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Autore: boreal lele    18/11/2012    0 recensioni
Salve a tutti popolo di EFP!
SI AVVISANO COLORO CHE SEGUIVANO LA FIC CHE ESSA RIMARRà IN SOSPENSIONE FINO A NUOVO RITROVAMENTO DELLA PASSIONE PER ESSA DELLO SCRITTORE.
Spero che ciò che ho scritto fino ad adesso sia di vostro gradimento, vi auguro buona lettura!
Estratto:
... Solo in quel momento avvertì una fitta di dolore alla spalla destra. Un dolore lancinante che fece scomparire ogni cosa intorno a lui. E sentì una voce familiare chiamarlo, o , per essere più precisi, insultarlo...
(i personaggi sono un po' OOC, vi chiedo perdono)
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Cameron, Dawn, Mike, Scott, Zoey
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Le cronache dei mercenari

-19
Spade vermiglie e calde lacrime

Quando Dawn e Scott uscirono dallo stretto tunnel era quasi il tramonto. Si trovavano alle porte di un piccolo villaggio, ai margini della Foresta Elfica. Il guardiano aveva detto il vero, il passaggio li aveva portati nelle vicinanze della capitale. In lontananza  riuscirono a intravedere la sagoma degli edifici della città. Il villaggio era piccolo e sobrio. Aveva una sola locanda e un solo tempio. Una dozzina di case in pietra era disposta ordinatamente attorno ad una piccola piazza, al centro della quale vi era una statua di un eroe. Solo pochi poveri mercanti cercavano di vendere i loro prodotti, in piazza, e ancor meno persone erano uscite per comprarli. Ogni passante teneva lo sguardo basso, timoroso, come se ci fosse stato un enorme pericolo pronto in agguato.
L’attenzione di Dawn venne colpita proprio da quelle case. Erano tutte annerite, come se un incendio le avesse avvolte non molto tempo prima. Sulle pareti di alcune case vi erano delle macchie scure. Quando l’elfa, incuriosita, vi si avvicinò, rimase come pietrificata. Le macchie erano sangue rappreso.
-Scott … - Mormorò portandosi una mano alla bocca, indicando con l’altra la macchia.
-Ho visto, e non mi piace affatto.- La circondò con un braccio e la portò via. Si diressero verso la locanda, magari per mangiare qualcosa e per trovare un riparo per la notte, dal momento che il sole stava tramontando.
-Calati il cappuccio sul capo e tieni la testa bassa. Non voglio che qualcuno ti riconosca fin quando non saremo arrivati alla capitale, va bene? Se qualcuno ti riconosce, nega di essere una principessa, anche davanti all’evidenza.- Le sistemò il cappuccio con cura, come avrebbe fatto con una bambina.
-Perché non vuoi che mi si riconosca? Se dicessi chi sono delle guardie mi scorterebbero fino a palazzo, non correremmo più pericoli.- Il rosso si voltò accennando con la testa ad uno stendardo appeso ad una costruzione leggermente più grossa delle altre che doveva essere una gendarmeria. Sullo stendardo era raffigurata una folgore d’oro in campo blu.
-Non è uno stemma comune da queste parti, è dell’Ovest.-
-Dici che la capitale è … - Il rosso annuì tetramente.
-Dico che la capitale degli elfi è stata conquistata. Il guardiano ci aveva avvertito: Il nostro mondo è cambiato mentre eravamo via. Per questo non voglio che ti si riconosca. Potrebbero darti la caccia. È meglio non correre rischi, finchè non sappiamo come stanno le cose.- Dawn lo guardò negli occhi cercando i suoi.
-E se è come dici tu? Se la capitale è stata conquistata dove ci rifugeremo?- Scott si strinse nelle spalle.
-Non ne ho idea. Aspettiamo di capire com’è la situazione, poi si vedrà. Tu intanto fa come ti ho detto.- Lei obbedì, riluttante.
Entrarono nella locanda, trovandosi davanti una vasta sala rumorosa e allegra. Seduti alle lunghe tavolate che occupavano la gran parte dello spazio si trovavano una decina di soldati ubriachi fradici che ridevano sguaiatamente. Curiosamente erano gli unici avventori. Dietro il bancone risiedeva l’individuo più grosso e grasso che i due avessero mai visto. Aveva un volto bonario, una arruffata zazzera di capelli biondi e due occhi neri come la pece. Sorrideva nervosamente, con un’aria tesa come una corda di violino. Probabilmente era intimorito dalla presenza dei soldati.
 Assieme a lui si trovava una donna dai lunghi capelli ricci e rossi come il fuoco, presumibilmente sua moglie. I suoi occhi, di un verde vivace, saettarono immediatamente verso i nuovi arrivati. Si rivolse al marito, sussurrandogli qualcosa di impossibile da udire, ma che l’uomo comprese alla perfezione. Anche lui si voltò verso di loro e annuì, facendosi subito serio.
Scott si avviò a passo sicuro verso i due, seguito da una Dawn sempre più intimidita.
-Del cibo e una camera, per favore.- Esordì il rosso in tono freddo. Pose sul bancone due monete d’oro, le ultime che gli erano rimaste. L’oste gli si avvicinò, chinandosi per arrivare alla sua altezza.
-Fareste meglio a non stare qui in questo momento, ragazzi. Andatevene, prima che … - Sussurrò loro, prima di essere interrotto bruscamente da uno dei soldati.
-Ehi oste! Porta altra birra!- Urlò barcollando per il troppo alcool. L’uomo fece in tempo a sussurrare un altro “andatevene” prima di fiondarsi a servire il soldato al tavolo, riassumendo quel sorriso teso di poco prima. Dawn e Scott si lanciarono una breve occhiata, prima di cercare di chiedere spiegazione alla moglie del’oste. Da lei ricevettero solo uno sguardo allarmato rivolto alle loro spalle, che compresero solo quando la bionda venne afferrata per un braccio da uno dei soldati.
-Ehi, voi due chi siete?- Chiese l’uomo. Il suo alito puzzava terribilmente di birra.
-Siamo due contadini venuti dalle Terre Centrali. Siamo diretti alla capitale per andare a trovare la madre di mia moglie.- Mentì prontamente Scott, che andò a frapporsi tra l’uomo e Dawn. La biondina venne portata via dalla moglie dell’ oste, che la circondò con le braccia con fare protettivo.
-Oh, quindi siete marito e moglie, eh? Un vero peccato che una così bella ragazza sia sprecata con un “pel di carota”, giusto amici?- Urlò ai suoi compagni in tono sprezzante. Loro risposero sghignazzando. Scott portò una mano all’elsa della spada legata di traverso alla schiena.
-Beh, dubito che starebbe meglio con un sacco di merda e i suoi degni compari, o sbaglio?- Rispose in tono di sfida il rosso. Il soldato rimase di stucco per la risposta. Quando si riprese portò anche lui una mano all’elsa della sua spada.
-Come ti permetti, pezzente? Stai parlando con il grande capitano ser Justin Arthur Wennerton e i suoi uomini! Ti ordino di strisciare ai miei piedi implorando pietà e leccarmi gli stivali, miserabile!- Sbraitò barcollando di nuovo. Lentamente i suoi uomini si fecero intorno a loro, estraendo le armi con fare minaccioso.
-Vi prego, miei signori, non facciamo sciocchezze! C’è stato un malinteso, quest’uomo non voleva offendervi, e … - Cercò di calmarli l’oste. Uno dei soldati gli assestò un pugno sul volto, facendolo cadere all’indietro.
-Zitto, sacco di lardo! “Pel di carota” mi ha offeso, e non intendo fargliela passare liscia.- Urlò ancora l’uomo.
-Non credo proprio che mi inginocchierò mai davanti ad un abominio in forma umana come te, messer imbecille!- Scott ghignò crudelmente, sputando ai suoi piedi. Un buon combattimento era proprio quello che ci voleva per saziare l’improvvisa voglia di uccidere che gli era venuta. La sola faccia abbronzata di quell’ idiota aggiunta a quello sguardo sprezzante gli faceva venire voglia di pestarlo a sangue.
Allora stuprerò tua moglie proprio sotto i tuoi occhi, prima di tagliarti la gola.- Ringhiò l’altro snudando la spada e menando un fendente nella sua direzione. Era talmente scoordinato e lento che Scott lo evitò facilmente scartando di lato. Snudò a sua volta la spada, incrociandola con quella del suo avversario. Le lame lampeggiarono alla luce delle torce che illuminavano la stanza, provocando una miriade di scintille cozzando. Gli uomini di ser Justin si disposero a cerchio intorno ai due, urlando e incitando il loro capitano.
Scott si abbassò per evitare un altro fendente dell’avversario, poi gli girò intorno fulmineamente fino a trovarsi alle sue spalle. Lo tempestò di colpi, rompendo in più punti la sua armatura luccicante. Voleva divertirsi prima di ucciderlo.
L’altro caracollò in ginocchio, tentando di difendersi agitando la sua spada a destra e a manca. Il rosso lo atterrò definitivamente con un fendente al volto.
In un secondo i soldati gli si avventarono contro, nove contro uno. Scott ebbe facilmente ragione su tre di loro, incrociando le lame e assestando colpi mirati alla gola, evitando i loro fendenti. Un uomo tentò di atterrarlo sbattendogli contro il suo scudo e tirandogli addosso la spada. Il rosso riuscì ad evitarli, avventandosi contro di lui e trafiggendolo al petto. Le due armi rimbalzarono lontano, tra le tavolate. Cinque soldati lo costrinsero ad arretrare attaccandolo simultaneamente, il sesto gli andò alle spalle e lo colpì alla nuca, stordendolo.
Scott fu disarmato perdendo la spada, che andò a cadere lontano, dietro i suoi nemici. Tentò di indietreggiare ulteriormente, ma gli riuscì solo di cadere di nuovo sulla schiena. L’uomo che lo aveva colpito alle spalle agitò la sua mazza da guerra nella sua direzione. Se non si fosse spostato prontamente di lato il suo cranio sarebbe diventato una gelatina vermiglia.
A stento riuscì a rialzarsi e a correre fino alle tavolate, dove erano rimbalzate le armi che gli erano state tirate contro poco prima. Dietro di lui udì il clangore di una nuova lotta. L’oste aveva impugnato una spada a due mani e aveva ingaggiato un duello con i soldati. Solo il guerriero con la mazza da guerra, il più pericoloso di tutti, lo aveva inseguito. Scott inciampò di nuovo, stavolta cadendo di faccia. Rialzando lo sguardo notò che la spada e lo scudo che stava cercando erano poco lontano, sotto uno dei tavoli, a una distanza uguale l’una dall’altro. Si trovò a dover scegliere tra la spada e lo scudo.
Improvvisamente gli tornarono alla mente le parole del guardiano della Biblioteca Perduta. “Se un giorno non molto lontano dovessi scegliere fra una spada ed uno scudo, scegli lo scudo, ragazzo” aveva detto. Decise di fidarsi di quelle parole. Si gettò verso lo scudo, giusto in tempo per evitare un altro colpo mortale. Vi si riparò sotto. Era un massiccio scudo di quercia, pesante e grosso, adatto a sopportare i brutali colpi di una mazza da guerra. Sentì sopra di lui l’avversario mandare in pezzi il tavolo sotto il quale si era riparato. Il clangore dell’altro combattimento era quasi cessato del tutto, e con tutto il cuore sperò che fosse stato l’oste a uscirne vincitore.
Non fece in tempo nemmeno a controllare che un secondo colpo di mazza da guerra si abbatté verso di lui, questa volta sul suo scudo. Lo spesso legno di quercia resistette a stento, cosa che invece non riuscì alla spalla destra di Scott. Il contraccolpo gli mozzò il fiato dal dolore. Un’altra mazzata, e poi un’altra ancora si abbatterono sullo scudo prima di mandarlo in frantumi.
Il rosso si ritrovò sdraiato sulla schiena e senza nemmeno una difesa davanti al gigantesco uomo che si apprestava a fendere l’ultimo colpo. Il soldato alzò l’arma sopra la testa. Scott portò davanti al volto l’unico braccio che riusciva a muovere in un vano tentativo di ripararsi. Attese il colpo finale ad occhi chiusi. Rimase in quella posizione per qualche secondo, poi, accorgendosi che il colpo non arrivava, provò a sbirciare da dietro le fessure tra le dita. Il gigantesco soldato era ancora nella medesima posizione di poco prima, solo che il suo ventre era trapassato da una lama resa vermiglia dal sangue. Sospirò di sollievo quando lo vide lasciar la presa sulla mazza da guerra e accasciarsi al suolo.
Il rosso si era aspettato di vedere la grossa sagoma dell’oste dietro il suo corpo, invece vi trovò una Dawn terrorizzata, con la spada insanguinata ancora stretta in pugno. L’ultima immagine che gli rimase impressa nella mente prima di svenire fu proprio l’elfa con il volto sporco di sangue e una calda lacrima che le stava sgorgando dagli occhi.
Poi per lui si fece tutto confuso, finchè non perse conoscenza.

 

Angolo autore

Ehilà, è un bel po’ che non mi faccio sentire, eh? Beh, vi chiedo scusa, la mia ispirazione mi aveva abbandonato e i compiti di scuola hanno completato l’opera. Quando avevo un minimo di tempo libero non sapevo come continuare la storia, finchè oggi pomeriggio sono stato illuminato e ho ricominciato a scrivere.
Ne approfitto per avvertirvi che non so se prima di Natale avrò altro tempo per scrivere. Cercherò comunque di abbozzare comunque qualcosa e di ritagliarmi qualche ora di tempo per scrivere.
Tornando alla storia, vi è piaciuto il combattimento? Mi sono divertito a scriverlo, soprattutto la parte in cui tirano dietro le armi a Scott. Eheheheheh!
Bene, smetto di tediarvi. Vi saluto e vi ringrazio per aver letto il capitolo
Saluti
Boreal Lele

  
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