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Autore: Jude02    18/11/2012    7 recensioni
Non siamo nell'Inghilterra degli anni 90 e Veronica non è la groupie nè la roadie degli Oasis.
Era iniziato tutto con una serata sbagliata, quell'incontro sulla terrazza sarebbe dovuto restare sospeso a 5 piani da terra, libero di essere dimenticato, eppure sembravano destinati a incontrarsi nuovamente..
Era solo desiderio di vendetta il sentimento che spingeva Liam verso di lei?
Ma un altro incontro era pronto a sconvolgere nuovamente la vita di Veronica..
Era soltanto desiderio di sicurezza e protezione quello che la spingeva verso Noel?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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    NB:

  • Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei personaggi;
  • Questa FF è un Alternative Universe, dove i personaggi si trovano in un'epoca differente da quella in cui hanno vissuto realmente e il gruppo degli Oasis sarà composto dai componenti storici, quali Paul Arthurs, Paul McGuigan, Tony McCarroll e, ovviamente, Noel e Liam Gallagher;
  • In caso di altri cambiamenti dovuti a ragioni di copione, avvertitò nel corso della storia.
  • L'età di Liam, sarà perciò intorno ai 17/18 anni e quindi Noel ne avrà all'incirca 22/23.
-Buona lettura :)


A wrong beginning.





 
Sabato sera; un qualsiasi giorno di un ignoto anno di metà novembre.
Mi osservai allo specchio, iniziando a prepararmi per la serata.
Un'ora e mezza di tinta fatta in casa aveva dato i suoi frutti: finalmente i miei capelli erano diventati di uno stupendo colore castano ramato e i riflessi rossi erano ben evidenti. Ma per quanto potessi essere soddisfatta dei miei capelli, non potevo dire lo stesso del mio viso; spostai l'attenzione su..di me.
Sospirando incontrai il mio stesso sguardo e mi fissai negli occhi. Era dunque questo l'aspetto con cui mi presentavo al mondo esterno?
Alla luce gialla della lampadina, il mio viso appariva quasi mortalmente pallido e gli occhi erano perennemente segnati da orribili occhiaie.
Scrollai la testa, affrettandomi a cambiare ciò che stavo vedendo, facendo in modo di nasconderlo, almeno in parte, al resto del mondo.
Fondotinta, correttore sotto gli occhi, eye-liner nero, una quantità indefinita di mascara e rossetto rosso.
Un quarto d'ora dopo, tornando a fissare il riflesso di quegli occhi blu, notai che il velo di malinconia era scomparso e le labbra erano piegate in un sorriso.
Bastava quindi così poco per aumentare di mezzo grado la propria autostima?
Mi vestii in fretta, indossando un paio di pantaloncini di jeans chiari, una canottiera scura e, per ultimi, un paio di tronchetti dal tacco dieci che mi facevano arrivare al metro e ottanta.
Afferrata la giacca di pelle, anch'essa nera, uscii di casa, accompagnata da mia madre, che una volta ogni morte di papa acconsentiva a farmi da taxi personale, almeno finchè non avrei preso la patente.
Mi diede una rapida occhiata, non volendo mostrare che mi stava osservando per non palesare la disapprovazione sul mio abbigliamento, poi salimmo in macchina e accese la mia radio preferita.

Dopo mezz'ora, deviammo dalla strada principale, infilandoci in una strada buia, senza lampioni, costeggiata da alte siepi.
Mia madre schivò, scandalizzata, due individui sdraiati per quasi tutta la lunghezza della strada, che non dovevano dare troppo peso al rischio di venire investiti.
Poi accelerò nei pressi di un'altra distinta coppia che, sghignazzando e barcollando, ci chiese non troppo gentilmente se "c'avessimo d'accendere".
A quel punto scesi dalla macchina, riempiendola di rassicurazioni sul fatto che nessuno mi avrebbe violentata quella sera e promettendole di chiamarla, nel caso "fosse successo qualcosa".
Arrivai sotto casa alle 19:30 in punto, ma impiegai non meno di 20 minuti a trovare l'entrata del condominio.
Dietro alle macchine parcheggiate, vidi avvicinarsi i due loschi individui che prima erano sdraiati a pelle di lupo sull'asfalto; si infilarono tra i cespugli e sparirono nel nulla.
A piccoli passi mi avvicinai al luogo in cui erano scomparsi e scoprii uno stretto passaggio che si apriva tra i cespugli e conduceva al portone principale del palazzo.
Un po' titubante, mi ci innoltrai, sentendomi come Wendy Torrance, nel labirinto di Shining e convicendomi che fosse soltanto questione di secondi prima che mi balzasse addosso un maniaco con un'ascia in mano.
Per fortuna, arrivai in fondo al corridoio di siepi sana e salva e potei finalmentte suonare il campanello.
Non rispose nessuno.
Allora telefonai a Annabell;
segreteria telefonica.
Ma in che razza di situazione mi trovavo?! Non sapevo se mettermi a ridere da sola, istericamente, sperando in uno scherzo, oppure tornarmene a casa.
Suonai nuovamente il campanello e per miracolo mi rispose Step, il ragazzo di Annabell.
Dopo aver salito cinque piani a piedi, con il rumore dei tacchi che echeggiava nei pianerottoli vuoti e maledicendo ogni gradino, arrivai davanti all'appartamento, ansimante e leggermente scocciata,
Non feci in tempo a bussare che la porta si spalancò e mi ritrovai di fronte a quel piccolo elfo saltelleante di Annabell, con i capelli cortissimi e neri acconciati in una cresta.
Di fronte alla sua esuberante vitalità, non potei far altro che dimenticare le ragioni del mio malumore e scoppiare in una risata genuina. mentre si allungava per gettarmi al collo le braccia magrissime.
Poi si scostò per osservarmi con gli occhioni scuri spalancati, alla ricerca di qualcosa che non le tornava: -Ma...Veronica, sei altissima! -esordì, dal basso del suo metro e cinquanta.
Risi, oltrepassando l'uscio: -Hai visto? Con queste scarpe sono sicuramente quanto Step! A proposito, lui dov'è?
-Di sopra, sta ancora organizzando la tavolata. Tu raggiungilo, io intanto vado a prendere due miei amici.
Così, sotto il pigro sguardo del gatto nero sdraiato sul tappeto, mi preparai ad affrontare una pericolante e strettissima scala a chiocciola, cercando di non sfrombolare a terra, e ritardare così, il momento in cui avrei fatto la prima figura di merda della serata.
Sbucai in una mansarda dal tetto spiovente, non tanto grande, ma accogliente.
Salutai Step, con qualche battuta su quanto fosse imbucata casa sua, dopodichè feci per appoggiare la borsa su un tavolino nell'angolo, ma una voce mi fece trasalire: -Sposta quel cazzo di piede dalla mia giacca!
Abbassai gli occhi, notando sul pavimento, a un metro e ottanta di distanza, una giacca di pelle la cui manica finiva esattamente sotto il mio tacco.
Poi alzai lo sguardo e, spaparanzato su un divanetto, riconobbi uno dei due ragazzi che qualche momento prima si divertiva a rischiare la morte sull'asfalto;  aveva gli occhi sporgenti, la fronte bassa e una strana attaccatura di capelli.
- Veronica, lui è Guigsy. -annunciò Step, dall'altra parte della stanza, senza alzare lo sguardo dalle birre che stava mettendo in frigo. -Guigsy, Veronica.
Gli feci un cenno col capo, scansando la sua amata giacca, senza chinarmi a raccoglierla, -Piacere di conoscerti, Guigsy -mormorai sarcasticamente, prendendo posto in una sedia di legno a capotavola.
-Ah, invece l'altro coglione a fianco è Liam, Liam Gallagher.
Mi voltai nuovamente verso il divanetto, accorgendomi per la prima volta del secondo ragazzo, chinato ad arrotolare una cartina di indubbia provenienza.
Posai i miei occhi su di lui e su di lui essi rimasero:
A differenza del primo, Liam era a dir poco stupendo, tanto che mi maledii per non averlo notato prima e non essermi presentata fingendo almeno un minimo di cordialità.
Quasi incapace di distogliere lo sguardo, lo fissai per alcuni secondi, durante i quali sollevò il capo una volta soltanto, ma senza nemmeno un cenno di saluto, tornò alla sua occupazione principale.
Indispettita, sbattei le palpebre e mi strinsi nelle braccia, volgendo la testa da un'altra parte per nascondere il rossore che cominciava a pervadermi le guance.
Di sfuggita mi accorsi che Step aveva osservato tutta la scena; ma non feci in tempo a registrare quell'informazione che fui distratta dal ritorno di Annabell con due tizi già fatti, ancora prima di iniziare la serata.
-Veronica, loro sono Piz e Christian, i miei migliori amici.
Ah beh, iniziamo bene, pensai, stringendo la mano ad entrambi.
Silenziosamente tornai al mio posto, facendo scorrere lo sguardo tutto intorno: era decisamente un ambiente diverso da quelli che ero abituata a frequentare, ma dopotutto, non potevo rifiutare l'invito al compleanno di Annabell..
Mi appoggiai la testa tra le mani, inviando un messaggio alla mia migliore amica, senza farmi notare: Ti prego Cam, sbrigati a venire, o qua mi tocca fare l'asociale, sai come sono gli amici di Step e Anna..
Per la risposta non dovetti attendere nemmeno un minuto e, da come era iniziata la serata, capii che avrei dovuto prevederla: Vii, ti prego scusami, ieri mi sono proprio scordata di dirti che non riesco a venire!
Bidonata in pieno. 
Ero stata bidonata in pieno!


Cercai Annabell, ma sembrava essersi eclissata, così uscii nel terrazzino adiacente alla stanza.
Lo attraversai a grandi passi e mi appoggiai alla ringhiera. Dopo un profondo respiro, decisi che in qualche modo avrei affrontato anche quella serata, dopotutto un'ora era già trascorsa...
Tirai fuori il pacchetto di Marlboro e me ne portai una alla bocca; provai ad accenderla più volte, ma niente.
Anche l'accendino mi aveva abbandonato.
In un impeto di rabbia lo scagliai lontano: -Cazzo!
-Non avresti potuto colpire meglio nemmeno se mi avessi visto.-
trasalii, al suono di una voce secca, appena rauca, con uno spiccato accento inglese...


 
CONTINUA...


***

Ho finalmente terminato il primo capitolo di questa nuova FF!
In realtà non sapevo bene come cominciare;
infatti la parte iniziale del capitolo era nata più che altro come diario,
dal momento che sabato ero stata invitata al compleanno di una mia amica e diciamo che non è andato proprio bene...
Peerciò ecco qua una nuova Fan Fiction, spero davvero che vi piaccia :)
Un bacione,
Sofia.
   
 
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