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Autore: Clorofilla    21/11/2012    2 recensioni
Mi stringerai?
Mi stringerai, Kinako?
-Tsurugi-san, lo sto già facendo.. Anche se mi piacerebbe abbracciarti due volte allo stesso tempo, purtroppo non posso farlo!-
-Allora va bene così.-

Tsurugi*Kinako, tre Mini-Shot e una Drabble.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mi stringerai…

 

 

~

Ci sono persone destinate a rimanere strette tra loro, ed altre che si stringeranno da sole.
È una sfida a chi si lascia per primo, ed una gara a colpi di amore. 



1. In un caldo abbraccio?
 

Kinako aveva una corporatura minuta e fragile, contrariamente alla sua forte ed espansiva personalità.
Era questo il motivo per cui Kyosuke non riusciva, nemmeno sforzandosi, a comprendere il motivo per cui quella ragazzina non aveva mai freddo.
Per lei qualsiasi temperatura, in qualsiasi periodo dell’anno, era sufficiente per una bella magliettina di cotone ed una scampagnata fra le strade tranquille di Inazuma Cho.  Qualsiasi temperatura.
Ed ora, con l’inverno alle porte ed un pesante maglione posato sulle spalle, Tsurugi si sentiva veramente debole.
Il vento soffiava mollemente, scuotendo quel paesaggio immobile e sempre mutevole.
La rugiada della mattina precedente si disperdeva tra i fili d’erba, e le nuvole si tingevano dei colori del tramonto.
-Tsurugi-san?-
-Kinako, hai mai freddo?-
I suoi occhietti marroni si fecero pensosi, e poi scosse la testa.
-Mai.-
Il ragazzo si sforzò di sorridere.
Si sentiva veramente troppo patetico, con quel giubbotto di lana, accanto ad una spensierata nanerottola in canotta.
Inspirò, prendendo quanto più fiato accogliessero i suoi polmoni, tentando contemporaneamente di auto-convincersi del fatto che sì, prima o poi si sarebbe abituato ad accettare ogni singola stranezza ed ogni minuscolo dettaglio fuori posto di quelle loro passeggiate.
Non era poi una gran perdita, se Nanobana gli restava accanto.
Gli piacevano quelle passeggiate, doveva ammetterlo.
Spesso la bruna insisteva per uscire a passeggiare con lui, e senza dubbio avrebbe sfoderato quell’assurda pretesa anche con una bufera a settanta gradi sotto zero. E senza dubbio lui avrebbe ugualmente accettato.
Lo rilassava, in qualche modo. Quando tornava a casa, una volta, gli avevano perfino detto che i suoi ciuffi ricciuti si erano distesi ed allungati.
Rabbrividì.
L’aria non era mai stata così densa e umida in quella città.
I fiorellini invernali che ornavano i balconi, solitamente, erano stati presto rimpiazzati da pupazzetti di Santa in un’impervia scalata. Troppo freddo anche per loro.
Tsurugi pensò a quel corpicino caldo che le passeggiava al fianco. Lui aveva lei, quantomeno.
Quei fiorellini, una Kinako, non l’avevano.
-Allora riscalderesti anche me?- chiese, formando una nuvoletta di vapore lattiginoso.
La ragazza annuì raggiante, e si lanciò al collo dell’altro, abbracciandolo.
Kyosuke sorrise.
Non era lei a non avere freddo. Era il freddo che non aveva mai avuto lei.
-Sembra che sia tu a far calore.-
-Uh?- chiese lei confusa, chinando il capo.
Kyosuke scosse la testa, e la strinse più a sé.


Mi stringerai, in un caldo abbraccio?

 


 

2. Anche se ti crea problemi?
 

Nanobana era uscita, per fare la spesa. Ora lui girava senza una meta precisa, senza un preciso scopo e senza una precisa ragione per essere in quella casa.
Come si era lasciato convincere a passare un’intera serata con lei?
Prepotente, l’immagine sorridente della ragazza gli si piantò in testa, con quegli occhioni irresistibili ed imperscrutabili ed il labbruccio tremolante.
Ah già, ecco come.
Sospirò rumorosamente, accasciandosi a terra.
Non era proprio un professionista di autocontrollo, ed una serata intera aveva tutto il tempo per tentarlo a dovere.
Non si sarebbe stupito nemmeno se, ad un certo punto, una sua vena a caso potesse decidere di scoppiare per il troppo sforzo.
Occorreva concentrazione, concentrazione.
L’unica cosa che poteva salvarlo era un’enorme concentrazione, per potersi distrarre dalla piccola Kinako.
Concentrazione, occhi nocciola, concentrazione, guance morbide e rotonde, concentrazione, fianchi magri.
Sospirò, massaggiandosi una tempia dove iniziava a germogliare una dolorosa emicrania.
Sarebbe stato un disastro di proporzioni bibliche.
Già sentiva quello schizzato di Tenma ronzargli intorno, chiedendogli come era andato il suo ‘appuntamento’ con Nanobana, saltellando neanche fosse una cicala pettegola.
Rabbrividì.
Non era un appuntamento. E lui non era tsundere.
Certo, di sicuro era così.
Ruotò su sé stesso, stendendosi a pancia all’aria sul pavimento, da bravo ospite parassita di un non-appuntamento.
Pensò a Kinako.
Gli capitava di pensarci un po’troppo spesso di recente. La cosa, inizialmente, non lo aveva affatto preoccupato.
Del resto, sentiva un calore rassicurante irradiare tutto il suo corpo quando il suo pensiero toccava la sua mente, quindi l’aveva sempre considerata una buona cosa.
Finché non iniziò a divenire geloso dei preziosi sorrisi della ragazza, e subito sentì il desiderio di proteggerla da qualsiasi cosa potesse anche minimamente sfiorarla.
Lì aveva iniziato a preoccuparsi. Non aveva mai avuto molta dimestichezza con i sentimenti di questo genere.
Lei però sembrava così spontanea, così tranquilla.
Nonostante i suoi sentimenti, continuava ad accompagnarlo ovunque, a passeggiare con lui ed a guardarlo affettuosamente, scaldando il suo cuore estraneo.
Era una tacita promessa, un consenso che non poteva capire nessuno.
Nemmeno loro.
La serratura scattò, ed una Kinako minuscola sotto a migliaia di buste della spesa, nell’intento di reggerle tutte e camminare contemporaneamente, fece il suo ingresso sotto gli occhi perplessi di Kyosuke.
Il suo disappunto per lo sforzo della ragazza venne sostituito per un interminabile attimo dalla consapevolezza che sì, le era mancata.
Proprio come ad ogni rispettabile liceale in fase di cotta spietata, gli era mancato qualcuno che non vedeva da un massimo di otto minuti. Era un caso disperato.
Nanobana gli sorrise, come sempre dolce e comprensiva, e si lanciò ad abbracciarlo.
Anche se nelle sue mani dondolavano ancora un paio di buste, anche se il segno del peso di vari alimenti iniziava a segnare di rosso le manine chiare della ragazza, lei si era preoccupata prima di lui.
Sorrisero entrambi.


Mi stringerai, anche se ti crea problemi?

 

 

3. Tra una folla che ci guarda?
 

La squadra in sé, non era nulla di speciale.
Non erano particolarmente coordinati, anzi, uno dei centrocampisti sembrava totalmente assorto nel piatto di onigiri che lo aspettava al fischio di fine partita, vittorioso o perdente.
Non erano più agili di loro, ovviamente. I duri allenamenti avevano dato i loro frutti, e la Raimon poteva vantare i migliori atleti in circolazione.
Non erano nemmeno più furbi di loro, al contrario, la testa del capitano aveva le dimensioni adatte ad ospitare un cervello delle dimensioni massime equivalenti a quelle di una nocciolina.
In effetti, non era per niente una squadra degna di rispetto.
Ma si sa, il capitano Endou era il tipo che ‘SAKKA YAROUZE!’ senza nemmeno guardare in faccia l’avversario, come lui era abituato a fare, e quindi aveva volentieri accettato la sfida per un’amichevole di quartiere.
Kinako ci stava davvero mettendo tutta sé stessa, e lui si sentiva un po’ spregevole nel non impiegare nemmeno un quarto delle sue forze, pur essendo determinato a non sprecare energie in superflui scontri.
Sarebbe stato uguale a donare perle ai porci.
Lei invece saltellava come una matta, rincorrendo il pallone e sottraendolo facilmente agli strambi avversari, senza risparmiare un singolo respiro.
In qualche modo, era rassicurante sapere che al mondo ci fossero ancora persone così passionali. Probabilmente il coach Endou le faceva un brutto effetto.
Il secondo tempo era quasi terminato, finalmente. Quella per lui era stata una vera e propria agonia.
È vero, aveva promesso a sé stesso e a suo fratello che si sarebbe battuto onestamente per un calcio migliore, ma, dannazione, quello era un affronto a quel calcio migliore.
Qualche bella pallonata nello stomaco alla vecchio stile sarebbe stata perfetta per quegli idioti che si definivano calciatori.
Soprattutto per quel fastidioso attaccante biondo che continuava a fissare Kinako.
Lui era uno che si creava da solo più problemi di quanti effettivamente ce ne fossero, ma quello decisamente non lo era. Decisamente era un problema concreto.
La stava davvero fissando.
Probabilmente fu quella la ragione per cui, gli ultimi dieci minuti di gioco, diede il massimo anche lui.
Non si ricredette, quella squadra era un club di liceali con molto tempo libero e poco, pochissimo cervello e senso della misura.
Ma almeno seppe che aveva combattuto anche lui.
Al termine della partita, lo stadio –sì, avevano allestito addirittura uno stadio per quel patetico cinque a zero – esultò, soddisfatto.
Cosa avessero tanto da gridare, non fece in tempo a chiedeselo.
Due manine sudate si aggrapparono alla sua maglietta, felici, e due braccia arrossate lo strinsero forte.
-Tsurugi-san! Abbiamo vinto!-
E improvvisamente lo stadio non esisteva più, la squadra non esisteva più, quell’imbranato che fissava la sua Kinako non esisteva più.
-Abbiamo vinto.-


Mi stringerai, tra una folla che ci guarda?

 

4. Solo perché te lo chiedo io?
 

-Kinako.-
-Cosa c’è, Tsurugi-san?-
-Abbracciami..-
-Va bene!-

 


Mi stringerai, Kinako?

-Tsurugi-san, lo sto già facendo.. Anche se mi piacerebbe abbracciarti due volte allo stesso tempo, purtroppo non posso farlo!-
-Allora va bene così.-

 

 

 

 

 


 

  
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