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Autore: Sarah Collins    17/11/2012    6 recensioni
Mi chiamo Cassidy e vivo in California.
Da bambina avevo un amico immaginario; Misha.
E' stato con me per anni, riempiendo il vuoto lasciato da mio padre.
Credevo in lui ma più passava il tempo più cambiava.
Era diverso, stanco, distante.
Non riuscivo più a guardare i suoi occhi.
Non riuscivo più a toccarlo.
E alla fine mi lasciò sola.
***
Sono passati sei anni e adesso devo ritornare in quella villa.
Il mio primo sguardo fu verso la finestra della mia vecchia camera.
Lo cerco, pregando di non vederlo.
Ma so che è lì.
So che non se ne è mai andato veramente.
So anche che ho paura ma tutto questo è solo l'inizio.
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia costante

Misha
1


Da bambina mi prendevano in giro perché mi vantavo di avere un amico immaginario. Mi impuntavo perché nessuno mi capiva.
Nessuno ci ha mai provato veramente, a dire il vero.
Nessuno tranne uno; Misha, il mio amico.
Mi faceva giocare con i suoi capelli neri; erano lisci e poco lunghi, a me piacevano. Sorridevo sempre quando passava accanto a mia mamma e gli faceva le smorfie alle sue spalle. Lei, tonta, non se ne accorgeva mai.
Ridevo tanto, ridevo di gusto.
Misha però non riusciva a prendere le cose; una volta gli lanciai la mia Barbie veterinaria e lo attraversò.
Ero una bambina ma anche all'epoca non riuscì a capire perché io potessi toccarlo ma nessun'altro no. Solo io, solamente le mie piccole manine potevano.
Ricordo una notte in cui avevo la febbre a trentanove; mia mamma doveva andare a lavorare e con un bacio mi mise a letto, sotto il mio piumino celeste.
Per la fretta non mi rimboccò le coperte e io ero troppo stanca, troppo intontita per farlo da sola. E a dire il vero ci rimasi male perché mia madre non ebbe tempo per me, quella notte.
Così mi ritrovai da sola, con la lucina verde in corridoio che mi teneva compagnia; guardavo il soffitto e gli stickers fluorescenti a forma di stella.
Mi ci perdevo sempre a guardare le stelle.
D'un tratto ebbi freddo e girandomi notai Misha che, sorridendomi, mi rimboccò le coperte.
Lo vedevo affaticato per quel gesto ma non mi ci soffermai troppo perché ero davvero felice in quel momento.
Non ero più sola e quel mio caro amico che nessuno vedeva, era con me.
Il sentimento era più presente di qualsiasi altra figura umana.

Misha mi disse il suo cognome ma non lo ricordo più, ormai.
Lui era più grande di me, non saprei dire quanto ma la sua figura mi dava sicurezza. Era esile e alto, tanto più alto di me. Aveva gli occhi azzurri ma era un colore indefinito, un po' come tutta la sua figura.
Lo ricordo perfettamente ma all'epoca, delle volte, a malapena riuscivo a contraddistinguerne i contorni.
Succedeva sempre quando era stanco; e allora mi chiedevo che lavoro facesse, dove fosse la sua famiglia e se qualche volta avrebbe potuto portarmi il suo coniglietto bianco.
Sniffy, mi sembra si chiamasse.

Misha fu sempre presente nella mia infanzia; apparve senza un motivo, all'improvviso. Si piantò nella mia stanza, nella mia casa e delle volte giocava con i miei giochi.
Prendeva la macchina fiammante di Ken e con un dito la faceva sfrecciare da una parte all'altra della stanza.
Poi ci provavo io e con un colpo del dito non riuscii mai a fargli fare tanta distanza.
E allora capii che Misha oltre ad essere il mio amico, era anche tanto forte.
A mamma sarebbe piaciuto, pensavo.
All'epoca lo vedevo bene, lo vedevo presente e amichevole ma più crescevo più si affievoliva.
Lo vedevo sfocato e affaticato e distante.

Arrivata ai dodici anni lo vedevo pressocché mai. Fu un grande trauma non poter far più affidamento su di lui.
Mi lasciò un dolore che ancora porto dentro e che non andrà mai via.
Con il tempo certo, passa tutto, ogni cosa diventa più sopportabile e quando io e mia madre ce ne andammo da quella casa, quasi stavo bene.
Mentre entravo in auto gettai l'occhio alla finestra della mia camera per vedere se mi stesse salutando.
Se si fosse ricordato di me, se magari sarebbe ritornato all'improvviso.
Ma niente, non accadde niente e da quel giorno sono passati sei anni.
Sei lunghi ed estenuanti anni di totale stupidità all'insegna dell'adolescenza.

Mia madre pianse per la morte di mio padre avvenuta dieci anni fa; così mi disse una cosa.
La richiesta più dolorosa della mia vita.
"Ho voglia di riacquistare la nostra vecchia casa, ti piace l'idea?"

No, la odiavo e detestavo per vari motivi: per mio padre, per lo scaldabagno rotto e per Misha.
Certo, lui.
No, in quella casa non volevo ritornarci ma la felicità di mia madre è tutto il mio lavoro su questa terra.
Adesso però vivrò nella paura.
Nell'ansia e nei terribili e bellissimi ricordi che quella casa mi fa rivivere.
Sono una persona diversa e le Barbie adesso le odio.
Ora però la mia unica costante è anche il mostro sotto il mio letto.
Misha.

A.U.}
Salve! Questa è tutta roba nuova per me; ho sognato di scrivere nella parte descrittiva di quando si inizia una nuova storia. E' nato tutto così, per caso. E ne sono entusiasta perché ho già nella mia mente i vari svolgimenti. Sì è abbastanza buffo perché a parte Carmen, tutte le altre mie storie hanno fatto fiasco. Mi dispiace davvero molto ma quella storia prima o poi finirà e quindi già mi preparo al peggio. Nei prossimi capitoli ci saranno maggiori descrizioni dei pg e che dire, spero che i lettori silenti si facciano sentire! Baci!
  
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