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Autore: klabeks_ks    18/11/2012    2 recensioni
Klaus è tormentato da qualcosa che non può combattere. La sua più grande paura adesso è diventata realtà e solo una persona adesso può fargli capire tutto ciò che ha sbagliato. Qualcuno che lo ossessiona, lo perseguita. Qualcuno che si rivela essere..
"Sei un codardo, Niklaus. Lo sei sempre stato, anche se non hai mai voluto ammetterlo.
E adesso, dopo mille anni, ne hai dato la dimostrazione finale."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La voce

Ed eccoti qui.
La tua immagine si riflette sul grande specchio della tua camera e cos’è ciò che vedi?
Un mostro. Quello stesso mostro che quando eri umano ti avrebbe fatto paura.
Ma adesso quel mostro sei tu e non puoi far nulla per cambiare ciò.
Puoi provare a mettere da parte il tuo carattere forte e distruttivo, ma sai che non è così.
Anche perché non è vero che sei forte.
Possiedi la forza dell’ibrido Originale, ma sei consapevole che non possiederai mai la forza dell’uomo.
Quella forza interiore che ti è sempre mancata.
Perché tu sei un codardo, Niklaus. Lo sei sempre stato, anche se non hai mai voluto ammetterlo.
E adesso, dopo mille anni, ne hai dato la dimostrazione finale.

Continui ad elemosinare le attenzioni di una persona che sai bene non ti vuole.
E che continua a tradirti.
Ogni volta che incroci il suo sguardo, cosa vi scorgi?
Disprezzo, repulsione, astio, insofferenza, indifferenza, arroganza. Odio.
Per lei sei solo un essere raccapricciante, abominevole, inquietante.
E tu ne sei consapevole. Sai che non riuscirà mai a vederti nel modo in cui desideri, che ti guarderà sempre nello stesso modo in cui ti guardano gli altri.
E allora perché continui a perseverare in quella speranza che ti porterà al nulla?
E sai che da lei non è amore ciò che vuoi. Di lei non ti importa nulla.
In quella chioma bionda e in quegli occhi blu riesci però a vedere qualcosa che ti spinge a continuare ad alimentare questa tua assurda ossessione.
Non è l’amore della giovane vampira ciò che cerchi.
Tu vuoi qualcos’altro. Vuoi vincere la sfida che hai lanciato a te stesso.
E hai bisogno di vincerla.
Hai bisogno di dimostrare di essere ancora lo stesso Klaus capace di prendere tutto ciò che vuole.
Hai bisogno di dimostrare di essere ancora il più forte.
Forse, invece, hai solo bisogno di vederti in questo modo.
Fai prevalere la potenza della tua letalità su tutto e tutti.
E forse adesso vuoi solo dimostrare a te stesso che Nik esiste ancora.
Vuoi solo tornare indietro nel tempo, a quando era possibile vedere la tua umanità.
Vedi in quella ragazzina spocchiosa e arrogante la tua personale sfida.
E tu vuoi vincerla, non vuoi tirarti indietro. Perché ne senti la necessità.
Hai bisogno di vincere per sentirti nuovamente umano, ma sai anche che non è questa la via giusta da seguire.
Non otterrai mai ciò che desideri.
Il vecchio Nik, quello umano, non tornerà mai indietro poiché sei stato capace di annientarlo.
Ma tu speri ancora ne sia rimasto un barlume dentro di te.
Forse non lo ammetterai mai a te stesso, ma tutto ciò che desideri è tornare a sentirti umano anche solo per pochi minuti.
Vuoi tornare a provare qualcosa che non sia odio, rabbia e sete di potere.

I tuoi occhi si sono appena sgranati, mentre sei ancora immobile davanti allo specchio.
Credi che a parlarti sia un’allucinazione. Credi siano tornate a perseguitarti.
Ma tu sai che non è così.
A parlarti non è un’allucinazione.
Sono io, Niklaus. Mi riconosci?
Sono l’unica cosa che ti è rimasta, l’unica cosa che mai ti abbandonerà.
Sono te. Sono quella parte di te che odi dal profondo dell’anima, perché sai di non poterla spegnere.
Potrai uccidere migliaia di persone, migliaia di vampiri.
Ma non riuscirai mai a uccidere la tua coscienza.

Sei però stato capace di distruggere l’ultimo barlume di umanità che era rimasto in te.
Ti è bastato solo un pugnale. E quelle parole capaci di ferire più di un’arma.
Le tue parole sono state in grado di distruggere una persona.
Quella stessa persona che ti è rimasta accanto per mille anni.
Hai visto i suoi occhi colmi di lacrime.
E quegli stessi occhi continui a cercarli in altri che però ti sono estranei.
Hai sentito le sue urla trascinate via da un pianto che tu stesso hai interrotto.
Un tuo piccolo gesto, un collo spezzato.
Lei voleva solo essere per te ciò che tu sei per lei.
Voleva essere il tuo punto di riferimento, la tua bussola.
E lei lo è, vero Niklaus?
E allora perché continui a infliggerle sofferenza su sofferenza?
Perché non riesci a dimostrare affetto verso quell’unica persona che lo nutre nei tuoi confronti?
Perché non perdi mai occasione di mostrarle il tuo lato disumano?
Perché lo fai proprio con l’unica persona che in te ha sempre visto il Nik umano che tu invece non riesci più a vedere?
È più semplice far soffrire le persone che ami, vero?
Sai che lei non ti abbandonerà mai. O forse è proprio il contrario.
L’idea che possa allontanarsi da te e che possa lasciarti solo ti consuma e fa emergere il mostro pronto a tutto pur di tenerla sotto il suo controllo.
Ti basta solo un pugnale e lei continuerà a restare insieme a te, anche se dentro una cassa di legno.
Hai paura che lasciandola libera, lei possa decidere di vivere quella vita che tu stesso le hai portato via.
L’hai costretta ad abbandonare i suoi sogni e le sue speranze.
E lei?
Lei ti è sempre stata accanto, ha fatto una scelta.
Ha scelto l’uomo che, invece di darle quell’affetto che ha sempre cercato, la ferisce giorno dopo giorno.
Ha scelto te perché quell’affetto che nutre nei tuoi confronti, sai bene non potrebbe donarlo a nessun altro.
E tu ne approfitti. Continui a usarla, a deriderla, a pugnalarla.
Ma sai bene che non è la pugnalata fisica quella che le fa più male. È quella emotiva.
Avevate fatto una promessa.
Quel “sempre e per sempre” che lei ha sempre mantenuto e tu invece no.

Stai pensando di rifugiarti nella morte, ma sei consapevole che questo a te non è permesso.
È la maledizione dell’essere immortale.
E sei costretto ad ascoltarmi perché sai che non smetterò mai di parlarti. 
Quante volte hai provato a porre fine alla tua esistenza?
Cinque? Dieci? Cento volte?
Adesso vorresti stringere nel tuo pugno un paletto di quercia bianca per spegnere quella voce fastidiosa che continua a ronzare nella tua testa.
E non hai bisogno di ammetterlo, perché io lo so già.
Sono te stesso, l’unica persona cui non potrai mai mentire.

I tuoi occhi sono colmi di lacrime, il tuo pugno tanto stretto da far sbiancare le nocche.
Sembri un pazzo. Ma tu lo sei, non è vero?
Quella psicosi causata dalle allucinazioni, non fa altro che peggiorare secolo dopo secolo.
Cinquantadue anni, quattro mesi e nove giorni.
Credevi fossero finite e in effetti è proprio così.
I cacciatori che hai ucciso non li vedi più.
Ma la voce continui a sentirla, solo che adesso è la tua.

Adesso hai tirato un pugno allo specchio, l’hai distrutto.
Hai appena fatto ciò che ti riesce meglio, distruggere tutto ciò che ti circonda.
Le tue urla non le sentirà nessuno.
Potrai continuare a urlare la tua rabbia per il resto dell’eternità, ma sai che quella rabbia ha un unico responsabile.
E sei tu.
Continua a urlare, Klaus.
Nessuno si prenderà la briga di placare il tuo dolore.
Perché adesso sei solo.
Hai reso reale la tua più grande paura, l’unica capace di annientarti e di portare in te quella follia della quale non riuscirai mai a liberarti.
Ed è questa la tua vera maledizione: la solitudine.

   
 
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