19/11/2012
1 recensioniI'm Your Guardian Angel
Capitolo I
La Chevrolet Impala nera del 1967 correva a tutta velocità su una stradina provinciale diretta a Denver, in Colorado. Come al solito c’era Dean al volante, mentre Sam dormiva sul sedile del passeggero; all’improvviso il minore dei due fratelli sussultò, svegliandosi di soprassalto.
Dean si voltò verso di lui -Va tutto bene?- gli chiese.
-Sì…- mormorò Sam a fatica -E’ tutto ok-.
-Sei sicuro?-.
-Certo Dean- cercò di rassicurarlo -E’ tutto sottocontrollo-.
-D’accordo- si voltò a guardare la strada sempre dritta davanti a loro.
-C’è stato qualcosa di interessante?- chiese Sam dopo un attimo di silenzio.
-Per il momento sembra di no- rispose l’altro, accendendo la radio e subito le note di una canzone dei Metallica invase l’auto.
-Ma che roba è questa?- fece Sam, spegnendo la radio.
-Che c’è, non ti piacciono i Metallica?-.
-Non è questo Dean- rispose, mostrandogli la cassetta che aveva appena estratto -Uno, dovresti aggiornare la tua playlist. Due, al giorno d’oggi si usano i cd-.
-La macchina la guido io, quindi decido io cosa ascoltare- detto questo, Dean strappò dalle mani di Sam la cassetta e la fece ripartire.
Sam sospirò, poi prese il giornale abbandonato sul cruscotto e iniziò a sfogliarlo, soffermandosi soprattutto sulle pagine della cronaca nazionale e locale.
-Oh, questo è interessante- disse Sam a un certo punto.
Dean si voltò verso di lui per un secondo -Che cosa?-.
-A Eagle sono sparite due ragazze, entrambe sui vent’anni, poi sono state ritrovate un paio di giorni dopo-.
-Non mi sembra qualcosa di soprannaturale, Sammy-.
-Il fatto è che entrambe erano senza pelle-.
-Senza pelle?!- esclamò Dean, sorpreso.
-Esatto, ma non tutto il corpo. Solo il torace e l’addome sono stati ripuliti dell’epidermide, il resto è “normale”, diciamo così-.
-La mente umana è perversa, ma non fino a questo punto. O almeno credo-.
La donna con il volto da ragazzina si sentiva debole, a malapena riusciva a reggersi in piedi; aveva il fiato grosso e sentiva le forze scivolarle via. Appoggiandosi al muro e tenendo una mano ben premuta sulla ferita al torace continuò a camminare, alzando appena il volto quando vedeva delle luci avvicinarsi. Nonostante nessuno potesse vederla, si tenne rasente al muro camminando con estrema cautela, voltandosi di tanto in tanto per controllare che nessuno la stesse seguendo.
Doveva sapere che quella creatura era molto più potente di lei, eppure aveva voluto fare di testa sua e provare a combatterlo, ottenendo come risultato la ferita sul petto che continuava a sanguinare.
Ma non per quella, né per nessun’altra ragione al mondo, si sarebbe fermata; aveva un compito, e lo avrebbe portato a termine, a qualunque costo.