Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: rainbowdasharp    18/11/2012    0 recensioni
«Io invece sono Alibaba» si presentò, di conseguenza.
In effetti, si rese conto in quel momento la ragazza, non si erano mai presentati. Afferrò la mano di Alibaba, il ragazzo di Sindria, avvertendo che la sua presa era più solida di quanto avesse mai immaginato. E anche le sue braccia, che in un primo momento le erano sembrate asciutte e non adatte ad uno spadaccino, ad uno sguardo più attento si rivelarono toniche ed allenate. «Sei davvero forte!» si complimentò, trascinandola nuovamente sulla Terra.

Piccolo frammento dell'allenamento di Alibaba a Laem, dal punto di vista di Toto, la ragazza della tribù Yamabala.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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«Ancora uno, Toto!»
La ragazza scattò velocemente alla sinistra dell’uomo che, con un ghigno, pareva sfidarla: stupido – non era mica l’ultima arrivata! Con un movimento rapido e un colpo secco, riuscì a disarmare senza problemi il suo avversario. Con un sorriso vittorioso, osservò il suo sfidante guardare incredulo la spada che, adesso, giaceva a terra, inutilizzata.
«Non hai una buona presa, vero?» lo schernì, allontanandosi dallo spazio degli allenamenti.
Il suo stomaco brontolò, segno che era giunta l’ora di pranzo. Stese le braccia verso il cielo, stiracchiandosi e già pregustandosi il suo pranzo più che meritato, quando la sua attenzione fu catturata da uno scontro che sembrava aver radunato un discreto capannello di spettatori.
Incuriosita, si avvicinò al piccolo pubblico, facendosi spazio tra la gente che seguiva in religioso silenzio un combattimento che sembrava essere senza esclusione di colpi: protagonisti, Deva – uno degli spadaccini più promettenti tra gli allievi, pochi e prediletti, della tribù Yambala – e il nuovo arrivato, il biondino con cui Toto si era già misurata, proveniente da Sindria.
Si morse il labbro inferiore, sentendo la rabbia crescere in lei in memoria di quell’ultimo scontro: non solo il ragazzo era stato in grado di sconfiggerla, ma l’aveva…
Il ricordo del suo imbarazzo venne offuscato da un colpo secco e ben calcolato di Deva, che per un pelo non fece saltare il braccio del ragazzo di Sindria, il quale fece rapidamente un passo indietro. Fu in quel momento che Toto intuì le sue intenzioni: il giovane, infatti, sollevò la sua lama da allenamento con un movimento fluido, portando una mano dietro la schiena ed attaccò con un colpo apparentemente impreciso l’avversario. Deva ebbe un sussulto, seguito da un sorriso, convinto di avere la vittoria in pugno: il biondo, invece, si trovò perfettamente alle sue spalle e, con un movimento velocissimo del braccio, puntò la punta della spada contro la schiena dell’altro.
«Sembra che abbia vinto io!» Uno scroscio di applausi seguì quella frase, detta con un mezzo sorriso modesto e quasi stupito.
Toto rimase in disparte, anche quando gli altri uomini che si stavano allenando e che si erano intrattenuti con quel breve spettacolo, andarono a congratularsi con il vincitore. Non riusciva proprio a capire: inizialmente, aveva pensato che quel ragazzino fosse solo uno spaccone, in grado di concludere, in un posto come Laem, ben poco… Eppure adesso sembrava essersi ambientato alla perfezione e pareva conoscere tecniche di spada mai viste prima. Almeno, non da lei.
I curiosi e gli impiccioni si allontanarono in fretta, lasciandolo da solo ad asciugarsi la fronte con uno straccio. Non seppe bene perché, ma lo raggiunse con un paio di passi, tormentandosi le mani congiunte dietro la schiena.
«Non male, per essere nuovo qui a Laem» disse soltanto, cercando così di attirare la sua attenzione. Il ragazzo si voltò allora verso di lei, mentre ancora era intento a liberarsi dal sudore. Le rivolse un sorriso soddisfatto, forse riconoscendola.
«Grazie» si limitò a rispondere, guardandola dritto negli occhi. Toto ebbe un lieve sussulto. «Tu sei…» Sembrava, però, che non si ricordasse del suo nome.
«Toto» rispose, un po’ scocciata.
«Ecco, non mi ricordavo come ti chiamavi!» si giustificò, un po’ a disagio. Poi le tese la mano, in segno di amicizia. «Io invece sono Alibaba» si presentò, di conseguenza.
In effetti, si rese conto in quel momento la ragazza, non si erano mai presentati. Afferrò la mano di Alibaba, il ragazzo di Sindria, avvertendo che la sua presa era più solida di quanto avesse mai immaginato. E anche le sue braccia, che in un primo momento le erano sembrate asciutte e non adatte ad uno spadaccino, ad uno sguardo più attento si rivelarono toniche ed allenate. «Sei davvero forte!» si complimentò, trascinandola nuovamente sulla Terra.
Si era scoperta a fissare le sue spalle e i muscoli del suo collo più di quanto non avrebbe dovuto. Scosse appena la testa, cercando di scacciare il calore improvviso sulle guance.
«Beh, faccio parte dei--»
«Lo so» rispose lui, sedendosi sulla porzione di un piccolo muretto in pietra grezza. Toto si accomodò vicino a lui, interessata ad ascoltare la sua storia. Era incredibile quanto il suo atteggiamento apparente l’avesse ingannata: sembrava uno sprovveduto, un ragazzino convinto di poter fare chissà quali grandi cose solo perché a casa propria era riuscito a mandare al tappeto uno o due soldati. Invece, sembrava aver capito in fretta quanto fosse difficile cavarsela in quel paese.
«Hai cominciato ad ambientarti?» gli chiese, incuriosita. Lui sembrò pensarci su per un attimo, quasi la domanda l’avesse messo in difficoltà.
«E’ un posto molto diverso da quello da cui provengo e dagli altri che ho già visitato, ma mi piace la gente di qui. Mi state trattando come un membro della vostra famiglia» rispose, con una sincerità sconcertante.
Toto distolse nuovamente lo sguardo da lui, trovando d’improvviso un maggiore interesse nei suoi calzari. Intanto, sentiva di nuovo il volto accaldato. «Ti va un altro scontro?» Stavolta però l’occhiataccia le partì involontaria. «A-Ah, non… Non ti distruggerò più l’armatura, te lo prometto!»
Ancora poco convinta da quella strana promessa e riservandogli ancora un po’ di rancore per l’esito del loro secondo scontro, si sollevò ed estrasse la sua spada. «D’accordo, allora».
Lui sorrise, entusiasta all’idea di affrontarla di nuovo e si sollevò. Stavolta, però, non impugnò la lama da allenamento, ma la sua spada lavorata e rifinita con cura. Toto si era chiesta da dove potesse provenire, ma non si stupiva di certo che un pupillo di quel Sinbad possedesse un oggetto dalla realizzazione tanto pregiata. Inoltre – già lo sapeva – quella spada in realtà serbava non solo un’ottima fabbricazione, ma l’animo di un djinn. Era un oggetto molto potente.
«Sai che nell’arena ti è proibito fare uso del djinn?» lo avvertì, mettendosi in posizione da combattimento.
Il ragazzo sembrò cadere dalle nuvole. «Eeeeh? Sul serio? Non lo sapevo…» Per un attimo, sembrò che la cosa lo stesse preoccupando più del dovuto.
Toto storse la bocca, in segno di disapprovazione: basava tutta la sua sicurezza sulla forza del suo djinn e non sulla propria? Patetico. «Si parte dalla gavetta, qui» gli fece notare.
Il biondo sembrò rifletterci un attimo su, poi assunse quella sua stravagante posizione (che, per quanto ne sapeva, si rifaceva ad uno stile di un paese piuttosto lontano), segno che era pronto a combattere.
Gli fu addosso in un attimo, con un attacco veloce e ben mirato: la lama sfiorò di pochi centimetri la sua guancia, senza però ferirlo. Alibaba fu veloce nello schivare, ma sembrava essere stato messo in difficoltà, a giudicare dallo sguardo che adesso le riservava.
Solitamente, la vista di un avversario tanto concentrato nell’affrontarla l’avrebbe resa ancora più combattiva. Invece, quella volta, si rese conto che quegli occhi dorati, così penetranti, la stavano distraendo: si accorse infatti conto con un attimo di ritardo che le si stava avventando addosso. Trattenne il respiro e tutto quello che riuscì a fare fu cercare di contrastare l’attacco diretto.
L’impatto fu fortissimo e un rumore metallico le fece intuire che le loro spade si erano scontrate con ferocia: perse l’equilibrio, cadendo a terra e trovandosi immobilizzata dal corpo di Alibaba che aveva cercato di sorreggerla.
Adesso i loro visi si trovavano a pochi centimetri l’uno dall’altro. Le spade erano sfuggite di mano ad entrambi e Toto si sentì, forse per la prima volta in vita sua, vulnerabile di fronte ad un uomo. Sentì le guance andare letteralmente a fuoco, mentre il biondo tentava di rialzarsi, dolorante. Si sollevò appena, con espressione colpevole.
«Tutto bene?» chiese, scostandosi e permettendole di alzarsi quantomeno a sedere. La ragazza annuì, ancora con il cuore in gola per motivi che neanche riusciva a spiegarsi. «Phew, pensavo che l’avresti schivato!» si giustificò Alibaba, ridacchiando.
«N-No, ecco…» tentò di difendersi – abbastanza stupido, visto che neanche lei sapeva bene come poteva essere stata così poco reattiva. Era la prima volta che si lasciava addirittura cadere la spada. Non riusciva proprio a spiegarsi come fosse stato possibile…
«Tranquilla, forse sei solo stan--» ma fu interrotto da un rumoroso gorgoglio, proveniente dallo stomaco di Toto. La ragazza trasalì, imbarazzata, alzandosi di scatto in piedi. «Mi correggo: forse sei affamata. Ora di pranzo?».
Toto annuì e prese a camminare spedita verso il luogo di mensa comune, mentre il giovane pupillo di Sinbad la seguiva, ridacchiando.



Ecco una delle prime one-shot che ho scritto di Magi ;/////; Il fatto che sia una AliToto è un dettaglio, giuro. Toto è adorabile, mi piace il fatto che sia tsundere. E' la prima vera tsundere di Magi, a dirla tutta... Anche se sono convinta che l'unico motivo per cui le piaccia Alì è la sua dark-side in stile Cassim.
Dettagli anche questi.
Dicevo, insomma, che scrivere qualcosa dal punto di vista di una ragazza tsundere su Alì era la cosa più semplice in cui potessi cimentarmi, dato che è così in linea con me. Coff.
Spero di non essere andata OOC, perché mi dispiacerebbe molto.
PS: Ho notato che nello special tradotto del volume 15, la lingua in cui parla Toto è un po' sgrammaticata... Ma nei capitoli l'hanno sempre tradotta abbastanza corretta e io questo l'ho scritta almeno un mesetto fa. Se dovessi di nuovo scrivere su di lei, vedrò di correggermi. (_ _)

   
 
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