Aprì gli occhi, uscendo dalla calda sensazione che può lasciare una notte di sogni sfocati.
Il letto era freddo e vuoto, osservò la ragazza mentre si metteva a sedere e si stropicciava gli occhi.
Le venne in mente “Pitiful” sei Sick Puppies, così, mentre si alzava.
Provava un freddo indescrivibile e così prese dal cassetto il primo paio di biancheria che trovò e si diresse silenziosamente verso la doccia.
La casa era vuota, i suoi passi leggeri rimbombavano per la casa, buia, ma nella quale lei non aveva problemi ad orientarsi.
Si sfilò piano quel che aveva addosso, aprì l’acqua e girò la manovella dal lato di quella calda.
Il vapore si diffuse per la stanza e annebbiò ulteriormente quel risveglio.

Rigirata la manovella si fermò un attimo, bagnata, i capelli che le scendevano prendendo la piega del collo e del capo.
Le gocce cadevano a ritmi regolari, echeggiavano per la camera, ricordandole ad ogni solo la sua solitudine, fisica ed interiore.
L’ombra chiamata ragazza uscì, si avvolse in un asciugamano e andò in cucina.
Vuota pure quella, priva di vita o di colore quel mattino.
Bevette un po’ di caffè nero, guardò fuori dalla finestra, seduta sul davanzale, abbracciandosi le gambe.
I capelli si sarebbero asciugati da soli.
Non le importava.

Sul suo letto, solo un biglietto, scritto da lei la sera prima.
Il destinatario era ovvio, ma lui non lo avrebbe mai letto.
Cinque parole, cinque macchie lasciate da lacrime cadute nell’atto di scrivere.
“Where has your love gone?”