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Autore: BellFlower    19/11/2012    2 recensioni
Breve storia (due capitoli) che mi sono inventata leggendo le Leggende, quando San si mostra per quello che è.... spero vi piaccia!!
La guardò. Era agile, forte, sicura, schietta, ma soprattutto bella. Quando incrociava i suoi occhi aveva l'impressione di perdersi in una distesa d'erba.
L'amava? Forse.
Genere: Azione, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ido, Nihal, Nuovo personaggio, Sennar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ultimo soldato cadde a terra con un tonfo, senza un lamento. San sfilò la propria spada da quel corpo insulso con una smorfia.
Nessuno poteva batterlo in un combattimento con la spada.
Era la seconda e migliore qualità che aveva ricevuto da sua nonna, Nihal, la mezzelfo che circa cent'anni prima aveva sconfitto il Tiranno. Era sua la spada che ora l'uomo impugnava. Una magnifica arma di cristallo nero, il materiale più resistente, l'elsa lavorata come una testa di drago.
San trattava quell'eredità con una certa devozione e non vi si separava mai.
D'un tratto una chioma riccia gli passò davanti agli occhi. Ma fu solo la sua immaginazione.
Si girò verso Amhal, il ragazzo che con lui costituiva un'arma mortale al servizio di Kryss, il re degli elfi: erano il Marvash, l'essere distruttore.
- Vai a prendere i draghi, torniamo all'accampamento.- gli ordinò e quello, con un cenno di assenso, attraversò quella distesa di corpi rossi dirigendosi dalle cavalcature.
Appena Amhal se ne fu andato, San si voltò verso il folto della foresta e vi si addentrò.
 
Era bastato solo pensare al valore della propria spada che lei era tornata ad invadere la sua mente. Ancora il suo volto. Ancora il suo sorriso. Ancora le sue parole.

La prima volta che l'aveva vista, non si capacitava di chi fosse, ma capì che in qualche modo ne era attratto. Eleys era una donna molto bella, alta, slanciata come la sua gente, le gambe magre e scattanti, la corporatura esile ma allo stesso tempo forte, una chioma riccia che le copriva la schiena tra riflessi arancioni, rossi e verdi. Sembrava che fosse avvolta da un fiìuoco di autunno.
Ma la cosa che aveva colpito di più San era il volto. Un volto ormai adulto, ma che teneva la sfumatura dell'allegria infantile, che si mostrava quando la sua bocca sottile e rosea si schiudeva in un sorriso. La sua pelle era diafana, perfetta, tendente al rosa sugli zigomi. E poi c'erano gli occhi. Due distese d'erba primaverile, del colore delle fronde degli alberi secolari, nei quali era facile perdersi.
La prima volta che si erano incontrati, San era passato da poco sotto il servizio di Kryss, dopo aver rischiato la pena di morte. Era successo in uno dei cortili della reggia dell'elfo, nel corridoio colonnato che lo circondava.
Lui, solitario, si era andato a sedere ai piedi dell'albero che stava al centro del chiostro e si era messo a lucidare la spada di cristallo nero.
Poco dopo era arrivata. L'intrico di capelli che le svolazzavano intorno, il vestito semplice da dama verde che le cingeva i fianchi in modo delicato, il corpetto ricco di laccetti che seguiva le sue forme senza sfigurarle.
Lo guardava in silenzio, le braccia incrociate e un sorriso sul volto.
San all'inizio fece finta di nulla, ma lei rimaneva lì, immobile, simile ad una statua di marmo.
Alla fine, senza distogliere lo sguardo dalla magnifica lama, le disse poche parole: - Che volete?
Lei allargò il sorriso: - Ma bene, allora sapete parlare, cavaliere.
Il mezzelfo spostò gli occhi sulla giovane: - Non ho tempo da perdere con quelle come voi, elfa.
Eleys si tirò una ciocca di capelli dietro l'orecchio a punta, molto più grande di quelle del cavaliere. - Oh! Vi state riferendo a questo particolare?- gli si avvicinò un poco, - Non credevo che ci avreste fatto caso. La vostra freddezza è dato dal comportamento di alcuni miei concittadini?- continuò l'elfa.
San rimase immobile, l'atteggiamento ostile. In realtà non gliene fregava un accidente di ciò che gli avevano fatto gli elfi, provava rimorso verso di loro per ciò che accadde ai suoi nonni, Nihal e Sennar. Sua nonna dovette dare la vita per salvare coloro che amava da quelle creature.
Strinse i pugni e si alzò. - Se non vi dispiace, non ho voglia di sprecare il mio tempo con voi.- 
- Siamo proprio ostili, non è vero? Suvvia chiacchierare non può far male di certo...- il sorriso le si pietrificò. Il mezzelfo seguì lo sguardo dell'elfa e si accorse che stava fissando la sua spada.
Un senso di fastidio lo avvolse. Cosa voleva quella sgualdrina (dai vestiti che indossava non poteva essere nessun altro)? Come si permetteva di guardare con quella faccia il suo tesoro?
La aggirò e fece per andarsene, ma la voce della donna lo bloccò: - Da chi hai preso quella spada?
San si voltò di scatto e si trovò l'elfa vicinissima, il proprio polso stretto tra le sue dita affusolate.
- Ti ho fatto una domada: da chi l'hai presa?- i suoi occhi sembravano aver assunto le tonalità del fuoco.
- Non sono affari tuoi donna.- le sibilò il ragazzo. Lei gli strinse ancora di più il polso, fino a bloccargli la circolazione, e inaspettativamente glielo stortò dietro la schiena, facendo voltare San dall'altra parte.
Il respiro caldo della ragazza sul collo gli fece venire i brividi.
- Conosco solo una persona che possedeva un'arma del genere ed è morta molto tempo fa. E anche se ho capito che vieni dal suo stesso sangue, sappi che nelle tue mani la spada di Nihal non dovrà starci ancora per molto. Mi sono spiegata.
San era rapito da quelle parole e stava sudando freddo. All'improvviso la voce di un servo lo scosse.
- Cavaliere San, il Sovrano vi attende.
Il mezzelfo si voltò di scatto, guardò tutto attorno. Ma dell'elfa non c'era più traccia.


Passarono alcune settimane, durante le quali San, oltre ai pensieri delle strategie e delgi attacchi che stavano pianificando per invadere il Mondo Emerso, continuava a riflettere su chi fosse la misteriosa donna che lo aveva scosso con le sue parole.
La sua però non era paura, bensì attrazione, curiosità di scoprire cosa intendesse la giovane, ma non riusciva mai ad arrivare ad una conclusione. Di una cosa ne era certo.
L'elfa aveva conosciuto Nihal di persona.
La rabbia gli invase il cuore. Forse anche lei era nel gruppo che aveva inseguito i suoi nonni? La calma lo pervase. No, dalle sue parole trapelava dell'affetto per la mezzelfo. Un'ombra di un'antica amicizia.
Un giorno, insieme a Kryss, il giovane dovette recarsi in un villaggio non lontano ma neanche vicino alla città, dove sembrava che alcuni ribelli fossero arrivati.
Arrivati sul posto, la calma irreale che lo accompagnava sempre prima di una battaglia lo invase, anche se sapeva che appena avrebbe iniziato a uccidere, la calma avrebbe lasciato posto alla sete di sangue, all'odio, alla felicità. E tutto ciò gli piaceva.
Il villaggio era molto povero ma tutta la popolazione si riunì nella piazzetta per vedere il loro signore, lodandolo ed incitandolo. A quanto pareva i ribelli, se erano arrivati, non erano riusciti ad influenzarli.
Kryss sorrideva a quei straccioni, alzando la mano in segno di saluto e benedizione. Adorava che i sudditi lo lodassero. Una luce di trionfo gli illuminava gli occhi.
San, alla sua destra, guardava con sufficienza quella massa di gente, odiandoli. 
E' colpa loro ciò che è accaduto alla mia famiglia, a mia nonna, a Ido.... si ripeteva il mezzelfo, finché un'ombra lo distolse dal filo dei propri pensieri.
Non riusciva a vederlo, ma sentiva la presenza di qualcuno, uno dai grandi poteri, che in qualche modo lo stava minacciando. 
Impercettibilmente spostò lo sguardo a destra e a manca ma non riusciva a vederlo.
Si sta facendo beffe di me, pensò con rabbia.
Infine lo notò. Un mantello scivolava in mezzo alla folla, rendendosi quasi invisibile agli occhi dei soldati. Quando si fermò, San lo potè fissare per un paio di secondi, finché non gli fu chiaro che cosa la misteriosa figura stette per fare. Si trovava esattamente davanti al re, e stava tirando fuori un pugnale acuminato.
Con uno scatto veloce, lo lanciò con precisione contro Kryss. Ma la spada nera fu più veloce e ne deviò la traiettoria.
La piazza sembrò bloccata, non c'era più il minimo rumore.
Kryss guardava la lama di fronte a sè per nulla spaventato, anzi sembrava divertito.
San lentamente rinfoderò la lama e tornò a fissare la figura immobile.
- Il tuo debole tentativo è fallito, - disse il mezzelfo, -.... a questo punto sei in trappola, ribelle.
Tutti gli sguardi si concentrarono sul personaggio con il mantello, intorno al quale vi era uno spazio vuoto.
Una risata riportò gli sguardi sul re. Si era messo a ridere. San lo guardò corrugando la fronte: mache aveva da ridere questo qui?
- Bene, bene - disse l'elfo, - è così hai attentato di nuovo alla mia vita, vero? Quante volte ci hai provato? Venti? Trenta? Se continui a fallire, vuol dire che o non sei capace, oppure che non vuoi uccidermi... E' così che dimostri il tuo amore per il tuo amato fratello?
Il mezzelfo rimase con la bocca socchiusa.
Fratello? Si voltò verso la persona misteriosa, dal quale si levò una voce.
- Come sempre, lo sai che questo è il mio trattamento speciale per te, Kryss. 
San sentì le goccie di sudore scendergli lungo la schiena. Quante volte si era immaginato di risentire la sua voce! 
Come la prima volta, rimase incantato dalla sua bellezza quasi felina quando si tolse il cappuccio di dosso.
Eleys sorrise sarcasticamente al sovrano degli elfi.
- Comunque, anche se ti ritieni il sovrano di queste terre, caro, non hai alcun diritto di proclamarti come mio fratello. Il nostro legame di parentela è ceduto molti anni fa. Non sei più mio fratello, tantomeno il mio re.-
Anche con gli occhi infuocati, San la trovò bellissima. Ma un altro pensiero lo distolse dalla sua immagine. 
Kryss si è dichiarato come suo fratello, percui.... lei.... è sua sorella......? Quindi anche lei è della stirpe reale degli elfi...
Intanto il discorso tra i due elfi continuava.
Kryss guardava la sorella beffardo. - Allora hai deciso di mostrarti oggi per chi sei veramente? Una traditrice che non volta solo le spalle al suo re, ma anche al suo unico fratello?
- No, non ho bisogno di mostrare nulla, - gli rispose lei, sorridendo, - perché un re e un fratello non esistono più, non sono mai esistiti.
- Hai intenzione quindi di uccidermi Eleys? Sei sicura di farcela? Fino ad oggi i tuoi tentativi sono stati patetici e io mi sto annoiando...
- Finora non ti sei accorto di nulla, Kryss, ma sei solo una stupida pedina di uno stupido gioco. Come me, alla fine dei conti. Ma non siamo le uniche carte in gioco.
Altri mantelli comparvero sui bordi della piazza e la povera gente riunita mandò gridi di paura. Non si aspettavano una guerra tra le due parti quel giorno.
Eleys si sfilò la spada. Era una lama lunga, affilata, tendente ad una curva leggera e striata da venature verdi.
San aveva capito che Eleys, oltre ad essere la sorella di Kryss, era dalla parte dei ribelli, anche se credeva che non ve ne fosse a capo. I ribelli ritenevano di non avere capi, ma persone di spicco di certo ce n'erano.
L'elfa puntò la spada dapprima sul re, poi la spostò verso il giovane.
- Te l'avevo detto San. Quella spada non è degna di stare al servizio di due esseri come voi. Nihal non l'avrebbe mai permesso.....
Un urlo dei soldati squarciò l'aria ed Eleys scomparì in mezzo ai suoi alla carica.
La battaglia aveva inizio.

Il mezzelfo respinse l'ennesimo attacco con un ghigno stampato sulla faccia. Ma il suo pensiero era ancora legato alla figura dell'elfa. Si guardò attorno. Ma come faceva a sfuggirle ogni volta in questo modo?
Le vie ormai si stavano riempendo di cadaveri, ribelli, soldati, poveri.
Un sibilo vicino alla testa arrivò all'orecchio di San, che riuscì ad evitare il pugnale per puro istinto. Con un urlo, calò un fendente sul ribelle che gli aveva lanciato contro l'arma, ma una lama lo bloccò con un'ottima resistenza. A San si bloccò il respiro. Gli occhi di Eleys lo pietrificavano.
- Toh chi si rivede...- mormorò lei allontanandolo con un contrattacco.
I due si misero a distanza di sicurezza e finalmente l'uomo potè vederla in quelli che erano i suoi veri panni. Una guerriera letale, avvolta in un paio di bache marroni che all'esterno delle cosce lasciavano degli spazi aperti, una camicia leggera e larga, stretta ai polsi e alla vita, dove stava una grande cintura a cui erano appesi altri tre pugnali.
A San ricordò molto Dubhe, l'assassina. I suoi capelli, sciolti, sembravano infiammarla in una forza  divina.
Il mezzelfo le sorrise. - Hai uno strano modo di presenntarti a me.
Lei fece spallucce:- Dici? Credimi che non hai ricevuto alcun trattamento speciale...
Gli si avventò contro, menando fendenti micidiali con la propria spada. Ogni volta che la lama venata di verde si scontrava con quella di cristallo nero, piccoli bagliori vi erano emanati.
A questo fatto, la fronte diafana della donna si corrugava.
In un attimo di pausa, indicò la spada nera: - Non avrei mai voluto battermi con essa, la Spada di Nihal. Anzi..... era una promessa che mi ero fatta e che sarebbe dovuta valere per tutta la sua discendenza.... ma con te dovrò infrandere la mia parola...
Riprese ad attaccare con più violenza e San era ogni volta in difesa.
Come faceva a batterlo? Lui, il Marvash, l'essere distruttore, il nipote di Nihal e Sennar. Come poteva farsi battere da una femmina?
Il suo sorriso si trasformò in un ghigno:- Non ho idea di chi tu sia, ma non permetto a quelli come voi di parlare della mia spada con quell'aria da sapiente.
E finalmente riuscì ad avanzare, obbligando l'elfa ad arretrare. Andarono avanti così, guadagnando e perdendo terreno, per un pò, finché uno stivale della donna non raggiunse il mento di San.
Appena cadde a terra, all'uomo si appannò la vista, l'aria che di colpo usciva dai polmoni.
Poi, prima che si alzasse, la lama venata di verde gli sfiorò la giugulare.
- Ti consiglio di non muoverti....- mormorò Eleys, il respiro affannato. Lo sovrastava standogli accucciata sopra, il ginocchio destro che gli bloccava la spalla sinistra e il piede destro che gli teneva infissa terra la mano e il braccio. Con entrambe le mani reggeva la spada, pungolando la gola dell'uomo.
San notò le numerose goccie di sudore che le velavano il volto, scendevano giù per il collo e si infilavano nella camicia.
Era stato battuto. Per di più da una donna.
Lei sogghignò notando l'espressione che assunse San, assolutamente ostile. 
- Sai,- gli disse, - devo ammettere che per certi versi le assomigli. A Nihal.
Lui strabuzzò gli occhi. Allora l'aveva veramente conosciuta...
- Era una donna assolutamente straordinaria, sai? Una guerriera saggia... a volte testarda. Come me ha dovuto affrontare tante cose brutte, guerre, dolori, ricordi. Per questo ci assomigliavamo tanto. E per questo siamo diventate amiche....
- Amiche? Un elfo che vuole bene a un mezzelfo? Patetico, impossibile...- ribattè San.
Un rivoletto di sangue gli scese per il collo.
Eleys lo guardava con occhi infuocati da un fuoco interiore. Di rabbia.
- Che ne sai tu??? Che ne sanno tutti??? Io le volevo bene, anche Sennar, erano miei amici, li ho aiutati per quello che potevo. Ho messo a repentaglio la mia vita per loro!!!!
Gli urlò in faccia, poi si fermò a riprendere fiato.
- Tua nonna non era come te...- gli sussurrò, - .... combatteva per la vita, per coloro che amava, per un'ideale giusto. Tu invece? Che fai? Distruggi insegui i tuoi desideri di morte.....
San aspettò, i brividi che lo scuotevano leggermente.
La bocca dell'elfa si dichiuse lentamente.
- ..... non sei degno di portare quella spada......-

  
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