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Autore: alohadrew    18/11/2012    2 recensioni
«Mi sei mancata un sacco»
«Anche tu» dico appoggiando la testa sulle sue spalle.
[..]
«Perchè l'hai fatto?» ormai le lacrime scendono a fiotti sulle mie guance.
«Non ti è piaciuto? E poi avevo bisogno di farlo, lo sai..» dice accarezzandomi la guancia.
Mi asciuga le lacrime con il pollice.
«Sì.. Mi è piaciuto.. Però..» perchè sto balbettando? Perchè sto fissando le sue labbra?
«Oh vieni qua!» dico prendendo il suo viso tra le mani e iniziando un lungo bacio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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First Chapter.





L'inverno è la mia stagione preferita.
Non so spiegarmi il perchè; forse perchè mi ricorda i Natali felici che passavo con la mia famiglia. 
Inoltre amo la neve, e qui a New York c'è tanta, ma tanta, neve. E io amo la neve; l'ho già detto?!
A New York, d'inverno, la gente è sempre per le strade, c'è una bellissima atmosfera.
Gli anziani che camminano nei parchi, le coppiette che passeggiano tra i negozi e poi ci sono io, Deliah Brown, una forever-alone di prima categoria. 
Ho 18 anni, sono single, vivo a NY. Non frequento più la scuola perchè non ho una famiglia e visto che devo pagare la casa, mi tocca lavorare.
Lavoro da Starbucks; non è il massimo ma è meglio di niente e soprattutto mi basta per andare avanti.
Quando andavo a scuola avevo delle amiche, che però si sono rivelate delle stronze, avevo anche un migliore amico poi però si è trasferito.
Mi hanno abbandonata tutti. 
I miei genitori sono morti in un aereo che non è mai atterrato, visto che era pilotato da un kamikaze che lo fece schiantare in una terra sperduta, probabilmente nel Sud Africa. Circa 4 anni fa. Loro erano ricchi, certo non miliardari ma insomma, mio padre faceva l'agente immobiliare e mia madre era la sua segretaria.
Dopo l'accaduto sono andata a vivere con i miei nonni, ad Atlanta, ho continuato la scuola fino a 17 anni e poi mi sono trasferita. 
Qui non conosco nessuno, solo sola, non ho parenti. Diciamo che non sono brava a farmi degli amici; men che meno un fidanzato.
E camminare, da sola, nel bel mezzo di Central Park, ascoltando musica semi-depressa non è il massimo.
Sapete no, quegli artisti punk rock un po' strambi, io ascolto quel genere di musica, mi piace. 
Però c'è troppo silenzio. Tolgo una cuffia dall'orecchio e mi guardo intorno.
Il cellulare dice che sono le 10 di mattina, di solito a quest'ora il parco è pieno di gente, anche perchè è sabato e si avvicina il Natale.
Il mio primo Natale da sola. Non pensiamoci. 
Sento un rumore di passi che provengono da quel cespuglio.
Tiro fuori le chiavi di casa. Per chi non lo sapesse, le chiavi di casa sono utili come arma contro i maniaci o qualunque altro psicopatico ci sia in giro.
Però poi scorgo una figura, poco più alta di me e le rimetto in tasca. 
Mi avvicino lentamente, quando comincia a nevicare.
Riesco a vedere che è un ragazzo. Mi guarda.
E' fermo, immobile. Ha le mani nelle tasche dei pantaloni neri, una maglietta nera e una giacca, di pelle. 
Fermo la musica e mi avvicino. E' uno sconosciuto, però mi avvicino sempre di più; mi imita.
Ora distinguo i suoi occhi di un colore misto tra nocciola, caramello e miele; le sue labbra sono carnose e ha una pelle bianca, candida, quasi di porcellana.
Ormai siamo uno di fronte all'altro e ci distanziano 10 cm. Non so come mai ma noto una certa somiglianza con un ragazzo.. Impossibile.
Ci guardiamo negli occhi per un momento che sembra infinito, poi alza il braccio e mi accarezza la guancia con le nocche delle dita.
Lo guardo perplessa. Insomma, non lo conosco e dubito che lui conosca me. 
Si allontana a passo svelto, ma giuro di aver visto un velo di delusione nei suoi occhi, un istante prima.
Lo seguo ma è veloce, così inizio a correre fino a quando lo affianco; lui si gira e mi nota, corre più veloce.

La mia mente mi sta ricordando uno dei ricordi che ho di Atlanta, il mio migliore amico Justin.
Nel ricordo ci sono io che rincorro Justin, nello stesso modo in cui rincorro questo ragazzo. 
Urlavo "Justin! Fermati!". Questo ricordo vaga sempre nella mia mente. 
E' così vivo che non mi sono accorta di aver urlato veramente «Justin! Fermati!»
Il ragazzo si ferma, di colpo e lentamente si gira. Si avvicina lentamente.
«T-tu come sai il mio nome?» dice balbettando.
«Io veramente, ti ho scambiato per il mio migliore amico Justin.. Mi è uscit..» non riesco a finire la frase, perchè mi blocca.
«Deliah? Deliah Brown?»
«Sì ma..» eh cazzo, fammi parlare!
«Io sono Justin Bieber, di Atlanta, il tuo migliore amico!» dice lui mostrandomi un sorriso a 32 denti.
Oh cazzo. Eccolo, è lui. Lo sapevo! Si somigliavano troppo! Merda, è un figo. Ma una racchia come me non lo attirerebbe mai. 
Annullo le distanze tra noi con un abbraccio. 
Non riesco a crederci! E' il mio migliore amico, per cui prima avevo una cotta ma dettagli, è qui, a New York, con me! 
Mi stringe forte e mi accarezza i capelli. 
«Mi sei mancata un sacco, lo sai?».
«Anche tu, Justin». 
«Allora.. Come ti trovi qui?» dice sospirando. 
«Una merda. Per carità, la città è bellissima e la amo ma sono completamente sola..» abbasso lo sguardo di colpo.
«Ora ci sono io» mi sorride.
Porca troia, smettila di sorridere o tutta la neve si scioglierà. 
Gli do un bacio sulla guancia. 
«A proposito, che ci fai qua?».
«Bè vedi..» mi prende una mano, intreccia le nostre dita e mi incita a camminare. 
«Mia mamma ha accettato un lavoro qua, così ci siamo trasferiti.. E' un po' che siamo qua, ed è un po' che ti osservavo mentre camminavi.. Non prendermi per maniaco ma sei cresciuta, sei bellissima..» dice arrossendo.
«Bè grazie..» dico sorridendo.
Wow, lui mi trova bellissima. Cioè questo figone mi trova bellissima?! Non è un sogno vero? 
«Se ti trovi davvero male puoi sempre stare da noi, la casa è grande e ci sono un sacco di camere inutilizzate..».
«Justin a
pprezzo questo gesto ma non so.. Non vorrei dare fastidio».
«Se avessi dato fastidio non te lo avrei chiesto.»
sorrido.
«E va bene, però devo prendere la mia roba..».
«Certo, andiamo subito se ti va, poi ci facciamo un giro»
mi dice tutto sorridente.
Gli sorrido anche io e ci incamminiamo verso casa mia.
Quando sono con lui sto bene, ha un'energia di un bambino di 10 anni e questo lo rende magnifico.
E' il ragazzo più dolce della Terra; riesce a farmi stare bene, è dolce con me, mi sento protetta.


Dopo 10 minuti arriviamo a casa mia, lo faccio entrare e si sdraia sul divano, mentre io vado in camera.
Tiro giù la mia valigia e ci metto dentro i miei vestiti.
Non sono una che tiene alla moda, non troppo, ma se c'è qualcosa di cui vado matta sono le scarpe.
Indosso soprattutto anfibi, li amo, oppure scarpe alte con le borchie, sneaker (soprattutto Supra e Vans, le mie preferite). I tacchi li metto ma non troppo. 
Per i vestiti, ora che ho cambiato il guardaroba indosso jeans, pantaloni stretti a tinte unite o con motivi di qualsiasi tipo, ma soprattutto leggins o calze (con sopra dei pantaloncini di jeans) e i maglioni. Ecco il bello dell'inverno e dell'autunno: i maglioni.
Poi ovviamente ho alcune giacche invernali ma ora che siamo alla fine di novembre non le indosso ancora, tranne alcune di pelle, tipo quella che indossa ora Justin.
Metto tutto nella valigia, ne uso un'altra per coperte, cuscini ecc. e porto giù tutto. 
«Dimmi che non sei una patita della moda, ti prego»
«Non esattamente.. Che numero porti?»
«Non ti andrebbero le mie scarpe»
dice ridacchiando.
Lo fulmino con lo sguardo.
«Tanto alcune Supra ce le ho» gli faccio la linguaccia.
«Senti facciamo che ci facciamo un giro poi andiamo a casa mia, prendiamo la mia auto e prendiamo le valigie? Perchè non ce la facciamo ad andare fino a casa mia, a piedi, con queste due valigie!»
«Va bene»
sorrido.
Alla fine camminiamo un po', così decido di andare da Starbucks, non dove lavoro io ma ad un altro negozio, e ci prendiamo una cioccolata. 

«Cosa farai con la casa?» mi chiede Justin sorseggiando un po' della sua bevanda.
«La venderò, così ci ricavo un po' di soldi» 
«Magari ti prendi una macchina..»
«Ehm non ho la patente..» abbasso lo sguardo.
«Questo vuol dire che ti accompagnerò io a lavoro» dice tutto sorridente.
«Scemo, non dirlo neanche per scherzo! Stai già facendo troppo per me!» ridacchio.
Dopo qualche minuto di silenzio noto che Justin è sporco di cioccolata su tutte le labbra; inizio a ridere.
«Perchè ridi?» mi chiede perplesso.
Rido ancora più forte, quasi piango.
«Ma che cazzo.. Oh no» dice sgranando gli occhi.
«Su Justin, hai 18 anni!»
Cerca di pulirsi, avendo scarsi risultati così mi avvicino e lo pulisco con un tovagliolo.
Siamo vicini. Vicinissimi. Troppo vicini. Distanza di sicurezza superata. Allarme. 
Il suo sguardo si alterna tra le mie labbra e i miei occhi.
Ci scommetto 3 mila dollari che vorrebbe baciarmi.
Si avvicina sempre di più, per poi annullare le distanza con un bacio. Un lungo, lento, dolce bacio.
Okay, ora voglio i miei 3 mila dollari, fanculo.
Ricambio il bacio ma essendo in un luogo pubblico mi stacco.
Arrossisco più che mai, ora che ci guardano tutti. Justin mi prende la mano e me la stringe.
Successivamente la porta alla bocca e ci stampa un bacio sopra. 
«Non sai da quanto desidero farlo» sorrido. 


Usciamo dal negozio e ci rechiamo a casa di Justin, mano nella mano. 
A un certo punto si ferma e mi fa ruotare come una principessa.
«Sei bellissima e sei la mia principessa» mi bacia a stampo e sorrido. 
Arriviamo a casa sua, entriamo e mi accoglie una Pattie sorridente.
«Deliaaaaah! Oh come sei grande! Ancora più bella, vero Justin?» dice sorridendo. Arrosisco di colpo.
«Sì, è bellissima.. Comunque mamma, le ho detto se può stare da noi, visto che non ha nessuno qua e ha fatto le valigie..»
«Sisi Justin, va benissimo, sei come una figlia per me, tesoro!»
«Grazie mille, di tutto! Ora andiamo a prendere le valigie»
«Sì, a dopo mamma»
dice Justin scocciato.
Usciamo di casa velocemente, saliamo in macchina e sfrecciamo a casa mia.
Justin mi prende la mano e me la stringe, come prima la bacia mantenendo lo sguardo sulla strada.
Arriviamo a casa e carichiamo le valigie, per tornare a casa.




«Allora cara, dimmi.. Da quanto sei qui? Come hai fatto tutto questo tempo da sola?» mi chiede Pattie.
«Bè lavoro da Starbucks da circa qualche mese, infatti sono arrivata 6 mesi fa, appena ho compiuto 18 anni, e lo stipendio mi è bastato»
«Oh bè adesso ci siamo noi, puoi stare qui quanto vuoi»
«Grazie mille, davvero»
sorrido sincera ad entrambi.
«Bene, Deliah ti porto su in camera tua» dice Justin portandomi su.
Percorriamo un corridoio dove si affacciano 4 porte: una è la camera di Justin, di fianco c'è la camera che dovrebbe essere mia, di fronte quella di Pattie e infine il bagno.
Porto le valigie in camera e mi faccio aiutare da Justin a sistemare.

Manca poco per sistemare ogni cosa quando Justin mi abbraccia da dietro e mi bacia il collo. 
Mi giro e lo spingo sul letto, mi sdraio accanto a lui. 
«Sono stanca»
«Allora dormi, domani finiamo di mettere a posto» mi accarezza una guancia sorridendo. Sorrido anche io.
«Okay» mi alzo e mi tolgo le scarpe.
Prendo il primo pigiama che mi capita tra le mani, ossia una canottiera e un pantalone della tuta, dall'armadio e mi giro.
«No ma fai con comodo eh»
«Io rimango qui»
ridacchia Justin.
«No, mi devo spogliare!» 
«Sono il tuo migliore amico, dai!»
I migliori amici non si baciano.
«Eh va bene»
Mi tolgo i leggins, il maglione e la collana che ho al collo, rimanendo in intimo. 
Sono magra, abbastanza, ho le mie forme; una terza di seno e due fianchi proporzionati. Ma non sono anoressica! 
La collana la indosso ogni giorno, mi ricorda la mia famiglia. E' un regalo che mi ha fatto mia nonna quando sono venuta qua, a New York.
Vedo Justin che mi squadra bene.
«Cos'è, non hai mai visto una ragazza in intimo?» sogghigno mentre mi infilo i pantaloni.
«Ehm, no.. Cioè sì! Anche tante..» e ride. Ma che cazzo ti ridi?! No cioè!
"Anche tante.." questa frase mi da fastidio. Sento qualcosa nello stomaco.
Sono.. Gelosa? 
Mi infilo la canottiera scacciando quei pensieri. 
Justin sta fissando il vuoto, così senza che se ne accorge mi avvicino e lo butto giù dal letto. Mi infilo sotto le coperte.
Si rialza e si siede sul bordo del mio letto. 
Mi accarezza i capelli e mi bacia. Lo respingo. La frase che ha detto prima mi ha dato fastidio. 
Fa una faccia strana, che non comprendo e si allontana. Sospiro delusa.
«Buonanotte principessa» e spegne la luce.
Cerco di dormire ma quella frase vaga per la mia mente. Così chiudo gli occhi cercando di dormire.




Boom. 
Sento una specie di tonfo e mi sveglio. Quindi sono riuscita ad addormentarmi, uh dai cazzo.
Mi ristendo e chiudo gli occhi quando sento che qualcosa entra nel mio letto.
Sgrano gli occhi quando vedo la figura di Justin di fianco a me che mi sorride.
«Coglione» sussurro incazzata, colpendolo alla spalla.
«Posso dormire con te?» questa frase mi lascia di stucco. Arrossisco violentemente e annuisco.
Justin si avvicina e mi abbraccia, provocandomi dei brividi lungo la schiena. 
Così senza nemmeno pensarci, porto le mani al suo collo e lo bacio. Come oggi da Starbucks, solo che lui introduce la lingua che incontra la mia. 
E' un bacio passionale ma dolce; lento ma lungo. 
Quando ci stacchiamo appoggio la mia testa sul suo petto e fingo di dormire. 
Dopo un po' sento come un sussurro, sento delle frasi come un discorso.
«Deliah io ti amo.. No così non va.. Allora, Deliah io sono innamorato di te.. Oh no, cazzo perchè è così difficile?!»
Justin mi ama? Non credo, magari ho sentito male, però ha detto il mio nome. 
Mi addormento cullata dal respiro di Justin e dal movimento del suo petto. 














 

  
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