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Autore: Dreammy    19/11/2012    3 recensioni
‘Non sono più una bambina’, gli ho ovviamente risposto. Ma perché non sono stata zitta?
‘Dimostramelo’.

Vi posso semplicemente augurare una buona lettura.
~ Dreammy.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Quando mi svegliai, avevo un fortissimo mal di testa. Mi stiracchiai. Le ossa mi facevano male.
Il lato era giusto, ero sdraiata a destra, come sempre. Era il letto che... era il letto ad essere sbagliato.
Il materasso era troppo morbido, quasi ci sprofondavo, lì dentro.
Il cuscino su cui ero poggiata, invece… mi resi presto conto di non essere appoggiata a nulla. Il cuscino non c’era.
E le lenzuola? Oh, quelle erano la cosa peggiore. Quelle non profumavano di pulito, di lavanda, come quelle a cui ero abituata. Quelle sapevano di una notte di fuoco. Sapevano di sesso, senza amore. Sapevano di gemiti, urla, sudore e sangue. Sì, proprio sangue. Quello che avevo perso. Ed era tanto.
Con gli occhi verdi ancora appannati a causa del sonno, mi guardai intorno. Eccolo, il sangue.
Dei ricordi affiorarono nella mia mente, come sul pelo dell’acqua affiora un delfino.
Cercai di scacciarli, ma quelli, imperterriti, ritornavano. Zanzare fastidiose, ecco cos’erano.
Cinque parole galleggiavano dentro me. “Non sono più una  bambina”.
 
Lo sapevo che sarebbe finita così. Maledetta me e quella fottutissima scommessa.
Continuo a maledirmi per quello che sto facendo, anche se ormai è inevitabile. È tutta colpa mia. Perché ieri Andrew mi ha chiesto se sono vergine? Ma soprattutto, perché gli ho mentito?
‘Non sono più una bambina’, gli ho ovviamente risposto. Ma perché non sono stata zitta?
‘Dimostramelo’.
Maledetta me e la mia smania di apparire figa a tutti i costi. Che poi, cosa c’è di male ad essere vergine a 17 anni?
E ora sto per perdere tutta la mia innocenza.
Certo, non che non abbia fatto cose poco caste, finora, ma non mi ero mai spinta a tanto.
Beh, non importa. Non è che farmela con David mi dispiaccia tanto.
Sì, scommetto che se la gente sapesse quello che penso in questo momento, mi rinchiuderebbe come minimo in un manicomio. Ma chi se ne fotte, in fondo?
A me piaceva, fino a due mesi fa. Facevo dei sogni su di lui, si sta solo per avverare quello che ho sognato per secoli. La prossima volta imparo a gestire meglio i miei desideri. E poi lui è così… definiamolo ‘eccitante’ e finiamola qui.
Cosa c’è di male in una notte di puro divertimento?
 
Improvvisamente, mi resi conto di quello che avevo fatto.
Mi girai verso sinistra, e lo vidi. Stava dormendo, David.
La macchia di sangue era più vistosa di quanto pensassi. Non gli avevo detto che era la mia prima volta.
Ero pentita? No.
Certo, avevo sempre pensato ad una prima volta dolce, lenta, con lui che ti accarezza le lacrime mentre ti fa sua. Così non è stato. È stata una nottata piuttosto turbolenta.
Era sesso. Semplice sesso.
Amore? Non ne conosceva il significato. E non lo facevo neanche io.
Mi alzai dal letto, scuotendomi dal volto i capelli tinti di blu.
Allo specchio mi guardai e vidi il trucco pesante, ancora impeccabile. Sorrisi
 Era tanto che non lo facevo. Quanto mi erano apparse fastidiose quelle piccole rughe ai lati degli occhi e della bocca.
Mi chiesi cosa avrebbe detto sua madre, vedendo le lenzuola candide rovinate in quel modo. Certe cose non passano inosservate.
Afferrai una sigaretta dal comodino e mi affacciai alla finestra. Era affar suo.
Dei brividi mi percorsero il corpo, come lame ghiacciate, facendomi tremare leggermente.
Aspirai del fumo e lo buttai fuori, sedendomi su una sedia.
Faceva così male.
Un rumore mi scosse dal lieve torpore in cui ero avvolta.
- Jane… - sentii mormorare, prima che qualcuno mi arrivasse alle spalle e mi palpasse i seni in maniera piuttosto evidente.
Mi voltai di scatto e lui non perse tempo. Mi levò di bocca la sigaretta e si impossessò nuovamente della mia bocca, in uno di quei baci che ti causano dolore alle labbra, uno di quelli in cui i denti si scontrano per la troppa foga.
- David… - gemetti leggermente appena si staccò da me per poi scendere con la lingua.
Lo sentivo. Mi voleva. Ancora.
Provai a fare una leggera pressione sul suo petto nudo, come il resto del corpo. Nulla da fare.
Mi fece alzare dalla sedia. Mi strinse i polsi. Iniziò a percorrere il mio corpo.
Inutile dirlo, quella volta non volevo. Mi era bastata la prima. Ma lui voleva di più.
Lo spinsi, stavolta. Lui non fece altro che ringhiare per avventarsi di nuovo su di me e premere.
- No.. - ebbi il coraggio di sussurrare prima che mi buttasse sul letto.
- Jane, è amore il nostro. E.. sai.. perché? - ansimava. - Perché.. ti.. voglio. E.. ho.. preso.. te.. Sei.. mia.
Era quindi quello ‘fare l’amore’? A me non risultava. Cercai di protestare, ma non riuscii nel mio intento.
Era la seconda volta, in meno di cinque ore. Era troppo per me.
 
 
 
Nessuno sa cosa successe quella sera.

Jane Lochmann e David Ciddemburgh  scomparvero improvvisamente, lasciando ai posteri una lettera, che declamava il loro amore. Trascrissero un indirizzo, che i poliziotti visitarono, ma non vi trovarono nessuno. Era una catapecchia abbandonata.
Tutt’ora, i genitori di Jane si chiedono dove sia finita la loro amata figlia. L’unico indizio che abbiamo è la catenina con una chiave di violino che la ragazza era solita indossare.
Venne trovata dalla polizia quella sera di undici anni fa, gettata bruscamente a terra, sul pavimento della casa che il ragazzo orfano condivideva con alcuni amic
i.
   
 
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