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Autore: Orsa Minore    30/06/2004    8 recensioni
La lotta tra bene e male per l'acqua cristallo continua: che non sia il momento adatto per il trasferimento di una ragazza dal passato misterioso...?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La bambina corre velocemente, disperata. La distanza che deve coprire le sembra immensa eppure, si dice, non sono che pochi metri. La spalla che, uscendo dalla finestra della sua camera, ha sbattuto le duole ancora. Le sue lacrime si confondono con la pioggia che cade fitta e le bagna il capo. I passanti la guardano incuriositi, è tardi, dove va una bambina sola soletta? Perché corre? Perché piange? Dove sono i suoi genitori? Quella gente non sa che lei non ha più genitori. Non sa che non è una bambina normale. O che,almeno, non lo è più. La bambina corre ignara delle domande che scatena nelle menti dei passanti. Capiscono che è impaurita, dovrebbero fermarla. Ma non la fermano, hanno una famiglia che aspetta a casa la cena, vogliono riposarsi: lavorare stanca. Sono fermamente convinti che lavorare sia la cosa più affaticante, ma non conoscono la sofferenza. Non conoscono la sofferenza di quella bambina. Non sanno niente di lei, della sua vita, del sogno che l’ha tanto spaventata. Se sapessero forse l’aiuterebbero o forse correrebbero a casa a proteggere i loro figli. Qualcuno trama contro quelle persone per conquistare il loro pianeta ma loro tornano a casa felici che la giornata sia finita. Sperano che il giorno dopo sia migliore. Non sanno che potrebbe non esserci un domani. Forse la loro ignoranza è un bene. Non potrebbero nulla contro quel qualcuno. E, molto probabilmente, nemmeno lei. Ma non le importa, deve provare. L’inquietudine che sente nel profondo del cuore cresce sempre di più. Cerca di correre più velocemente ma non ci riesce: con sgomento si accorge che i suoi piedi sono incollati al suolo. Grida, chiede aiuto. Nessuno risponde: la strada ora è deserta. La bambina sconfortata si fa forza: deve riuscire a liberarsi, dove farlo per Max e Martin, dove impedire che muoiano, deve impedire che il suo sogno diventi realtà… Un’esplosione la distoglie dai suoi pensieri, volta il viso verso il luogo da cui proviene il rumore, temendo di vedere ciò che ha cercato di impedire. Una lacrima le riga il volto pallido: alte fiamme circondano la villa a cui era diretta. Piangendo ricomincia a correre disperatamente, forse può ancora riuscirci, forse non è tutto perduto. Si ferma a pochi metri dalla villa, stremata si accascia al suolo, tremando. La verità la colpisce come uno schiaffo in pieno viso: è arrivata tardi, Max e Martin sono morti. La casa a cui è più legata brucia ed è come se qualcosa la uccidesse da dentro. Parte di lei sta morendo con quell’ edificio… C’è un’altra esplosione, più forte della prima, la bambina si copre le orecchie con le mani, gli occhi fissi sulla casa in fiamme che ha tanto amato e che ora è divenuta una trappola mortale. In quel momento sopraggiunge una macchina nera, ne scendono due persone: un bambino e un ragazzo. Lei non si preoccupa nemmeno di chiedersi chi siano. Non le importa, perché dovrebbe importarle? E’ come se il mondo le fosse crollato addosso. Non c’è speranza e si sa, quando la speranza muore, tutto è perduto. Osserva apatica il più grande che trattiene il giovane dall’entrare in casa. Lo trattiene dal morire. Lo trattiene dal fare ciò che lei desidera per sé con tutto il cuore… - E’ tutto perduto- gli mormora – E’ tardi non possiamo più fare nulla, nessuno può salvarli- conclude abbracciando il ragazzino. Mentre la bambina, quasi in trance, ascolta queste parole la casa in fiamme attira la sua attenzione. Dal tetto crollato esce un gigantesco mostro ricoperto di squame di un rosso vivo. Con calma si dirige verso il parco vicino alla casa e la bambina, con cautela, lo segue. Il mostro si accorge della sua presenza, si gira con aria minacciosa, lei tira fuori da una tasca dei pantaloni uno strano oggetto ma la creatura la precede centrandola sulla spalla sinistra con una specie di frusta incandescente che la colpisce su una ferita molto profonda che ha già. La bambina urla dal dolore e, prima di crollare svenuta, intravede alle spalle del mostro una strana figura. Se non avesse subito perso i sensi, chissà, forse lo avrebbe ringraziato per averle dato la morte. Elettra aprì gli occhi di colpo, madida di sudore. Non era morta, sfortunatamente. Era stato solo un sogno. Quel pensiero autodistruttivo la impressionò. Non voleva morire… o almeno non credeva di volerlo. Un uomo con la divisa da controllore la osservava preoccupato. - Sta bene? Perché ha urlato?- le chiese cordialmente. La ragazza aspettò qualche secondo per rispondere in modo che il suo cuore riprendesse a battere normalmente. L’uomo la osservò. A guardarla attentamente gli faceva pensare ad un elfo. La carnagione pallida contrastava con il castano scuro dei lunghi capelli raccolti a coda di cavallo. I profondi occhi neri dalla forma allungata erano ombreggiati da lunghe ciglia. Non era bella come una dea ma tutta la sua persona emanava un qualcosa di misterioso e affascinante nello stesso tempo. - Si grazie, era solo un incubo- disse mostrando al controllore il biglietto del treno su cui stava viaggiando. Quando l’uomo si allontanò la ragazza osservò la cicatrice che, partendo dalla base del collo, copriva quasi metà del braccio. La nascose con la manica della maglietta che indossava. Da qualche tempo le faceva male benché fossero passati sette anni da quando se l’era procurata. A pensarci bene non ricordava quasi niente di quel periodo della sua vita. Cosa c’entravano Max e Martin con le sue “capacità”? Perché quelle sera si era diretta da loro? Per quale motivo sua nonna aveva solo saputo dirle che i due erano amici dei suoi genitori, morti qualche mese prima dell’incendio? Perché quell’incubo la tormentava in continuazione? Il brusco rallentare del treno la distolse dai suoi pensieri, guardò fuori del finestrino: era giunta a destinazione. Mentre scendeva si riparò gli occhi con una mano, la stazione era deserta: l’unica persona presente era una donna che le andò incontro sorridendo. - Elettra!- esclamò sua nonna abbracciandola- Questa città è meravigliosa, spero che ti ambienterai in fretta! La ragazza sorrise – Ne sono sicura, nonna- mentì: quel trasferimento non le aveva fatto molto piacere. - Abbiamo dei vicini molto gentili, pensa che hanno una figlia della tua età! Sono sicura che farete presto amicizia. Ma sei molto pallida- disse osservandola inquieta – non avrai mica la febbre? - Non ti preoccupare, sto bene- disse Elettra – in treno ho avuto il solito incubo su Max e Martin e sono un po’ scossa. - Max e Martin!- esclamò sua nonna – la loro scomparsa mi ha addolorato quasi quanto quella dei tuoi genitori! E anche loro hanno lasciato un figlio solo senza né un padre né una madre! - Un figlio?- chiese Elettra stupita. - Come, non te lo avevo mai detto? Non ricordo il suo nome, l’ho visto pochissime volte, ma era veramente un bel bambino. Aveva cinque anni in più di te. - Che fine ha fatto? - Si è preso cura di lui l’assistente di Max, penso si siano trasferiti. - E’ strano che non mi ricordi di lui- mormorò Elettra pensierosa. - No, non lo è- disse sua nonna mentre si avviavano fuori dalla stazione – frequentava il college e non era quasi mai a casa. E poi tu avevi solo dieci anni! Elettra annuì. – Come passa il tempo!- continuò sua nonna, cogliendo l’occasione per cambiare discorso – Vieni, andiamo a casa, così potrai riposarti un po’. Ho organizzato un pranzo per domani con i nostri vicini così potrai conoscere la loro figlia, è veramente una brava ragazza. Lavora in un bar in centro, di cui non ricordo il nome, con altre quattro sue amiche. Il bar ha un gran successo, è sempre molto affollato. Dal momento che è estate e hai tre mesi liberi potresti trovarti anche tu un lavoretto. Elettra cercò di sorridere: un lavoretto era l’ultima cosa che aveva intenzione di cercare. Si augurò di potersi ricredere. Sospirando seguì sua nonna fuori dalla stazione. Mentre Elettra e sua nonna uscivano dalla stazione qualcun altro entrava nella stanza più importante della dimensione ultraterrena in cui si trovava. La figura, che era uguale in tutto e per tutto e per tutto a quella di un ragazzo, se non fosse stato per le orecchie a punta e gli strani abiti, si fermò davanti a una specie di gigantesca crisalide blu e si inchinò. La figura dentro all’involucro, per niente visibile, non disse nulla e solo allora Ghish si arrischiò a parlare. - Profondo Blu- esordì, soppesando bene le parole – So che volevi parlarmi, spero di non essere giunto in un momento sbagliato. - In questo periodo sono tutti momenti sbagliati- mormorò la voce proveniente dalla crisalide – E questo solo perché ho al mio servizio degli incapaci! Ghish non disse nulla e si mantenne in un rispettoso silenzio. - Taci dunque- continuò Profondo Blu – e ciò mi fa capire che tu stesso ti sia accorto della tua inadeguatezza per questo compito e di quella di Pie e Tart. L’unica cosa che dovete fare è annientare le Mew Mew ed impossessarvi dell’acqua Mew dalle miracolose capacità in modo che io possa evolvermi e conquistare la terra liberandola dagli umani. Per aiutarvi in questa missione vi ho anche dotato del potere di creare dei mostri ma nemmeno questo è servito! - Io…- osò dire Ghish. - Non interrompermi!- tuonò Profondo Blu – non tentare nemmeno di giustificarti! La verità è che ho scelto i tre combattenti peggiori di tutto il nostro mondo. Per colpa vostra il nostro popolo soffre a causa delle condizioni ambientali che peggiorano di giorno in giorno! Se tu e quegli altri due incapaci aveste sconfitto le Mew Mew ora non avremmo tutti questi problemi! - Profondo Blu, non adirarti con noi: le Mew Mew sono forti e molto unite, ogni nostro tentativo di annientarle fallisce sempre miseramente- lo interruppe arditamente Ghish. - Stolto!- esclamò la voce – se non riuscite a sconfiggere cinque ragazze in gonnella non meritate nemmeno la mia fiducia. - Le cinque ragazzine in gonnella sono molto potenti, ma riusciremo ad annientarle e ad impossessarci dell’acqua Mew. Non temere gli umani danneggeranno ancora per poco il nostro futuro pianeta, proprio in questo momento Pie e Tart stanno cercando quella miracolosa pietra. - Falliranno come al solito- fece Profondo Blu. - Non questa volta- disse Ghish, sicuro di sé – il chimero che hanno creato è potentissimo! - Lo spero vivamente, ma sento che sta per accadere qualcosa che determinerà l’esito della nostra lotta contro il bene. Ghish alzò la testa incuriosito – Cosa?- domandò. - Non lo so ancora, è solo un presentimento ma non è ancora tempo di preoccuparsi- mormorò Profondo Blu pensieroso – Ora va’, voglio vedere cosa stanno combinando quei due incapaci dei tuoi compagni- concluse. Ghish si congedò pensieroso: il suo re era parso preoccupato, cosa stava per accadere che lo turbava così tanto? Perché non era stato più chiaro? Per quanto ancora gli umani avrebbero inquinato il loro futuro pianeta? Quali erano le miracolose capacità dell’acqua Mew? Tutti questi interrogativi lo turbavano quando decise di andare a vedere come se la stavano cavando Pie e Tart. Pie e Tart aspettavano pazientemente al porto della città che le Mew Mew si facessero vive. - Forse non hanno individuato la presenza dell’acqua Mew quindi se ne stanno tranquillamente a casa loro- azzardò Tart, un bambinetto con le orecchie a punta e i capelli castani, sbadigliando. - Sbagli!- esclamò Pie un ragazzo dai capelli blu e le orecchie a punta – verranno sicuramente, è solo questione di aspettare! - Aspettare chi?- chiese una voce alle loro spalle. La persona che aveva parlato aveva gli occhi castani e i capelli rossi legati in due codini. Accanto a lei altre quattro ragazze. - Che carini, attendevano noi per cominciare a cercare l’acqua Mew- disse una bambinetta bionda con finta ingenuità. - Sono quasi commossa da tanta gentilezza!- esclamò una ragazza con gli occhi castani e i capelli blu. - Che insolenti!- esclamò Pie offeso. - Non prendertela- fece la più grande di tutte dagli occhi castani e i capelli viola lasciati ricadere sciolti fino al sedere. - Già- intervenne l’ultima, che sembrava la più timida di tutte, dai capelli verdi e gli occhiali – non volevamo urtare la vostra suscettibilità! Tart sghignazzò. – Da quando in qua le famosissime Mew Mew si danno alla retorica? Chiudete la bocca e combattete. Chimero!- urlò. Alla chiamata emerse dal mare un gigantesco granchio. - Tart ha ragione- ammise la rossa, evidentemente il capo del gruppetto – MewBerry metamorfosi!- esclamò estraendo un oggetto d’oro di forma circolare con al centro un cuore. - MewMina metamorfosi- fece la blu imitandola. - MewLory metamorfosi- disse la verde. - MewPaddy metamorfosi- esclamò la biondina. - MewPam metamorfosi- fece infine la viola. Pochi secondi dopo tutte e cinque erano trasformate ed indossavano un completino dello stesso colore dei loro capelli. MewBerry aveva due orecchie e una coda da gatto, MewMina un paio di ali, MewLory un paio di antenne da pesce, MewPaddy una coda da scimmia e MewPam due orecchie e una coda da lupo. - Finalmente!- esclamò Pie – Chimero attacca- ordinò al mostro che cominciò a sputare addosso alle ragazze della bava corrosiva. - Fiocco immobilizza!- urlò MewPaddy, bloccando il mostro utilizzando un tamburello giallo. - Fiocco d’azione- urlò MewMina, scoccando una freccia dal suo arco. - Fiocco d’acqua!- esclamò MewLory, battendo le sue nacchere. - Fiocco d’energia- gridò MewPam colpendo il mostro con la sua frusta. Il mostro si fermò a causa dei ripetuti colpi, MewBerry ne approfittò per dargli il colpo finale. - Fiocco di luce, massima potenza!- esclamò MewBerry agitando il suo campanello a forma di cuore. Il chimero scomparve sotto gli occhi attoniti di coloro che lo avevano creato. - Abbiamo fallito ancora- mormorò Ghish osservando la scena da lontano – Mew Mew, me la pagherete! - Andiamocene- intimò nello stesso momento Pie a Tart. - E l’acqua Mew?- domandò l’altro. - Falso allarme, era una semplicissima pietra. Ma torneremo- sibilò alle ragazze. - Siamo sempre qua, sapete dove trovarci- sorrise MewBerry. I due, irritati per la risposta insolente, scomparvero e Ghish li seguì. - Peccato- disse MewLory – neanche stavolta abbiamo trovato l’acqua Mew. - Sarà per un’altra volta- fece MewMina. - Già speriamo che la prossima sia quella buona- disse MewPam stizzita. - Di che cosa vi preoccupate, un po’ di movimento fa sempre bene- ironizzò MewPaddy mentre le ragazze riprendevano le loro sembianze normali
  
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