Sono certa che sia capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di reggiungere il punto di saturazione, ed essere così stanchi e delusi dalle bieche realtà che ci circondano da desiderare di lasciarsi tutto e tutti alle spalle. A me, che già d'animo tendo alla più nera depressione, a un pessimismo degno di nota e a una rassegnazione che non ha eguali, capitava -sempre ma- soprattutto durante l'inverno. In quelle giornate buie, e fredde, quando il sole muore troppo presto e la luna è offuscata dalle nuvole della triste stagione; quando fuori piove, e anche dentro; quando ormai si è disillusi e si è persa la speranza di credere in qualcosa che possa sollecitarci a sorridere e la nostra espressione a distendersi beata in un gesto di compiacimento. Quando tutto appare più nero di ciò che dovrebbe essere, e nessuno bussa alla nostra porta per consolare, ma piuttosto cerca soddisfacimento dei propri interessi e non si cura di avere anche solo un poco di vergogna nel venire a disturbare un animo già così tanto tormentato.
E come è ovvio e desumibile dalla nostra sfacciata sfortuna, o che dir si voglia, dall'avversa Provvidenza, questi disgraziati non bussano mai uno alla volta, ma tutti insieme arrivano come uno sciame d'api, uno stormo d'avvoltoi a domandar servigi e favori. Ah! Assai ne volano in tal caso di accidenti e anatemi... e sempre un po' di buona ironia, e un pizzico di cinismo e sadismo, la situazione si risolve sempre con noi che, poveracci, restiamo sempre col danno e, ovviamente, anche con la beffa e la derisione d'esserci fatti prendere in giro per l'ennesima volta.