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Autore: UncleObli    20/11/2012    3 recensioni
Gli adulti vivono ricordando il passato, i giovani sognano il futuro, fiduciosi delle infinite possibilità che porta in dote. Io però non posso aggrapparmi al passato e non ho futuro. Vorrei tanto invece poter sognare per sempre, al riparo di un globo di neve. Almeno finche sono ancora viva.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Delle volte a scuola parliamo di quale sia la nostra stagione preferita. Quasi tutti i ragazzi della mia età rispondono con un grazioso sorriso sghembo "l'estate!" e tutti scoppiano a ridere. Eppure io non sorrido. Non c'è gioia nei miei occhi. Se mi fissano mi metto a ridere anche io, ma è una risata fredda, e vuota. Questo perchè, come tutti del resto, detesto che si parli di qualcosa che non posso avere, o che non posso vivere appieno. Sapete, a causa di una malattia ereditaria non posso camminare e sono sempre stata di salute cagionevole. E' probabile che non arrivi alla maggiore età. No, non temete, non ve lo dico perchè voglio essere consolata o roba del genere. E' semplicemente un preambolo. Se non vi spiegassi per filo e per segno cosa voglio dire forse non capireste. A causa della mia malattia non posso uscire spesso di casa, tranne per andare a scuola, e la mia condizione non è certo uno charme point per fare amicizia. Quindi sin da bambina e, da che ricordo, per tutti i miei tredici anni di vita sono sempre stata sola. Capirete quindi che detesto con tutta me stessa l'estate. Sono tutti felici. Io invece, oltre a non potere uscire di casa nemmeno per andare a scuola, sono costretta ad osservare la loro allegria dalla finestra, quietamente, con discrezione. E' per questo che l'inverno è più congeniale alla mia natura. Quando finalmente arriva, accompagnato dalla brezza fresca che giunge da Oriente, tiro un sospiro di sollievo. A costo di sentirmi dare dell'egoista, ammetto di provare una certa sensazione di rivalsa al pensiero che anche tutte le altre persone sono costrette in casa per colpa del gelo. Quando poi scende la neve è il massimo. Di certo è uno spettacolo meraviglioso, veder scendere la neve. Quando succede, non spesso perchè vivo in pianura, mi piace sedermi accanto al camino per osservare scendere i fiocchi candidi, assaporando con calma il gusto intenso di una cioccolata. E posso sognare. Talvolta immagino di essere in Russia, immersa gioiosamente nelle atmosfere così squisitamente malinconiche narrate con forza da Dostoevskij, tanto per citare il primo che passa. Ah, è solo in quei momenti che mi sento viva. Viva e piena di energie. Sempre più spesso, a causa dell'aggravarsi della mia malattia, penso con un pizzico di tristezza di essere all'interno di un globo di neve. Avete presente quei piccoli globi di vetro che se li rovesci fanno scendere una manciata di finta neve sugli edifici riprodotti all'interno? A casa ne ho un sacco. Parigi, Londra, Berlino, New York...da piccola credevo di avere tutto il mondo nella credenza. Sono così belli...eppure infinitamente fragili. Sembra che al loro interno viva un micro mondo, con le sue regole e le sue emozioni. Sono meravigliosi, a dir poco. Io mi sento così. Intorno a me scende la neve, ma io, protetta dal sottile vetro del globo, non posso fare altro che ammirare quella finta che mi protegge dal dolore del mondo esterno. E' così poetico, vero? Avendo un sacco di tempo libero posso filosofeggiare a volontà, e in questo mi sento un po Marco Aurelio, nella splendida Roma imperiale. Al centro del mondo. Non mi aspetto che voi capiate cosa voglio dire, né che ricordiate con emozione queste poche righe che sto scrivendo accompagnata dalla musica soave di Rachmaninov, ma una cosa sola posso chiedervi. E vi prego di abbandonare quell'espressione un pò annoiata e un pò comprensiva tipica delle persone che sono costrette ad ascoltare noi malati. Vi prego, uscite dal vostro globo di neve. Io posso solo sognare ciò che è all'esterno, ma voi...voi potete viverlo. Ogni giorno che esitate a causa a tutti gli impegni, i contrattempi banali e le emozioni in vetriolo che solo la televisione sa regalare, rendete sempre più spesso il vetro che vi separa dalla vita. E pensare che una tredicenne malata vi sta dicendo tutto questo dovrebbe riuscire a scuotervi a sufficienza. Non ci avete mai pensato, vero? Io credo che incominciare dovreste.
  
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