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Autore: viviola    18/11/2012    1 recensioni
Questa storia è un esperimento, spoiler dicono che presto sapremo di più sulla vita di Blaine prima della Dalton e ho sentito l'impulso di scrivere, immaginando come sia stato per lui essere vittima di bullismo.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dipende dai giorni, a volte ti svegli e decidi che non ne vale la pena, altre sei troppo attento a non farti notare. La parte più difficile è camuffare il proprio stato d’animo, iniziando dagli abiti. La camicia sbagliata ti mette più in mostra e il pantalone troppo stretto sembra una mossa strategica.
  Tutte le mattine mi assaliva una sensazione di malessere particolare, evitavo gli specchi, evitavo mio padre e non parlavo. Uno stato catatonico opprimente che mi trascinava a scuola insieme al senso del dovere. Era terribile varcare la soglia e pensare immediatamente di dover stare attento, diventare un altro Blaine, per tentare di sopravvivere. Facevo ogni passo tentando di convincermi che non stavo negando me stesso ma che stavo interpretando una parte assegnata. È semplice scegliere di percorrere il corridoio meno affollato o passare la pausa pranzo seduto al tavolo più nascosto. È difficile smettere di pensare che gli sguardi e i bisbigli siano rivolti a te, che sei diventato il protagonista esclusivo dei gossip scolastici. La cosa che mi umiliava di più erano le risate, essere l’argomento centrale dei loro discorsi, vederli guardarti e sentirli sghignazzare senza ritegno indicandoti o fissandoti negli occhi. Di colpo ti senti sbagliato, fuori tempo, fuori luogo, una nota stonata. Quelle dita protese nella tua direzione ti fanno domandare perché sei così, perché così diverso. da un momento all’altro ti senti in colpa per aver tentato di essere te stesso e non vedi nessuna soluzione. La scuola è la mini-società con cui ti confronti ogni giorno e di colpo diventi un escluso. Speri disperatamente che qualcuno di loro ti dia una ragione valida per sentirti nessuno, perché almeno sapresti cosa cambiare di te. Le prese in giro ti privano di sicurezza e di libertà. Ti auto convinci di essere sbagliato e di doverti adeguare, di dover assomigliare a chi si fa beffe di te. Ti senti perso perché non sai come fare per diventare un altro. Non ti importa dell’individualità, di essere unico, perché è proprio questo che ti fa sentire fuori dal mondo.
  Per qualche momento pensi di poter essere superiore, come se tutto ti scivolasse addosso ma capisci che non è così quando ti ritrovi a piangere nascosto sotto al piumone del tuo letto o protetto dal rumore dell’acqua della doccia. Cerchi di essere forte e rispondere agli insulti, ma in ogni piccolo scontro impersoni lo sconfitto. Ti ritrovi spalle al muro a causa di qualcuno che ti dice che non sei nessuno e gli faresti un favore risparmiandogli di vederti tutti i giorni a scuola.
  Stavo male perché rinunciavo piano piano ad essere me. Ho toccato il fondo quando mi sono accorto di non cantare più. Mia madre un giorno se ne esce dicendo: è un po’ di tempo che non canti, sei diverso. Ho iniziato ad odiarmi.
  È snervante essere sempre arrabbiato, avere la perenne sensazione di poter esplodere da un momento all’altro. Nessuno può parlarti o toccarti senza scatenare quella parte di te che sta aspettando il suo momento di rivalsa. Ne pagano le conseguenze le persone che ami, ignare destinatarie di emozioni innescate da altri. Pensi di essere il problema e immagini che non c’è un posto per te, che non ci sarà mai un luogo in cui essere te.
  Poi ho cambiato scuola, mi sono sentito in trappola, non ero più in grado di respirare e sono scappato. Il nuovo istituto sembrava un universo alternativo. Mi hanno accolto con indifferenza. Ero semplicemente un altro povero adolescente che cerca di sopravvivere all’esperienza delle scuole superiori. La divisa ci pone tutti sullo stesso piano. Nessuno passa il tempo a farti sentire una nullità, anzi ti aiutano a cercare il tuo posto. Il mio l’ho trovato negli Warbler.
È il glee club della nuova scuola, grazie a loro ho ricominciato a cantare, mi sono riappropriato di una parte importante di me. La musica mi entra dentro, a volte mi sveglio con una canzone in testa e non penso ad altro tutto il giorno. Mi esprimo attraverso di lei, mi sento vuoto se penso di doverne fare a meno. Il canto mi ha fatto conoscere Wes, David, Trent, Nick e Jeff che è stato anche il mio compagno di stanza. Ho trovato amici con cui condividere la passione per il football, con cui passare notti insonne per fare maratone di film assurdi o terminare sessioni di D&D. Nessuno mi addita più come il-ragazzo-gay-del-ballo, adesso sono solo Blaine, ed è l’esperienza più bella della mia vita. Daniel, alias l’altro-ragazzo-gay-del-ballo, è uno dei miei migliori amici, ha cambiato scuola, ha cercato di ricominciare da zero come me e proprio per questo ci siamo sostenuti a vicenda. Non è diventato una star ma ha un gruppo di amici che lo sostiene ed  è circondato da affetto sincero. Ci sentiamo, di tanto in tanto riusciamo a vederci ma non parliamo quasi mai di quelli che eravamo, i vecchi noi non ci appartengono più.
La nuova scuola, la Dalton, è un luogo sicuro e privilegiato, lo ammetto, ma qui ho ritrovato la mia libertà, mi ha mostrato che posso essere ciò che sono senza provare vergogna e sto imparando ad affrontare il resto del mondo un po’ per volta.
  In questo momento sono in biblioteca a scrivere sul mio preziosissimo diario, da bravo adolescente. Di fronte a me è seduto Sebastian che sta finendomi i compiti di francese, con la scusa che altrimenti avrebbe aspettato in eterno. Ogni tanto sento il suo sguardo su di me o il piede che mi sfiora il polpaccio sotto al tavolo e mi sento davvero bene quando i nostri occhi si incontrano e mi sorride languido.





Angolo autrice:
vorrei sapere se Blaine vi sembra ooc e se la ff risulta convincente. COMMENTATE!!!
  
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