Ricordava
bene il giorno in cui l’aveva conosciuta.
Una
tanto giovane quanto brillante agente, con tanti sogni nel cassetto.
Nonostante
fosse entrata a far parte dell’FBI da poco, aveva sempre
parlato a lui, il
grande detective famoso in tutto il mondo, come se fosse un collega suo
pari.
Questo suo comportamento sarebbe potuto facilmente essere scambiato per
arroganza, ma L non ragionava in questi termini.
Lui
aveva sempre pensato che Naomi Misora fosse una degli investigatori
migliori
con cui avesse mai lavorato. Quella ragazza era dotata di una notevole
intelligenza e di una tale forza d’animo da lasciarlo sempre
di stucco. Sapeva
essere risoluta e allo stesso tempo dolce e gentile.
Per lui, Naomi era la donna
perfetta.
Ricordava
che si era abituata quasi subito alla sua mania di mangiare dovunque e
comunque
e che non lo aveva mai criticato per questo. Aveva riso quando le aveva
detto
che gli servivano a concentrarsi meglio.
Una
risata argentina, fresca, giovanile.
Gli piaceva quella risata.
Ricordava
la terribile determinazione con cui andava avanti con le indagini.
Portava
avanti il caso anche senza il sostegno di nessuno, aiutandosi solamente
con la
forza di volontà. Aveva un incrollabile senso della
giustizia. Era convinto che
sarebbe riuscita a smascherare il killer di Los Angeles anche da sola,
tanto
era abile.
Aveva una
personalità affine alla
sua.
Ricordava
quando l’aveva vista china su una pila di fogli riguardanti
dei probabili
identikit dell’assassino.
L
non si era mai saputo spiegare il perché, ma non era mai
riuscito a concepire
l’idea che una donna potesse lavorare nella polizia. E
guardando Naomi se ne
era convinto ancora di più.
Quella
ragazza avrebbe dovuto avere una vita normale, passando il tempo a
pianificare
il suo futuro. Non avrebbe dovuto rischiare ogni giorno la vita in
qualche
sparatoria.
Provava l’istinto di
proteggerla.
Ricordava
la prima volta che l’aveva sentita parlare al cellulare col
suo fidanzato.
Rideva
spensierata, sul suo volto un sorriso disteso, senza traccia di
preoccupazione.
Avevano
discusso riguardo ad una vacanza da fare non appena entrambi fossero
stati
liberi col lavoro.
L
provò una fitta al petto sentendo quella conversazione, ma
in fin dei conti non
si era mai fatto troppe illusioni.
Quella donna non sarebbe mai
stata
sua.
Ricordava
quando lei, probabilmente in un impeto di amicizia, gli aveva mostrato
la foto
del suo ragazzo.
Aveva
detto che si chiamava Raye Penber, e che anche lui era un agente
dell’FBI.
Avevano idea di sposarsi appena ve ne fosse stata l’occasione.
Nell’attimo
in cui la parola ‘matrimonio’ venne pronunciata, L
si era sentito morire. E non
aveva saputo spiegarsi il perché.
Doveva
averlo capito, ormai, che il futuro di Naomi non poteva essere insieme
a lui.
Ma nonostante questo stava continuando a sperare che accadesse qualcosa
grazie
alla quale avrebbe potuto ribaltare le aspettative.
Si era innamorato.
Ricordava
quando il loro rapporto si era fatto più confidenziale.
In
breve avevano praticamente smesso di essere semplici colleghi per
diventare
amici.
Molto
spesso, alla sera, quando il resto degli agenti se ne andava, loro
rimanevano
in quella stanza d’albergo a fare due chiacchiere, svagarsi
e, occasionalmente,
portare avanti il caso.
Molto
spesso si era chiesto se Raye Penber sapeva che la sua fidanzata
rimaneva fino
a tarda notte con la sua unica compagnia, oppure se pensava ci fosse
anche il
resto del gruppo investigativo.
Aveva
soltanto sperato che provasse un minimo di sospetto e ne fosse geloso.
In quei momenti, Naomi era
soltanto
sua.
Ricordava
la sera in cui tutto era cambiato.
Lei
lo aveva trattato diversamente dalle altre volte, abbandonando
l’atteggiamento
simile a quello di una madre che aveva di solito per soppiantarlo con
quello
inconfondibile e sensuale di una donna giovane e bella.
Gli
si era avvicinata col suo solito portamento fiero, regale, accentuato
dalla
visibile femminilità che tutta la sua persona aveva preso ad
emanare. In quel
momento la sua dolce figura, esule da ogni traccia di
volgarità, gli era
sembrata simile a quella di una dea.
Senza
dire una parola Naomi lo aveva baciato.
E
per un istante simile ad un’eternità avevano
dimenticato tutto il resto…
… tranne loro due.
Ricordava
che dopo quella sera ce n’erano state delle altre. E dopo le
altre, delle altre
ancora.
Non
erano mai andati oltre i baci, ma in lui aveva preso a farsi avanti la
consapevolezza che, ben presto, quella situazione avrebbe finito per
degenerare.
Volersi in silenzio non
bastava più a
nessuno dei due.
Ricordava
la notte in cui avevano gettato al vento gli indugi e, approfittando
dell’assenza di Watari, avevano fatto ciò che da
troppo tempo desideravano.
La
grazia con cui si era adagiata sul letto…
Il
modo in cui gli aveva velocemente sfilato la maglia…
L’estatica
sensazione di averla finalmente pelle contro pelle, senza niente a
separarli…
Aveva
soffocato ogni pensiero che non riguardasse la splendida creatura che
aveva tra
le braccia ed aveva represso in lei la frustrazione che aveva provato
convincendosi che i suoi sentimenti non avrebbero mai potuto avere
sfogo.
L’aveva fatta sua.
Ricordava
quel che gli aveva detto dopo lo scemare della passione.
Gli
aveva raccontato alcuni aneddoti riguardanti la sua vita in generale,
alcuni
umoristici, altri più seri. Gli aveva confessato di
desiderare una vita
tranquilla da madre di famiglia e di essere indecisa se rimanere a
vivere in
America oppure tornare in Giappone, il suo paese natale.
Solo
allora l’aveva conosciuta sul serio per quella che era.
E l’aveva amata
ancora di più.
Ricordava
le scuse che inventava a Raye Penber per non vederlo.
Aiutata
dalla sua magistrale intelligenza, Naomi riferiva di situazioni e
contrattempi
che erano assolutamente plausibili da ogni punto di vista, e L era
sicuro che
Penber non si fosse accorto di quel che stava dietro a quei fantomatici
impegni…
…
Ma, a volte, era sicuro di sentire una nota di colpevolezza nella voce
della
donna che amava.
Perché Naomi,
nonostante tutto,
continuava ad amare lui…
Ricordava
l’ultima volta che avevano fatto l’amore.
Era
stato dopo che avevano chiuso il caso imprigionando lo psicopatico
serial
killer. Erano finiti a letto insieme con la stessa naturalezza della
prima
volta e con il medesimo desiderio ad animarli.
Ma
nei loro gesti, nel modo in cui le loro labbra si incontravano,
c’era già l’amara
consapevolezza della separazione. Perché non era solo il
caso, ad essere stato
chiuso.
Anche Lawliet e Naomi
sarebbero stati
archiviati.
Ricordava
il loro addio.
Era
durato pochi istanti, ma era stato denso di significato e sentimento.
Non si
erano detti niente: c’era stata soltanto una stretta di mano
in pubblico e poi,
in privato, un semplice abbraccio.
Per
L quello era stato un contatto ancora più intimo di quanto
lo fosse stato lo
spasmo della passione. E per la prima e l’ultima volta aveva
espresso a parole
ciò che provava per lei.
“… Ti
amo.”
Ricordava
l’incubo che aveva vissuto due anni dopo comprendendo che la
prima e unica
donna che avesse davvero amato era morta, probabilmente suicida dopo
che Kira
aveva ucciso Raye Penber. Mentalmente le aveva chiesto perdono per non
averla
saputa proteggere, per non averla rintracciata in precedenza.
E poi era arrivato a sperare
di
essere ucciso anche lui per poterla raggiungere.
E
alla fine era successo. Kira aveva esaudito quello che era il suo
più grande
desiderio.
Aveva
fissato il sorriso di Yagami Light con orrore, capendo di avere sempre
avuto
chi cercava davanti agli occhi. Ma ormai non poteva far altro che
accettare la
resa.
Ed
aveva chiuso gli occhi sorridendo, arrendendosi alla morte, che per lui
aveva
le sembianze di Naomi Misora.
L’amore.
Kira
gli aveva dato la beatitudine…
… Magari, in fondo,
era davvero un
Dio…
*Owari*
Note:
Era
da un bel po’ che questa fic mi frullava per la
testa e non sapevo assolutamente come affrontarla. Avevo pensato di
scrivere
una specie di mia personale visione del caso BB, a cui Naomi Misora
partecipa
sotto le direttive di L, ma ho scartato l’idea. Poi mi ero
convinta a fare una
raccolta di drabbles. Ed ora ecco qui il prodotto finale. XD
Il
fatto è che ho sempre visto qualcosa di probabile tra quei
due… e mi piaceva
l’idea di un Raye Penber doppiamente sfigato, detto tra noi!
Ringrazio
in anticipo chi leggerà e commenterà…
^^