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Autore: Abstract Joy    21/11/2012    4 recensioni
52 anni,4 mesi,9 giorni.
Il tempo in cui Klaus ha vissuto nella follia, mentre le allucinazioni dovute all'uccisione dei cacciatori lo tormentavano.
Questa storia cerca di essere un piccolo frammento di quei giorni oscuri, dove la morte sarebbe stata l'unica cura.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Klaus, Rebekah, Mikaelson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Oscurità.
Conto i secondi, mi immergo nel buio del mio animo.
Dolore, proprio lì, dove dovrebbe esserci il cuore. Peccato sia morto secoli fa.
Non dovrebbe far male, un cuore morto.
Eppure è lì, una fitta lancinante e continua, testarda, insensibile.
Perfora il petto, sconvolge la mente.
Paura, rabbia, stanchezza, disperazione. Mescolati in un unico, cinico pugno su un cuore che non esiste più.
 
Qualcuno ha scostato la tenda, il sole penetra nella stanza. Alzare le palpebre richiede uno sforzo senza precedenti.
Riconosco la cascata di capelli di mia madre, le braccia conserte e il piede che picchia furioso sul pavimento di pietra.
Cosa ho combinato questa volta?
Si volta di scatto, gli occhi privati di ogni umanità.
-Cos’è questo, Nick? Cosa ti salta in mente?-
Indica con decisione la parete, segnata irrimediabilmente dalla mia follia.
Strisce nere attraversano l’intero muro, a coprire il profilo scarlatto di un volto umano, piegato da una sofferenza troppo reale per lasciare indifferenti.
-Era un bel disegno, Nick. Perché rovinarlo?-
La voce di mia madre è fredda, incorporea.
Desidero solo sprofondare all’inferno, senza il peso dei secondi che strisciano via, avvolgendosi al mio cervello.
-Ma è così che fa ogni volta. Rovina sempre tutto, il mio povero bambino.-
Non sopporto la sua voce, non più.
-Stai zitta!-
Urlo, urlo senza neanche volerlo.
-Vuoi sempre zittire le persone, figliolo. Vuoi sempre vincere, non è vero? E’ per questo che mi hai ucciso.-
Ora lo vedo, ora si. Lì, sul petto, dove dovrebbe battere il cuore, c’è una voragine nera. Nient’altro.
-Madre, mi dispiace così tanto, io…-
Allunga la mano verso di me, asciuga la mia lacrima.
-Ma non capisci, Nick? E’ troppo tardi. Oh, il mio povero, povero bambino..-
La sua testa rotola via, ai miei piedi. Un sorriso triste vi è rimasto stampato, pronto a giudicarmi.
Mi inginocchio a raccoglierla, mentre la mente urla in tutte le lingue che conosco.
L’ho uccisa, di nuovo.
La bocca si muove ancora, sembra sussurrare una preghiera.
La voce è sempre più forte, diventa assordante.
E’ nella mia testa, nelle mie vene, nel mio cuore spento.
-E’ colpa mia, Nick. Avrei dovuto lasciarti morire tanto tempo fa. Sei sempre stato un errore, nient’altro che un errore. Un abominio, incompatibile con l’amore.-
-Ora basta! Basta! Smettila!-
Lancio via quella testa, quella voce, quel senso di colpa.
Via con tutta la forza che ho.
L’oscurità continua a vorticarmi intorno, allettante, silenziosa.
Mi abbandono ad essa, sfinito.
Il volto sulla parete piange, sciogliendo i colori del suo stesso dolore.
 
 
 
 
Apro gli occhi dopo ore, giorni, un secondo… Non saprei dirlo.
In realtà, non ha alcuna importanza, non per me, non per gli occhi scuri che sorridono, spensierati, a pochi passi da me.
-Buongiorno Nicklaus. Hai riposato bene?-
Il viso è allegro, gioviale. Il corpo esile è avvolto da una lunga veste bianca.
-Non esattamente, dolcezza. Ma va bene così.-
Le piccole labbra di Tatia si increspano in un sorriso.
-Mio amore, sono così dispiaciuta. Ecco, lascia che ti aiuti.-
Si avvicina, in tutta la sua disarmante purezza, e mi bacia, lentamente.
Assaporo un attimo di eccitazione, prima di accorgermi dell’enorme taglio che si sta aprendo sul suo collo, tingendo il suo vestito di un rosso vivo.
Poggio le labbra su quel capolavoro. Sangue profumato, inebriante.  Mi immergo nel sapore, nello stordimento che procura.
Finché continua a scorrere giù per la mia gola, quel liquido sembra curare ogni sofferenza.
Eppure, inevitabilmente, anche lui mi abbandona.
Rimango solo col ricordo del piacere, un corpo morto fra le braccia e l’oscurità pronta a portarmi via, di nuovo.
Questa non è vita, lo so. Qualsiasi morte sarebbe di gran lunga preferibile.
Piango, mentre il piccolo corpo di Tatia comincia a sgretolarsi.
Piango, pregando l’oscurità di portarmi via, questa volta volta per sempre.
 
 
-Nick!-
La voce che Rebekah è come una secchiata di gelido sollievo.
La guardo e so che è reale.
-Nick, che fai? Che succede? Cosa hai visto questa volta?-
Non so risponderle, annego in uno stordimento mortale.
-Oh, fratello. Mi dispiace così tanto..-
Sgrano gli occhi, mi alzo in piedi, con uno scatto. Afferro mia sorella con tutta la forza che ho.
-Fallo smettere! Fallo smettere! Tutto questo! Uccidimi, Bekah, ti scongiuro, ti supplico… Uccidimi.-
Rebekah sorride. Un sorriso in contrasto con le lacrime che hanno cominciato a solcare il suo viso.
-Sai che non posso, Nick.-
Cado in ginocchio, tremante.
Lei si abbassa accanto a me, stringendomi.
-Sono qui, Nick. Sono qui. Non ti abbandono.-
E capisco che il suo amore è tutto ciò che c’è di reale, mentre l’oscurità torna a chiamarmi.
  
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