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Autore: Melchan    21/11/2012    1 recensioni
[Inception!AU] Sherlock è finito nel Limbo e c'è chi non la prende molto bene. Qualcuno crede che si sveglierà, qualcuno no, e a fare compagnia a Sherlock c'è solo un gatto nero che sorride un sacco e nel mondo reale ha avuto una morte davvero da Oscar.
Sesto capitolo: Se gli altri sapessero quello che sto facendo sicuramente mi prenderebbero in giro, quindi cerchiamo di tenerla una cosa tra noi.
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- So che non ti viene mai a trovare. Forse la cosa dovrebbe farmi sentire meglio, ma dato che dimostra l'esatto contrario dell'averti dimenticato chissà come mai non mi rallegra comunque. -
Si soffia il naso, sperando che da fuori non la senta nessuno. Sherlock non la sta guardando, ma tanto non l'ha mai fatto.
- Dovresti vedere che faccia fa quando provo a proporglielo, sembra che lo abbia preso a schiaffi. Penso che questa storia lo renda più infantile di quanto fosse da piccolo, che buffo. Sai Sherlock… - chiude un secondo gli occhi, il sangue le batte forte contro le palpebre, come tutte le volte che  cerca di non piangere anche se ne avrebbe l'istinto. Non aveva voglia di farlo così tanto spesso nemmeno quando andava al liceo. - Dicevo - si schiarisce la voce - A questo punto, penso sinceramente che sarebbe meglio tu ti svegliassi. Sembra strano anche a me, ma a quanto pare vivere senza di te è peggio che farlo con la tua costante presenza a rovinare tutto. -
Si ritrova a stringere forte il tessuto dei vestiti tra i pugni sudati e umidicci. Si sente patetica, sa benissimo di essere una visione tristissima, ma vuole dirlo almeno una volta ad alta voce e al diretto interessato. E' così tanto che pensa quelle cose, senza mai dirle a nessuno, nemmeno a Sally, che sta cominciando a sentirle come malattia. A volte le sembra di avere solo loro al posto del cuore, come se glielo avessero mangiato.

- Quando c'eri riuscivo ad avere qualche ritaglio di lui solo per me, c'erano dei momenti che… - le si chiude la gola  - In certi momenti sembrava proprio che mi amasse, anche se non come con te. Magari non era la più grande storia d'amore romantico dai tempi di Shakespeare, ma una parte di lui - gli punta contro un dito, in un modo teatrale che è sicura apprezzerebbe. Non glielo farebbe capire, ma lo apprezzerebbe - Ma una parte di lui mi amava, e di questo di questo sono sicura. Adesso però non è rimasto niente per me. Sicuramente penserai che è stupido, ma io lo sento, sai? E' sempre stato un uomo gentile, lo è anche adesso, ma non mi ama più perché è troppo occupato a farlo con quel che ricorda di te. -

Ecco, alla fine è riuscita a dirlo. - Potrebbe anche passargli un po' col tempo - con gli anni pensa - ma non sarà mai più come prima. Quindi tanto vale che ti svegli e tutto torni com'era. -
Si alza, si soffia di nuovo il naso cercando di non sentirsi una vecchia sfatta e stanca, riprende il cappotto ed esce dalla stanzetta dove giace Sherlock con l'aria più dignitosa che riesce a mettere insieme.

Fuori dalla porta c'è Mycroft. Sembra un gentiluomo del '900 come sempre, e la guarda tranquillo e insondabile da dietro il suo ombrello nero, puntato contro il pavimento bianco come un grosso chiodo.

- E' gentile a venire a trovare mio fratello. -
- Non fa niente. - risponde lei composta - Mi dispiace che non veda mai John qui, ma temo non se la senta. -
Mycroft scuote appena la testa. - So bene che il signor Watson non è indifferente alla situazione. - La guarda meglio, un po' più attento di prima, come per misurare qualcosa - Dopotutto, li conoscevo. Entrambi. -

Sarah annuisce appena, fingendo di non capire dove vuole arrivare.
- Sa, signorina Sawyer, c'è una cosa che vorrei dirle. E' liberissima di farmi notare che non sono affari miei, ma… - Sarah aspetta la stoccata.
Arriva, con la voce più odiosamente conciliante del mondo. - Nella sua situazione, credo che nessuno avrebbe da ridire se lei decidesse di interrompere la sua relazione romantica con il dottor Watson. Potrebbe essere ingiustamente accusata d'insensibilità se dopo decidesse di abbandonarlo a se stesso, ma una semplice interruzione del rapporto amoroso tra voi non credo che sarebbe una stranezza. Penso che lei abbia già fatto più che abbastanza per proporsi alla santificazione. -
Le sorride come sorride sempre, e Sarah ha voglia di picchiarlo.

- Aveva ragione, non sono affari suoi. Ora la lascio andare da suo fratello, e la prego di non origliare più le conversazioni altrui. -
Mycroft alza appena le spalle. - Penso che in questo specifico caso sarebbe più adatto il termine monologo. Comunque le posso assicurare che non ho origliato. -

La supera, tranquillissimo, e tira giù la maniglia della porta chiusa. - Non c'è bisogno di ascoltare quello che dice a Sherlock per sapere che al momento si occupa di una causa persa. -

Mentre la porta si chiude con un fruscio, Sarah pensa che è la prima volta che sente nominare i suoi sentimenti come una causa persa. A quanto pare essere degli stronzi è un male di famiglia.

*


Note di Melchan:

Ho fatto qualche cambiamento, e dopo l'aggiunta di questa shot ho deciso di mettere tutto insieme e bon. L'ordine di lettura fin qui è quello dei capitoli, i prossimi ancora non lo so, vedrò sul momento cosa fare x_x Spero che a qualcuno possa piacere/interessare, anche se è una storia un po' strana :3 Baci e giga-abbracci a chiunque decida di lasciare un commentino :*
  
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