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Autore: Camies    19/11/2012    5 recensioni
Arthur Kirkland è solo.
E sta bene.
Almeno crede, fino a quando in un giorno di pioggia qualcuno saprà fargli cambiare idea...
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’M ALONE


Tic Tic Tic Tic Tic Tic Tic Tic… Whrosh.

 

Accompagnato dal suono di mille applausi è cominciato.

L’acqua scroscia inesorabile, un diluvio universale.

Ti scivola giù dai capelli biondi, scivola sui tuoi occhi di smeraldo, ti penetra dentro.

Freddo.

Fuori fa freddo…

Ma anche dentro.

Fuori piove…

Ma anche dentro.

Fuori si è soli…

Ma anche dentro.

Non hai mai preso consapevolezza della tua solitudine. Non ti è mai importato né interessato. Tendi sempre a trattare male le persone, ad allontanarle.

E cosa c’è oggi di diverso?

Perché oggi è cambiato tutto?

Forse perché oggi li hai visti. LO hai visto.

Hai visto tutti i loro volti sorridenti, sorridenti senza di te.

Ludwig e Feliciano, Lovino, Antonio, Gilbert, Francis, persino Alfred e Matthew.

In gruppo, ridevano e scherzavano. Sorridevano.

Sei passato accanto, forse speravi un “Ciao”, un “Ehi, Arthur!” o magari un “Arthur, vieni con noi!”, perché no.

E invece nulla.

Nemmeno uno sguardo.

Sei scivolato via come un’ombra. Invisibile.

Una folata di vento gelido ha raggiunto il tuo cuore, gelandolo.

E così ti ritrovi lì.

Rannicchiato su una panchina, la testa tra le braccia, a piangere sommessamente.

Solo la pioggia e il vento ti danno attenzione.

Ti stai bagnando, anzi, lavando, letteralmente.

Ma non ti importa.

Ti ammalerai…

Meglio.

Singhiozzi, il tuo orgoglio vinto dalla solitudine, sei fragile, troppo.

 

Tic… Tic… Tic..

 

Che succede?

Il rumore della pioggia è cambiato.

“Così ti ammali, anglais stupide.”

Spalanchi gli occhi, riconoscendo la sua inconfondibile voce.

“Frog…”

Lui sbuffa e ti tende una mano. Con l’altra è impegnato a reggere un ombrello sopra la tua testa. Ma non sopra la sua…

Ti asciughi gli occhi e ti alzi, rifiutando l’aiuto di quella mano così grande e… calda.

Calda?

Come fai a saperlo?

Ti tocchi la guancia che ti ha appena sfiorato, incantato.

No, un momento.

Sbatti le palpebre scuotendo la testa. Arrossisci leggermente.

“C… che ci fai qui, frog? Che vuoi, eh? Sei qui per qualcosa? Forse per una delle tue schifose perversioni indecenti, sappi che io…” e continui a parlare.

E a parlare.

E a parlare.

Ormai non sai più neanche tu quello che stai dicendo, ma continui a parlare, a dirne di tutti i colori.

Il francese non si muove.

Perché non se ne va?

Che fa?

Che fai tu?

Fai come sempre.

Cerchi di allontanarlo, di cacciarlo via.

Perché tu vuoi che se ne vada.

O forse no…?

Lui sospira.

Ti guarda di sbieco.

Chiude gli occhi.

Avvicina le labbra alle tue.

No, un momento…

Il bacio ti spiazza.

La sua lingua sfiora la tua.

Strizzi gli occhi, posi le mani sul suo petto, cercando di allontanarlo.

Lui molla l’ombrello. Ti stringe le mani, mentre con l’altra ti sorregge la nuca.

Mugoli, sentendo le lacrime tornare.

Che cazzo succede ora, eh?

Perché il cuore sembra volerti scoppiare?

Alla fine ti arrendi.

Ti arrendi a quel gesto, ti aggrappi a quel bacio quasi con disperazione.

Allora… qualcuno ti aveva notato, non eri passato come un’ombra.

Le vostre lingue si intrecciano, danzano, giocano.

Sai che è sbagliato, tu dovresti odiarlo quell’uomo. Ma non riesci a fermarti, non ti sei mai sentito così bene. Senti di essere davvero legato a lui. E la cosa ti strazia, non ti senti più forte come un tempo, quando giravi per mare, fiero e potente, l’indiscusso dominatore dei mari. Ora ti sei indebolito, il tuo cuore si è indebolito.

Ora non puoi fare a meno di desiderarlo, nel tuo profondo.

Ti stacchi da quel contatto, nascondendo il viso, bagnato non solo per la pioggia.

Lui ti stringe forte, ti fa sentire protetto.

E amato.

“I’m alone…”

“Non, je suis avec toi.”

 

 

^ Angolo della cretina ^
Ehm.
Salve.
Lo so che è brutta.

Non trucidatemi, please. çwç

  
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