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Autore: Simply96    20/11/2012    3 recensioni
[ShikixRima]
- E dove dovresti andare? - domandai fissandolo.
Anche questa volta non riuscì darmi una risposta.
Shiki sapeva quello che provavo. Sapeva quanto odiassi stare rinchiusa tutta la notte fra quelle quattro mura, senza di lui. Il fatto era che ormai per me lui era diventato come un qualcosa di quotidiano.
Come l’ossigeno.
O come il sangue.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rima Toya, Senri Shiki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Sera a tutti!
Bè, cosa posso dire ...  ciao innanzitutto! Vi domanderete da dove sono sbucata fuori. Questa è la mia seconda storia in questo fandom e la mia prima ShikixRima :) Ho pubblicato, circa un'annetto fa, una ZeroxYuuki e, dopo una lunga assenza, me ne torno quì con questa ... questa ... cosa.
Come ho detto nella precedente Shot, non ho la fortuna di leggere il manga, per ciò, con grandissimo dispicere, non so cosa accade dopo la seconda stagione dell'anime. Oh :'(
Coomunque, questa Shot tratta di un semplice momento tra i due. Spero tanto di non aver sforato :O o di esser caduta nel banale ... Se trovate qualche errore, se magari la mia storia non vi è piaciuta o altro, bè ... mi farebbe molto piacere sentire il vostro parere :) !
E ora, vi auguro buona lettura! ♥

The Last Moment.


Shiki avanzava, lentamente, lungo il corridoio del Dormitorio. A quell’ora nessun vampiro era sveglio.
Oltre  me.
Scostai la coperta e mi diressi alla porta. Shiki stava proprio fuori dalla mia stanza. Si era fermato proprio di fronte la porta e aspettava.
L’aprii, e un cigolio accompagnò la sua entrata.
Ancora con indosso la vestaglia mi appoggiai ad una parete, incrociando le braccia.
Ma dove pensava di andare alle quattro del pomeriggio?
- Kaname mi ha affidato una nuova missione. - proferì lui, come se sapesse a ciò che pensavo.
Sbuffai, prendendo una scatola di Pocky dal cassetto della scrivania.
- E perché a me non ha detto nulla? -
Shiki alzò le spalle, prendendo il bastoncino di cioccolato che gli stavo offrendo.
Ero di malumore.
Perché Kaname non mi affidava più missioni?
- E dove dovresti andare? - domandai fissandolo.
Anche questa volta non riuscì darmi una risposta.
Shiki sapeva quello che provavo. Sapeva quanto odiassi stare rinchiusa tutta la notte fra quelle quattro mura, senza di lui. Il fatto era che ormai per me lui era diventato come un qualcosa di quotidiano.
Come l’ossigeno.
O come il sangue.
Notando la mia espressione accigliata cercò di confortarmi.
- La prossima volta vieni con me. So quanto possa essere noioso, a volte, questo posto. Ma fin quando gli incarichi di Kaname saranno così banali, dubito che farà venire anche te. - disse, avvicinandosi a me.
Cercai di tranquillizzarmi, ma proprio non ci riuscii.
- Non mi va che tu ci vada. -
Non mi va che tu non stai accanto a me.
Shiki accennò un sorriso. Era talmente raro vederne uno sul suo volto che rimasi a fissarlo.
- Devo solo fare una consegna per Kaname, nulla di più. Sarò di ritorno prima del tramonto. -
Come se quelle frasi potessero calmarmi.
Le missioni del Kurenai erano sempre a un doppio scopo, di questo ne ero più che sicura.
Non voglio che ti succeda qualcosa.
- Promesso? Promesso che torni prima che inizino le lezioni? - esigei.
Lui si voltò, avviandosi verso la porta.
- Si. - mormorò, salutandomi con un cenno e uscendo dalla camera.
- Shiki. - lo chiamai, prima che potesse svoltare l’angolo del corridoio.
Lui si voltò appena, tanto per guardarmi in viso.
- Quando torni, avrò fame. - dissi fissandolo.
Sai a cosa alludo, vero?
Anche questa volta abbozzò un sorriso, annuendo.
Non appena uscì dall’edificio mi avvicinai alla finestra, seguendolo con lo sguardo. Sospirai, amareggiata.
Solo quando la sua figura divenne un puntino ormai lontano mi scostai, uscendo dalla stanza.
L’unica cosa che potevo fare era quella di aspettare.
Aspettare in silenzio il suo ritorno, così come tutte le volte che andava da qualche parte.
Senza di me.
Entrai nella sua stanza, assaporandone l’odore. Ichijo non c’era, fortunatamente.
Mi rannicchiai sul suo letto, coprendomi di quell’odore così famigliare ma allo stesso tempo distaccato.
Come ogni volta, non appena Shiki sarebbe tornato dalla missione, avrebbe preso il corridoio del dormitorio maschile.
Sarebbe entrato, senza far minimo rumore, nella sua stanza. Avrebbe dato una prima occhiata al letto, vuoto, di Ichijo.
Poi sarebbe andato da me. Non mi avrebbe scostata ne tanto meno svegliata.
Semplicemente, si sarebbe fatto posto accanto a me, e mi avrebbe tenuta stretta tanto da farmi capire che non mi avrebbe lasciata.

  
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