Storie originali > Comico
Ricorda la storia  |      
Autore: hidama    19/11/2012    1 recensioni
"Per quanto possiamo impegnarci e cercare soluzione ai vari problemi che la vita ci pone, esisterà sempre qualcuno che sarà pronto a contestare la nostra soluzione, qualsiasi essa sia."
Genere: Comico, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Per la via andavano un vecchio, un asino e un bambino. Dapprima il vecchio saliva sull'asino e il gruppo percorreva così la via, ma al loro passaggio la gente li insultava: "Disgraziato! Manda a piedi un bambino per star lui sull'asino!". Così il vecchio scendeva e montava il bambino e il gruppo percorreva così la via, ma al loro passaggio la gente li insultava: "Disgraziato! Manda a piedi un povero vecchio per star lui sull'asino!". Così montavano entrambi sull'asino e il gruppo percorreva così la via, ma al loro passaggio la gente li insultava: "Disgraziati! Sfruttano la povera bestia per stare entrambi sull'asino!". Così entrambi scendevano e il gruppo percorreva così la via, ma al loro passaggio la gente li insultava: "Che stupidi! Hanno un asino da montare e invece se ne vanno tutti e due a piedi!"
Per quanto possiamo impegnarci e cercare soluzione ai vari problemi che la vita ci pone, esisterà sempre qualcuno che sarà pronto a contestare la nostra soluzione, qualsiasi essa sia.
 
Ebbene sì. Quante volte ci sarà capitato di non combinarne una giusta? Ma se si riflette un momento, si nota che in effetti le azioni compiute erano tutte giuste a nostro giudizio, e inoppugnabili sotto ogni aspetto, se non per il fatto che qualcuno non fosse d'accordo con l'una o con l'altra azione. Viene dunque da chiedersi se queste azioni fossero sbagliate in quanto tali, oppure perché veramente sbagliate, oppure sbagliate solo perché commesse da noi, oppure sbagliate secondo la mesta opinione di altri, che siano stati o meno disinteressati nel considerarle tali. La cosa, assai contorta, dà molto da riflettere.
A tale scopo voglio enumerare degli esempi di cui sono stata vittima o spettatrice, alcuni al limite della comicità tragica, altri sul punto di suscitare il pianto e la disperazione, tutti che non vogliono tuttavia influire sul vostro miglior giudizio, o sulle vostre azioni, seppure io o qualcun altro possa ritenerle sbagliate.
Cominciamo dal più semplice e, allo stesso tempo, anche il più incomprensibile.
Capitava spesso durante i miei anni peggiori, e per tali intendo preadolescenza e adolescenza, perché i peggiori sono stati almeno nella mia modesta esistenza, che io rimanessi a casa deliziata dalla presenza della mia famiglia.
Decidevo di rado di prendermi delle settimane di riposo. Questa era una di quelle, niente affatto diverse l'una dall'altra.
Era il mio primo giorno sabatico, relax, una tazza di tè, un buon libro, carta e penna e della buona musica.
- "Non esci oggi?"
- "No, oggi no... non mi va."
- "Ah, ecco... lo sapevo, e tutti i miei piani vanno a monte, giusto? Per una volta che volevo starmene a casa in santa pace senza nessuno, ci sei tu! Ma esci un po'! Sei sempre dentro casa, non ti muovi mai! Aria, aria!"
Era più o meno così, ironicamente o meno che dir si voglia, che venivo catapultata nell'ascensore e spedita a prendermi un raffreddore d'inverno e un colpo di calore d'estate, e che ogni volta ero costretta a rinunciare ai miei pomeriggi di intimità col mio cervello, che di manutenzione ne richiede tanta, sia per via di una pazzia che si addice al mio carattere contraddittorio sia per la pazzia che la mia famiglia ha gentilmente deciso di trasmettermi geneticamente. E io, repressa e a dir poco depressa, venivo scomodata in tutti i sensi dalla mia poltrona. Almeno ora conosco la mia terrazza. Devo ringraziare i miei se ho scoperto la sua esistenza e se ho potuto così passare quei pomeriggi ugualmente e comodamente seduta a fare il nulla, certo senza tè, ma poteva andare bene lo stesso.
Il giorno successivo la situazione raggiungeva un non so che di comico.
- "Esci oggi?"
- "Sì, devo fare degli acquisti, vedere un paio di amiche e il fidanzato. Così almeno tu riposi visto che a casa non c'è nessuno."
- "Ah, ecco... lo sapevo"
Era a questo punto che la mia espressione mutava, e io presa da una stizza non indifferente e mossa dalla forza sovrumana che il Signore m'ha donato, che si chiama Pazienza, domandavo "sic et simplicita" il cosa, di grazia, sapesse.
- "... Eh! Tutti i miei piani vanno a monte, giusto? Per una volta che avevo bisogno di te, tu non ci sei! Non ci sei mai dentro questa casa, sempre in giro a non combinare nulla! Tu oggi rimani a casa!"

E così facevo. Non importava tanto la voglia che avessi o meno di fare i suddetti giri e giretti, quello che importava invece era il fastidio che comportavo ai miei non essendo a casa, dal momento che il giorno prima ero stata "spodestata" dal mio trono di nullafacente. Ma come ogni persona dotata di Pazienza, e ahimè Coscienza, mi rimordeva il cuore a lasciarli nei guai, a quei poveri dei miei genitori che sempre si prodigavano per me e mio fratello. Mi ripromettevo, il giorno seguente, di aiutarli in ogni loro necessità.
Il terzo giorno si presentava, a mio giudizio, come uno dei più comici.
Per non far danni, che già erano tanti, e per evitare discussioni futili e assai sgradite, decidevo di prender la parola, previdente e ben decisa di pervenire alla soluzione corretta e, in questo modo, di accattivarmi non solo la bontà dei miei per le prossime commissioni, che non avevo affatto voglia di svolgere, ma anche di riparare al senso di colpa che dal giorno precedente mi rodeva l'animo.
- "Oggi pomeriggio sono a casa fino alle 18 in punto, poi esco e torno alla 20, come sempre. Sono a vostra completa disposizione fino a quando non dovrò andar via."
pensavo, ma... errore!
- "Ah ecco... lo sapevo, e tutti i miei piani vanno a monte, giusto?"
Si può perfettamente immaginare l'urlo animalesco che suscitava nella mia testa questa formula, represso solo dal Buon Senso e da quel pizzico di Pazienza che rimaneva in me, nonostante la situazione ai confini con la realtà normalmente conosciuta. Così, balbettando e reprimendo istinti omicidi, domandavo di nuovo, di grazia, quale fosse il problema.
- "Il problema è che tu fai sempre come ti pare! E poi, guardati: sei stanca morta, ma dove vai in giro?! Con questo freddo (o caldo a seconda della stagione, sia chiaro) poi? Inoltre, il mio appuntamento dal dottore è alle 18.30, quindi dovrai rimanere con tuo fratello a quell'ora. Però puoi uscire prima eh, non preoccuparti."
sì, ero un tantino irruenta da adolescente ma, dopotutto, se ero repressa ero repressa, no?
Di nuovo le maledettissime vocette di Coscienza, Buon Senso e Pazienza echeggiavano nella mia testa e così io facevo un rapido giro di telefonate per disdire appuntamenti, compere e quant'altro m'ero prefissata di fare quel pomeriggio.
Quarto giorno. Apogeo del mio squilibrio mentale.
- "Esci oggi?"
- "Non lo so, ditemelo voi! Posso?"
- "Ma certo che puoi! Non c'è nemmeno bisogno di chiederlo! Vai tranquilla."
Senza parole.
Quinto giorno. Crollo di nervi definitivo.
- "Oggi io esco."
- "Ma cosa? Ma dove vai? Non ti devi permettere, sai? Devi chiedermi il permesso per uscire, non hai mica trent'anni! A casa!"
Assurdo!
Dunque, da che mi ero proposta di passare una settimana di riposo, non solo mi ritrovavo a dannarmi l'anima per capire cosa i miei genitori avessero deciso di farmi fare, escludendo così, a priori, di riposarmi, ma anche non avevo concluso nulla di tutto quello che invece avrei voluto concludere, la mia settimana era durata solo cinque giorni e non sette, e il sesto lo avevamo passato a litigare sul perché quella settimana, o meglio i cinque giorni passati, io avessi avuto uno strano comportamento e adesso fossi estremamente arrabbiata. Oltre il danno, quindi, anche la beffa!
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: hidama