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Autore: Myuzu    20/11/2012    3 recensioni
Questa piccola one-shot è un regalo per un'amica importante. Una sciocchezzuola e soprattutto una storia pessima che non merita nemmeno di essere letta, veramente! XD ma dato che l'ho scritta e si tratta di un regalo, eccola qui :) Spero che a qualcuno possa piacere ... Una one-shot su un membro dei Big Bang alle prese con la fidanzata. Non aggiungo altro, perché bé, c'è poco da dire -.-" Byeeee
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sai di pistacchio ...



Finalmente la festa era finita. Non ne poteva più di tutte quelle luci, tutta quella gente, tutto quel rumore …
Non ne poteva più di una festa così piena di gente e allo stesso tempo così vuota e insignificante. Perché sì, le sue amiche erano con lei, ma lui? Lui non c’era … Un impegno di lavoro lontano da casa proprio il giorno del suo compleanno. E non lo avrebbe davvero perdonato, se non lo amasse così tanto.
Sbuffando si trascinò lungo il salotto e abbandono le numerose buste sul divano. Tutti regali belli quanto costosi quanto incapaci di donarle quella felicità che solo la sua voce le avrebbe donato. E si sentiva patetica a desiderare così tanto di vederlo o di sentire la sua voce per telefono, ma non poteva farci nulla. Lui le mancava e nulla poteva colmare quel doloroso vuoto che aveva dentro.
Così, stanca di rimuginare sulla sua assenza, si gettò sotto l’acqua gelida della doccia per rinfrescarsi un po’ le idee e per lavare via tutta quella panna che l’amica Myuzu aveva avuto la bella idea di gettarle in volto, pasticciando i lunghi capelli biondi. Quella sera l’avrebbe voluta veramente uccidere, l’unica cosa che l’aveva fermata era la consapevolezza che l’amica aveva fatto tutto questo per lei, per farla sentire meno sola nel giorno del suo compleanno.
Qualche starnuto dopo, si ritrovò in accappatoio, ancora con i capelli bagnati, alla ricerca disperata di un buon vino con cui passare il resto della notte. Il vino gli ricordava tanto lui … era una delle poche cose che glielo facesse sentire vicino.
Scelto uno dei vini migliori, pensando già all’espressione adirata che lui le avrebbe rifilato scoprendo che lei lo aveva bevuto in sua assenza, stappò la bottiglia e se ne versò un po’ in un bel calice di vetro. E con tale calice tra le lunga dita, si diresse nella loro stanza che conservava il suo profumo per aprire l’armadio e scegliere una maglietta di lui. Voleva mettersi qualcosa di suo per sentirsi almeno un po’ in sua compagnia. Scelse quella bella e lunga felpa della Fubu, quella che aveva messo poco prima di partire. Se si concentrava poteva sentire ancora il suo calore intriso nel tessuto …
Con solo la felpa addosso, si diresse in soggiorno sorseggiando il vino come gli aveva visto fare tante volte e una volta seduta sul divano a gambe incrociate, accese il pc per controllare le mail. C’erano un totale di 1437 mail nella casella di posta: 126 mail di auguri da gente per lo più sconosciuta, 1300 notifiche dei social network e 11 mail di pubblicità varie. Ma di lui, nessuna traccia. Allontanò da sé il pc con un gesto brusco: come poteva essere che si era dimenticato del suo compleanno? È vero che era impegnato, ma ciò non lo giustificava di certo. Forse glieli avrebbe dati durante la giornata, infondo erano solo le 4 e 17 del mattino, era il suo compleanno solo da poco più di quattro ore, aveva altre venti ore di tempo!
Ma no! Lei non era contenta! Lui che sarebbe dovuto essere il primo a farle  gli auguri, lui che sarebbe dovuto essere con lei in quel momento, lui che aveva preferito il lavoro a festeggiare il suo compleanno, lui non aveva alcun diritto di tardare così tanto a farle una straccio di telefonata o mandarle uno schifo di mail! Non ne aveva il diritto, punto e basta!
Si alzò di scatto mandando al diavolo il vino e pensando che ci voleva ben altro per tirarle su di morale. I piedi si mossero da soli verso il freezer e la mano esperta ne spalancò la porta per poi recuperare la scorta di gelato al pistacchio che nascondeva. Si armò di cucchiaio e si accomodò sul tappeto, pronta per ingozzarsi con il suo verde e dolce consolatore.
Quando suonò il cellulare, grosse lacrime le facevano capolino agli occhi chiari. Afferrò l’apparecchio e, senza nemmeno vedere chi fosse, rispose.
“Chi è?” chiese in tono brusco e la risata roca che udì dall’altro capo del telefono la fece sciogliere più velocemente del gelato al sole.
“Ciao amore.” la salutò lui, divertito. “Come è andata alla festa?” le chiese come se gli andasse di fare conversazione.
“Bene. Benissimo. Una meraviglia!” rispose lei sarcastica, affondando l’ennesima cucchiaiata nella vaschetta del gelato.
“Divertita?” domandò ancora lui, cercando di non ridere.
“Tantissimo. Da pazzi!” replicò ancora lei sarcastica, spingendo indietro le lacrime e buttando giù il gelato freddo.
“Ti sono mancato?” chiese lui con voce bassa e suadente.
“E perché mai saresti dovuto mancarmi?!” sbottò lei, reprimendo un sussulto dettato dal pianto soppresso.
“Stai piangendo?” domandò lui, ora serio.
“Certo che no!” si agitò lei asciugandosi una lacrima sfuggita al suo controllo.
“Dì la verità … stai mangiando il gelato, non è vero?” rise lui.
“Non è vero!” ribatte lei con voce bambinesca.
“Devo mancarti davvero tanto …” continuò con voce profonda e dolce.
“Non è assolutamente vero!” insistette lei per niente convincente.
“Hai fatto la doccia?” la interrogò lui, apprensivo.
“Sì …”
“Messo il pigiama?”
“Ehm … sì …” indugiò lei fissando la felpa Fubu.
“Chiuso la porta a chiave?”
“Ehm … no, quello no.” rispose la ragazza con imbarazzo.
“Ecco, lo sapevo, vai a chiuderla. È pericoloso.” la ammonì lui, come sempre protettivo e così lei, seccata per il rimprovero e con un sonoro sbuffo, si alzò diretta alla porta.
“Sto andando a chiuderla, contento?” sbottò lei avvicinandosi all’ingresso, ma non appena notò che la porta era socchiusa, si immobilizzò. “Oh cavolo!”
“Cosa succede?” chiese lui preoccupato.
“N- niente!” rispose la ragazza deglutendo e con le gambe tremanti. Si avvicinò alla porta e la chiuse dando quante più girate di chiave possibile. Sospirò dal sollievo poggiandosi una mano sul cuore. Sollievo che durò ben poco, in quando una mano le bloccò la bocca e un braccio l’afferrò per la vita. Lasciò cadere il cellulare in preda alla paura.
“Non posso lasciarti proprio da sola, eh YumEl?” sogghignò e la sua voce bassa e calda la fece tranquillizzare e allo stesso tempo infuriare.
“Ma sei scemo?!” urlò la ragazza liberandosi dalla sua presa e voltandosi verso di lui. “Mi hai fatto quasi prendere un infarto!” si lamentò YumEl respirando a fatica. Lui restò fermo a contemplarla prima di parlare.
“E questo per te sarebbe un pigiama?” chiese con un sorriso e un tono di finto fastidio, indicando la felpa rubatagli. “Guarda, l’hai anche sporcata di gelato.” rise piano.
“Che cosa ci fai qui, Seung-Hyun?” domandò lei sprezzante.
“Sono venuto qui, perché è il compleanno della mia ragazza.” rispose lui sicuro avvicinandosi un po’ a YumEl che indietreggiò fino a poggiare le spalle alla porta.
“Ah, ora sono la tua ragazza?!” si imbronciò YumEl incrociando le braccia.
“Se vuoi me ne vado …” disse triste Seung-Hyun, facendo il labbruccio alla Bingu.
“Sì, vattene!” ordinò la ragazza, sgarbata.
“Ok.” si avvicinò un po’ in più a lei. “Ma c’è una piccola tigre che mi blocca il passaggio …” dicendo ciò alzò il mento della ragazza con due dita e adagiò le sue labbra su quelle di YumEl in un bacio che voleva dire Sono a casa, finalmente. Bacio che si rivelò più lungo e intenso di quanto YumEl realmente volesse, in quanto avrebbe voluto tanto fargliela pagare. Lei si ritrovò ad affondare le sue mani tra i capelli neri di lui per attirarlo a sé e per non sciogliere il gioco di lingue che si era creato, mentre lui la tratteneva per la vita, lasciando che una mano le carezzasse la schiena. Quando si staccarono YumEl voleva sprofondare, aveva ceduto subito! “Sai di pistacchio …” ridacchiò Seung-Hyun, mentre lei arrossì un po’. “Buon compleanno, amore mio!” le sussurrò guardandola negli occhi.
“C- credi sul serio che basti?” chiese lei, cercando di non lasciarsi abbindolare da quella faccia e da quei bellissimi occhi neri.
“No, dici?” Seung-Hyun assunse una faccia confusa, prima di illuminarsi ed estrarre qualcosa dalla tasca. “E se ti dicessi … Sposami?”
YumEl si vide aprire davanti una scatolina avorio all’interno della quale un anello brillava in tutta la sua prepotenza e per poco non svenne. No, sul serio! Per poco non svenne! Si lasciò scivolare lungo la porta, sedendosi per terra sotto lo sguardo preoccupato di Top che si inginocchiò per assicurarsi che stesse bene.
“YumEl … se non vuoi non fa nulla? Ma ti prego, non mi svenire! Lo sai che non sono bravo con gli svenimenti!” si agitò il ragazzo non sapendo cosa fare. YumEl rimase a fissarlo allibita e ad occhi spalancati, senza dire una parola. “Cosa si fa in questi casi? Si chiama un’ambulanza? L’ospedale? Il medico di famiglia? Il chirurgo? Si dà solo un po’ di acqua e zucchero? Schiaffi in faccia? Oh mio Dio! Perché deve essere tutto così difficile?!” si disperò Seung-Hyun andando nel pallone. Al ché YumEl scoppiò in una sonora risata che attrasse la svagata attenzione del fidanzato. Si alzò da terra e sollevandosi sulle punte gli diede un bacio a fior di labbra prima di sussurrare rossa in viso:
“Sì.”
“Cosa sì? Il chirurgo o gli schiaffi?” chiese lui ancora confuso.
“Sì, ti sposo, scemo!” lo rimproverò amorevolmente YumEl e lui si sciolse  a vedere quel sorriso imbarazzato. Sorriso che l’aveva fatto innamorare di lei.
La attrasse a sé in un abbraccio possessivo, mentre le baciava avido le labbra carnose. Quella notte non gli sarebbe bastato solo un bacio, certo che no. Quella notte dovevano festeggiare, il compleanno di YumEl, il loro futuro matrimonio e la loro comune idiozia!

***


“Ma, amore, tu non eri in America? Come sei tornato qui?” chiese YumEl la mattina dopo (bé non proprio mattina, dato che era passato mezzogiorno!) porgendogli una tazza di caffè.
“Ad essere sincero non lo so …” rispose Seung-Hyun vago.
“In che senso non lo sai?” domandò la ragazza sgranando gli occhi.
“Stavo preparandomi per le prove quando è tornato Ji Yong in sala parlando al telefono con Myuzu … Ha detto qualcosa del tipo: Ok, faròcome mi hai detto.E dopo …”
“E dopo?” chiese YumEl in ansia.
“Mi sono come addormentato all’improvviso e mi sono risvegliato sull’aereo, diretto qui!” sorrise Seung-Hyun sorseggiando il caffè.
“Tutto ha molto senso …” sorrise YumEl scettica strafregandosene di come fosse tornato. L’importante era che ora erano insieme …
La vibrazione del telefono la scosse dal contemplare quell’ottava meraviglia del mondo, altrimenti detto il suo fidanzato e futuro sposo Choi Seung-Hyun aka Top. Visualizzò il messaggio e rise sotto i baffi leggendolo: -Piaciuto il regalo, unnie? Sappi che mi devi un favore! Non è stato facile convincere Ji Yong a cederti Top per questo giorno! Mi ha messa in punizione >.< In più ho pagato io il biglietto! Grrr idiota di un leader, tirchio e scansafatiche, che sia maledetto! Non vi disturbo oltre! Auguri e figli maschi, love~ , Myuzu^^-
“Perché sorridi?” chiese curioso Seung-Hyun, mentre poso il cellulare.
“Niente … penso solo che abbiamo degli amici fantastici.” rispose YumEl, sedendosi sulle gambe del ragazzo e ricominciando a riempirlo di baci.





NOTA DELL'AUTRICE:
YumEl tanti auguri! Questa storia è demente, lo so -_-" chiedo venia ... Ma non sono riuscita a fare di meglio, spero che comunque ti abbia fatto almeno un po' piacere :) Ancora auguri e sappi che ti amo di bene! <3 Ciaooooooo *^*

Myuzu
  
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