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Autore: Tods    20/11/2012    3 recensioni
Lui è lì, vicino all’albero di limoni, bello come sempre, con una camicia sbottonata che lascia intravedere il suo petto nudo. Mi viene da sorridere. Lo faccio.
-Splendida.-mi saluta.
-Deficiente. –ricambio.
-Siamo in vena di convenevoli.-dice, spalancando le braccia. Mi ci tuffo dentro con forza, e premo il mio corpo contro il suo. Odora di dopobarba, e il suo profumo mi da alla testa.-Piaciuta la sorpresa?
Lì tra le sue braccia il sonno mi si concilia ancora più facilmente.
-Sei romantico stasera.
Genere: Commedia, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'In love.'
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Somewhere only we know

C’è qualcosa che mi disturba. Un mormorio, un brusio di fondo. Intrappolata in uno scomodo limbo tra sonno e veglia, non riesco a percepire bene cosa sia. All’inizio non ci bado, e mi perdo all’interno dei miei sogni acquosi, ma poi il rumore si ripete, più distinto.
Ancora, e poi ancora.
Ormai sono sveglia, a pancia in giù, con la testa sotto il cuscino. Apro piano un occhio e lancio uno sguardo alla sveglia sul comodino. Sono le tre e venti. Le tre e venti?
Allungo il braccio verso il comodino, cercando a tastoni il cellulare. Non c’è. Mugugno, e mi schiaccio sul letto con forza: non ho la minima intenzione di alzarmi. Sono le tre e venti porco giuda, alle tre e venti non mi alzo nemmeno per George Clooney.
Mi appisolo, ma dopo nemmeno due minuti, il telefono squilla di nuovo. Ma perché non lo spengo e basta, dico io? Sempre a complicarmi la vita.
Quando capisco che se non mi alzo a spegnerlo non chiuderò più occhio, scivolo fuori dal letto barcollando. È buio pesto, e dalla finestra entra solo un sottilissimo raggio di luce lunare. Inciampo, e faccio un casino della Madonna, muovendomi a tentoni come se fossi cieca. Dopo svariati tentativi, lo trovo. Eccoti brutto ammasso di tecnologia di merda. Grazie per avermi rovinato la nottata. Provo a girarlo, e mi sfugge di mano. Per la Proprietà Onnivalentedella Sfiga, mi cade dritto sull’alluce, e mi mordo le labbra a sangue per impedirmi di inveire contro tutti i santi del calendario. Mi escono due lacrimoni giganteschi, e maledico con tutta me stessa chiunque mi abbia inviato quei dannatissimi sms.
Come se mi avesse sentito, il cellulare suona di nuovo, e questa volta sono ben pronta ad afferrarlo con una smorfia malefica sulla faccia.
Prima ancora di leggere i messaggi, so già chi è. Louis. Chi altri sennò? Solo lui può chiamarmi a qualsiasi ora della notte senza che gli passi minimamente per la testa che io stia dormendo. ‘Orario Inappropriato’ non è presente sul suo vocabolario. Sempre che ce l’abbia, un vocabolario.
 
Oggi sono due mesi che ci conosciamo” dice il primo messaggio.
 
A seguire, una sfilza di sms con su scritto solo:
 
 “Limoni, limoni, limoni, limoni, limoni
 
Mi batto una mano sulla fronte. Ma cosa ho fatto di male, io? Cos’ho fatto di così orribile da meritarmi un ragazzo così? Certe volte mi domando seriamente cosa gli frulli nel cervello. Tutta la stupidità umana è concentrata in mezzo centimetro quadrato della sua testa.
 
Ma ti sembra orario? Dormivo,deficiente” gli rispondo.
 
Se vuoi saperlo è morta mia nonna
 
La nonna di Louis è una superdonna. Capelli sempre freschi di parrucchiere, sorriso cordiale e un cuore d’oro. Avrà almeno sessant’anni, ma non gliene dai più di quaranta. L’ho incontrata solo quest’estate, eppure mi sembra di conoscerla da sempre. Lui le vuole un bene dell’anima, e all’improvviso mi sento male. Non riesco a deglutire. Mi dispiace tantissimo. Manco fosse morta mia nonna.
 
Oh, Lou, mi dispiace tanto..”
 
Dopo nemmeno tre secondi mi risponde:
 
Morta lei? Ma ti pare? La vecchia è arzilla come una ventenne. Si è ritirata tardi dalla discoteca. Vedessi come se la spassava…
 
Mi cadono le braccia. Sospiro, e mi lascio cadere sul letto. Batto il coccige contro il duro pavimento di ceramica. Sempre per la ProprietàOnnivalentedella Sfiga, ho mancato il comodo materasso. Mi viene voglia di piangere dal dolore. Maledico Louis in tutte le lingue del mondo, e sto per dirgliene quattro, quando mi arriva un altro messaggio. Chiaro e conciso. Così diretto che mi lascia ammutolita.
 
Scendi
 
Non me lo lascio ripetere due volte. Esco dalla mia camera, e vedo una figura scura alla mia sinistra. Sobbalzo spaventata. È solo uno specchio. Osservo attenta il mio riflesso: ho i capelli in disordine, lo sguardo assatanato e sono praticamente nuda. Per le prime due cose non posso farci granchè, ma torno sui miei passi per mettermi qualcosa addosso. Altrimenti questa è la volta buona che Louis mi stupra sullo zerbino. Prendo la prima cosa che mi capita fra le mani (mi accorgo solo dopo che è il prendisole da mare un po’ stinto e macchiato di caffè che ho usato quella mattina e dimenticato di lavare).
Cammino in punta di piedi per la casa, e arrivata alla porta, la tiro avanti con il fiato sospeso. Spero che non cigoli, ma sperare non serve ad un cazzo. Tutto quello che può andare storto, lo farà, puoi starne certa.
Mi chiudo i battenti alle spalle, e scalza attraverso la stradina acciottolata che porta alla spiaggia. Ci manca solo che pesti una cacca di cane. L’aria settembrina mi avvolge. Non fa più molto caldo a dir la verità., il vento è quasi freddo, e mi colpisce la gola con forza. Deglutisco, e osservo il cielo tempestato di stelle. Dove sono finita?
Louis è lì, vicino all’albero di limoni, bello come sempre, con una camicia sbottonata che lascia intravedere il suo petto nudo. Mi viene da sorridere. Lo faccio.
-Splendida.-mi saluta.
-Deficiente. –ricambio.
-Siamo in vena di convenevoli.-dice, spalancando le braccia. Mi ci tuffo dentro con forza, e premo il mio corpo contro il suo. Odora di dopobarba, e il suo profumo mi da alla testa.-Piaciuta la sorpresa?
Annuisco, mentendo. Casco dal sonno, sono cordiale come un Mammut, e vorrei solo caricarlo di botte, ma non se lo merita. Voleva solo essere dolce. Me lo ripeto per impedirmi di prenderlo a parolacce.
Lì tra le sue braccia il sonno mi si concilia ancora più facilmente. Cerco di star vigile per non sbavargli sulla camicia: non sarebbe carino.
Senza che io riesca a capire niente (sarei più lucida se mi fossi fumata una piantagione di Marijuana) mi prende la mano e mi guida nell’oscurità quasi totale sulla spiaggia. Il contatto con la sabbia gelida mi provoca un brivido. Louis comincia a correre, e inciampa su un sasso, urla improperi e mi trascina a terra con sé. Rido, senza saper bene perché. Mi sporco tutti i capelli, e mi entra qualche granello in bocca, sputacchio e Louis mi prende il mento tra le mani.
Mi bacia piano.
-Sei romantico stasera.
-C’è da festeggiare.-con un’occhiata capisco cosa intende. Indica il mare con l’indice.-Ti va?
Non me la sento di dirgli di no, anche se temo che annegherò, tanto sono stanca. Non ce la farò mai ad arrivare fin lì, ma mi va di illuderlo. Solo per stasera.
Rimango in biancheria, così come lui.
Il contatto con l’acqua, misto al profumo di limoni, fa riaffiorare un ricordo.
 
Le goccioline si condensavano sullo specchio del bagno. Mi avvolsi in un asciugamano profumato ed entrai nella camera degli ospiti. Era il mio primo giorno nella villa di mia zia. Ero a due passi dal mare, ma ancora lo scrutavo da lontano, guardinga.
Feci giusto in tempo ad infilarmi un vestito di jeans chiaro che sentii suonare alla porta. Mia zia evidentemente declinò l’idea di andare ad aprire. Mia zia ha il culo più pesante dell’Universo.
-Vado io eh!-mi accorsi solo dopo che ero sola. Doveva essere uscita mentre ero sotto la doccia.
Aprii la porta e venni folgorata da un sorriso a 32 denti. Mi mancò il fiato per parlare.
-Judith, mia madre voleva sapere se per..-solo allora si accorse di chi gli aveva aperto. Allargò il suo sorriso e abbassò lo sguardo.
-Judith non è in casa.-dissi. Il mio tono era scorbutico e inquisitorio, lo stavo intimidendo. Inarcai le sopracciglia, e incrociai le braccia al petto.
-Io, mia madre, cioè..-mise una mano dietro alla testa.-Johannah, volevo dire, si chiedeva se per caso potessimo prendere un, un…un limone.
-Eh??-Non stavo facendo la finta tonta, non avevo capito davvero un accidenti di quello che aveva detto: ero troppo impegnata a guardargli la camicia azzurrina. La camicia, per non dire altro.
-Un limone.-ripetè, e poi indicò la finestra alle mie spalle.-Dall’albero.
Aggrottai le sopracciglia ancora di più e mi voltai a guardare l’alberello fragile e un po’ ammaccato carico di frutti gialli.
-Un limone?
Rise di me, e sentii le guance andarmi in fiamme. Abbassai appena un po’ lo sguardo e vidi che avevo il vestito abbottonato storto. Mi portai la mano al petto.
-Un limone, un limone.
Mi voltai di scatto ed armeggiai con il vestito per un po’, con le mani che mi tremavano. Dico io, ma giusto quando mi appariva un fusto alla Baywatch davanti, mi dovevo allacciare il vestito al contrario? Ovviamente.
 Mi girai un secondo, e gli lanciai un sorriso coglione, ridacchiando imbarazzata. Mi diressi in cucina a passo di carica, e mi sporsi dalla finestra per prendere un limone.
Bel limonino giallino, vieni qui da Gratchen, daiii…
Per un pelo non mi ribaltai giù dalla finestra. Rimasi piegata in due, con le gambe penzoloni e le mani strette convulsamente ad un ramo spelacchiato dell’albero di limoni.
Valutai l’idea di cavarmela da sola: nel mio futuro vedevo soltanto fratture scomposte ed una plastica facciale. Ingoiai orgoglio e dignità e strillai a perdifiato:
-Ehm,…ehm…AIUTO!
Ormai avevo superato le gradazioni di rosso/fucsia dell’imbarazzo, e vista la posizione avevo optato per un verde vomito azzeccatissimo.
Sentii due braccia afferrarmi dalla vita, e mi ritrovai in piedi. Dapprima barcollai.
-Tieniti il tuo stupido limone, imbecille, potevo morire!-glielo lanciai dritto sul naso.
Il frutto giallo si spiaccicò per terra, e il ragazzo si massaggiò il naso. Mi scostai nervosa i capelli dal volto.
-Mi dispiace. Non sapevo che ti saresti ammazzata.-aveva un espressione perplessa.-Potevo benissimo prenderlo da fuori.
Rimanemmo in piedi a guardarci per un po’.
-Hai avuto il tuo limone. Te ne vai ora? O per caso hai anche voglia di un’arancia, una mela, o che so io, magari di avocado?-sembrò pensarci su, e la cosa non fece altro che farmi entrare nel panico più totale.-B…be’, non abbiamo avocado, e nemmeno le mele se è per questo!
Mi sedetti di scatto sulla sedia. Con un crack andai a finire con il sedere sul pavimento.
-OH, L’OSSO SACRO, IL MIO POVERO PICCOLO COCCIGE!
Il ragazzo rideva.
-Oh ma che cazzo ridi, coglione!-e gli lanciai i pezzi della sedia fracassata. Si coprì il volto con le braccia, e poi indietreggiò. Prese il limone e mi salutò con un cenno. Aveva un’espressione divertita.
-Io sono Louis, comunque.-mi sorrise, stringendo gli occhi: erano di un azzurro sconvolgente. Limpido e scintillante come il mare.
 
L’acqua che mi avvolge è freddissima, e ho già la pelle d’oca. Lou è già più avanti, e la sua schiena nuda è illuminata dalla luna. Si volta un secondo.
-Tutto bene, Gracie?
Annuisco, aumentando la velocità. Dopo poco lo raggiungo, e la sua mano afferra la mia. Ho il cuore che mi batte a mille.
Ci tuffiamo, l’acqua mi avvolge e mi purifica: mi sento rinata.
Quando riemergiamo, Louis mi bacia con foga.
-Non posso credere che tu te ne vada,Gracie.-sussurra. Punto i miei occhi ne suoi.
-Dai, starai benissimo senza di me!-provo a scherzarci su, ma non sembra in vena. A quanto pare la cosa lo fa stare male davvero. Sono quasi commossa, da lui non te le aspetti certe cose.
-Non vado poi così lontano.-mi correggo, e lui annuisce. Lo sappiamo che non è affatto una tragedia. Facciamo i tragici, ma alla fine non cambio mica stato! Torno semplicemente a casa mia, che è a meno di venti minuti di macchina. Non è una catastrofe, il mondo andrà avanti fino al 21 dicembre 2012, per noi come per tutti.
Devo ammettere che però mi fa piacere che non voglia che io parta. Quando hai un ragazzo come Louis non capisci mai se ti prende per il culo o se dice sul serio.
Nuotiamo un po’, al buio, scherzando e spingendoci sott’acqua a vicenda. La sua risata risuona nell’aria e si amplifica nella mia testa, come un’eco che tarderà a lasciarmi.
Una volta quella stronza di mia zia mi ha detto che una coppia non è davvero una coppia finchè non ha il proprio posto segreto, la propria canzone, il proprio nomignolo. Io dico che questa è tutta roba da sciroccati. Cos’è, se non pomiciamo in un posto speciale non è valido? Se non balliamo un lento su ‘You are so beautiful’ siamo coglioni? Se non ci chiamiamo Orsotto Potto e Cucci Cù non stiamo davvero insieme? Qui ci sta un grande e sonoro vaffanculo, altrochè!
Io e Louis non abbiamo un posto speciale. Il nostro posto speciale è un luogo astratto: è ovunque siamo io e lui. È una cosa melensa, okay, e insensata, e stupida, e davvero semplicistica, ma è una cosa vera, e a me sono sempre piaciute le cose vere.
Ovunque siamo, è il nostro posto. Ed è una gran figata, perché è un posto che solo noi conosciamo.

 *
Spazio autrice
Et voilà!
Sapete cosa combina la vostra autrice preferita
invece di completare la Fan Fiction più stupendevole
del mondo?
Scrive queste cavolate.
Effettivamente l'avevo immaginata in maniera diversa, ed originariamente
doveva essere infinitamente più lunga, però
come OS mi convinceva, così ecco cosa è venuto fuori.
Dopo 'The A team' non volevo qualcosa di deprimente
e Louis mi è sembrato una scelta azzeccata
per questa storia che comunque non è nè troppo mielosa 
nè troppo stupida (?)
Ma la smetto, la smetto.
E prometto che prossimamente combinerò qualcosa di meglio.

And if you have a minute why don't we go 

Talk about it somewhere only we know? 

This could be the end of everything 

So why don't we go 

Somewhere only we know?

Tod.

 

  
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