Una giornata di pioggia.
Sono seduta alla scrivania da
ore, il tempo trascorre così lentamente. Ho una pila di
documenti da
controllare e firmare. Le goccioline di pioggia battono insistentemente
sul
vetro della finestra dell’ufficio. Dalle stanze accanto si
sentono risolini e
schiamazzi a dir poco fastidiosi. Cosa c’è da
ridere? E’ una giornata orrenda!
Sento bussare alla porta, una
figura riccia e con gli occhiali mi si para davanti, è Nick,
lo faccio entrare.
< Ciao Nick! > lo
saluto, < Ciao Margaret! Tutto bene? > mi chiede
osservandomi
< No, per niente! Ho un sacco di
lavoro da fare e non ne ho voglia! In più, come se non
bastasse, piove! >
sbotto.
< Su, non fare la tragica
> mi dice, lo fulmino con lo sguardo < Avevi bisogno di
qualcosa? > chiedo
< Ti ho portato dei file da controllare al pc
> risponde con un
sorriso >.
<
No > sbuffo, irritabile. Mi sta
venendo caldo, quindi decido di aprire la finestra, ma poi mi accorgo
che la
pioggia che entra sta bagnando la mia borsa preferita, così
la richiudo
immediatamente. Mi
metto subito al
lavoro, almeno prima finisco prima lascerò questo maledetto
ufficio.
< Margaret, io vado a
casa. Buona serata >. Gli rispondo qualcosa a bassa voce. Passa
un’ora e mi
manca ancora la metà del lavoro. Sto impazzendo! Mi devo
occupare dei problemi
di tizio e caio, fare un sacco di conti, mettere una
quantità infinita di
firme… ai miei problemi chi ci pensa?
Finalmente ho finito, guardo
l’orologio dell’ufficio: sono le 23.30, bene, ora
andrò a casa e mi butterò sul
letto, penso soddisfatta.
Mi incammino, la strada
è
poco illuminata. Perché non possono mettere a posto questi
lampioni? Mi domando
con stizza, dopo una lunga passeggiata arrivo sotto casa, cerco le
chiavi di
casa, ma non le trovo. Svuoto tutta la borsa, ma niente da fare.
Comincio ad
imprecare contro me stessa, contro l’ufficio, contro la gente
che ha problemi e
contro il mondo intero. Domani penserò alle mie chiavi,
adesso ho solo bisogno
di riposare, penso esasperata, decido quindi di andare a casa di mia
madre,
Emma.
Un po’ di tempo fa mi
aveva
lasciato le chiavi di casa sua e mi aveva detto che per qualsiasi cosa
sarei
potuta andare da lei.
Arrivo sotto casa sua, apro
il portone e salgo le scale, apro la porta di casa ed entro dentro, mi
muovo piano,
cercando di non fare rumore, penso che a quest’ora stia
dormendo.
E’ tutto buio, mi
addentro
lenta e scopro che la casa è vuota. Sarà uscita
con le sue amiche, penso
distrattamente.
Mi sistemo, mettendo il
pigiama e vado a letto, sono sul punto di addormentarmi, quando sento
due
persone che sghignazzano sull’uscio della porta di casa e la
aprono. Riconosco
la risata di mia madre e l’altra mi sembra quasi conosciuta.
Mi alzo e li osservo semi
nascosta, per capire chi è l’altra persona, sento
che si stanno baciando e si
stanno spogliando, un brivido gelido percorre tutta la mia schiena.
Purtroppo o per fortuna , è troppo buio distinguere la
figura maschile, vorrei
continuare a sbirciare per capire di chi si tratta, ma
c’è l’istinto che mi
spinge a buttarmi sotto le coperte, accendere l’mp3 e provare
a dormire. Che
giornata orrenda, perché deve capitare tutto a me? Nessun
figlio vorrebbe mai
vedere sua madre fare … con qualcuno!
<
Ehi ti va di divertici un po’? > sento
chiedere da Emma < Siamo ubriachi fradici , ma… va
bene… se proprio insisti
> risponde quello senza un minimo di eccitazione.
Ma che razza di uomo direbbe
una cosa del genere?
No, un momento, sto partecipando ai loro discorsi, non va bene! Mia
madre
accende la luce per prendere nel cassetto del mobile
dell’entrata una
preservativo, almeno credo da quello che riesco a vedere, si volta
verso la mia
camera e mi vede, sbarra gli occhi e io la imito poco dopo. Rimaniamo
senza
parole per un secondo e poi lei mi dice preoccupata e imbarazzata:
< cosa
…ci fai..ehm…qui? >
< Ho…
ehm… ho perso le
chiavi di casa e ho pensato di venire qui per la notte…
> in quel momento
ecco arrivare la persona misteriosa nell’entrata,
quest’ultima non si accorge
minimamente della mia presenza, riesco a vedere che è in
boxer e ha i capelli
ricci, ma è voltato di spalle.
Ti prego, fa’ che non sia
chi
dico io, penso disperata mentre quest’ultimo chiede a mia
madre con voce
divertita < Con chi parli? > , Emma mi fissa senza dire
una sola parola,
l’uomo si volta e sbarra gli occhi.
< Margaret…
oddio…quindi…
>
Sposto lo sguardo mentre vedo
Nick di fronte a me < Che schifo! Ho le squame! Che giornata di
… >