Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: LunaLovegoods    18/11/2012    2 recensioni
Sirius trova finalmente il coraggio di dichiararsi a Remus in una notte d'estate.
"Ed è stato strano, fastidioso, insolito sentire quelle farfalle nello stomaco di cui tutti parlano."
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Of magic and love.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sono tornata col mio big-project. (?)
Sì, ho deciso di chiamarlo così, perché è una cosa effettivamente impegnativa. LOL.
Okay, questa è l'attesissima Wolfstar, seguito della precedente One-Shot "
How long, before I know what it feels like?" che preannuncia la tematica principale della mia prossima long-fic, già in fase di creazione. Il titolo non ve lo dico, però.
Devo confessare, però, che il POV di Sirius è stato impegnativo, all'inizio, quindi ringrazio innanzitutto Nadia (asdfghj), la mia roler di Sirius preferita, che col suo cazzutissimo start mi ha salvato la vita. <3

Ci troviamo in una calda notte di luglio del 1977, un paio di giorni dopo la luna piena. Sirius non sopporta più le notti insonni che vedono come protagonista dei suoi pensieri unicamente Remus. James, dal canto suo, gli intima di dichiararsi - cosa già accaduta con Remus prima della fine della scuola - e Sirius... Beh, Sirius Black non è un codardo e io ho detto anche troppo!
Sperando di poter leggere le vostre recensioni al più presto, vi auguro buona lettura, gente!
Baci, Luna. <3


I think I'm in love with you, Moony.
 

Mi passo una mano tra i capelli, per poi asciugarmi con il dorso della stessa mano il sudore dalla fronte, mentre cammino per la strada deserta e silenziosa.
- Merlino, che caldo - penso, cercando di non pensare al fatto che potrebbe non essere colpa della temperatura estiva.
Ogni passo, ogni respiro mi sembrano moltiplicati e appesantiti. So che è tutta colpa dell’ansia, ma non posso farci niente.
I passi si susseguono senza che me ne accorga e la casetta azzurra al fondo della strada è sempre più vicina.
Credo che morirò di tachicardia da un momento all’altro, prima di arrivare a casa di Remus, se possibile.
Da quella sera di fine aprile, ho passato notti insonni, pensando a lui, guardandolo dormire - o far finta - perché da quella sera eravamo agitati, insicuri e tremendamente distaccati.
Ho passato quelle notti a pensare frasi a effetto, significative, che mi promettevo di dire il giorno seguente, ma che puntualmente dimenticavo.
Ester mi ha fatto capire tante cose: che è stato uno sbaglio correrle dietro e far finta di non capire ciò che Remus ha sempre voluto dirmi.
Adesso che l’ho capito, però, ho una paura che mi attanaglia il cuore e mi appesantisce come quando sogniamo di scappare e non ci riusciamo.
Ho paura che Remus abbia già smesso di amarmi, che sia lui a fare ciò che nessuno è mai riuscito a fare: spezzarmi il cuore. Al massimo, solo poche persone sono riuscite ad incrinarlo leggermente. Con lui, però, è diverso, perché è come se il mio cuore fosse nelle sue mani e lui avesse il potere di decidere ciò che farne.
Il motivo per cui non ho mai intrattenuto alcun tipo di storie serie e durature, è proprio questo: evitare il più possibile certe situazioni, in cui io sto dalla parte della vittima e non del carnefice - ammetto che, a volte, quel ruolo mi calzava a pennello.
Ma ora, invece, ci sono caduto senza nemmeno accorgermi dove ho inciampato. Mi ci sono ritrovato, così, dal giorno alla notte. Ed è stato strano, fastidioso, insolito sentire quelle farfalle nello stomaco di cui tutti parlano.
E ho capito proprio adesso com’è che l’amore è una caduta, nel vero senso della parola: cadi nel vuoto e speri che alla fine di quel vuoto ci sia qualcuno a prenderti.
Io non ci sono stato per molte persone, dopotutto, ho deluso, ferito, spezzato il cuore a molte ragazze, le ho lasciate cadere tutte le volte, senza prenderle mai, perché mi ero già spostato.
Avevo paura dei sentimenti, soprattutto dei miei, e adesso… Adesso è come se non potessi scappare, ma vorrei.
Tecnicamente, tornare indietro e invertire il senso di marcia non mi costerebbe nulla, ma Sirius Black non è un codardo.
Non sono come Regulus che si è nascosto finora dietro al culo di James solo per evitare Ester.
Tiro un respiro profondo prima di entrare nel vialetto di casa Lupin. Le luci sono tutte spente e mi sto chiedendo con che coraggio sveglierò Remus la sera dopo la luna piena.
Ma non posso tornare indietro.
Non sono un codardo e non posso scappare dalla verità.
Continuare con le notti in bianco è un suicidio, non posso continuare così. E nemmeno James, d’altronde, può continuare a sopportarmi mentre blatero del mio amore per il nostro migliore amico.
Sono consapevole di quanto la nostra situazione sia complicata e di quanto, dichiarandomi, possa complicare tutto ulteriormente, eppure non sono intenzionato a tirarmi indietro, specialmente adesso che sono davanti alla porta di casa sua e, prima di inventarmi un piano per svegliare Remus, porto una mano sulla tasca dei jeans dove ero sicuro di aver messo il mio discorso.
Come mai è vuota?
Sicuramente ho sbagliato tasca, mi dico, continuando a cercare in tutte le tasche, finché - con le mani tremanti più di prima - non realizzo che, effettivamente, l’ho lasciato a casa di James.
Maledizione!
Non so più cosa fare. Mi sento già balbettare con gli occhi di Remus puntati addosso - ridicolo, io, Sirius Black, che balbetto per un ragazzo… il ragazzo che amo! - ma non posso tirarmi indietro, ormai. Non posso aver fatto un viaggio a vuoto.
Mi soffermo sul pianerottolo di casa.
Come lo posso svegliare? Dopotutto, non sarà nemmeno così entusiasta di vedermi…
Scuoto la testa, cercando di pensare positivo - dopotutto, sono qua anche per risolvere questa situazione, no?
Faccio il giro della casa, fino a trovarmi sotto la finestra di camera sua.
Accenno un breve sorriso, per quanto involontario, e inizio a tirare dei sassolini trovarti per terra alla sua finestra, sperando che anche durante l’estate abbia il sonno leggero.
Come previsto, non tarda ad affacciarsi e non sembra così assonnato, dopotutto.
«Sirius» mormora, aggrottando la fronte e scrutandomi attentamente.
Sorrido, col cuore che mi vola, quasi, fuori dal petto, nonostante lo senta così distante, nonostante mi senta così in pericolo, davanti al mio possibile carnefice.
«Cosa diavolo ci fai qua, di notte?» aggiunge, guardandosi bene attorno e constatando che, effettivamente, sono arrivato a piedi.
«Ti spiace scendere un attimo?» azzardo, come se non avessi ascoltato una singola parola della sua precedente domanda.
Sparisce - ha, per caso, sorriso, o è la stanchezza che gioca brutti scherzi? - e chiude la finestra, prima di uscire dalla porta del retro.
I suoi passi sono lenti, insicuri, e mi sembra di morire lentamente, tutte le volte che temporeggia nel raggiungermi.
Non è circospetto, probabilmente vuole solo scappare e io lo capisco: le fughe sono il mio forte, dopotutto, no?
«Perché sei venuto a tro-» inizia, ma non ho intenzione di lasciarlo finire.
«Non riesco a dormire, Moony» dico, abbassando leggermente lo sguardo e lasciandolo interdetto.
La sua faccia confusa mi lascia capire che ciò che ho appena detto non è molto coerente. Cosa c’entra lui? Sicuramente se lo starà chiedendo.
«… Mi dispiace?» la sua voce ha tutta l’aria di dare un tono interrogativo alla frase appena pronunciata, non perché non gli dispiaccia davvero, ma perché non sa perché diavolo sia venuto a dirglielo di persona.
Me lo starei chiedendo anche io, nei suoi panni.
«Non ci riesco da quella sera di qualche mese fa, quando tu ti sei dichiarato» aggiungo, senza ascoltarlo.
Adesso è lui ad abbassare lo sguardo, perché ho toccato un tasto dolente per entrambi.
Ma, dopotutto, sono qua per rendere quel tasto meno - o più, dipende dai casi - dolente di quanto non sia.
«Perché quella notte, Remus, ho capito che sbagliavo» proseguo, avvicinandomi e coprendo la distanza che ci separa.
Non si muove di un passo, non alza lo sguardo, ma adesso riesco a vedere le nuove ferite lasciate dalla luna piena.
«Tu non ti sbagli mai, Sirius» mormora.
E sono tutte cazzate, perché sbagliare è umano e io non sono certo un dio.
Sbuffo, ma non lo ascolto, perché se mi fermassi ad ascoltarlo e ad ascoltare ciò che dico, cadrei nel panico senza più uscirne, invece così sembra tutto studiato, sembra che stia leggendo davvero un biglietto col discorso cancellato e riscritto mille volte, invece sto solo dicendo le prime parole che mi passano per la testa.
«Sbagliavo a correre dietro alla persona sbagliata, quando l’unico che ho sempre amato sei sempre stato tu» mormoro, sperando che almeno lui mi ascolti.
E sì, mi sta ascoltando, perché smette di respirare, alza lo sguardo e non riesco a leggerci niente, perché con lui è sempre stato così: non c’ho mai capito niente.
«Sbagliavo, perché non riuscivo a capire come facevo ad amarti. Adesso, invece, so che non c’è niente da capire» proseguo, con la voce quasi tremante e il respiro più veloce, forse perché sto respirando anche per lui.
«Ti amo, Remus» la mia voce è ridotta un sussurro contro le sue labbra.
Sì, lo sto baciando, senza nemmeno rendermi conto come e quando è successo, ma lui mi stringe a sé, con tutta la forza che ha, e ricambia ogni mio bacio.
«Ti amo anche io, Pads» mormora, contro le mie labbra.
E mi chiedo se senta il mio sorriso contro le sue labbra, se immagini, perlomeno, quanto sia felice in questo momento. 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: LunaLovegoods