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Autore: blazethecat31    22/11/2012    2 recensioni
Gettando l’arma a terra, e lasciando i suoi piccoli nemici a dimenarsi nel fango, tornò a casa con un livido al braccio, convinta più che mai di convincere suo padre a darle il premio che le sarebbe dovuto spettare: la libertà di scegliere il suo futuro. [Per la Settimana dell'Infanzia, perchè tutti i bambini hanno il diritto di scegliere cosa voler fare da grandi senza che i genitori li forzino a fare le cose che non vogliono].
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maria Thorpe
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nella zona era ormai risaputo che era presente un elemento non in linea con la bambina-modello inglese, cosa che non piaceva affatto ai genitori di tale elemento, un tempo stimati, ora messi in cattiva luce.

Maria non riusciva proprio a capire cosa ci trovassero di bello le sue coetanee nel fingersi reginette d’Inghilterra o nel mettersi nei panni di una mamma con in braccio un figlio di pezza dai capelli di lana; preferiva piuttosto decapitarle, le bambole, con un minuscolo coltellino che teneva dentro il collo dello stivale, tenuto fermo da un’apposita tasca che si era costruita da sola, in silenzio, durante una delle tante volte che rimaneva chiusa a chiave nella sua stanza dopo aver picchiato una ragazzina che le dava della pazza, o aver litigato con sua madre perché contraria all’idea di indossare abiti da sera attillati e troppo appariscenti.
Molte di quelle volte si stendeva sul lettino, gettava a terra il suo tanto odiato vestitino turchese e iniziava a leggere gli innumerevoli libri di favole che riempivano la piccola libreria.

Leggeva più che altro fiabe, perché dentro la cameretta di una bambina di nemmeno dieci anni non si poteva trovare altro. Fiabe che narravano di semplici ragazze che avrebbero venduto l’anima al diavolo pur di diventare principesse, cosa che si avverava sempre grazie alla fata di turno.
A lei sarebbe piaciuto molto fare cambio di vita con una delle protagoniste; diventare povera, diventare libera, per poi stravolgere la trama e farsi aiutare dalla componente magica per diventare cavaliere, mandando le regole che glielo vietavano a farsi benedire, per poi dare la possibilità a tutti, ricchi e poveri, maschi e femmine, di poter coronare questo sogno; perché lei era convinta che l’onore e la forza sono pregi che poteva avere sia un aristocratico benestante che un contadino sovra tassato.
Era questo il lieto fine che desiderava.

Perché non ho il diritto di diventare cavaliere? Sono di nobili origini e cerco di allenarmi ogni giorno si chiedeva spesso, mentre guardando dalla sua finestra intravedeva file ordinate di uomini vestiti di bianco con una croce rossa sul petto che andavano ad allenarsi al vicino campo di addestramento.

Quando usciva fuori per vedere se qualcuno era disposto a giocare con lei non faceva altro che evitare di incrociare lo sguardo delle innumerevoli bambine che, al contrario, la guardavano spesso con disprezzo.

-Con lei non ci voglio giocare, so che ha tagliato la testa a tutte le sue bambole e non voglio che faccia lo stesso con le mie.-

-Ho sentito dire che prima che lei nascesse sua madre abbia sognato un essere crudele con il viso da donna e il corpo da uomo, e che le rimase così impresso che sua figlia prese quelle sembianze.-

-Allora spero vivamente che non mi invitino a casa sua per aiutarla a vestirsi!-

Maria era troppo orgogliosa per piangere davanti a quelle critiche, preferiva sfogarsi con una spada di legno.

-Posso giocare ai cavalieri con voi?- domandava ogni volta con la rinnovata speranza di trovare un ragazzino abbastanza generoso da acconsentire.

-Le femmine non possono diventare cavalieri, sono troppo deboli-

-Ti dimostro il contrario se vuoi.-

-E cosa vorresti fare?-

Maria strinse i pugni. -Farti male.-

Si avvicinò minacciosa allo sfortunato interlocutore, gli bloccò le mani per evitare ogni sorta di difesa e gli diede un calcio poderoso proprio dove gli uomini sono più deboli, facendolo cadere a terra con le mani fra le gambe, e aspettando la reazione degli altri bambini.
Lei intanto prese la spada, puntandola contro di loro in segno di sfida.
Come risposta l’attaccarono in gruppo, chi con svariate armi intagliate, chi a mani nude, ma nessuno riuscì a resistere ai suoi calci, di cui si serviva spesso.

Gettando l’arma a terra, e lasciando i suoi piccoli nemici a dimenarsi nel fango, tornò a casa con un livido al braccio, convinta più che mai di convincere suo padre a darle il premio che le sarebbe dovuto spettare: la libertà di scegliere il suo futuro.

 

 

 

  
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