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Autore: Anansy90    11/06/2007    9 recensioni
Ricordava bene il giorno in cui l’aveva conosciuta.
Una tanto giovane quanto brillante agente, con tanti sogni nel cassetto.
Nonostante fosse entrata a far parte dell’FBI da poco, aveva sempre parlato a lui, il grande detective famoso in tutto il mondo, come se fosse un collega suo pari. Questo suo comportamento sarebbe potuto facilmente essere scambiato per arroganza, ma L non ragionava in questi termini.
Lui aveva sempre pensato che Naomi Misora fosse una degli investigatori migliori con cui avesse mai lavorato. Quella ragazza era dotata di una notevole intelligenza e di una tale forza d’animo da lasciarlo sempre di stucco. Sapeva essere risoluta e allo stesso tempo dolce e gentile.
Per lui, Naomi era la donna perfetta. *LXNaomi Misora*
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Ricordava bene il giorno in cui l’aveva conosciuta.

Una tanto giovane quanto brillante agente, con tanti sogni nel cassetto.

Nonostante fosse entrata a far parte dell’FBI da poco, aveva sempre parlato a lui, il grande detective famoso in tutto il mondo, come se fosse un collega suo pari. Questo suo comportamento sarebbe potuto facilmente essere scambiato per arroganza, ma L non ragionava in questi termini.

Lui aveva sempre pensato che Naomi Misora fosse una degli investigatori migliori con cui avesse mai lavorato. Quella ragazza era dotata di una notevole intelligenza e di una tale forza d’animo da lasciarlo sempre di stucco. Sapeva essere risoluta e allo stesso tempo dolce e gentile.

Per lui, Naomi era la donna perfetta.

Ricordava che si era abituata quasi subito alla sua mania di mangiare dovunque e comunque e che non lo aveva mai criticato per questo. Aveva riso quando le aveva detto che gli servivano a concentrarsi meglio.

Una risata argentina, fresca, giovanile.

Gli piaceva quella risata.

Ricordava la terribile determinazione con cui andava avanti con le indagini. Portava avanti il caso anche senza il sostegno di nessuno, aiutandosi solamente con la forza di volontà. Aveva un incrollabile senso della giustizia. Era convinto che sarebbe riuscita a smascherare il killer di Los Angeles anche da sola, tanto era abile.

Aveva una personalità affine alla sua.

Ricordava quando l’aveva vista china su una pila di fogli riguardanti dei probabili identikit dell’assassino.

L non si era mai saputo spiegare il perché, ma non era mai riuscito a concepire l’idea che una donna potesse lavorare nella polizia. E guardando Naomi se ne era convinto ancora di più.

Quella ragazza avrebbe dovuto avere una vita normale, passando il tempo a pianificare il suo futuro. Non avrebbe dovuto rischiare ogni giorno la vita in qualche sparatoria.

Provava l’istinto di proteggerla.

Ricordava la prima volta che l’aveva sentita parlare al cellulare col suo fidanzato.

Rideva spensierata, sul suo volto un sorriso disteso, senza traccia di preoccupazione.

Avevano discusso riguardo ad una vacanza da fare non appena entrambi fossero stati liberi col lavoro.

L provò una fitta al petto sentendo quella conversazione, ma in fin dei conti non si era mai fatto troppe illusioni.

Quella donna non sarebbe mai stata sua.

Ricordava quando lei, probabilmente in un impeto di amicizia, gli aveva mostrato la foto del suo ragazzo.

Aveva detto che si chiamava Raye Penber, e che anche lui era un agente dell’FBI. Avevano idea di sposarsi appena ve ne fosse stata l’occasione.

Nell’attimo in cui la parola ‘matrimonio’ venne pronunciata, L si era sentito morire. E non aveva saputo spiegarsi il perché.

Doveva averlo capito, ormai, che il futuro di Naomi non poteva essere insieme a lui. Ma nonostante questo stava continuando a sperare che accadesse qualcosa grazie alla quale avrebbe potuto ribaltare le aspettative.

Si era innamorato.

Ricordava quando il loro rapporto si era fatto più confidenziale.

In breve avevano praticamente smesso di essere semplici colleghi per diventare amici.

Molto spesso, alla sera, quando il resto degli agenti se ne andava, loro rimanevano in quella stanza d’albergo a fare due chiacchiere, svagarsi e, occasionalmente, portare avanti il caso.

Molto spesso si era chiesto se Raye Penber sapeva che la sua fidanzata rimaneva fino a tarda notte con la sua unica compagnia, oppure se pensava ci fosse anche il resto del gruppo investigativo.

Aveva soltanto sperato che provasse un minimo di sospetto e ne fosse geloso.

In quei momenti, Naomi era soltanto sua.

Ricordava la sera in cui tutto era cambiato.

Lei lo aveva trattato diversamente dalle altre volte, abbandonando l’atteggiamento simile a quello di una madre che aveva di solito per soppiantarlo con quello inconfondibile e sensuale di una donna giovane e bella.

Gli si era avvicinata col suo solito portamento fiero, regale, accentuato dalla visibile femminilità che tutta la sua persona aveva preso ad emanare. In quel momento la sua dolce figura, esule da ogni traccia di volgarità, gli era sembrata simile a quella di una dea.

Senza dire una parola Naomi lo aveva baciato.

E per un istante simile ad un’eternità avevano dimenticato tutto il resto…

… tranne loro due.

Ricordava che dopo quella sera ce n’erano state delle altre. E dopo le altre, delle altre ancora.

Non erano mai andati oltre i baci, ma in lui aveva preso a farsi avanti la consapevolezza che, ben presto, quella situazione avrebbe finito per degenerare.

Volersi in silenzio non bastava più a nessuno dei due.

Ricordava la notte in cui avevano gettato al vento gli indugi e, approfittando dell’assenza di Watari, avevano fatto ciò che da troppo tempo desideravano.

La grazia con cui si era adagiata sul letto…

Il modo in cui gli aveva velocemente sfilato la maglia…

L’estatica sensazione di averla finalmente pelle contro pelle, senza niente a separarli…

Aveva soffocato ogni pensiero che non riguardasse la splendida creatura che aveva tra le braccia ed aveva represso in lei la frustrazione che aveva provato convincendosi che i suoi sentimenti non avrebbero mai potuto avere sfogo.

L’aveva fatta sua.

Ricordava quel che gli aveva detto dopo lo scemare della passione.

Gli aveva raccontato alcuni aneddoti riguardanti la sua vita in generale, alcuni umoristici, altri più seri. Gli aveva confessato di desiderare una vita tranquilla da madre di famiglia e di essere indecisa se rimanere a vivere in America oppure tornare in Giappone, il suo paese natale.

Solo allora l’aveva conosciuta sul serio per quella che era.

E l’aveva amata ancora di più.

Ricordava le scuse che inventava a Raye Penber per non vederlo.

Aiutata dalla sua magistrale intelligenza, Naomi riferiva di situazioni e contrattempi che erano assolutamente plausibili da ogni punto di vista, e L era sicuro che Penber non si fosse accorto di quel che stava dietro a quei fantomatici impegni…

… Ma, a volte, era sicuro di sentire una nota di colpevolezza nella voce della donna che amava.

Perché Naomi, nonostante tutto, continuava ad amare lui…

Ricordava l’ultima volta che avevano fatto l’amore.

Era stato dopo che avevano chiuso il caso imprigionando lo psicopatico serial killer. Erano finiti a letto insieme con la stessa naturalezza della prima volta e con il medesimo desiderio ad animarli.

Ma nei loro gesti, nel modo in cui le loro labbra si incontravano, c’era già l’amara consapevolezza della separazione. Perché non era solo il caso, ad essere stato chiuso.

Anche Lawliet e Naomi sarebbero stati archiviati.

Ricordava il loro addio.

Era durato pochi istanti, ma era stato denso di significato e sentimento. Non si erano detti niente: c’era stata soltanto una stretta di mano in pubblico e poi, in privato, un semplice abbraccio.

Per L quello era stato un contatto ancora più intimo di quanto lo fosse stato lo spasmo della passione. E per la prima e l’ultima volta aveva espresso a parole ciò che provava per lei.

“… Ti amo.”

Ricordava l’incubo che aveva vissuto due anni dopo comprendendo che la prima e unica donna che avesse davvero amato era morta, probabilmente suicida dopo che Kira aveva ucciso Raye Penber. Mentalmente le aveva chiesto perdono per non averla saputa proteggere, per non averla rintracciata in precedenza.

E poi era arrivato a sperare di essere ucciso anche lui per poterla raggiungere.

E alla fine era successo. Kira aveva esaudito quello che era il suo più grande desiderio.

Aveva fissato il sorriso di Yagami Light con orrore, capendo di avere sempre avuto chi cercava davanti agli occhi. Ma ormai non poteva far altro che accettare la resa.

Ed aveva chiuso gli occhi sorridendo, arrendendosi alla morte, che per lui aveva le sembianze di Naomi Misora.

L’amore.

Kira gli aveva dato la beatitudine…

… Magari, in fondo, era davvero un Dio…

*Owari*

Note: Era da un bel po’ che questa fic mi frullava per la testa e non sapevo assolutamente come affrontarla. Avevo pensato di scrivere una specie di mia personale visione del caso BB, a cui Naomi Misora partecipa sotto le direttive di L, ma ho scartato l’idea. Poi mi ero convinta a fare una raccolta di drabbles. Ed ora ecco qui il prodotto finale. XD

Il fatto è che ho sempre visto qualcosa di probabile tra quei due… e mi piaceva l’idea di un Raye Penber doppiamente sfigato, detto tra noi!

Ringrazio in anticipo chi leggerà e commenterà… ^^

  
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