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Autore: Soundless_Voice    20/11/2012    0 recensioni
Boh...
È una vecchia menata depressa e stupida D:
Non mi piace neanche più, ma non saprei dove altro metterla, in questa serata triste almeno quanto lei-
Parla di amore//immaginario// in qualche modo, ed è per quello che sto male, anche a distanza di un annetto [ed è fondato su basi reali questo]
Quindi boh... Le canzoni che ho citato sono fighe, dateci un'occhiata-
Kyah!
-depressione time-
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{Who told you to leave...?}
Who told you to leave me all alone? Leave me in the dark, leave me in the cold...
Who told you to leave before i could show you half of the man you wanted to know?
But i have to face your last goodbye. The look on my face, my bloodshot eyes.
So who won the war?
Deep down inside... I can’t decide.


Si strinse piano le ginocchia, appoggiandosi al freddo muro.
Non sapeva dov’era nè tantomeno come ci era finita. Il ricordo di quelle parole le fece mettere le mani fra i capelli, le fece spalancare gli occhi e gridare.
Ma non serviva a nulla, dalla sua bocca il suono del suo dolore fu spazzato via dal silenzio e dal vuoto della stanza. Nessuno avrebbe potuto sentirla. E anche se fosse stato possibile, chi avrebbe avuto interesse a salvarla?
“Perchè mi hai abbandonata?” continuava a pensare.
“Perchè mi hai lasciata qua... Sospesa nel silenzio e poi rinchiusa in esso. Non c’è via d’uscita. Non c’è luce che illumina. Non c’è suono, non c’è colore. Non c’è un cazzo di niente” riflettè dando un pugno al muro.

Il tempo passava. Ore, giorni, settimane... Il tempo diventava solo un soffio senza suono in quel grigio totale. Nulla mutava, tutto restava uguale.
“Perchè non vieni a prendermi? Perchè mi lasci ancora sola? Non dovevamo restare assieme? Non dovevamo essere felici? Ti sembra felicità questa...?” silenziosamente aspettava che lui la salvasse.

Le parole nella sua testa aumentavano. Non sapeva da dove venissero, ma le sentiva. A volte erano canzoni. A volte era la voce di lui. A volte ancora erano sue vecchie amiche e altre era solo il rumore dell’acqua che scorre.


You don’t love me. You can’t sai it after all this time.
You don’t want me, you can’t need me. Tell me a lie!
Yesterday everything seemed so ok. How can it be that today?
How could we get so close and end up like strangers?
How could something so right end up like this?
You don’t L O V E me;

“Perchè non puoi dirmi che mi ami? Come mai dopo tutto questo tempo che ho aspettato sperando di vederti, non ci riesci? Mentimi almeno. Come mai non riesci a tornare da me...”

Ormai parlava con se stessa e con i frammenti nella sua testa. La pazzia era vicina, lo sentiva. Quasi l’aspettava con ansia, come una vecchia amica, che alleviasse il suo dolore. Voleva smettere di pensare, voleva smettere di ragionare, di farsi del male da sola.
I just now we can’t be over... I can see it in your eyes.
Making every kind of silence takes a lot to realize.
It’s worse to finish then to start all over and never let it lie.
And as long as I can feel you holding on
I would fall even if you said I was wrong.
I’m not Perfect but i keep traying.
Cause that’s what I said I would do from the start.
I’m not alive if i’m lonely
So please don’t leave
Whas it something I said or just my personality

“È davvero finita?”si chiese ridendo piano “Questa volta la canzone si sbaglia. La voce ha torto. Non posso aggrapparmi a nulla. Non posso vedere nei tuoi occhi il riflesso di cosa pensi.
Non posso sapere se tu stai tenendo duro o se ci hai mai provato. È vero, ho tentato e ritentato io, senza successo. E ora sto cadendo, anzi, sono caduta, anche se non sei stato tu a farmici finire. Sono stata io stessa, stretta dal silenzio.

Il mio sbaglio è stato cercare di essere perfetta. È impossibile riuscirci. Dovevo sfruttare invece i miei difetti. Renderli qualcosa che mi distingueva. Smettere di sentirmi in colpa per cose che non dipendevano da me. Qua dentro mi ci sono chiusa da sola”
Mentre lei rideva piano e riabbassava la testa, una luce uscì da una parete scura.
“Sembra che io stia diventando pazza...”
Ma non era così. Una mano bianca si sporse, infrangendo il muro. Colori. Musica. La ragazza stupita sospirò, pensando fosse la follia che l’aveva raggiunta. La sua voce. C’era. Iniziò a gridare, fino a sentire i suoi polmoni bruciarle nel petto. Lacrime improvvise le rigarono le guance.
Poi si voltò.
La mano era ancora lì, ma ora si intravedevano un sorriso e degli occhi azzurri, nello squarcio di luce. Dei capelli scompigliati le incorniciavano il volto.
Si rese conto allora che la camera non era altro che la sua mente. Si era rinchiusa nella sua stessa testa, stretta dal dolore e dal rimorso. Dai ricordi e dai timori per il futuro.
Quella venuta a salvarla era lei stessa. Cioè, era uno dei tanti frammenti di lei.
Era il frammento di lei che tanto amava la musica.
Aveva cercato di farle capire attraverso canzoni e ricordi vaghi che quella non era una prigione, ma una teca di vetro scura in cui si era chiusa da sola e che lei sola poteva distruggere. Era stato inutile quindi aspettare che qualcuno la salvasse.
"I mostri non sono sotto al letto, stanno dentro la nostra testa" si ricordò.

Sorridendo, si ritrovò lei stessa nella luce, guardando quella zona scura e vuota.
Osservando un’ombra, un ricordo di una ragazza.
Una sagoma che si stava dissolvendo a terra che con il volto rigato dalle lacrime, finalmente, sorrideva.
  
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