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Autore: Raggedy Moon    20/11/2012    3 recensioni
Johnlock e fluff per ogni dove, perché così è la vita.
Il caro consulting detective decide di fare un regalo di anniversario all'amato dottore, ma riuscirà a venire a capo di questa titanica impresa?
Dalla storia:
John Watson non comprendeva che male potesse affliggere al momento il suo compagno: avevano dozzine di casi interessanti per le mani, ma Sherlock si limitava a stare sdraiato sul divano senza dire nulla, con le mani giunte sotto il mento, a fissare il soffitto.
Aveva provato di tutto, dal lanciarglisi addosso al minacciarlo di gettare il suo fidato teschio, ma niente aveva smosso l'imperturbabile detective, così il dottore si era rassegnato.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: non scrivo a scopo di lucro, e purtroppo né Sherlock, né John, né Benedict, né Martin mi appartengono.
Persino le mutande non sono mie, ma questo è un altro conto xD
Dedica: a Chiara, anche se non le va :)

 



Di mutande rosa e anniversari
Ovvero: quella volta in cui Sherlock Holmes tentò di fare un regalo

 


30 novembre 2013

John osservò Sherlock, soffermandosi sui suoi occhi stanchi e sulle occhiaie spesse sotto di essi: era tornato, finalmente, e lui se ne stava lì impalato a fissarlo.
Fu il moro a riscuotersi per primo, abbracciando l'amico e buttando alle ortiche ogni precauzione: si staccò solo per poterlo fissare negli occhi, naso contro naso, come in attesa di qualcosa.
E John capì cosa l'amico aspettava: attendeva le stesse parole che lui aveva sussurrato ad una vestaglia azzurra per tutti quei mesi, attendeva quella confessione che aveva fatto ad una tomba che ora scopriva essere sempre stata vuota.
Attendeva quello che anche lui aveva aspettato.
"Ti amo."
Lo dissero nel medesimo istante, e suonò come una promessa.
 

25 novembre 2014

Era passato un anno da quella strana giornata in cui l'unico consulente detective del mondo era ricomparso nella vita di John Watson, semplicemente bussando alla porta di quell'appartamento che era sempre stato loro e che il dottore non aveva avuto il coraggio di abbandonare.
Avevano ricominciato a vivere insieme, nonostante ora la povera Mrs. Hudson lamentasse bonariamente molte più nottate insonni causate da strani cigolii. Tutto procedeva come sempre: risolvevano casi, Sherlock si annoiava e John aveva ripreso a scrivere quel blog che era ormai divenuto famoso.
Quella nebbiosa mattina di settembre, mentre un ignaro John Watson era uscito per fare la spesa, la sempre indaffarata ed annoiata mente di Sherlock aveva realizzato che mancava meno di una settimana al loro anniversario. Si era anche ricordato di una discussione che aveva avuto con Molly qualche giorno prima: "Oggi io e Luke usciremo a cena, quindi stasera non provare a sgattaiolare in obitorio per rubare quei pollici che tanto ti servono, capito?"
"Come mai?" Lui l'aveva guardata con sospetto: non era da Molly tutta quella sicurezza. Poi aveva capito: i capelli sempre in ordine, i vestiti impeccabili, le spalle dritte e non più curve per la timidezza. Ma come aveva fatto a non cogliere tutti quei segnali?
Molly era innamorata!
"Ehi, mi hai sentito?" La ragazza gli stava sventolando una mano sotto il naso, per richiamarlo alla realtà.
"No." Ribatté lui secco, con il suo solito tatto.
"Oggi è il nostro anniversario, abbiamo intenzione di festeggiare un po'. Gli ho anche comprato un regalo!"
Gli occhi della ragazza scintillavano entusiasti ed aveva preso a saltellare da un piede all'altro, emozionata.
Riecco la solita Molly.
"Auguri." Aveva detto lui laconico, per poi tornare al suo microscopio.
Si era poi dimenticato di quell'episodio, fino a quella mattina.
"Così, agli anniversari ci si scambia un regalo, giusto?"
Iniziò a pensare a cosa sarebbe potuto risultare gradito al dottore, ma per una volta, il suo brillante cervello non fu in grado di partorire un'idea. Pensò di chiamare qualcuno per un aiuto, ma scartò ogni persona della sua esigua lista di conoscenti: Mycroft era troppo noioso, Lestrade troppo banale, Molly troppo ingenua e Mrs. Hudson decisamente troppo vecchia per certe cose.
Sherlock decise così di avventurarsi nei meandri della rete, alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarlo anche solo minimamente: trovò grammofoni, orsetti di carta con scritto ogni sorta di messaggio d'amore, candele a forma di Titanic e anelli di ogni tipo.
Niente che potesse adattarsi all'amato dottore.
Provò persino a postare una domanda su Yahoo Answer, ma ricevette in cambio idee ancora più strane: giornate alle Terme, cenette a lume di candela che trovavano degna conclusione sotto le lenzuola, e persino una ragazza estremamente romantica che gli aveva proposto di dipingere il soffitto di blu scuro per poi appiccicargli delle stelline fluorescenti che componessero le loro iniziali.
Sul volto del consulente detective si dipinse una smorfia di disgusto e rassegnazione: non avrebbe mai trovato nulla di adatto per John che, come tutti gli uomini "normali" sarebbe rimasto deluso dalla sua mancanza d’inventiva e romanticismo.
Anche se, a ben rifletterci, John non poteva essere incluso nella categoria noiosi-e-banali-esseri-umani.
Sherlock chiuse il portatile con un gesto seccato, per poi andare a recuperare la rivoltella e sparare un paio di colpi al muro.
Alcuni piani più sotto, Mrs. Hudson sospirò rassegnata.
 

27 novembre 2014

John Watson non comprendeva che male potesse affliggere al momento il suo compagno: avevano dozzine di casi interessanti per le mani, ma Sherlock si limitava a stare sdraiato sul divano senza dire nulla, con le mani giunte sotto il mento, a fissare il soffitto.
Aveva provato di tutto, dal lanciarglisi addosso al minacciarlo di gettare il suo fidato teschio, ma niente aveva smosso l'imperturbabile detective, così il dottore si era rassegnato.
Certo, mancavano tre giorni al loro anniversario e forse Sherlock, che non aveva mai avuto una relazione romantica con nessuno, era teso ed insicuro, ma John non vedeva in questo un motivo valido per incollarsi al divano e non alzarsi più.
"Allora, hai intenzione di alzarti e venire a cenare?"
Sbottò spazientito quella sera: si aspettava di ricevere in risposta il solito enigmatico grugnito, così quasi cadde dalla sedia quando sentì l'altro urlare di gioia.
"Da quando sei così felice di poter mangiare?"
"Da adesso! DA ADESSO! Ce l'ho fatta, John, ce l'ho fatta!"
Sherlock si sedette a tavola con lui, guardandolo negli occhi e sorridendogli misterioso, per poi avventarsi sugli involtini primavera.
Il dottore lo osservò perplesso prima di tornare al suo riso alla cantonese: si sapeva, con Sherlock Holmes niente era mai certo o scontato.
Avere un po' meno dubbi, però, non gli sarebbe dispiaciuto.
Ma lo amava anche per questo, in fondo: la banalità non faceva per loro.
 

28 novembre 2014

Sherlock vagò spaesato per le strade di Londra finché non trovò quello che cercava: s’infilò in un negozio di biancheria intima, e venne subito assalito da una commessa impicciona, che si era innamorata di lui non appena aveva varcato la soglia.
"Buongiorno signore, desidera?"
La ragazza, i cui occhi stavano per diventare due cuoricini rosa, osservò Sherlock sperando ardentemente che non le chiedesse dell'intimo sexy per una serata all'insegna del divertimento con la fidanzata.
"Sì, be', è per una persona speciale."
La ragazza udì il suo cuore spezzarsi in tanti piccoli pezzettini, ma si sforzò di mantenere il sorriso smagliante.
"Prego, venga con me."
Saltellò fino ad un colorato espositore, dove facevano bella mostra di sé quelle che a Sherlock parvero MIGLIAIA di mutande di ogni taglia e fantasia. Le osservò spiazzato per un attimo, mentre la commessa stava lì accanto in attesa di una qualche richiesta.
Lo sguardo perplesso di Sherlock venne catturato da un paio di mutande rosa con un coniglio bianco e sorridente (per quanto possa sorridere un coniglio) stampato sul didietro: le prese, se le rigirò tra le mani, le osservò con la cura con cui osservava una scena del crimine, poi si mise a frugare in cerca di un paio che potesse andare bene al dottore.
Quando finalmente si ritenne soddisfatto, le porse alla povera commessa, il cui cuore era ormai definitivamente frantumato: la ragazza gliele incartò e, consegnandole, gli sussurrò un mogio "Auguri."
Sherlock uscì dal negozio e tornò al 221B quasi saltellando: quando entrò, trovò John seduto di fronte al computer, impegnato a scrivere chissà cosa a chissà chi. Nonostante fosse occupato, il dottore non mancò di notare il pacchetto che il compagno stringeva avidamente tra le braccia.
"E quello cosa sarebbe?"
"Nulla, assolutamente."
Si avvicinò a Sherlock, bloccando tra le dita uno dei passanti dei pantaloni e attirando a sé il compagno, per poi baciarlo.
"Dai, sai che a me puoi dirlo..."
"E invece no!"
Il consulente detective si staccò a malincuore dal compagno, per poi sfrecciare in camera e chiudere il misterioso pacchetto in un cassetto dell'armadio: si mise la chiave in tasca per poi tornare in salotto, dove John lo attendeva ancora immobile.
"Allora, dove lo hai messo?"
Sherlock lo osservò provocante, con un ghigno sulle labbra.
"E ti aspetti che te lo dica così, senza avere nulla in cambio?"
Un'ora dopo, John aveva scoperto dove Sherlock aveva nascosto il pacchetto, ma aveva tentato invano di aprire il cassetto.
"E la chiave?"
Aveva domandato spazientito al suo compagno, che se la rideva sdraiato sul letto, non ancora totalmente ripresosi dal piacere che il suo compagno gli aveva donato.
"Segreto..." Disse laconico il moro, prima di girarsi su un fianco e coprirsi fin sopra alla testa con le coperte.
John sbuffò e andò ad accoccolarsi di fianco a lui.
Per dovere di cronaca: nel giro di mezz'ora, la povera commessa innamorata si era già scordata del consulente detective e aveva ricomposto senza troppa fatica il suo cuoricino.
 

29 novembre 2014

"Dai, Sherlock, posso vedere quel pacchetto?"
"No."
"Ti pr-"
"Ti ho detto di no, John Hamish Watson, non insistere."
 

30 novembre 2014

La giornata era trascorsa serena al 221B di Baker Street: John e Sherlock avevano fatto colazione insieme, poi si erano diretti verso New Scotland Yard per discutere del nuovo caso con Lestrade, che li aveva accolti con un inaspettato ed entusiasta augurio, e nel pomeriggio, mentre Sherlock si era allontanato per indagare più da vicino, John era rimasto a casa ad esaminare alcune carte appartenute alla vittima.
A sera Sherlock, approfittando del fatto che John si stesse godendo una doccia bollente, sistemò il misterioso pacchetto in bilico sulla tavola ingombra di ogni sorta di strumentazione scientifica.
Quando John uscì dal bagno, in boxer e con i capelli ancora fradici, guardò sospettoso prima Sherlock poi il pacchetto.
"Cos'è, una bomba?"
Sherlock sorrise enigmatico, per poi porgergli il pacchetto e strappargli intanto un bacio a fior di labbra.
"Auguri, John Hamish Watson."
Il dottore gli strappò un bacio a fior di labbra per poi scartare titubante il regalo. Quando vide ciò che si celava dietro la carta, scoppiò in una fragorosa risata.
Sherlock lo guardò preoccupato. "Non ti piacciono? Ti vanno piccole?"
John gli carezzò una guancia, sempre sorridendo.
"Sherlock, queste sono mutande... da donna!"
Gli occhi azzurri del consulente detective si spalancarono dalla sorpresa: non se ne intendeva di relazioni e romanticherie varie, ma pensava (e sperava) di saper distinguere un paio di mutande femminili da un paio da uomo.
Espresse quel pensiero ad alta voce, ma prima di finire si ritrovò zittito dalle labbra di John, attaccate alle sue.
   
 
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