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Autore: fulvia70    19/11/2012    3 recensioni
Roba forte. Ecco quello che ci voleva a Sebastian Moran. Due mesi, due fottuti mesi da quel maledetto giorno e la solitudine, quella fetida robaccia che ti si avvinghiava addosso come melma, non voleva saperne di andarsene.
Post Reichenbach visto con gli occhi di Sebastian Moran e... con sorpresa finale.
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Jim Moriarty
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Avvertimenti:i personaggi non mi appartengono in alcun modo nè li uso per scopo di lucro, il solo intento è quello di stare con loro, che fanno parte della mia vita.
Ogni diritto appartiene al loro creatore, Sir Arthur Conan Doyle (e a gli eredi legittimi) e ai signori Moffat e Gatiss e alla BBC.
C’è sesso tra uomini e alcune espressioni volgari, quindi chi non vuole saperne non legga.
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Naturalmente qualunque commento vogliate lasciare sarà bene accetto.
 
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Roba forte. Ecco quello che ci voleva a Sebastian Moran. Due mesi, due fottuti mesi da quel maledetto giorno e la solitudine, quella fetida robaccia che ti si avvinghiava addosso come melma, non voleva saperne di andarsene.
Guardò la bottiglia vuota sul tavolo. Quando era finita? Quanto tempo era trascorso? Che fine aveva fatto la tigre che era stato? Quella sua forza animalesca, quel vigore fisico che era potenza dell’anima, quel miscuglio complesso di determinazione, sottomissione e iniziativa che aveva fatto di lui un ottimo soldato prima, fino al dannatissimo giorno in cui era stato cacciato con ignominia perché in Afhanistan aveva abusato di alcuni civili e che poi aveva offerto a James Moriarty il miglior tiratore scelto degli ultimi trent’anni, dove erano finiti?
Nella lurida fogna del dolore dove erano scivolati anche la sua dignità di soldato, di uomo, di cecchino? Aveva ancora una dignità? Per questo beveva fino a non reggersi più in piedi?
La parte peggiore era il risveglio. Non dal sonno, quello era sempre stato un incubo, anche prima di conoscere Morairty, nessuno ti toglie più di dosso quel senso di frustrazione che un soldato prova una volta messo a riposo. Il risveglio dall’oblio dell’alcool era peggiore di qualunque punizione, quando tornava la lucidità e ti rendevi conto che sì, era tutto schifosamente, fottutamente vero.
Tutto. La morte di Sherlock Holmes. La morte di Jim. Se della prima avrebbe dovuto gioire, si ritrovava invece a piangere perché aveva provocato la seconda, la morte del solo essere al mondo che avesse mai amato.
Rammentava bene Sebastian, colui che una volta era stato il colonnello Sebastian Moran, che cosa avesse detto alla donna conosciuta da ragazzo che aveva finito per sposare, promettendole che l’avrebbe sempre amata. Poi la guerra. All’inizio ti appare come una fottuta opportunità. Poi ti risucchia. Perché tra quelle montagne, sotto quel sole rovente, ci sei solo tu e i tuoi compagni. Il resto del mondo, quello vero, quello civile, quello che fino a ieri era la tua realtà, è lontano come la luna.
E persino il sesso tra maschi diventa utile per scaricare la tensione. Per Moran non era mai stato altro. Un paio di giovani commilitoni gli avevano confessato i loro sentimenti e lui ne aveva riso, umiliandoli. Bisognava essere duri per non perdersi tra quelle dannate montagne dove nessuno da più di cento anni riusciva a stanare quelli che lì erano nati e vissuti. Lo sapevano i russi che ci avevano provato un secolo e mezzo prima e poi di nuovo alla fine degli anni settanta e gli inglesi, prima con la Regina Vittoria, poi con il Primo Ministro Margareth Thatcher. C’era un complesso rigido codice di onore tra le tribù afghane, o sei dei loro o sei straniero, non ci sono alternative, non esistono collaborazioni o delazioni. Lo sapevano pure quegli idioti piantagrane presuntuosi di marines americani, che lì avevano sbattuto il muso molto più che in Vietnam.
E ti ritrovi trasformato dalla guerra, torni a casa e ti rendi conto che la vita di tutti i giorni non ti basta, che il tuo cazzo di posto nell’esercito è tutto ciò che vuoi di nuovo, che non hai più bisogno di una moglie, perché vuoi poterti scopare chiunque sia disponibile a darti un buco per infilartici dentro.
Così il suo matrimonio era finito ancora prima che Jim Moriarty, quel dannatissimo meraviglioso demone con occhi liquidi di caramello ardente, finisse nella sua vita.
Jim non era un criminale. Era il crimine. Non era un pazzo pervertito, era la perversione spinta alla perfezione. Solo il duro addestramento nell’esercito e le brutalità viste e commesse avevano dato modo a Moran di sentirsi alla pari con quel ragazzetto all’apparenza fragile, che sembrava potesse frantumare con una sola mano.
Oh, la mente di Jim, quella continua esplosione di idee che non trovava requie nè giorno nè notte, quella aveva legato e intrappolato il colonnello Sebastian Moran. Per sempre. E quella voce roca, strascicata, quel fottuto accento dublinese, così sensuale, così capace di fargli perdere il senso della realtà quando gli parlava prima e durante il sesso.
Non lo avevano fatto subito, nonostante quel giochetto di Jim ogni volta che gli era vicino, quel provocarlo di continuo rammentandogli la sua posizione di subalterno, quel ricordargli che era lui, Jim Moriarty, la mente tra loro due, che Sebastian era solo un cecchino, bravo, ma un semplice braccio armato.
Ogni volta che glielo diceva non esitava a toccarlo. Le prime volte Sebastian non aveva detto nulla. Quegli approcci gli rammentavano i trascorsi in caserma, non tutti sono dei leoni, nemmeno a letto e sperano che sia tu a prendere l’iniziativa, ma la strana lentezza di Jim contrastava con la sua arroganza verbale e aveva fatto scattare la molla dentro Sebastian, quella della tigre che attacca quando si sente messa alle strette.
Un giorno Sebastian aveva afferrato Jim e lo aveva sbattuto contro un muro. Strusciando volutamente il bacino contro quello del giovane genio ne aveva percepito l’erezione dura come la sua e aveva assaporato con soddifazione il gemito che Moriarty si era lasciato sfuggira da quella bocca così invitante.
Lo aveva baciato e l’altro era rimasto ad aspettare, poi gli aveva strappato di dosso i vestiti e lo aveva morso, leccato e succhiato ovunque. L’aveva preso sul pavimento e Jim si era lasciato fottere dal suo poderoso cecchino.
Dopo quel giorno il sesso era divenuto un elemento fondamentale anche se non essenziale dei loro incontri, del loro rapporto.
Jim era come un ragazzino goloso e prepotente, voleva avere il diritto di scegliere il come, il dove e il quando e Sebastian lo lasciava fare solo perché sapeva che alla fine James Moriarty finiva per lasciar fare al suo dotato stallone quello che gli piaceva di più.
Oh, quanto a fantasie e giochetti Moriarty aveva più inventiva, ma Moran era tenace, metodico, lento ed efficente come un soldato e riusciva ad avere quasi sempre ragione delle resistenze del suo amante.
Poi era successo.
Una sera Jim era venuto a dirgli che il suo brillante piano per eliminare una volta per tutte Sherlock Holmes era perfetto, finito, solo da mettere in atto.
Quella notte avevano fatto sesso fino a sfinirsi, fino a che la pelle di Jim, l’odore di Jim, il sapore di Jim non erano diventati un tutt’uno con quelli di Moran.
E ad un certo punto glielo aveva detto. Nel silenzio della stanza dopo l’amplesso.
_ Non voglio perderti, Jim. Ho un brutto presentimento per domani. Non possiamo fare diversamente? –
Jim lo aveva guardato con rabbia e con fastidio.
_ Ti metti a fare la verginella vittoriana ora Sebastian? Ho bisogno della mia tigre, adesso più che mai. Non so che farmene del tuo piagnucolare! –
Sebastian lo aveva atterrato sotto di sè e lo aveva scopato di nuovo, fino a che Jim non lo aveva abbracciato, dopo l’orgasmo e stretto forte al cuore, come non era mai accaduto prima.
_ Io ti amo, Jim. Sei la sola persona al mondo che abbia mai davvero amato. Se ti azzardi a morire senza di me vengo a cercarti all’inferno per fartela pagare! –
Moriarty lo aveva guardato, senza dire nulla. Mentre Moran si rivestiva, Jim lo aveva abbracciato da dietro, nascondendo il viso in quella schiena possente.
_ Non devi aver paura, tigre. Tu non mi perderai. Mai. Tu sei parte di me. –
Moran era rimasto in silenzio. Aveva tremato appena. Era stata la più bella dichiarazione d’amore che avesse mai ricevuto quella.
Invece James Moriarty era morto. Si era sparato in bocca. Così aveva visto dal suo mirino, mentre controllava che Holmes si gettasse dal tetto dell’ospedale perchè se non lo avesse fatto avrebbe dovuto far saltare la testa del dottor John Watson. Ma non aveva trovato nessun corpo sul tetto del Bart’s quando era riuscito a salire fin lì. Solo sangue sull’asfalto della copertura. Il sangue di Jim. Aveva avuto voglia di leccare quel sangue, di assaporare Jim per l’ultima volta.
Aveva dovuto seppellire un corpo con il volto devastato e i vestiti di Jim, quei suoi fottuti abiti sartoriali così perfetti indosso a lui.
Due mesi. Due mesi di puro inferno, di memorie, di istanti in cui la voce di Jim sembrava chiamarlo dall’inferno, di notte nei sogni, di giorno mentre era cosciente.
Si alzò, Sebastian.
Il dolore lo fece vomitare, una volta di più.
Si sciacquò il viso, in bagno. Azionò lo sciacquone. Si guardò allo specchio. Le occhiaie erano spaventose. Ghignò. Jim lo avrebbe bastonato se lo avesse visto con quella barba e quei segni di disfacimento addosso.
Si insaponò il viso e si rasò la barba, si infilò sotto la doccia e lavò via la stanchezza e l’apatia.
Doveva fare qualcosa, una cosa qualunque.
Con un telo di spugna attorno ai fianchi tornò nella stanza vuota, gettò la bottiglia nel secchio, sistemò persino le lenzuola di quel suo letto solitario. La disciplina militare avrebbe potuto salvarlo dalla pazzia una volta di più.
Poi un trillo ruppe il silenzio. Moran guardò il cellulare. Un messaggio? Chi cazzo gli mandava più messaggi? Quel numero ce lo aveva solo Jim e lui era morto.
Qualche sbaglio? Allungò lamano destra, tremando appena, con il fiato sospeso.
Si diede dell’idiota, del coglione codardo mentre afferrava con mano malferma il telefono.
Aprì il messaggio.
Ho bisogno di te. Ancora. Non stai mollando vero? Potrei ucciderti se lo facessi, lo sai. Perché tu sei mio. Solo mio, tigre. E ho una fottutissima voglia di scoparti, mio caro. Ti rendi conto quanto tempo sia che non ti fotto? Sto tornando. Sei pronto? JM”
Sebastian sentì che le ginocchia gli si piegavano da sole, cadde con il culo sulla sedia, rabbrividendo.
Stava ancora guardando il cellulare, incapace di articolare qualunque pensiero coerente, quando udì la serratura della porta scattare.
Alzò lo sguardo, la porta si aprì e lo vide.
Ci volle qualche secondo al colonnello Sebastian Moran per comprendere che era tutto vero, che non era impazzito, che quella non era una fottuta visione da drogato del suo cervello andato in pezzi.
Si alzò ancora bagnato, scalzo e seminudo e andò ad abbracciarlo.
 
Angolo dell’autrice: amo James Moriarty alla follia e amo Sebastian Moran, che nelle mie fantasie ha il corpo e il volto di Michael Fassbender, anche se più massiccio e muscoloso.
Spero vi sia piaciuta. Alla prossima :)
  
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