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Autore: sushiprecotto_chan    19/11/2012    1 recensioni
Tenten passa il suo tempo a sospirare, Lee e Neji si preoccupano ed una strega incarica un genio d’occuparsi del problema di Tenten. Risultato? La kunoichi dovrà rivivere all’infinito lo stesso identico giorno finché non riuscirà a dichiararsi al ragazzo che le piace.
[ Tenten/Lee | Con la straordinaria partecipazione di Neji, Sakura e Gai-sensei ]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gai Maito, Neji Hyuuga, Rock Lee, Sakura Haruno, Tenten
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
- Questa storia fa parte della serie 'About Lee's Pairings'
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Titolo: Streghe, geni, sospiri ed altri disastri
Fandom: Naruto
Disclaimer: Se Naruto mi appartenesse, questi due sarebbero una coppia ufficiale, Tenten e Temari avrebbero fondato una temibile sorellanza già da tempo ed io mi divertirei a disegnare storie stupide sul team Gai, i fratelli della sabbia e Sai.
Rating: Verdissimo :3
Personaggi: Tenten, Rock Lee, Neji, nominati Maito Gai, Sakura Haruno e Obaba (Ranma ½); Tenten/Lee
Generi: Introspettivo, Comico, Sentimentale, Azione
Tipo di coppia: Het
Avvertenze: Cross-over per via della presenza di Obaba, Assurdità latente stile Naruto SD Rock Lee and his ninja pals.
Introduzione: Tenten passa il suo tempo a sospirare, Lee e Neji si preoccupano ed una strega incarica un genio d’occuparsi del problema di Tenten. Risultato? La kunoichi dovrà rivivere all’infinito lo stesso identico giorno finché non riuscirà a dichiararsi al ragazzo che le piace.
Note: 1. Sì, Obaba è stata rapita direttamente da Ranma ½. :)
2. Tenten/Lee! Il mio OTP etero ritorna in azione ed io lo amo ogni giorno di più <3
3. Ho voluto fare il genio un po’ english. Temo che mi sia venuto piuttosto male ma voi fate finta di niente. .^.
4. Accenni Neji/Hinata e Kakashi/Gai <3
N/A: Non so esattamente cosa mi sia preso; un giorno ero lì e mi è venuta l’idea per la trama di una Lee/Tenten, ed un paio di settimane dopo mi sono ritrovata a scriverla per pagine e pagine al posto di finire una fiction che dovrei consegnare a breve ad un contest. Non è stata una cosa premeditata e questa fiction in realtà non ha una gran trama né un gran significato – come si può immaginare non sono troppo contenta di come mi sia venuta. Leggetela a vostro rischio e pericolo (°O°); vi prego solo di continuare – o cominciare – ad amare questa fantastica ed esplosiva coppia <3
 
 
 
 
 
 



Streghe, geni, sospiri ed altri disastri.
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Tenten sospirò, ancora una volta.
Le sembrava di non star facendo altro che quello da un po’ di tempo a quella parte, e quel giorno pareva peggio degli altri.
Si era svegliata sospirando, aveva fatto colazione sospirando, era andata all’allenamento sospirando, ed ad ogni arma che lanciava si soffermava a sospirare.
Di solito era molto brava a concentrarsi, ad abbandonare ogni pensiero che non fosse legato alle armi che stava maneggiando o alla giornata che stava vivendo, ad essere il più possibile concreta e razionale. Era una ninja capace, maledizione, e queste caratteristiche erano le sue qualità migliori.
Ma ora si trovava lì seduta su quel maledettissimo tronco e continuava immancabilmente a sospirare. Si sentiva così stupida.
Era cosciente del motivo per cui ora sospirava da anni, quindi non si spiegava perché la cosa quel giorno fosse peggio del solito.
“Tenten è strana.” Sussurravano in quel momento i suoi compagni di squadra, lontani da lei, per non farsi sentire.
“La scorsa volta che ha sospirato così è stata quella in cui Orochimaru l’aveva criticata1. Pensi che…?”
“No no, è escluso!” fece Rock Lee, concitato. Si ricordava ancora bene del modo in cui la loro amica l’aveva colpito quando aveva solo provato ad accennare alla teoria che ne avevano ricavato lui e Neji.
“Mmmh…”
Restarono lì per un po’ a meditare, tenendo d’occhio di tanto in tanto le mosse della maestra d’armi.
“Ti vanno dei dango? Giusto finché non troviamo un’idea.”
“Sì, perché no.”
E così anche gli altri due allievi di Gai si tolsero di torno e Tenten rimase completamente sola col suo tronco e l’espressione di chi sta seriamente indagando sul suo fato.
Poi arrivò una fatina.
Una specie, diciamo. Tenten avrebbe tanto voluto che fosse una fatina – finalmente qualcosa di romantico e femminile, per una come lei che era sempre stata così mascolina! – ma miseramente questa ‘fata’ era piccola come un bambino, vecchia come il mondo, con occhi grandi quanto tre quarti della faccia, una bocca tutta aggrinzita a forma di becco e si sorreggeva sopra un bastone grande e lunghissimo (rispetto a lei ovviamente).
“Oh bambina, perché sospiri a questo modo?” Bene, aveva anche una voce gracchiante!
Ma Tenten non ne fece un dramma; in verità le erano sempre state più simpatiche le streghe.
“Ho i miei motivi. Ehm.” Si protese verso la vecchietta. “Chi siete?”
“Mi chiamo Obaba2, e sono molto potente. Sono una discendente della strega Baba Yaga, sai! Posso aiutarti se vuoi.”
“Per quale motivo lo fareste?”
“Oh, ci si deve sempre aiutare tra donne!” E le fece un occhiolino che a Tenten sembrò molto inquietante e ridicolo. Ma con quella frase la vecchia strega aveva definitivamente conquistato la ninja.
“In realtà stavo un po’ saltando tra un mondo e l’altro quando mi sono persa e mi sono ritrovata qua.” Disse la signora, e Tenten si rese conto che teneva in mano uno strano specchio rosso3.
“Ma intanto che sono qui è un piacere aiutarti. Guarda!” E prese fuori da chissà dove una strana bottiglietta. “Qui dentro è racchiuso un genio. Per un giorno sarà tutto per te! T’aiuterà con il tuo problema. Quando tutto sarà finito ti basterà rimettere la boccetta in questo punto. Ma ricorda, potrai farlo solo quando sarà tutto finito!”
Infine la strega prese in mano la boccetta e, con sommo orrore di Tenten, tese le sue labbra raggrinzite e baciò il vetro. “Vieni fuori, geniuccio!”
Dalla bottiglia spuntò subito fuori un busto di uno strambo uomo di mezz’età, con un’espressione evidentemente orripilata.
“Non fate certe cose, madame!”
Obaba ridacchiò. “Ragazza, questo è Geniuccio; Geniuccio, lei è…”
“Tenten.” Si sentì dire velocemente la ninja, e quando pronunciò il suo nome le sembrò che un diavolo glielo dovesse prendere da un momento all’altro. “Piacere.”
“Mi chiamo Genoveffo, ve l’ho riferito milioni di volte.” Fece il genio serissimo. Tenten aveva le lacrime agli occhi per le risate che il suo buon senso decise di farle trattenere.
“Bene, Geniuccio ti aiuterà. Buona fortuna, addio!” E la vecchia strega con un sorriso sdentato se ne salterellò via lontana.
“Mi pare di sognare.” Proruppe Tenten ad alta voce.
“Non è un sogno miss, questa è la vostra unica possibilità perché l’illustre io vi aiuti. Orbene, qual è il problema.”
Ma sì, tutto questo non può essere più malato e pazzo dei teatrini che mi costringono a fare Neji e Lee.Pensò Tenten, facendosi forza.
“Si tratta di un ragazzo.”
La ninja poté vedere chiaramente il genio alzare un sopracciglio.
“Ma certo.”
Tenten respira; è un uomo, mettiamogliela giù semplice. “È una persona a cui tengo. Non vorrei rovinare il rapporto che ho con lui.”
“Ma non mi dite.”
“Lui… è innamorato di un’altra.”
“State parlando di voi o dell’ultima puntata di una Tv series?”
“Magari voi potete darmi davvero un aiut-, ehi, che diavolo sarebbe una ti-tiv-?”
“Lasciate perdere. Certo che posso aiutarvi. Ma ora ditemi: qual è il vero problema? Mi dispiace per i miei modi bruschi ma vedete, dobbiamo sbrigarci: son quasi le tre del pomeriggio.”
Tenten non si soffermò neanche a pensare cosa diavolo centrasse quello col fatto che dovevano sbrigarsi.
“Il vero problema?”
“Sì, il vero problema. Da come parlate e” la squadrò “sembrate, non mi pare che vogliate avvelenarlo, maledirlo, rifilargli una pozione d’amore o ucciderlo in alcun modo.”
“Assolutamente no!”
“Quindi cosa volete voi da me?”
Gli occhi di Tenten si fecero più grandi. Sì, il problema era suo, l’aveva sempre saputo. E non sperava più che la situazione sarebbe migliorata facendo aspettare ancora qualche tempo alla sua confessione, dato che quello aveva continuato ad amare Sakura nonostante fossero passati almeno quattro anni dal suo rifiuto.
“Insegnatemi a trovare il coraggio per dichiararmi.” Disse allora. Sentiva d’essere arrossita.
“Come?”
“Crei la situazione ideale, faccia in modo che io abbia più fiducia in me stessa… insomma mi aiuti!”
Il genio sembrò prendere atto della cosa.
“Molto bene. Ma perché questo possa davvero aiutarvi mi servirà uno strumento molto speciale.” Schioccò le dita e in mano gli comparve una piccola fiammella. “È uno dei miei preferiti!” disse, usando un tono che portò Tenten ad immaginarlo mentre saltellava e batteva le mani felice come una ragazzina. Maledizione, la vicinanza con Gai, Lee, Neji ed i loro teatrini mi sta facendo davvero male, pensò.
“Et voilà!” fece il genio facendo esplodere quella cosa. E mentre Tenten si copriva gli occhi contro la foschia che si era creata, come tutti i buoni film horror di bassa lega si sentì in lontananza la voce profonda di Genoveffo che tuonava un “Vivrai questo stesso giorno fino a che non avrai compiuto la tua missione! Non ci sono scappatoie. Vai, ragazzina!”.
 

*

 
Tenten si alzò di scatto dal letto, realizzando che la sveglia doveva star suonando da mezz’ora.
“Oh per tutti i kami!”
Si lavò in fretta, si vestì come un lampo e addentando un biscotto e mettendosene altri cinque in tasca uscì di tutta fretta dal suo appartamento al ritmo del sonoro russare di sua madre.
Non capiva come fosse potuto succedere, di solito era puntuale e previdente con le sveglie!
E devo essere proprio messa male per fare un sogno del genere, pensava intanto, con estrema sicurezza.
“Oi, Tenten!” La salutò il maestro Gai.
“Sensei, mi dispiace! Spero che voi tre non abbiate ancora incominciato.”
“Non ti preoccupare, sei arrivata quasi puntuale. Tenten, perché oggi non ti alleni con Neji? Lee, ragazzo mio, tu oggi ti allenerai con me. Ho una nuova tecnica in serbo per te!”
“Ossu!” saltò subito su Rock Lee, emozionato.
“Che ti succede?” disse subito Neji, squadrandola. “Sicura di star bene?”
“Sì, sì, ho solo… Non ho sentito la sveglia, stamattina.”
Neji sembrò prendere quella scusa per buona ed i due cominciarono ad allenarsi.
 
“Tenten tu sospiri da tre giorni! Oggi più del solito, oserei dire…” Rock Lee le aveva preso una spalla con una mano e la stava costringendo a guardare negli occhi lui e Neji, che annuì.
“È da un po’ che siamo preoccupati…”
Tenten arrossì lievemente. “Sto bene!” squittì. Non si era resa conto di aver sospirato tanto, quella mattina. Anzi, a dire il vero non le era parso di sospirare affatto!
“Va bene…”
“Ti va un ramen all’Ichikaru, per pranzo?” fece conciliante Lee.
“Certo!”
“Ossu!”
I tre s’incamminarono verso il chiosco e sembrarono tutti e tre recuperare il sorriso.
Per strada Tenten notò una vecchia signora con una bambina che giocavano al parco. Le sembrava d’averle già viste. Che bello; pensò, chissà che non le veda qui intorno anche domani!
Abbandonando quel pensiero, la ragazza entrò da Ichikaru, dove mangiò del ramen con i suoi compagni e parlò con loro a proposito dell’ultima missione. Si fece l’una e mezza, ed i due ragazzi decisero di tornare al campo di allenamento, dove la ninja li avrebbe raggiunti poco dopo.
Dopo che Neji e Lee se ne furono andati, Tenten non resistette ed andò dall’anziana e la bambina a chiedere loro se per caso venissero lì spesso.
“Affatto!” disse la vecchia signora. “Questa è la prima volta che porto mia nipote a Konoha. Vede, mio figlio è venuto a trovare un vecchio amico e ne abbiamo approfittato per fare una piccola gita… Andremo via questa sera.”
“Oh…”
E dopo aver loro augurato una buona giornata, Tenten si allontanò. Che strano, era sicura d’averle viste prima. Ma evidentemente si era sbagliata.
 
Fu al suo ritorno al campo d’allenamento che la ragazza ebbe un vero e proprio deja-vu e si rese conto di un paio di cose.
Anche il giorno prima aveva mangiato ramen con i suoi compagni, ed avevano parlato esattamente degli stessi identici argomenti. Aveva visto quella signora e quella bambina per poi incappare in uno spazzino che le aveva sbarrato la strada ed infine in Sakura che usciva dall’ospedale.
Tuttavia, non mi sembra d’essere arrivata in ritardo, ieri. Pensò seriosa.
Era seduta su un tronco, di fronte ai bersagli che usava abitualmente per mantenere in forma la sua mira. Si guardò in torno, giusto per controllare la situazione – magari sarebbe successo qualcosa di diverso dal giorno precedente, le sue prove ed i suoi deja-vu erano un po’ pochi per poter dire che ci fosse realmente qualcosa che non andava – e vide Neji e Lee nascosti dietro a dei cespugli. Aguzzò l’orecchio.
“…strana.” Sentì. Quella era la voce di Lee.
“…scorsa volta che ha sospirato- stata quella in cui Orochimaru l’aveva critica… Pensi che…?”
Non riusciva a sentire proprio tutto – dopotutto non era mai stata troppo brava ad origliare –, eppure… possibile che quei due stessero parlando di lei?
No, si disse Tenten.
E tornò al suo allenamento.
 
Alla sera, stanca e con i muscoli e gli arti tanto provati da riuscire a sentirli a malapena, Tenten si diresse verso casa, salutò i compagni ed il sensei e dopo una doccia si mise subito a letto.
 

*

 
…Ed un’altra giornata cominciò. Questa volta si alzò in orario e passò la colazione sospirando, il che era completamente nella norma.
Sentì il russare di sua madre e corse al campo d’allenamento.
“Oi, Tenten!” La salutò Gai-sensei.
“Buongiorno!”
Neji le fece un cenno di saluto e Lee le sorrise.
Tenten, perché oggi non ti alleni con Neji? Lee, ragazzo mio, tu oggi ti allenerai con me. Ho una nuova tecnica in serbo per te!”
“Ossu!” saltò subito su Rock Lee, emozionato.
“Allora, cominciamo?” Le fece Neji, abbozzando un sorriso.
“Certo.” Rispose la kunoichi, sorridendo a sua volta.
 
Dopo l’allenamento Gai-sensei corse via per trovare Kakashi, ed il trio si diresse in città per trovare qualcosa da mangiare.
“Ichikaru?” Propose Neji, guardando i due.
“Ma come, ancora ramen? Sono tre giorni ormai. Vi piace così tanto?” Rise Tenten.
Gli altri la guardarono con tanto d’occhi.
“In realtà è da una settimana che non andiamo da Ichikaru. Tenten, sicura di sentirti bene?”
“S-sì, certo.” Fece la ninja, sospirando. Ma che diavolo mi sta succedendo?
“Tenten tu sospiri da tre giorni! Oggi più del solito, oserei dire…” Rock Lee le aveva preso una spalla con una mano e la stava costringendo a guardare negli occhi lui e Neji, che annuì.
“È da un po’ che siamo preoccupati…”
Tenten arrossì lievemente. “Sto bene!” squittì. Non si era resa conto di aver sospirato così tanto, quella mattina.
“Va bene…”
“Allora… Ti va un ramen all’Ichikaru, per pranzo?” fece conciliante Lee.
“Certo!”
“Ossu!”
Neji continuò a guardarla, un po’ preoccupato, ma tutto finì con il solito ramen al ristorante di Ichikaru e nessuno dei tre ci pensò più.
“Voi andate avanti, io vi raggiungo tra un minuto.” Fece Tenten, a pranzo terminato. Aveva rivisto la vecchia signora e la bambina e voleva salutarle.
“Allora,” fece loro con aria amichevole, avvicinandosi al campetto. “A quanto vedo siete tornate! Suo figlio ha deciso di rimanere dal suo amico e posticipare la partenza?”
La signora la squadrò irritata. “Niente affatto, staremo qui solo fino a fine giornata, è la nostra prima visita a Konoha! Mi scusi, ma chi è lei? Come fa a sapere queste cose? Credo proprio che mi abbia scambiato per qualcun altro.”
“M-Ma… voi eravate qui anche ieri… mi avevate detto… Sì, mi scusi, di certo mi sono sbagliata. Arrivederci.” Rispose velocemente Tenten, correndo via da quel posto.
 
Durante il ritorno verso il campo d’allenamento, la kunoichi incontrò uno spazzino e poi Sakura, con la quale scambiò qualche convenevole – gli stessi che le aveva detto il giorno prima e forse anche quello precedente.
Dopo che Sakura se ne fu andata, Tenten rimase ferma in mezzo alla strada, lo sguardo fisso ed il corpo che tremava appena.
Sì, qui ci dev’essere necessariamente qualcosa che non quadra.
 
“Che diavolo mi sta succedendo?!” urlò frustrata, scagliando cinque kunai contro al solito manichino che utilizzava per gli allenamenti.
Aveva appena sentito Neji e Lee ripetere esattamente le stesse parole che aveva origliato il giorno prima.
Si rifece più e più volte i codini, nervosa, e si sedette di nuovo sul tronco.
Improvvisamente davanti a lei comparve quello che Tenten riconobbe come lo strano genio del suo sogno.
Questi la stava osservando a braccia incrociate, e sembrava molto irritato.
“È già il secondo giorno e tu non ti sei dichiarata!” Ululò, indicandola con il dito indice.
“Che diav- cosa ca- TU!” Tenten indietreggiò e per poco riuscì a non urlare. “Ma allora eri vero!”
“Certo che sono vero, ragazzina, sono qui!” Si guardò intorno, in cerca di qualcosa. “Andiamo, dov’è il ragazzo in questione? Questa storia deve finire entro la fine di questo secolo.”
“Aspetta. Tu sei il genio che mi doveva aiutare con… con Lee, giusto? Ma allora… io sto rivivendo lo stesso medesimo giorno per… per via di un aiuto che tu volevi darmi per dichiararmi? In che modo questo ha senso?!”
“Precisamente: tu stai rivivendo lo stesso identico giorno da cinquanta ore buone. E non solo non hai ancora fatto nessun progresso ma non ci hai neppure provato, da quel che ho visto! Nessun tentativo del genere! Sei una vergogna!”
“Me ne sono accorta solo ora!” protestò la ragazza, difendendosi. “Ma allora… questo significa che io sono bloccata in questo diavolo di giorno fino al momento in cui mi dichiarerò a Lee? Non è così, non è vero…?”
Sentendo il suo tono supplichevole e vedendo i suoi occhi sbarrati, il tono del genio si fece più dolce.
“In realtà sì.” fece. E poi, molto gentilmente: “Mi dispiace.”
“Se-se- Se le dispiace?! Io sono bloccata qui finché questa situazione non si risolve! Potrei restare in questa giornata per sempre!”
Mantieni la calma, Tenten, mantieni la calma. Si disse. Ma le sue mani si muovevano ritmicamente cercando la gola inconsistente del genio degenere.
“Non è forse quello che volevi? Desideravi un trucco per darti la forza di dichiararti. Eccotelo qui. Di certo è una motivazione niente male.”
“Ma ci dovrà pur essere una soluzione!”
“Solo una, miss. Ed ora, se mi volete scusare,” e detto questo il genio sparì con tono tragico in una nuvola di fumo. (Che razza di clichè, fu il primo commento mentale di Tenten.)
 
Dopo questo episodio, l’umore di Tenten si fece ancora più nero. Ora non solo sospirava, ma guardava tutti e tutto con odio ed invece di colpire i suoi manichini di paglia con dei kunai tendeva a farli esplodere od a staccare loro la testa.
“Brr,” fece Rock Lee, in pausa dal suo allenamento con Neji. (Di solito non avrebbero fatto una pausa ma la situazione di Tenten sembrava essersi evoluta in qualcosa di molto grave.)
Persino Neji sembrava piuttosto disperato. Tuttavia, riuscì a richiamare il suo orgoglio Hyuuga ed il suo coraggio e si decise.
“Lee,” fece. “Tu continua ad allenarti, ci parlo io con Tenten.”
Il compagno lo guardò, serio in volto. “D’accordo. Buona fortuna!”
Neji annuì.
 
“Allora, si può sapere che cos’hai?” le chiese pacato, avvicinandosi al corpo ansimante e sudato dell’amica.
“Nulla.” Rispose lei. E lanciò di nuovo dieci dei suoi kunai.
“A me non sembra.” Le prese un braccio. “Ora fermati, voglio parlarti.”
Tenten fece come gli era stato detto e si voltò verso di lui.
“Tenten, sei una ninja formidabile. Una delle più volenterose e testarde. Nonostante il fatto che non hai nessuna capacità innata e la tua specializzazione è usare le armi – cosa non troppo utile, sinceramente – sei riuscita a diventare una kunoichi rispettabile e di alto livello. Credo di sapere quello che ti ‘affligge’.” Le disse, confidenzialmente. “Lee non se n’è reso ancora conto, ma io credo di sì. E se è quello che credo che sia, ti capisco molto bene.”
“Ti ringrazio molto per tutto questo. Ma… con tutto il grande rispetto che come sai provo per te, non credo che tu sappia tutto ciò che mi è successo.” Si arrese Tenten.
Neji l’osservò.
“È solo un ragazzo, Tenten! Non credo che tu sia così poco capace da non riuscire a risolvere quest’impresa. È giusto prendersi il proprio tempo – sono il primo ad essermene preso troppo – ma se la cosa ti preoccupa così tanto, forse è tempo che tu faccia la prima mossa.”
La ninja l’osservo.
“Dichiarati. È abbastanza facile. E non credo neppure che rimarrai delusa.”
“Parli molto, questa sera.”
“E tu molto poco. Siamo entrambi preoccupati per te, Lee ed io, lo sai?”
“Vi ho origliati un paio di volte…” mormorò Tenten, distrattamente.
Si osservarono per una manciata di secondi.
“Grazie. Davvero.”
Neji fece un gesto col capo, poi se ne andò.
 
Non volendo rendere vano il quello Neji aveva fatto per lei – e che per Tenten significava davvero molto – né ritrovarsi nuovamente bloccata in quella stessa giornata, la ninja quella sera fece il suo primo tentativo.
“Vorrei parlarti,” disse a Lee, dopo che Neji e Gai-sensei se ne furono andati.
“Oh. D’accordo!” fece lui, conciliante.
“Ehm. Ultimamente sai che ho avuto diversi grattacapi per la testa… So che tu e Neji vi siete preoccupati per me e vi ringrazio molto.”
“Ah, sì. Beh, è naturale. A proposito, cosa vi siete detti tu e Neji, prima? Ho visto che avete parlato…”
“Niente di che, abbiamo parlato di ciò che mi preoccupa ultimamente. Per cui ora volevo dirti una cosa…”
Poi però si fermò.
“Hai un po’ di tempo? Non è che ti va di sederti, vero?”
“No no, non sono stanco, non ti preoccupare.”
“Tipico tuo non essere stanco dopo una giornata di allenamenti, io non sento più né le braccia né le gambe. Anche se forse non è per questo… non ti siedi?”
Lee, un tantino turbato, si sedette.
“Io…” Pausa. “È che volevo parlarti di una cosa.” Altra pausa. “Non è che sei obbligato a star qui, ma…” Pausa, pausa, pausa, pausa… “Quello che-…” Ulteriori pause.
Tenten si costrinse a respirare. Andava tutto bene.
Poi, però, a guardare gli enormi occhi neri di Rock Lee, fece qualcosa di estremamente stupido ed improvviso: girò i tacchi e scappò. Corse più veloce del vento, roba che se l’avessero vista Lee e Gai le avrebbero fatto i complimenti per l’ ‘ardore della giovinezza che c’era in lei’.
Beh, Lee l’aveva anche vista – di schiena, ormai lontana –, ma se anche si era alzato, aveva proteso una mano nella sua direzione e l’aveva chiamata lei non poteva saperlo, perché non si era data il tempo di tendere l’orecchio o voltarsi indietro per scoprire almeno un poco quali erano state le sue reazioni.
Arrivò a casa ansimando, e subito si richiuse la porta alle spalle.
Codarda, si disse, con cattiveria. Il lato sia positivo che negativo era che né Lee né Neji né la vecchia signora con la bambina si sarebbero ricordati alcunché il giorno seguente.
 

*

 
Il giorno dopo evitò di parlare con la signora anziana e la bambina al parco e riuscì a convincere i suoi compagni a mangiare cinese – il più era stato convincere lo Hyuuga, Tenten sapeva bene che Lee adorava il cibo e lo stile cinese tanto quanto lei.
Subito dopo pranzo fece un altro tentativo. E questa volta non solo non riuscì a parlare, ma si strozzò con la sua stessa saliva e Lee fece un gran casino per cercare di aiutarla; casino che comprese il portarla in spalla urlando per tutta Konoha in cerca di un medico.
Molto imbarazzante e molto inutile, quindi, il suo vano sforzo.
Tornò a casa distrutta nel corpo e nello spirito.
 

*

 
Il quarto giorno Tenten si svegliò molto determinata. Ma la sua determinazione morì subito quando nel tentativo di dichiararsi un carretto la travolse facendola finire addosso a Rock Lee, che a sua volta cadde contro ad una staccionata provocandosi una lesione al polso.
“Almeno domani tornerai come nuovo.” Aveva borbottato la maestra d’armi, cercando di non pensare al fatto che date le sue condizioni quel giorno Lee avrebbe dovuto rivedere Sakura.
 

*

 
Il quinto giorno provò a scrivergli una lettera. Questa finì nel fango, per poi essere recuperata e consegnata a Neji, che però si deconcentrò all’arrivo di sua cugina Hinata, lasciando cadere la busta nella direzione di un cane violento che la fece a pezzi.
Tenten si risolse ad una cosa: bisognava inventarsi una strategia.
 

*

 
Anche se ovviamente non poteva più riavere la lista che aveva scritto la sera prima, Tenten tentò di ricordarsela punto per punto per effettuare il suo piano.
Fece in modo che Lee non avesse scampo e finisse necessariamente tra le sue grinfie, obbligando Gai-sensei a far allenare Lee con lei e monopolizzandolo per un’intera mattinata.
Non servì a molto ma Tenten sfogò tutta la sua frustrazione a suon di kunai proprio sul ragazzo che le piaceva e questo – non si sa bene come – la rallegrò un poco.
La situazione degenerò quando arrivò in scena nientemeno che Sakura, che prese su di sé tutta quanta l’attenzione di Lee.
Tenten allora sfogò tutti i suoi kunai sul compagno e la rosa. A lei tagliò anche qualche capello.
I due l’osservarono con aria allucinata mentre lei si allontanava furente.
“Che diavolo me ne importa, tanto domani non vi ricorderete più nulla!” urlò loro Tenten, senza preoccuparsi d’essere lontana.
 

*

 
“Io non esco. Non ci vado.” Si ripeteva Tenten, sdraiata sul suo futon.
“Perché mai dovrei andarci? Amo allenarmi ed amo la mia squadra, ma tanto se diserto per un giorno non cambia nulla. Nessuno si ricorderà qualcosa, domani. Ho il diritto di disertare.”
Guardò corrucciata una parte non ben definita della sua camera.
“Capito, stupido genio? Io diserto!”
Ovviamente non ci fu alcuna risposta.
“Voglio uscire da questa situazione!” urlò, disperata. “Ci deve essere una via d’uscita! Stupido genio! Stupida Obabaaa!”
Non c’era nessuno ad assistere o soprattutto a capire le sue lacrime di frustrazione. Se non sua madre, che entrò in camera sua e la consolò un poco.
Tenten passò la mattina guardando il soffitto.
 
“Tenten!”
Neji e Lee le corsero incontro, con aria visibilmente preoccupata.
“Tenteeeen!!! Come stai? Non sei venuta stamattina! Che ti è successo?”
“Stai bene?”
La frustrazione di Tenten diminuì un poco al vedere i suoi compagni. “Sto… bene. Mi spiace per stamattina.” Era sinceramente felice di vederli e si sentiva sollevata.
Ma per sua sfortuna arrivò lì il team sette. Naruto fece casino come suo solito, urlando in un modo che avrebbe rotto i timpani a chiunque, Sai fece commenti poco gentili e Sakura… Sakura ovviamente monopolizzò Lee.
Intendiamoci, Tenten non aveva mai avuto niente contro di Sakura. Certo, aveva sempre preferito Ino o Hinata alla sua compagnia ma la giudicava una persona valida, intelligente, simpatica, veramente rispettabile e stimabile. Aveva superato la gelosia per il fatto che madamigella Tsunade avesse scelto Sakura e non lei come personale discepola da un bel po’ di tempo. Sakura riusciva a piacerle molto.
Ma non riusciva a mandare giù la questione ‘Lee’, ecco. Non ce l’aveva mai fatta.
“Vattene.” Le fece.
“Eh?” La ninja medico era sinceramente sorpresa.
“Vattene! Andatevene tutti! Non m’importa cosa pensiate ora, tanto domani avrete dimenticato tutto! Tutto di ciò che abbiamo fatto o ci siamo detti e tutto di me!”
Avrebbe volentieri lanciato armi a raffica.
Ma gli altri stavano immobili, lì ad osservarla.
“Stupidi! Stupido Lee!” urlò, tra le lacrime.
E poi, tanto per cambiare, corse via.
“Tenten…” sussurrò Lee, nella sua direzione. Lui e Neji rimasero lì immobili ad osservarla andarsene.
 
Dopo un po’ che correva, sentì una presenza che la seguiva da dietro.
“Complimenti,” fece, ansimando. “Sei davvero migliorata molto! Vai velocissima!”
“Perché” ansimò, “sei qui?”
“Mi hai chiamato stupido.” Fece Lee, sorridendo. “Ti va” ansimò di nuovo, questa volta più lentamente, “di sederci un attimo?”
E così si ritrovarono su una panchina, antiestetici enormi occhi neri contro occhi marroni. Lee esibiva le sue solite labbra a gatto, mentre assumeva un cipiglio serio e come suo solito finiva per usare parole quasi formali.
“Ti prego, raccontami tutto.” Disse, e la guardò ancora più intensamente.
Ma a Tenten ancora non andava di perdonare tutta quella situazione.
“È da giorni che sono bloccata nello stesso giorno e nella stessa storia. Nessuno si ricorda nulla tranne me… Ed ogni tentativo che faccio finisce per essere inutile. Quel che è peggio è che… è che tu continui a non capire!!! Ma cos’è, devo strattonarti? Attaccarmi un cartello sulla testa?!”
Gli occhi di Lee si fecero più grandi. “Eh?”
“Tu mi piaci molto, idiota di un Rock Lee! Da sempre!”
Poi finalmente prese fiato.
“Non importa, tanto domani tu non ti ricorderai niente.” Ripeté ancora una volta, e poi, tranquilla, se ne andò per la sua strada, lasciando sulla panchina un Rock Lee come pietrificato.
 

*

 
Ma ovviamente, il giorno dopo, nulla era come prima.
Tenten non sentì gli uccelli che cinguettavano come le altre mattine, sua madre era partita per una commissione di lavoro ed il resto della famiglia era ancora a dormire.
La sua sveglia aveva suonato. Erano finiti i biscotti ed in strada non incontrò nessuno di quelli che aveva incontrato abitualmente in quei giorni in cui il tempo si era ripetuto.
“Oh, no.” fece, poco distante dal campo d’allenamento. “No no no no no no no no.”
“Ed invece sì!” fece il genio, materializzandosi in quel preciso istante davanti a lei. “Non sei contenta? Era quello che volevi e tu ci sei riuscita anche piuttosto bene.”
“Asp- Cosa?! No, questo non è possibile!” Poi, presa da un’idea disperata, fece come per prendere il genio per il collo. “Fai tornare immediatamente il tempo com’era prima. Voglio rivivere ancora una volta ieri.
Il genio alzò le spalle. “Non è possibile, mi dispiace; I’m so very sorry.” Disse. “Tu hai portato a termine la tua missione e quindi il tuo patto; io sono libero.”
Poi Tenten ebbe un’illuminazione.
“Obaba aveva parlato di una boccetta. Ridammi immediatamente la tua boccetta.”
“Che-?”
“Ne aveva parlato la strega. Dammela.”
“D’accordo. Ma ti avverto, non posso far tornare indietro il tempo. Al limite posso far tornare indietro l’oggi… o mostrarmi al tuo amico.”
“E sia!”
E Tenten si diresse verso il campo d’allenamento. Il genio si nascose nel suo contenitore e Tenten riuscì a costringere il sensei a farla allenare con Lee (pena il mostrare a tutti delle foto compromettenti che aveva trovato su lui e Kakashi-sensei).
Così i due si spostarono nella zona d’allenamento coi famosi manichini dove di solito si esercitava Tenten, e si guardarono.
“Prima che tu mi dica qualsiasi cosa,” gli disse Tenten, imbarazzata come non mai, “ho qui qualcosa che ti devo fare assolutamente vedere e che forse ti chiarirà un paio di punti.”
Tirò fuori la boccetta blu del genio e gliela mise in bella vista, davanti a lui. Ma non successe niente.
“Ehm. Genio?” fece la maestra d’armi. Lee fissava il contenitore con fare concentrato.
“- E va bene. GENOVEFFO!” urlò direttamente alla boccetta.
“Allright, allright, eccomi!” saltò fuori il genio di Obaba, borbottando. “Sappi comunque che non è questo il modo di fare le cose. Ci sono metodi.
“Tipo quello di Obaba di baciare il tuo cofanetto. Brillante.”
Genoveffo rabbrividì. “Non farmici pensare!”
Rock Lee lo guardò con un’espressione entusiasta. “Ooooh!” fece “Ma è fantastico!”
“Ehm. Ecco, volevo fartelo vedere per farti capire meglio quello che è successo ieri. È, diciamo, il motivo per cui ero così irritabile. Questo coso mi ha fatto rivivere lo stesso giorno per una diecina di volte.”
“Non così tante!” protestò il genio, per poi aggiungere, sospirando: “Ricordo ancora quando il primo giorno mi davi del lei…”
“Ma quindi è una specie di genio!”
“Sì, precisamente.”
Poi si guardarono, e d’un tratto la boccetta ed il contenuto persero tutta la loro già scarsa importanza.
“Senti…” fece Rock Lee, con già le guance in fiamme. Lee arrossiva continuamente ed anche per la più minima delle cose fin da ragazzino, ed a Tenten era sempre piaciuto guardarlo mentre lo faceva.
“Ero sfinita psicologicamente, ieri,” senza accorgersene si prese il tempo per godersi appieno il poter finalmente dire l’ultima parola, un bel ‘ieri’ “ed è stato per questo che mi sono comportata in quel modo, ho trattato male Sakura, te e… beh.”
“Mi dispiace” riprese “volevo dirtelo in modo molto diverso.”
Lee s’illuminò. “Allora intendevi davvero quello che mi hai detto!” gesticolò.
“Sì.”
Il suo compagno boccheggiava, dritto davanti a lei. Non distolse i suoi occhi dai suoi neppure per un minuto.
“Tenten,” le disse, serio ma con aria sollevata. “Tu mi piaci da sempre. Anche prima di Sakura. Pensavo-… e poi ci ho rinunciato. Mi sei sempre piaciuta.”
“Oh.” Sussurra Tenten. Te l’avevo detto, le fa soddisfatta una voce dentro alla sua testa che somiglia un po’ a quella di Neji.
Si prendono le mani – quelle di Lee più grandi, strette nelle bende, ed incredibilmente calde – e restano lì ad osservarsi sorridendo come idioti, ognuno a proprio modo.
“Uhm-uhm.” Tossisce Genoveffo dopo una manciata di minuti. Tenten e Lee si voltano all’unisono, ma non si lasciano.
“Bene, come dire, finalmente ce l’abbiamo fatta. Ora però sono quasi le tre e tu devi ripormi qui in terra vicino a dove mi aveva appoggiato la signora Obaba la scorsa volta in fretta se vuoi veramente che tutta questa storia finisca.”
Lee le lasciò libera una mano ed insieme i due si chinarono per fare quello che il genio aveva loro detto.
“Beh, grazie.” Disse Tenten, guardandolo. “A dire il vero mi sei sempre sembrato piuttosto ridicolo ed in questi giorni ti ho odiato, ma in qualche modo il tuo piano ha funzionato. Ti ringrazio.”
“Ma ti pare.” Fece Genoveffo, e poi scomparve nella sua solita nuvola di fumo andandosene definitivamente dal mondo di Konoha.
Lee, ancora chinato, si voltò verso Tenten avvolgendola con le sue braccia.
“Ti prometto che ti proteggerò da tutto e che ogni giorno terrò d’acconto il nostro amore in nome della forza della giovinezza!” fece, con la sua solita nice guy pose –  il che denota un certo equilibrio, visto che con un braccio faceva quella e con l’altro abbracciava la sua compagna.
“Sapevo che avresti detto una frase sulla giovinezza.”
La seconda bestia verde della foglia si mise a ridere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
1: In una puntata del famigerato e da me adorato (gongolo quasi tutte le volte che ne guardo una puntata) Naruto SD: Rock Lee and his ninja pals, Tenten sospira a raffica per via del fatto che durante l’ultimo scontro con Orochimaru lui l’ha chiamata “maestra delle punchline” o qualcosa del genere, per cui si sente piuttosto offesa. (Per la serie il difetto maggiore di Neji è invece la sua naturale propensione a travestirsi da donna nei teatrini mentali di Lee ed in generale del trio XD Quando invece è colpa di Lee XD Quel manga/serie è semplicemente assurdo ed a me piace proprio per questo.) Lee e Neji si preoccupano e si mettono in testa che Tenten sospiri perché si è presa una cotta per Orochimaru. Potete immaginarvi la triste fine dei due alla fine dell’episodio :D
2: Obaba è un personaggio di Ranma ½ <3 Baba Yaga invece è una figura della mitologia slava ed anche la strega di una favola. Nella tradizione sta in una casa dalle gambe di gallina.
3: Qui mi riferisco ad uno specchio presente in una puntata di Ranma ed anche in una long-fic crossover su Ranma ½, Letter Bee ed Hero Tales che posterò a breve.


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