Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: data81    20/11/2012    2 recensioni
"Io... io vivo con voi perché i miei genitori sono morti, giusto?" chiese il bambino, sistemandosi nel contempo gli occhiali come se fosse a disagio.
"Umh..." borbottò la donna, senza dare una vera risposta a quella che non era una vera domanda. Ad ogni modo, era evidente che quella di poco prima era stata una vana speranza...
"Beh, ecco..." continuò allora Harry "ma come sono morti?"
Sulle note di "Canzone per un'amica/In morte di S.F." di Guccini, questa storia parla del piccolo Harry e di quando sua zia gli raccontò per la prima volta la bugia su come fossero morti i suoi genitori.
Un momento di vita piuttosto duro, visto dal punto di vista di Petunia...ma siete così sicuri che quella menzogna e quanto ne è seguito fosse solo cattiveria ed ignoranza da parte della donna?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Petunia Dursley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Canzone per una sorella

(Canzone per un’amica/In morte di S.F. – F. Guccini - Folk Beat N. 1 - 1967)

 

Il numero 4 di Privet Drive non era mai stato così silenzioso da sette anni a questa parte.
Con suo marito Vernon e suo figlio Dudley a divertirsi al nuovo Parco dei Divertimenti e lei bloccata a casa da una brutta distorsione alla caviglia, Petunia Evans in Dursley aveva deciso di approfittare di quella domenica mattina per coinvolgere quel lavativo di suo nipote Harry nella assolutamente irrimandabile lucidatura dell'argenteria.
Il bambino di sette anni aveva avuto una espressione molto delusa quando aveva capito che non sarebbe andato anche lui al Parco, ma non aveva protestato e si era seduto in silenzio a lucidare un grosso sottopiatto d'argento.
Era così che Petunia preferiva quello scapestrato del figlio della sua defunta sorella: seduto e zitto!
Quando non parlava e non si muoveva, infatti, il piccolo Harry sembrava un bambino normale (certo, con un taglio di capelli ingestibile, ma normale) e non un anormale bambino figlio di due... mostri come erano i suoi genitori.
Ma il silenzio non era destinato a durare a lungo perché Harry - forse incoraggiato dal fatto che zio Vernon non fosse presente - parlò chiamando "Zia...?"
"Che vuoi?" domandò lei bruscamente, sollevando lo sguardo dalla coppa che stava lucidando e piantandolo su quella maledetta cicatrice che era parte integrante del suo essere... diverso.
Il bambino parve intimorito dal tono brusco, ma Petunia sapeva che non si sarebbe tirato indietro e avrebbe chiesto ciò che gli frullava per la mente. Lily era sempre stata così, quindi perché mai suo figlio avrebbe dovuto essere diverso?
'Speriamo almeno che non sia una domanda imbarazzante!' si disse mentalmente.
"Io... io vivo con voi perché i miei genitori sono morti, giusto?" chiese il bambino, sistemandosi nel contempo gli occhiali come se fosse a disagio.
"Umh..." borbottò la donna, senza dare una vera risposta a quella che non era una vera domanda. Ad ogni modo, era evidente che quella di poco prima era stata una vana speranza...
"Beh, ecco..." continuò allora Harry "ma come sono morti?"
 
"Come sono morti i tuoi genitori?" ripeté Petunia, mentre una mano gelida le stringeva le viscere e sudori freddi cominciavano a colarle lungo la schiena.
Il bimbo fece cenno di sì e la donna si trovò a riflettere rapidamente sulle opzioni a sua disposizione.
Ovviamente non avrebbe detto al nipote la verità, perché di quelle follie e stranezze non se ne sarebbe mai parlato sotto il suo tetto... ma gli doveva rispondere?
Certo, avrebbe potuto intimargli di stare zitto e di non tornare sull'argomento - magari minacciando di punirlo - ma forse sarebbe stato controproducente.
Il piccolo Potter sapeva infatti essere molto testardo e non si sarebbe arreso tanto facilmente, magari tornando alla carica quando c'era anche Vernon. Suo marito si sarebbe di certo infuriato e gli avrebbe fatto una scenata... cosa della quale le sue vicine le avrebbero certo domandato conto alla prima occasione, mettendola in imbarazzo.
No, la cosa più logica era rispondere al bambino adesso e chiudere definitivamente la questione.
Ma cosa dirgli?
Harry la guardava con i suoi occhi verdi così uguali a quelli della sorella e, sospirando pesantemente, Petunia rispose "Loro... loro hanno avuto un incidente stradale. È così che ti sei procurato la cicatrice."
 

Lunga e diritta correva la strada,
l'auto veloce correva
la dolce estate era già cominciata,

vicino lui sorrideva,
vicino lui sorrideva...


 

"Un incidente stradale?" ripeté Harry corrugando la fronte perplesso "Con la macchina?"
"Gli incidenti stradali non si fanno certo a piedi!" esclamò la donna, stizzita.
In realtà si stava complimentando con sé stessa per l'idea.
Certo non poteva dire al bambino che quella sciagurata di sua sorella era morta per colpa di uno di... Loro; di un pazzo più pazzo degli altri che le aveva fatto la pelle per arrivare a lui.
No, per quanto maltollerasse il ragazzino e le mille stranezze che erano costretti a sopportare tenendolo in casa loro, neppure lei sarebbe arrivata a dirgli quello che quel vecchio pazzo gli aveva scritto... neppure lei avrebbe detto a suo nipote che la sua stessa esistenza era stata la causa della morte di entrambi i suoi genitori.
Decisamente, quella dell'incidente era una bellissima idea...
"E... come è successo?" osò domandare Harry dopo un po', fissandola con sguardo quasi adorante.
Poco abituata a ricevere quell'attenzione che lei stessa aveva sempre rifiutato dal bambino, Petunia non riuscì a mandarlo a quel paese.
Più tardi si sarebbe detta che - inventando qualche dettaglio sul momento - si era evitata di dover rispondere in futuro (magari in momenti più imbarazzanti e inadatti) ad altre domande sull'argomento, ma in quel momento fu semplicemente la sua bocca a parlare di propria iniziativa affermando "Eravate in autostrada e stavate andando in vacanza... tu eri legato sul sedile posteriore mentre i tuoi genitori erano davanti."
 

Forte la mano teneva il volante,
forte il motore cantava,
non lo sapevi che c'era la morte

quel giorno che ti aspettava,
quel giorno che ti aspettava...

 

"E..." Harry non ebbe il coraggio di aggiungere altro, ma ormai Petunia si era lanciata nei dettagli del suo racconto e non ebbe bisogno di altri incoraggiamenti da parte del bambino.
"Era quello sciagurato di tuo padre a guidare," spiegò in tono acido "e correva come un matto... poi ha perso il controllo."
Lei lo odiava.

Lei odiava davvero James Potter.

Lo aveva incontrato solo poche volte ai pranzi di famiglia a casa dei suoi genitori, prima che questi morissero, ma si era fatta una idea precisa di quel tizio: era un arrogante viziato. Un ragazzino che non sarebbe mai cresciuto.
Di certo era colpa sua se un pazzo si era messo alle loro calcagna e aveva ammazzato anche sua sorella, lasciando a lei - Petunia - il compito di allevare il loro marmocchio.
"A lui piaceva correre." aggiunse, ricordando quanto - durante i rari incontri che avevano avuto - quel ragazzo si divertisse a vantarsi di quanto era bravo sui loro trabiccoli volanti. Tutto sommato, si disse, la storia che stava inventando ne avrebbe giovato se avesse aggiunto qualche dettaglio vero "Lo faceva per sport... come se fosse normale rischiare di ammazzarsi a più di cento chilometri all'ora solo per divertimento!"
Il piccolo Harry, che mai si era sentito raccontare tante cose sui suoi genitori, la stava osservando con la stessa deferenza con la quale avrebbe guardato l'Oracolo di Delfi e ciò turbò un po' Petunia, che si trovò senza capire perché a dover smussare un po' la durezza del proprio racconto.
"Comunque... eravate in autostrada quando, improvvisamente un pneumatico è esploso e lui ha perso il controllo..."
 

Non lo sapevi che c'era la morte,
quando si è giovani è strano
poter pensare che la nostra sorte

venga e ci prenda per mano,
venga e ci prenda per mano...
 

"Quindi... quindi non è stata colpa di mio papà..." dedusse il bambino "cioè, se la gomma è scoppiata all'improvviso, lui non poteva saperlo!"
Petunia fu presa in contropiede da quella deduzione logica. Era il problema dell'inventare su due piedi una storia credibile: si rischiava sempre di aggiungere qualcosa - magari un dettaglio insignificante - che andava però in contrasto con quanto creato fino a quel momento.
Non era però questa incoerenza minima a turbarla. Il bambino era piccolo e si parlava di una cosa veramente importante per lui, quindi probabilmente non ci avrebbe neppure fatto caso.
No, ciò che la turbò fu una domanda che - nell'intimo - si trovò a rivolgere alla sorella minore.
'Lo sapevi, Lily?' si trovò a pensare 'Ti nascondevi perché temevi potesse succedere, ma lo sapevi che sarebbe venuto? Sapevi che si sarebbe presentato a casa tua e che vi avrebbe uccisi?'
Il vecchio che le aveva lasciato la lettera insieme al nipote in fasce aveva scritto che Lily si era sacrificata volontariamente per proteggere il bambino, ma questo cosa significava? Che ci stava già pensando da un po'?
Riscuotendosi, la donna si accorse che il bambino attendeva ancora una risposta, quindi buttò lì un "No, ma se fosse andato più piano l'incidente sarebbe stato meno... grave..."
"Quindi c'é stato un incidente!" affermò invece Harry, come se ci fosse un qualche elemento di quanto sapeva che non si incastrasse bene nel quadro che lei stava dipingendo "E' per questo che - a volte - mi sembra di ricordare un lampo verde?"
 

Non lo sapevi, ma cosa hai sentito
quando la strada è impazzita,
quando la macchina è uscita di lato

e sopra un'altra è finita,
e sopra un'altra è finita...

 

Petunia deglutì... e così il bambino ricordava qualcosa di quella sera?
Certo, un lampo di luce verde era pure possibile che ci fosse stato, viste le stranezze che... quelli... sapevano fare, ma come giustificarlo al nipote?

"La macchina ha sbattuto sul guard rail centrale..." spiegò, colta da una illuminazione "ci ha sbattuto sbandando e si è capottata. Dopodiché è volata nell'altra carreggiata e ha colpito un'altra macchina che stava arrivando. Era... verde."
Il bimbo assimilò quell'altra informazione come una spugna assorbe l'acqua poi, ormai dimentico della reticenza con la quale aveva iniziato quella conversazione, domandò "Hanno sofferto?"
 

Non lo sapevi, ma cosa hai pensato
quando lo schianto ti ha uccisa,
quando anche il cielo di sopra è crollato,

quando la vita è fuggita,
quando la vita è fuggita...

 

'Hai sofferto, Lily?' si domandò la donna, ormai coinvolta dalla discussione col nipote anche a livello psicologico.
Qualche volta se lo era chiesto.
Quando quel pazzo era penetrato in casa sua, cosa era successo?
Il marito era morto cercando di difendere lei ed il bambino o se l'era data a gambe, venendo colpito alle spalle come un codardo?
E lei?
Lei aveva avuto il tempo di realizzare che la Morte era venuta a prenderla? O nel susseguirsi degli eventi era semplicemente capitato?
Gli occhi stavano cominciando a pungerle, ma non aveva intenzione di piangere. Non per Lily, non per la sorella che aveva preferito fare quella vita assurda e morire (smollandole suo figlio!) piuttosto che stare con lei.
Quella conversazione doveva finire, quindi assunse una espressione decisa e, con tono duro e perentorio, disse "Certo che no, è successo tutto in un attimo e sono morti sul colpo! Però adesso basta chiacchiere. Ci sono ancora tante posate da pulire."
Capendo che la conversazione era finita, il bambino disse "Sì, Zia... e grazie."
'Venire ringraziata per una bugia da un moccioso di sette anni!' pensò Petunia, sentendosi un po' un'infame per aver mentito al bambino.
Ora aveva davvero bisogno di cambiare aria, quindi si alzò e disse "Io vado a riposare. Quando torna Vernon deve essere tutto pulito e al suo posto!"
Dopodiché si avviò zoppicando alla porta e, come a voler puntualizzare una cosa importante, aggiunse "E non torneremo più sull'argomento di oggi!"
 

Dopo il silenzio soltanto è regnato
tra le lamiere contorte:
sull'autostrada cercavi la vita,

ma ti ha incontrato la morte,
ma ti ha incontrato la morte...

 

Invece di salire in camera, però, la donna fece anche l'ultima rampa di scale della villetta e - con difficoltà a causa della caviglia ferita - raggiunse la soffitta.
Là, in bell'ordine (non avrebbe tollerato diversamente), stavano tutte le cose della madre che aveva tenuto dopo avere venduto la sua casa quando era morta.

Senza sapere bene il perché, la donna aprì un cassettino di quella che era stata la specchiera della camera da letto dei genitori e ne estrasse alcune vecchie foto.
Dopo essersi sposata, Petunia aveva eliminato tutte le immagini che aveva della sorella. Non aveva però osato buttare quelle contenute tra i cimeli della madre, limitandosi a relegarle in un luogo dove nessuno le avrebbe mai cercate e dove sarebbero state dimenticate.
Ora che la conversazione col bambino le aveva risvegliato vecchi ricordi e pensieri, però, si era ritrovata a cercare quelle vecchie immagini stampate senza sapere esattamente perché.
Le fissò a lungo senza che nessun suono la disturbasse e senza che nessun pensiero la interrompesse poi, inaspettatamente, una riflessione venne a galla da sola.
'Dopo che sei morta... dopo che la tua casa è esplosa e hai lasciato questo mondo... è questo che hai sentito, Lily? È stato il silenzio ad accoglierti, o c'era qualcuno ad aspettarti?'
 

Vorrei sapere a che cosa è servito
vivere, amare, soffrire,
spendere tutti i tuoi giorni passati

se presto hai dovuto partire,
se presto hai dovuto partire...

 

Ormai il momento di intimità dai propri pensieri era finito e mille idee cominciarono ad attraversarle la mente, mentre le immagini delle vecchie foto si susseguivano tra le sue dita.
Quando fu il turno di una Polaroid della sorellina undicenne con indosso una divisa scura ed in mano una stecca di legno, l'espressione della donna cambiò e si incupì.
'Pensavi di essere speciale, vero Lily?' si chiese, ricordando quel giorno - la mattina della prima partenza della bambina per la sua nuova scuola - 'Credevi di esssere migliore perché tu ci sei potuta andare mentre io sono rimasta qui?'
Aveva sofferto tanto, Petunia, quando la sorellina - che prima di allora l'aveva sempre ammirata e che le chiedeva sempre di spiegarle le cose - era stata considerata speciale, migliore di lei per le stranezze che sapeva fare...
'Ma a che ti è servito, eh?' continuò col suo monologo con la sorella defunta 'A che ti è servito poter trasformare una tazzina da tè in un criceto se non sei più qui?'
Dopodiché trovò una foto del matrimonio della sorella, una foto in movimento in cui lei sorrideva radiosa e si scostava una ciocca di capelli rossi dal viso.
Normalmente avrebbe gettato disgustata quella cosa assurda (quando aveva preso i mobili della madre non l'aveva notata, altrimenti l'avrebbe certamente bruciata!), ma in quel momento era troppo presa dalle proprie riflessioni per farci caso.
'Anche sposarti con quel tipo, a che ti è servito?' si domandò 'Stavi meglio con lui che con noi?'
Nel frattempo dai piani sottostanti giunse il rumore di cassetti che si aprivano, segno che Harry stava mettendo via l'argenteria, e Petunia concluse 'A che pro arrivare addirittura a farci un figlio, sapendo che entrambi rischiavate la morte tutti i giorni e che - così facendo - avreste messo in pericolo anche lui?'
Poi, però, giunse all'ultima foto e non poté fare nulla per ricacciare indietro una lacrima.
 

Voglio però ricordarti com'eri,
pensare che ancora vivi,
voglio pensare che ancora mi ascolti

e che come allora sorridi
e che come allora sorridi...
 
 

Era la foto di due bambine sedute tra le radici di un grande albero e intente a leggere un libro.
Doveva essere stato il loro padre a scattare a loro insaputa quella foto che non aveva mai visto, rifletté la donna, mentre il dito indice accarezzava istintivamente i dolci e solari lineamenti della sorellina.
Doveva essere stata scattata quattro o cinque anni prima che tutta quella follia avesse inizio, perché Lily aveva ancora i codini e lei aveva smesso di farseli fare all'inizio della seconda elementare.
Petunia ricordava perfettamente come, durante le calde giornate estive, loro due fossero solite andare dopo pranzo a rifugiarsi sotto il vecchio melo dietro la casa di famiglia e come spesso lei si mettesse a leggere ad alta voce per la piccola Lily.
Ecco, quella era la sua Lily, quella era sua sorella!
Non la bambina con la bacchetta di legno, né la ragazzina capace di trasformare una teiera in un coniglio o la donna che aveva sposato James Potter.
La Lily che ricordava lei era la bambina innocente che la guardava con i grandi occhioni verdi mentre leggeva e che - ogni tanto - la fermava per farsi spiegare cosa significasse una parola più difficile delle altre.
La stessa Lily che, ogni tanto, vedeva dietro le lenti degli occhiali dell'orfano che aveva accolto a casa loro.
 
'Come sarebbe stata la nostra vita, se quel giorno tu non avessi ricevuto la lettera... eh, Lily?' si trovò a domandare Petunia, che ormai aveva rinunciato a cercare di non piangere.
Il sorriso delle due bambine della foto le rispose e lei non poté evitare - stavolta con un sussurro anziché mentalmente - di chiedere alla sorella "Perché non sei rimasta con me, anziché andare alla scuola dei mostri? Oggi non saremmo state Petunia Dursley e la sua defunta sorella Lily Potter... oggi saremmo state ancora Tunia e Lily..."
Esternato finalmente il dolore che aveva in cuore la donna impiegò diversi minuti per ricomporsi poi, portando la mano al viso, rimase quasi stupita nel trovarlo bagnato da lacrime calde e salate.
"Devo dire al ragazzo di venire a pulire quassù..." commentò con voce roca la donna, pulendosi gli occhi e le guance prima di richiudere le foto nel cassetto della specchiera "c'é così tanta polvere da far lacrimare gli occhi!"
Fu ripensando ad Harry e ai suoi occhi - che erano gli occhi della sua vera sorellina quando ancora non era strana - che Petunia prese la decisione più importante della sua vita.
Non importava se avrebbe dovuto discutere con Vernon o anche con quella gentaglia: Harry sarebbe stato  ciò che la sua sorellina avrebbe dovuto essere... una persona normale, senza sventolii di bacchette, scope volanti, gufi o altre stramberie.
E, soprattutto, senza lampi verdi ed assassini ad attentare alla sua vita!

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: data81