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Autore: Tilly_moonlight    18/11/2012    1 recensioni
Divisa tra due mondi opposti, quello della dolcezza e quello della passione, Natalie, diciassettenne un po' ribelle, si troverà di fronte ad una scelta che potrà cambiare se stessa e il rapporto con gli amici di sempre.
S e vi va di divertirvi ed emozionarvi con i protagonisti di questa storia entrate, che aspettate?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fissavo quello stramaledettissimo orologio da quando ero entrata in classe praticamente ed erano passati appena quindici minuti. “Merda ma perché l’ora di matematica non passa mai?”. Tra l’altro avevo un sonno tremendo e non facevo altro che sbadigliare e scarabocchiare sul mio quaderno, ormai pieno di qui disegnini. In quel preciso momento avevo appena finito di disegnare un razzo che colpiva la prof. di quella orrida materia, con tanto di nuvolette di fumo, quando sul  mio disegno comparve un ombra e qualcuno si schiarì la voce. “Cazzo!”. Con riluttanza alzai la testa e il mio sguardo incontrò quello della mia insegnante, che mi guardava con le braccia incrociate e uno sguardo allibito sul volto. Provai a ridere innocentemente, ma quello che mi uscì fu più uno squittio. –Le dispiacerebbe posare la penna e spiegarmi quello che ha capito della lezione, signorina Scott?- gracchiò la vecchia rugosa e occhialuta. Mi guardai in torno alla ricerca disperata della mia migliore amica, Jane. Lei era la secchiona della classe, quindi teoricamente mi avrebbe potuto aiutare, se non fosse stato per quel testone riccio che si posizionò proprio davanti a lei. “Maledetto Styles! Che figlio di puttana!” –Veramente non c’ho capito niente di quello che ha detto-. L’unica via che mi era rimasta era quella della sincerità, che mi avrebbe garantito un posto in prima fila per…-L’ufficio del preside! Ora!- urlò indicandomi la porta. Una risatina risuonò nell’aula e senza neanche voltarmi potevo sapere benissimo di chi era: Harry Styles, un grandissimo stronzo con cui, ahimè, ero stata fidanzata per due settimane ai tempi della terza media. La “storia” era finita perché, secondo lui, ero troppo innamorata e non si sentiva pronto. Pff! Io innamorata di lui? Mai! Non mi era mai piaciuto e mi ci ero messa insieme solo per fare un dispetto ad Amanda Cuper, sua attuale ragazza, nonché puttanella della scuola. –Cos’ha da ridere Styles? Delle creature invisibili le stanno facendo il solletico come l’altra volta?- il ricciolo si fece serio di colpo e alzò gli occhi al celo. –Ma no! Ridevo perché trovo esilarante la rappresentazione della sua esplosione, disegnata da Scott-. “Dio quanto odio il suo modo saccente di parlare! E poi come cazzo a fatto a vedere il mio disegno? Ha la vista a raggi X? Fanculo!”. –Non mi interessa se la signorina si diverte a partorire certe idiozie, ne tantomeno se lei ci ride su. Ora andate entrambi dal preside!”.
 
Camminare per i corridoi vuoti di scuola deserti con Harry Styles che non smetteva di guardarmi e scoppiare a ridere era un vero massacro di palle. –Vuoi finirla o ti devo far perdere la ridarella a suon di pugni?- lo minacciai socchiudendo gli occhi. –Miao! Adoro vederti incazzata!- disse assestandomi una pacca sulla spalla. “Chi sono tua sorella?”. –Toccami un’altra volta e giuro che ti stacco il braccio e te lo ficco su per il culo!-, gli sussurrai a due centimetri dall’orecchio prima di bussare alla porta del preside. Quando ci vide ci scoppiò a ridere in faccia. Evidentemente quel giorno avevano tutti voglia di ridere tranne me! –Ma guarda chi si vede! I miei studenti preferiti! Ma prego accomodatevi pure!-. Il preside Williams era un uomo sulla cinquantina, basso, grassottello e con il sorriso sempre stampato sulle labbra sottili. Non era esattamente il classico preside rompipalle, di quelli che si vedono nei telefilm che solo a vederli ti fanno venire i brividi. Lui era un bonaccione che preferiva dar ragione agli studenti, piuttosto che agli insegnanti. Un mito a parer mio. –Il solito casino con la Jefferson?- ci chiese sedendosi alla sua poltroncina marrone e scrutando prima l’uno e poi l’altra con i suoi occhietti azzurri e vispi. –Eh già! Stamattina non era esattamente di buon umore e diciamo che noi non l’abbiamo aiutata…-intervenne Harry il coglione, poi Williams, dopo aver annuito lievemente voltò il suo sguardo su di me, aspettando una mia conferma. –Non le piacciono le mie opere d’arte- dissi scrollando le spalle. L’uomo scoppiò a ridere, mentre Harry mi guardò di sottecchi. –Beh, sarò buono sta volta- in realtà lo era sempre stato e questa era la classica frase che diceva agli studenti, per far credere loro di essere stati “graziati”- e mi limiterò a farvi pulire i la cucina della mensa. ”Frena! Cosa? Gli è andato di vota il cervello?”. Sia i miei occhi, sia quelli di Styles si spalancarono assieme alle nostre bocche. Di solito si limitava a far mettere a posto i libri della biblioteca o a farti passare un’oretta in classe con la professoressa di storia, perché gli era venuta questa brillante idea?! –Ma…- provai a obbiettare ma Williams mi fermo con un cenno della mano. –Niente ma, Scott. Non vi ho chiesto niente di eclatante, si tratta di lavare qualche pentola e il pavimento. Ora tornate a lezione, su!-. Neanche gli occhi dolci che gli rivolse Harry servirono a fargli cambiare idea e così ce ne andammo a capo chino dal suo ufficio.

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-È tutta colpa tua-. Dopo buoni venti minuti passati in totale silenzio in quella cucina lurida, fu Harry a parlare per primo. –Cosa?- chiesi posando una padella in uno dei cassetti. –Se siamo qui è solo colpa tua- disse il riccio afferrando un tovagliolo con la punta dell’indice e del pollice, con sguardo schifato. –Certo, perché te l’ho detto io di ridere come un coglione!- sbottai io nervosa. –Beh se tu non avessi disegnato una cosa buffa, non sarei scoppiato a ridere- disse facendo un passo verso di me. –Pff, cazzate! Tu hai riso perché quella mi stava per sbattere dal preside e tu ci stavi godendo!- quasi urlai e fui tentata dall’idea di sbattergli una padella in faccia. –Io godo per altre cose, mia cara Natalie- disse con sguardo che doveva risultare provocante. –Ma vaffanculo brutto porco!- gli urlai addosso buttandogli conto uno strofinaccio, mentre lui se la rideva mantenendosi la pancia.” Che razza di idiota”.
-Comunque i tuoi disegni sono davvero fantastici e questa volta parlo sul serio-. Lui serio? Ma chi voleva prendere in giro. –Non è un caso se in disegno prendo sempre A+- dissi facendo finta di tirarmela. Stava per ribattere, quando il suo telefono cominciò a squillare. –Oh mi ha mandato un messaggio Amanda…- disse in tono annoiato. “E a me che dovrebbe importare?”. –Non mi interessa la tua vita amorosa Styles, piuttosto prendi lo straccio e comincia a pulire i fornelli- il mio tono autoritario evidentemente lo stupì, perché mi guardò stupito per poi rivolgermi il suo solito sorriso da ebete che metteva in risalto le sue dannate fossette. –Mi vuoi sculacciare padrona?- chiese mostrandomi il suo didietro. A questa affermazione non riuscii a non scoppiare a ridere, anche se poco dopo gli diedi un leggero calcio e lui si voltò di scatto sconvolto. –Hey, Io scherzavo! Ma che cavolo tu sei matta!- si lamentò come un poppante e stavolta ero io quella a ridere come una pazza, coprendomi la bocca con una mano, come mia abitudine. Il riccio prese lo straccio e si allontanò per andare a pulire nel punto più lontano da me. “Se l’è presa davvero quel cretino! E chi se ne frega, almeno starà un po’ zitto!”.
 
Verso le cinque, una volta aver finito di pulire la cucina della mensa, potemmo finalmente uscire all’aria aperta. –Senti…-parlò il riccio che evidentemente non era più in collera,-hai bisogno di un passaggio?- non feci nemmeno in tempo a metabolizzare quello che il capellone mi aveva appena chiesto che qualcuno mi bussò su una spalla facendomi voltare. –Sorpresa! Come sta la mia piccola carotina?-tutto quello che le mie orecchie avevano appena udito, fu spazzato via dal sorriso del mio migliore amico, Louis Tomlinson. Ci conoscevamo da quando eravamo nati e abitavamo uno di fianco all’altra. –Tommo! Che diavolo ci fai qui tu?- urlai gettandogli le braccia al collo. –Non posso fare una sorpresa alla mia carotina preferita?- disse per poi fissare il suo sguardo in quello di Styles che ci guardava…disgustato? –Ciao Harry- disse freddo il mio amico mettendomi un braccio attorno alle spalle. –Tomlinson- fu il saluto altrettanto distaccato del riccio. I due erano stati come fratelli fino a due mesi prima poi, durante gli allenamenti della squadra di calcio della scuola, Harry si era buttato addosso a Louis solo perché a segnare il goal voleva essere lui. Certamente una cazzata, il problema però era che a causa di questa mania di protagonismo, Louis si era davvero fatto male e aveva rischiato di non poter più giocare a pallone. Da allora non si erano più rivolti la parola e questo dispiaceva un po’ anche a me. Non per Harry, sia chiaro, ma vedere il mio amico soffrire per qualcosa faceva star male anche me. –Vedo che il passaggio non ti serve. Ci si vede- disse Styles salutandomi con un cenno di testa, per poi voltarsi e andarsene a testa bassa. Che ci stesse male anche lui era scontato, ma era tutta colpa sua se si trovavano in quella situazione e non provava nemmeno a chiedergli scusa.
Nel tragitto verso casa Louis si riprese e cominciò a parlare animatamente di quanto stronza fosse sua sorella che non gli faceva usare il suo computer e io non potevo far altro che ridere per quanto buffo fosse il suo modo di discutere. Dopo un quarto d’ora arrivammo davanti alle nostre case e una volta fuori dalla sua auto mi afferrò  per un polso e mi costrinse a guardarlo in quei suoi occhi azzurri tremendamente dolci. –Natalie sta lontana da lui- disse spaventosamente serio. Rimasi senza parole nel vedere il suo sguardo fissarmi preoccupato. –Ti riferisci a Harry?- chiesi spaesata. Lui annuì convinto e poi abbassò il suo sguardo a terra. –Solo ora mi sto accorgendo che persona è veramente e non mi va che tu cada nel mio stesso errore-.
-Lou, io non ho intenzione di diventare amica o chissà cos’altro tu abbia in mente, di Styles! Sai cosa penso di lui e non ti devi minimamente preoccupare e poi, francamente, credo che prima o poi voi due facciate pace- dissi dandogli una spintarella sulla spalla. –Come ti pare…ora torniamo a noi. Oggi è giovedì!- disse di nuovo allegro. –Già ed è il tuo turno di ospitare e il mio di scegliere il film!-. ogni giovedì ci vedevamo a rotazione o a casa sua o a casa mia e vedevamo un film davanti ad una bella pizza fumante. Era una tradizione che andava avanti da dieci anni ormai. –D’accordo bellezza! Ci vediamo tra poco allora!- mi strinse in uno dei suoi mega abbracci e mi stampò un bacio sul naso facendomi ridere. Adoravo quel ragazzo tanto quanto odiavo quella testa bacata di Harry Styles!
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Salve a tutte!
Dunque, questa storia l’ho cominciata a scrivere dopo aver fatto un sogno che mi ha ispirata e mi sono sentita un po’ come Stephenie Meyer per Twilight, anche se non sarò mai brava come lei u_u. Ad ogni modo, se questa ff vi incuriosisce non abbiate paura di commentare. Accetto anche critiche (non troppo crudeli :c). Un abbraccio a chi si cagherà la mia storia XD.
Xoxo, Tilly.
P.S. Lei è Natalie :)
   
  
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