvicina alla sua bocca, respirandomi sulle labbra, fissandomi negli occhi. 
-Perchè sono innamorato di te da quel giorno al secondo anno. Perché da allora non ho mai smesso di pensare a te, in altri sensi oltre alla mia migliore amica. 
Trattengo il respiro. 
Liam chiude gli occhi e di riflesso lo faccio anche io.
Quando sento le sue labbra sulle mie non capisco più niente. 
Sono calde e bagnate dalla pioggia che non ha smesso un attimo di scendere, e leggere. 
Dopo pochi istanti si allontana quel che basta per respirare. 
-Non dovevo farlo vero?
Mi rendo conto di essere rimasta perfettamente immobile.
Allora appoggio le mani sulle sue spalle e lo bacio.
Un bacio serio questa volta. Tanto so che lui non l'avrebbe mai fatto senza vedermi convinta. 
Quando ci separiamo abbiamo il fiato corto. 
-Nah,- dico. -non dovevi farlo. 
Liam scoppia a ridere, poi mi prende per la vita e mi fa girare intorno a lui alzandomi da terra. 
Rido anche io mentre mi riappoggia sul suolo bagnato. 
Starei qui a ridere tutta la vita. Vorrei mettere in pausa e sentirmi così felice per sempre. 
I miei pensieri filosofici vengono interrotti da uno starnuto. Di Liam. 
-Credo che abbia appena preso ufficialmente una bella influenza. Con tutta questa pioggia...
Liam si strofina il naso rosso con il dorso della mano. 
-Mi stavo giusto chiedendo,- continua. -perché mai non ci siamo potuti vedere in un bar, al caldo, con una tazza di caffè fumante davanti... Mi toccherà passare tutte le mie ferie a letto.
Io ghigno divertita. -Puoi sempre venire con me nel letto...
-Hayley!- mi richiama cercando di essere serio e nascondendo molto poco le risate trattenute. 
-Andiamo Liam, ormai non ci credo più alla tua più completa incapacità in quel campo... 
Scoppiamo a ridere.
Lui mi prende per mano e corriamo sotto la pioggia verso il portico. Come se ormai dovesse cambiare qualcosa. 
Sorrido nel buio e penso che quello è di certo il migliore 29 Novembre di sempre.



Angolo dell'Autrice:
Okay, sono veramente disgustosa. 
Il livello del mio diabete è salito ai massimi livelli, non ancora mai raggiunti. 
E' solo che Writer96 ci teneva così tanto a una FF sul suo Liam. :)
Quindi siccome il le volgio tanto bene, ta-dan!

Sarò rapida, perchè ho iniziato questo aggiornamento alle 20.30 e tipo ad un certo punto ho chiuso la pagina di internet e ho dovuto iniziare tutto da capo ._____.''
Vorrei un applauso tutto per me, Gente. 
Credo che Liam sia venuto fuori un pò troppo romantico. ù.ù

Grazie mille in anticipo a tutti. 
Fatemi sapere come vi sembra :) 
Un bacione enorme. 
Vi voglio  beeeene. <3
Alice (:

   
 
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