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Autore: shaolin7272    22/11/2012    4 recensioni
Racconto partecipante al Contest Profile si nasce.
“Ora vieni qui e vuoi rimediare, ma dov’eri quando mi hanno spogliato nudo nel cortile della scuola; quando mi sono svegliato e ho trovato mamma davanti al mio letto con un coltello; dov’eri tutte le volte che avrei avuto bisogno di un conforto, di un aiuto. Dov’eri quando disperato stavo per saltare giù dal tetto dell’università.”
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Shaolin7272

Titolo: Rabbia

Contest : Criminal Minds - Profiler si nasce

Rating: Verde

Personaggi: Spencer Reid/ Padre di Reid

Trama: Un confronto acceso tra Reid e suo padre.

I personaggi non sono miei e non mi appartengono, ma sono di Jeff Davis. Criminal Minds

appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.

 

Ringrazio anticipatamente tutti quelli che leggeranno questo racconto. 
 

Rabbia

 

Mancavano due giorni alla festa del ringraziamento e negli uffici del BAU regnava una strana calma, sembrava che tutti i serial killer del paese fossero andati in vacanza, per una volta la squadra si stava rimettendo in pari con i rapporti dei casi precedentemente risolti.

L’unico elemento di disturbo era il telefonino di Reid che continuava a squillare a intermittenza, chiamate e messaggi a cui lui non rispondeva.

Morgan a fine mattinata incuriosito dall’intenso traffico telefonico del collega non resistette si avvicinò alla sua scrivania sorridendo, cercando di investigare.

“Hey Kid hai fatto conquiste? La tua nuova fiamma è un po’ insistente.” Posandogli una mano sui capelli scompigliandoglieli.

Spencer si scostò un po’ infastidito e guardò con aria interrogativa il compagno, gli sembrava di aver sentito una punta di gelosia nella voce. Poi scrollò la testa. Non era possibile doveva essersi sbagliato e si decise a rispondere.

“No, nessuna fiamma, è solo mio padre.”

Il sorriso di Morgan di spense, l’aria scherzosa sparì.

“E’ per questo che non rispondi? Cosa vuole?” Disse sedendosi sull’angolo della scrivania e scrutando Spencer con volto serio.

“Mi ha chiesto di passare il Ringraziamento insieme a me e la mamma.” Spiegò il giovane con aria lugubre appoggiandosi allo schienale della seggiola sbuffando.

“Tu che ne pensi?”

“Oh, è uno dei miei sogni passare le feste assieme.” Ironizzò il ragazzo roteando gli occhi.

“No, seriamente cosa vorresti fare?”

“Gli ho risposto che sono impegnato, che lavorerò, ma lui non demorde dice che verranno loro qua da me. Vorrei tanto che arrivasse un caso che ci portasse il più lontano possibile.”

“Non ti fa piacere passare un po’ di tempo con loro? Pensavo che con tuo padre vi foste chiariti.”

“No, sì … insomma. Non riesco a far finta di essere una famiglia felice che si riunisce per la festa.”

Derek annuì, capiva come si poteva sentire Spencer. Il padre lo aveva abbandonato a otto anni e dopo vent’anni voleva rientrare nella sua vita come se niente fosse. Non era così semplice.

“Potresti venire con me da mia madre e le mie sorelle,” propose Morgan, poi avvicinandosi all’orecchio del ragazzo per non farsi sentire da nessuno, “oppure possiamo andare via noi due da soli.”

“Ti ringrazio Derek ma è giusto che tu vada dalla tua famiglia.”

“Va bene, comunque voglio che tu sappia che l’invito è sempre valido.” Dandogli una pacca sulla spalla ritornò al suo posto.

Spencer cercò di concentrarsi sul rapporto che aveva davanti ma ogni tanto alzava il capo rivolto verso la scrivania di Morgan tentato di accettare la proposta dell’amico.

Il lavoro alla fine riuscì a distrarlo per parecchio tempo, era quasi sera quando Spencer si sentì osservato, alzò lo sguardo e trattenne il respiro dalla sorpresa. Di fronte a lui c’era suo padre.

“Che cosa ci fai qui?” Chiese perplesso.

“Scusa, mi hanno dato il permesso di salire e …” S’interruppe l’uomo guardando il volto ostile del figlio. Spencer con un notevole sforzo si alzò “Per parlare è meglio andare nella stanza ristoro, vieni.” Disse secco facendo strada al padre.

Morgan scambiò un’occhiata con Emily indeciso se seguire i due uomini o rimanere lì.

Entrati nella stanza Spencer chiuse la porta e poi si voltò a fronteggiare il padre.

“Perché tanta urgenza? Io qua ci lavoro, ti ho già detto che non posso passare la festa con te, che cosa vuoi ancora?”

“Spencer scusa, ma non rispondi alle mie telefonate, neanche ai messaggi. Volevo parlarti e non ho trovato altro modo. In fondo ti ho solo chiesto di passare un po’ di tempo con me e tua madre.”

Reid scrollò la testa stringendo i pugni “Vuoi passare un po’ di tempo con me e la mamma. E’ veramente un peccato che questo desiderio non ti sia venuto vent’anni fa.” Esternò con astio.

Il padre alzò i palmi delle mani per placarlo “So di non meritarmi nulla, che non sono il padre dell’anno. Ho sbagliato Spencer e Dio sa quanto mi spiace, io voglio solo rimediare ai miei errori.”

“Rimediare,” Spencer cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza gesticolando, “rimediare. Ora vuoi rimediare. Mi hai lasciato da solo con mamma sapendo che era malata.”

“Mi dispiace Spencer …”

Il ragazzo non gli lasciò finire la frase “Non ti sei fatto più vedere. Maledizione abitavi a venti chilometri di distanza. Una telefonata, una telefonata quanto ti costava? Eh, vuoi sapere la verità? E' che tu avevi paura che fossi malato come mamma. E’ così vero?” domandò urlando con voce stridula Spencer senza più controllare la sua rabbia, non gli importava che gli altri sentissero.

“No, io … io non so cosa pensavo” cercò di giustificarsi il padre.

“Ora vieni qui e vuoi rimediare, ma dov’eri quando mi hanno spogliato nudo nel cortile della scuola; quando mi sono svegliato e ho trovato mamma davanti al mio letto con un coltello; dov’eri tutte le volte che avrei avuto bisogno di un conforto, di un aiuto. Dov’eri quando disperato stavo per saltare giù dal tetto dell’università.” Spencer si bloccò pensando a quel giorno e alla mano salda di Gideon che l’aveva fermato donandogli una nuova vita. Rendendosi conto di aver detto troppo prese un profondo respiro, poi in un sussurro, “Non c’eri papà. Non ci sei mai stato. Ora non puoi venire qui, come se nulla fosse, chiedendomi di giocare alla famigliola felice. Non è così che funziona.” Fissò il genitore scrollando incredulo la testa sorpreso di come non capisse il male che aveva fatto a suo figlio, poi riaprì la porta con il volto in fiamme, lo sguardo basso, andò verso la sua scrivania afferrando la giacca e la borsa scappando prima che qualcuno potesse fermarlo. Nella sala era calato il silenzio, avevano sentito tutto e lo stavano fissando.

Il signor Reid era rimasto fermo sulla porta incerto sul da farsi. Derek si era alzato per seguire Spencer ma Rossi intervenne “Morgan lascialo andare, ha bisogno di calmarsi.” Poi si diresse verso il padre di Spencer.

“Mi spiace non immaginavo …” disse guardando negli occhi Rossi con voce rotta.

“Il male che ha fatto a Spencer non lo può cancellare Signor Reid.” Rossi sembrava davvero dispiaciuto per quell’uomo e cercò di dargli una speranza. “Forse un giorno riuscirà a perdonarla”

L'uomo annuì “Ho sbagliato a venire qui, scusate.” Salutò mestamente e uscì dall'ufficio con il cuore pesante e la consapevolezza di aver perso suo figlio.

 

Shaolin7272


 

  
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