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Autore: Padmini    22/11/2012    1 recensioni
L'occupazione di Terminal City dura ormai da tanto tempo e Max ha bisogno di rilassarsi, di riposare e di trovare conforto, almeno nel sonno.
Dalla storia:
L'occupazione durava ormai da settimane e Max non dormiva decentemente da quasi cinque giorni.
“Dovresti andare a dormire” le disse Alec, posandole una mano sulla spalla.
“Non posso dormire!” ribatté lei, isterica.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Logan 'Eyes Only' Cale, Max Guevara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia dedicata all'amministratrice della pagina Facebook Ncis, Castle & Dark Angel Quiz
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Dreams

 






 

L'occupazione durava ormai da settimane e Max non dormiva decentemente da quasi cinque giorni.

“Dovresti andare a dormire” le disse Alec, posandole una mano sulla spalla.

“Non posso dormire!” ribatté lei, isterica “Le scorte di cibo sono quasi finite, Mole non è riuscito ad aggiustare il generatore, quattro X5 sono ancora feriti e …”

“Smettila” le sussurrò piano Original Cindy, che li aveva raggiunti “Ti stai preoccupando troppo. Mi duole ammetterlo” disse poi, lanciando un'occhiata divertita al ragazzo “Ma Alec ha ragione. Devi riposare. Le cose non cambieranno anche se ti concedi un'intera notte di sonno. Anzi vedrai che, dopo aver riposato, tutto ti sembrerà più facile”

Max distolse lo sguardo ma sorrise. Da qualche giorno desiderava nient'altro che un buon letto e sei o sette ore di dormita profonda e spensierata.

“Avete vinto” disse alla fine, alzandosi e avviandosi verso i dormitori “Svegliatemi tra sei ore ...”

“Non ti sveglieremo, Ciccina” la corresse Original Cindy, muovendo il suo dito come un metronomo “Tu dormirai finché il tuo corpo lo vorrà. Se ci saranno problemi sapremo gestirli, giusto Alec?”

“Giustissimo!” confermò lui, facendole l'occhiolino.

Max sospirò e sorrise, e andò a dormire.

Raggiunse i dormitori. Erano quasi deserti. Individuò una piccola branda accogliente e ci si fiondò sopra, raggomitolandosi come un gatto nella ruvida coperta che erano riusciti a ricavare da dei teli di juta trovati in giro.

Chiuse gli occhi e cercò di dimenticare tutto.

Tutto.

 

 

 

 

Quanto aveva dormito? Ore? Giorni? L'unica cosa certa era che stava divinamente. Anche la coperta di juta sembrava più soffice. La tastò. Non era juta. Era … lana? Aprì gli occhi.

Un benigno sole mattutino le illuminò il viso. Si alzò di scatto.

Dov'era? Non c'era più traccia dello squallido dormitorio. Si trovava in un'elegante camera da letto, lussuosamente arredata, distesa su un letto matrimoniale e coperta da un soffice piumone. Le prese il panico. La situazione era piacevole, ma non riusciva a comprenderla.

Dove si trovava? Chi l'aveva portata lì? Forse uno dei familiari? L'avevano rapita? Come stavano gli altri? Erano stati uccisi?

Cercò di alzarsi, ma una mano le afferrò il polso. Non era una presa violenta, ma la spaventò. Cosa stava succedendo?

“Torna a dormire, Amore” le disse una voce familiare “Oggi è domenica … è ancora troppo presto ...”

Guardò in basso e ritrasse il braccio come se fosse stato punto da uno scorpione velenoso. Era Logan.

“Cosa diavolo stai facendo?” gli domandò “Sai che non puoi toccarmi! Oddio! Oddio! Come stai? Come stai? Ti senti già la febbre? Logan! Rispondimi!”

L'uomo la guardò dubbioso, con gli occhi ancora assonnati.

“Di cosa stai parlando?” chiese infine, dopo un lungo sbadiglio

“Sto parlando del virus, Logan! Sai che non puoi toccarmi a causa di quello stramaledetto virus”

Logan si limitò a ridere e la riafferrò per il polso, per poi trascinarla sul letto.

“Che sogni strani fai, Amor mio?” le chiese “Solo perché un mese fa hai avuto il raffreddore, non vuol dire che possa morire, no?”

Le sorrise, ma lei continuava a non capire.

Un rumore improvviso e fortissimo la spaventò. Erano urla. Si irrigidì nuovamente, e presto qualcuno l'aggredì.

“Buongiorno mamma! Buongiorno papà!” trillarono due vocine “Svegliatevi, dormiglioni!”

Due bambini si erano fiondati sul letto tra loro due e sorridevano felici. Erano due bellissimi bambini. Uno aveva i capelli neri come lei e gli occhi azzurri come quelli di Logan, l'altro era biondino e con i suoi stessi occhi scuri.

Una nuova consapevolezza la pervase. Era quella la sua realtà.

Non c'era nessuna occupazione, nessun nemico da cui nascondersi. Era tutto luminoso e rassicurante.

Conservava ancora qualche ricordo dell'incubo di quella notte, ma la luce del sole, i sorrisi dei suoi figli e la mano grande e forte di suo marito la riportarono presto alla realtà, facendo pian piano sbiadire quelle visioni notturne.

 

Logan si alzò e andò in cucina per preparare la colazione, mentre Zach e Ben si rifugiarono sotto le coperte.

“Oggi andiamo a fare una passeggiata al parco con Joshua, mamma?” le chiese Zach.

“Sì, mamma!” esclamò Ben, battendo le mani contento “Andiamo al parco con Joshua! Sarà contento di fare una passeggiata”

“Ben ha ragione, mamma” ribadì “Oggi c'è una bella giornata di sole e non lo portiamo a passeggio da un bel po'. Si starà annoiando”

“Sicuramente dopo colazione andremo a fare un giro al parco” assicurò lei, carezzando la testa dei suoi bimbi.

“Evviva!” gridarono entrambi, e saltarono giù dal letto.

“Vieni, Ben” disse il biondino “Andiamo ad aiutare papà!” e corse in cucina.

“Sì” rispose Zach, correndogli dietro.

Max sorrise e si mise seduta sul letto, guardandosi attorno meravigliata. Si alzò e indossò la vestaglia, quando Logan tornò con un vassoio su cui era posata la colazione.

“Non serve che ti alzi, Principessa” le disse, appoggiandolo sul letto “Hai lavorato tanto questa settimana, ti meriti un buon riposo”

Sorrise e prese la tazzina da caffè.

“Ottima idea” disse, gustandosi il primo sorso.

Era caffè vero, caldo e profumato. Se lo bevve con calma e mangiò anche i biscotti al cioccolato.

Nel frattempo erano arrivati anche i bambini, con i baffi bianchi da latte ancora freschi.

“Venite qui, voi due” disse prendendo il tovagliolo “Fatevi pulire”

I bimbi si sporsero in avanti e si lasciarono passare la stoffa delicata sulle labbra.

“Muoviti, mamma!” la incitò Ben “Vestiti, così possiamo uscire!”

“Allora uscite voi due” li sgridò dolcemente Logan “Andate a vestirvi anche voi, forza” e li spinse fuori dalla stanza.

“Allora, cosa indosserai oggi?” chiese poi, rivolto a Max.

“Non lo so ...” rispose lei, sorridendo.

Si alzò e andò verso l'armadio, che traboccava di abiti. Erano abiti eleganti, distanti dal suo stile, ma ne scelse uno senza esitazioni. Una camicia viola*, un paio di pantaloni scuri e una giacca coordinata. Si guardò allo specchio. Era bellissima. I lunghi capelli neri le ricadevano sulle spalle con grazia e il suo fisico asciutto era messo ancora più in evidenza da quegli abiti.

“Non serve che ti guardi allo specchio così” le disse Logan, abbracciandola da dietro e baciandole il collo “Sei meravigliosa e lo sai”

“Una conferma ogni tanto non fa mai male” rispose lei, girandosi per baciargli il naso.

Lo guardò. Anche lui era bellissimo. Indossava un paio di jeans scuri, una camicia bianca e un maglione beige.

“Andiamo?” le chiese, porgendole il braccio.

“Un momento” rispose lei “Vado a truccarmi” ed entrò in bagno.

Si mise con attenzione ombretto, mascara, cipria e rossetto. Fece tutto con devozione, voleva essere ancora più bella per suo marito. Restò ad ammirarsi qualche istante, poi le venne un dubbio.

Scostò i capelli dal collo e si guardò dietro, appena sotto la nuca. La sua pelle era candida e pulita. Non c'erano tracce di tatuaggi o codici a barre. Era tutto perfetto.

 

Mentre uscivano in giardino, Max notò che la casa era degna della camera da letto. Elegante e lussuosa, ma non in modo eccessivo. Si guardò attorno, scoprendosi misteriosamente a suo agio in quei luoghi che le sembravano familiari e sconosciuti allo stesso tempo.

Il brutto sogno di quella notte doveva averla sconvolta parecchio perché continuava a sentire che c'era qualcosa che non andava, che quel mondo era troppo perfetto. Scrollò le spalle e raggiunse Logan e i bambini fuori.

Ad aspettarli c'era Joshua, un bellissimo pastore maremmano intelligente e giocherellone. Logan aveva già provveduto a legarlo al guinzaglio e ora si stava dirigendo verso la strada con i bambini al seguito.

“Date la mano alla mamma mentre attraversiamo la strada” disse e i due corsero subito da lei.

“Buongiorno Joshua” disse, rivolta al cane. Lui si girò verso di lei e abbaiò festoso.

“Quant'è intelligente questo cucciolone?” disse Logan, carezzandolo sulla testa “Gli manca solo la parola!”

“Giusto ...” rispose Max “Giusto ...”

Continuarono a camminare e finalmente raggiunsero il parco. Restarono lì tutta la mattinata. Max si era portata un libro e, mentre Logan giocava a palla con i figli, si godette quei momenti di assoluta tranquillità.

“Guarda mamma!” le urlò Ben, correndole incontro con un sacchetto pieno di insetti “Guarda cosa ho catturato!”

Max guardò le povere cavallette prigioniere con un moto di pietà.

“Liberale, Ben” disse al figlio “Le hai catturate e sei stato bravissimo, ma adesso puoi anche lasciarle andare”

“Non posso mamma” protestò lui, stringendo più forte il sacchetto, temendo forse che le cavallette potessero veramente scappare “Sono il pranzo per Mole. Rimarrebbe deluso se non gliele portassi. Stamattina gli ho promesso che avrebbe avuto un pranzo a base di cavallette ripiene”

“Dovrei cucinarle io?” domandò Max ridendo.

Da un mese avevano comprato una salamandra a Ben. Il bambino aveva espresso il desiderio di possedere un animale tutto suo e loro, convinti che ciò lo avrebbe responsabilizzato, erano andati con lui in un negozio. Erano rimasti sorpresi vedendo la preferenza del bimbo, ma si erano stretti sulle spalle e lo avevano comprato. Così la salamandra Mole aveva fatto il suo ingresso in famiglia.

“Bravo ragazzo” disse Logan, raggiungendoli “Che ne dite di tornare a casa? Io e la mamma dobbiamo preparare il pranzo e immagino che la cottura delle cavallette ripiene prenda molto tempo, giusto?” chiese poi, rivolto al figlio e facendogli l'occhiolino.

I bambini risero e corsero via, inseguiti da Joshua, che abbaiava felice.

“Joshua!” gridò Logan “Vieni qui!”

Il cane si avvicinò a Logan e si lasciò mettere il guinzaglio.

“Andiamo, Amor mio?” le chiese e lei lo raggiunse, splendente di felicità.

 

Cucinarono insieme. Prepararono una deliziosa zuppa di verdura e l'arrosto con l'insalata e le patate. Sembrava tutto veramente delizioso e si divertirono tantissimo. Era da tanto che Max non si sentiva così spensierata, così libera.

“Mi sembra che anche le patate siano perfettamente cotte” disse Logan, pescandone una dalla teglia con due dita per mangiarla in un solo boccone”

“Ottimo, allora” rispose Max, dandogli un bacio sulla guancia “Vai a chiamare i bambini, io finisco di servire la zuppa”

Pranzarono in allegria. Ammisero in cucina anche Joshua e condivisero con lui generosi pezzi di arrosto, che il cane gustò con piacere.

Trascorsero il resto della giornata in giardino, riscaldati da quel sole autunnale così bello e confortante.

Max riprese il suo libro e si rilassò sullo sdraio, un po' leggendo e un po' guardando i suoi figli giocare con il cane. Sorrise. Tutto ciò le piaceva. Le piaceva moltissimo.

Aveva consultato la sua agenda, scoprendo che per il giorno dopo avrebbe avuto una causa molto importante, che l'avrebbe tenuta impegnata per parecchi mesi. Il suo lavoro di avvocato le piaceva, così come le piaceva Logan, il fatto di poterlo toccare; i loro figli, vederli giocare, la sua casa, poterci vivere serenamente; il suo buon libro, poterlo leggere standosene comodamente sdraiata in giardino, senza altri pensieri se non quello del mucchio di roba da stirare, ma ci sarebbe stato tempo il giorno dopo … o quello dopo ancora.

Per il momento voleva solo godersi quell'ultimo sole, che stava pian piano tramontando all'orizzonte, le voci dei suoi bambini e le labbra di Logan, teneramente posate sulla sua spalla.

Chiuse gli occhi, e le sembrò di sognare.

 

 

Riaprì gli occhi. Faceva freddo. Si era addormentata fuori? Perché Logan non l'aveva risvegliata? Cercò il libro ma non lo trovò. L'unica cosa con cui entrò in contatto fu la ruvida coperta di juta.

Si mise a sedere e scosse la testa.

Una timida alba aveva cominciato a illuminare il dormitorio, dove altri transgenici riposavano tranquilli.

Lei si sentiva sveglia. Sveglia e attiva come non lo era stata da anni, ma anche profondamente triste.

Per qualche momento aveva assaporato una vita normale, una vita senza nemici, senza lotte, senza paure. Una vita piena d'amore, di gioia, di soddisfazioni … di Logan.

Uscì dal dormitorio e tornò al Quartier Generale. Mole era seduto in maniera piuttosto precaria su una sedia e teneva i piedi poggiati sul tavolo, mentre puliva il suo fucile.

“Buongiorno Max” le disse, mordicchiando il suo sigaro “Ben svegliata. Hai dormito quasi dodici ore di fila. Un record!”

“Già ...” rispose lei “Un record”

“Ne avevi proprio bisogno, Cucciolina” disse Joshua, facendo capolino da dietro una tela “Erano giorni che non dormivi”

“Ciao Cucciolone” disse lei, avvicinandosi per abbracciarlo “Ho fatto un sogno bellissimo, prima”

“Un sogno?” chiese l'uomo-cane “Racconta”

 

Mentre Max cominciava a raccontare il bizzarro sogno di cui era stata protagonista a due attoniti Mole e Joshua, la sua mente cominciò a vagarci dentro. Sarebbe stato bello se il suo Cucciolone fosse stato veramente solo un pastore maremmano? Se l'irascibile Mole fosse stato solo un'innocua salamandra? Se lei e Logan avessero potuto toccarsi e lei non fosse solo un esperimento genetico a scopo bellico?

Quel sogno … sarebbe stato meglio della sua realtà?

Sorrise e guardò i transgenici. X-5 e transumani attorno a lei.

Tutto ciò che era lei, ciò che era la sua vita … non l'avrebbe cambiato per niente al mondo.

Era quello il suo posto e, se in un sogno lei e Logan potevano amarsi, ciò non toglieva speranza alla realtà.

 

 

 

 


Eccola! Allora, che ne dite? Vi è piaciuta? Una storiella semplice da gustarsi come un pasticcino.
 

 

 

*La sorella della Purple shirt of sex (Sherlock BBC)

   
 
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