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Autore: SilentWings    22/11/2012    3 recensioni
Era così ogni volta. Souji che cercava di rendersi utile. Souji che rompeva qualcosa o combinava pasticci con il cibo. Hajime che sospirava, rassegnato. Toshizo che si alterava.
La proverbiale calma di Saito messa a dura prova dall'incapacità in cucina di Okita.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hajime Saitou, Souji Okita, Toshizou Hijikata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Saito guardò con una certa soddisfazione il suo lavoro.
Le verdure erano state tagliate meticolosamente, la zuppa bolliva, il pentolone a contatto diretto con la fiamma, e il tofu era stato sistemato nelle ciotole in pezzi esattamente uguali.
Il suono di qualcosa che si rompeva, seguito da un’imprecazione e un borbottio indistinto, raggiunse le orecchie del samurai mancino, che chiuse gli occhi, esasperato.
Era così ogni volta. Souji che cercava di rendersi utile. Souji che rompeva qualcosa o combinava pasticci con il cibo. Hajime che sospirava, rassegnato. Toshizo che si alterava.
Conoscendo i suoi polli, il vicecomandante Hijikata aveva deciso di compensare con la presenza di Saito, discretamente abile in cucina, la totale incapacità culinaria di Okita.
Così, una settimana ogni due mesi, i due capitani della prima e della terza unità si ritrovavano tra quelle quattro mura per cercare di distribuire qualcosa di decente da mangiare ai membri della Shinsengumi.
Se Souji non era ancora stato strangolato da Hajime in un impeto di esasperazione, era solo per la proverbiale calma di quest’ultimo, che si limitava a rivolgergli un’occhiata di ghiaccio e qualche rimprovero a bassa voce ogni volta che il samurai dagli occhi verdi combinava una delle sue.
Non c’era speranza per Okita-san.
Saito ricordava ancora, non senza un brivido di disgusto, quello che Souji aveva osato propinare ai capitani l’ultima volta che gli era stato assegnato il turno in cucina con Heisuke, a sua volta non molto dotato.
Hajime aveva ancora davanti agli occhi la ciotolina in legno in cui gli era stata servita quella…porcheria, quell’insulto alla gastronomia, quell’oscenità che il capitano della prima unità gli aveva piazzato davanti con malcelato orgoglio.
Quando si era sentito coraggioso abbastanza da prendere quella poltiglia informe e rossiccia tra le punte delle bacchette e l’aveva portata alle labbra, si era reso subito conto che qualcosa non andava.
Volgendo lo sguardo agli altri commensali, Saito aveva notato i loro visi ingrigire dal disgusto, prima di vederli, a uno a uno, sputare ciò che tenevano in bocca, chi in un fazzoletto, chi direttamente nella ciotola, orripilati. Una volta percepito il gusto di quella cosa, al samurai mancino non restò altro da fare che imitare i compagni.
Gli occhi di Hijikata brillavano, furiosi.
-Chi l’ha preparato questo?-
Heisuke, percependo la tensione nell’aria e lo sguardo assassino del vice, indicò Souji, il quale, ignaro del pericolo gonfiò il petto con orgoglio. -Sono stato io. Modestamente, sono uno dei migliori cuochi della Shinsengumi.-
Ci fu un attimo di silenzio, prima che la rabbia di Hijikata-san investisse come un tornado il capitano della prima unità.
-Ma è immangiabile! Vuoi avvelenarci tutti? Che diavolo ci hai messo dentro?-
- Rape sotto sale e marmellata di fagioli rossi. Che c’è, non vi piace?- rispose lui, serafico.
- Souji…- il vicecomandante chiuse gli occhi, cercando di trattenere la rabbia –Le rape sono decisamente salate. La marmellata di fagioli rossi è decisamente dolce. Un abbinamento del genere non sta né in cielo né in terra. Come diamine ti è venuto in mente di metterli insieme?-
Il capitano della prima unità sorrise candidamente –Se un ingrediente è decisamente salato e uno decisamente dolce come avete detto voi, Hijikata-san, i loro gusti dovrebbero annullarsi vicendevolmente e quindi risultare piacevoli al palato, no?-
Allibiti dalla risposta, Sanosuke e Shinpachi scoppiarono a ridere, per essere fulminati da un’occhiata raggelante di Toshizo.
Una volta che la sfuriata del vicecomandante si fu esaurita, il terrificante duo di avvelenatori Okita-Todou fu separato, e le coppie per i turni in cucina vennero riconsiderate attentamente.
Saito malediceva ancora quel giorno. Souji era un totale disastro. A causa delle sue papille gustative malfunzionanti, metteva ovunque eccessivo condimento: sale, salsa di soia, zucchero e altri intrugli malefici, rendendo decisamente poco commestibili i viveri in possesso della Shinsengumi.
-Hajime-kun?-
-Eh?-
-Mi sembri pensieroso. Ah, la zuppa sta uscendo dal pentolone, a furia di bollire, cosa faccio? La lascio lì?-
Riscosso dai suoi pensieri, Saito si affrettò a togliere il pentolone dal fuoco, scottandosi le mani con il liquido bollente che ormai fuoriusciva a fiotti.
Una volta messa in salvo la zuppa, il capitano della terza unità corse al pozzo a raffreddare la pelle ustionata. Quando tornò, rivolse al suo compagno uno sguardo omicida. –Souji… - sibilò a bassa voce.
L’altro lo guardò candidamente. -Dovresti stare più attento, Hajime-kun, rischi di scottarti.-
Saito digrignò i denti, e, cautamente si rimise all’opera.
-Fatto. Possiamo portare tutto in sala da pranzo.-
Mezz’ora dopo, inginocchiati sul tatami, i capitani erano sul punto di cominciare a mangiare.
-Itadakimasu!- con un sorriso enorme, Heisuke portò alle labbra un po’ di verdura, prima di assumere un’espressione schifata. –Oh Kami, ma che roba è? È salatissimo!- trangugiò a fatica e si precipitò a sciacquarsi la bocca con diversi sorsi d’acqua.
Harada rise –Su, Heisuke, non può essere così tremen…- non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase, che un consistente blocchetto di sale lo costrinse a sputare tutto, strizzando gli occhi.
Il vicecomandante scoccò un’occhiata sospettosa ai due addetti al turno in cucina. –Come me lo spiegate questo?-
-Beh, quando Hajime-kun è uscito un attimo, mi sono preso la libertà di assaggiare quel che aveva preparato. Era così terribilmente insipido che ho pensato di insaporirlo ancora un po’. Ho fatto male forse?-
Gli occhi di Hijikata fiammeggiarono nella direzione del migliore spadaccino della Shinsengumi.
-Souji, da oggi in poi ti proibisco categoricamente di avvicinarti alla cucina, ti sollevo da questo compito.-
-Hijikata-san, osereste dire che quel che preparo è così disgustoso?-
-Disgustoso? Non è nemmeno lontanamente commestibile.-
Okita socchiuse gli occhi, con il suo solito sorriso che ormai tutti, al quartier generale, avevano imparato a temere.
-Hijikata-san, devo dire che avete proprio dei pessimi gusti, in fatto di cibo.-
-Pessimi gusti io? Non sono solo io a dirlo, mi pare.-
Mentre i due ancora battibeccavano, Saito sospirò e seguì gli altri capitani al pozzo, pronto a lavare via il sale in eccesso, come al solito.
Il giorno dopo, il samurai mancino si stava avviando verso la cucina, e una volta giunto all’entrata, notò un foglietto di carta, su cui spiccava la calligrafia ordinata di Toshi.
Cucina.
Vietato l’ingresso ai non addetti al turno E A OKITA SOUJI.
Saito sogghignò. Forse oggi, da solo, sarebbe davvero riuscito a preparare qualcosa di buono.
 
  
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