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Autore: Adele_Herondale    18/11/2012    3 recensioni
Finnick non la vedeva come la vedevano gli altri. Lei lo intrappolò in una rete da cui lui non poté più liberarsi, lo legò in un nodo che non sarebbe stato sciolto. Non da loro, almeno. Ma come è iniziato tutto?
Vi avverto che questa fan fiction vede Annie come più grande di Finnick, quindi ora lui non ha ancora vinto gli hg, è... "Innocente". Buona lettura!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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    CAPITOLO 1.
 IL CANTO DEL MARE.

 
Lei è una vincitrice. Io non le ho mai parlato, ma tutti dicono che è pazza, una da cui stare lontani. Beh, non è una buona scusa, con i pazzi ho esperienza. Vivo con mio zio e  lui è un pazzo vero, LUI è uno da cui stare lontani. E’ violento e spesso parla con la zia. Ma la zia è morta da almeno 5 anni.
Quella ragazza non mi sembra così. Lei è solo spaventata.
 
Passo l’ennesima giornata sotto il sole, sulla barca. Ormai quella barca è una via di fuga da casa mia, dalla mia vita. Al tramonto, sto tirando le reti sulla riva, quando la vedo.
Cammina sugli scogli, e canticchia una canzone triste. Mentre cammina, contorce le mani in movimenti così armoniosi e così aggraziati, che non posso non fermarmi a guardarla.
 
Non ho mai visto nulla di così bello. Non ho mai visto nessuno come la ragazza che mi sta davanti, che balla con il vento.
 
Alla fine si siede continuando a cantare. Sono ipnotizzato da quella voce, da quella figura così piccola e innocente. Lei non è matta, è una creatura meravigliosa.
 
Aspetto un po’, lascio le reti dove sono e mi avvicino. Si è addormentata su una sporgenza. La prendo in braccio ma non la sveglio, non vorrei spaventarla.
 
E’ più grande di me, ma sembra una bambina. Io invece non sono mai stato bambino, credo. Gli unici suoni che conosco veramente, ormai, sono le urla di mio zio e il rumore del mare.
La sua voce per me è una cura a tutto il male che ha sempre avvelenato la mia vita.
 
La poso sotto la tettoia che ho costruito per passare le notti lontano da casa. Lo zio non verrebbe mai a cercarmi qui: sua moglie è morta affogata e da allora non si avvicina più al mare. E poi  per lui non valgo la pena di passare una notte a cercarmi.
Lei non sembra accorgersi di nulla. Mi siedo sulla sabbia, davanti al riparo. Dopo un po’ la sabbia calda e la voce delle onde mi fanno sprofondare nel sonno.
 
Quando mi sveglio è ancora notte. I suoi occhi brillano nel buio. Mi metto a sedere. Lei si avvicina finché il suo naso non sfiora il mio. Sembra una preda che cerca di capire quanto si possa fidare di chi gli sta davanti.
-       Chi sei tu?
-       Mi chiamo Finnick.
-       Annie .
Poi si ritrae di scatto. Posso ancora vederla in viso. Non è spaventata.
Esamina ogni centimetro del mio corpo. Sento i suoi occhi sfiorarmi il viso e riversarsi nei miei.
–Sei bellissimo.
Che cosa posso dire? Niente. Sto zitto. Mi alzo in silenzio e mi avvicino. Sono tanto vicino da poter sentire il suo fiato sul collo. Lei distoglie lo sguardo e mi sussurra nell’orecchio:
-       Non mi seguire.
Si gira e comincia a camminare verso la spiaggia. Scompare nelle tenebre.
 
Annie. Annie... come puoi chiedermelo? Come posso lasciarti andare così?
 
Voglio vivere con il tuo canto che vola insieme al vento.
Non sei più solo, Finnick.
 
 
NOTA DELL’AUTRICE:
Ciao a tutti!
Volevo dirvi che la mia scelta ( che potrebbe essere interpretata come un ‘errore’ ) di rappresentare Finnick come un ragazzo più giovane di Annie è assolutamente volontaria, in quanto permette di vedere la vicenda da  un punto di vista differente.
 
Spero che il mio racconto vi sia piaciuto e che leggerete anche i prossimi capitoli. :)
 
BACI,
CHIARA
  
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