Le sue dita cigolano fievolmente, mentre le asciuga in fretta con lo
straccio. L’acqua non le piace – la fa sentire
così strana. Ma sua sorella ama l’igiene, le cose
pulite e ordinate.
Non che la ringrazi mai per questi piccoli accorgimenti. Rarity
è Rarity, in fondo, e trova sempre qualcosa per cui
lamentarsi. Ma lei è Sweetie Belle, quindi sorride e posa lo
straccio accanto al lavabo, sperando che sua sorella non trovi tutto
troppo disordinato e antiestetico.
Mentre prepara la cioccolata calda, si chiede vagamente come fare per
farla assomigliare di più a Lord Smooze. Rarity lo
apprezzerebbe, ne è certa, e forse le sorriderebbe e le
direbbe che ha fatto un buon lavoro, che per una volta ha svolto bene
la sua funzione di sorella e ha raggiunto i suoi obiettivi di
attenzione e premura. Ma Sweetie Belle ha già fatto diversi
tentativi: la cucina prende sempre fuoco senza che lei capisca nemmeno
come, e nella sua testa ci sono così tanti rumori
così forti e dolorosi e talvolta, senza sapere
perché lo fa, si chiede se assomiglino alle sirene della
Robot Police.
Scrolla le spalle, sospira. Dal piano di sopra viene il rumore
soffocato di un altro grido.
Sweetie Belle si chiede quando sua sorella comincerà a
piangere e a singhiozzare, e affetta con cura una mela.
– Livello di simmetria: ottimale – mormora,
confrontando due fette perfettamente uguali, e vorrebbe riuscire a
sorridere per questo piccolo successo.
Rarity arriva in cucina mezz’ora dopo, e il rumore del
secchio d’acqua gettato frettolosamente sul forno riscuote
Sweetie Belle da un’intricata riflessione sul senso della
vita e sul significato del dolore.
- Rarity! – esclama sorridente, voltandosi e lanciandosi
contro di lei per abbracciarla, e quasi perdendo l’equilibrio
quando sua sorella si sposta e si dirige con calma verso il tavolo
rivolgendole un saluto svogliato. Sweetie Belle non se la prende tanto:
Rarity è fatta così.
Però, smette di sorridere mentre la osserva sedersi con un
movimento aggraziato. Rarity ha i capelli in disordine, i boccoli viola
scuro che in ogni altro giorno dell’anno sarebbe eleganti e
lucenti che le ricadono flosci sul viso pallido e sugli occhi. Le sue
mani bianche tremano appena mentre si posano sul tavolo come per
aiutarla a sorreggersi, le lunghe unghie dalla manicure perfetta che
graffiano leggermente il legno chiaro. – Voglio fare un
cappello – dice con un esile sorriso forzato: - Un cappello enorme, con le
gemme e le piume e ... oh, non so, potrei chiedere alla Leader se ha
ancora qualche scaglia di drago ... -.
Sweetie Belle annuisce senza convinzione. L’ha sempre detto
che tutti quei corsi di recitazione sono inutili, ma Rarity continua a
credersi un’attrice. E poi, sa che i cappelli di sua sorella
sono sempre più grandi e più sfarzosi quando
è giù di morale.
Quindi, la lascia parlare di cappelli e velette e vestiti e pizzi e
nastri, le lascia commentare con poche parole aspre la disposizione
rozza di piatti e posate e bicchieri, si volta quando lei riprende a
piangere. C’è un tonfo sordo alle sue spalle e sa
che sua sorella si è buttata sul pavimento, in una delle sue
solite pose da attricetta di melodramma, pronta a sciorinare un nuovo
monologo che forse poi riciclerà in una qualche audizione
per un ruolo che non otterrà. Come tutti gli anni.
Ma questa volta c’è solo silenzio.
- Grazie, Sweetie – borbotta Rarity dopo pochi istanti che
sembrano un’eternità, e non ha bisogno di dire
altro.
Sweetie Belle scuote lievemente la testa. Aspetta qualche attimo, per
essere sicura che sua sorella non abbia solo rimandato la sua crisi,
poi si gira e le tende una mano, anche se Rarity dice sempre che le sue
mani sono troppo fredde.
La sua funzione primaria, in fondo, è amare sua sorella.
And apart, all we are is a screaming mess and a hollow object.