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Autore: xisthemoment    23/11/2012    7 recensioni
Elizabeth Suzanne Cox è una ragazza normalissima e con normalissima intendo una vera e propria mortale.
Anche se lei spera il contraio non è una semidea, è soltanto una normalissima ragazza come le altre.
Elizabeth è una fan accanita di Percy Jackson e, quando scoprirà che il suo libro preferito è scomparso, ne darà prova.
Incomincerà a sospettare di tutti. Ma come distinguere la realtà dalla menzogna?
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è la mia prima os nel campo di Percy Jackson, spero vi piaccia.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apro gli occhi lentamente, ancora scombussolata dal sogno che ho appena fatto, convinta che la luce mi dia fastidio, ma tutto quello che mi avvolge è il buio totale.
Mi metto a sedere sul letto, sconvolta.
Ma che ore sono?
Allungo la mia mano verso il comodino e sblocco il mio iPod touch, la luce che emette mi costringe a socchiudere gli occhi.
Le 3.30 del mattino.
Faccio una smorfia e riappoggio l'iPod dov'era prima.
Mi sdraio di nuovo sul letto e fisso il soffitto, cercando di ritrovare il sonno.
  

Apro gli occhi dopo quello che mi è sembrato un sacco di tempo.
Osservo la mia camera ancora completamente buia.
Com'è possibile?
Mi allungo verso il comodino e sblocco di nuovo l'iPod.
Le 3.41.
Seriamente? Ho dormito solo undici minuti?
Sbuffo infastidita, ormai ho capito che non mi riaddormenterò più.
Mi alzo dal letto, cercando di non fare troppo rumore e mi dirigo, alla cieca, verso lo scaffale dove tengo i miei libri preferiti.
Per paura di cadere porto le mani avanti facendo passi piccolissimi.
Un piede alla volta, leggiadra come una gazzella.
Una volta convinta di essermi abituata all'oscurità abbasso le braccia e continuo i miei passi da formica.
Inizio a tastare le cose che sono vicine a me.
Questa dovrebbe essere la mia sedia girevole, questa la mia scrivania e questo il mio... bam!
Faccio uno scontro frontale con il mio adorato armadio.
Sperando che nessuno mi abbia sentita, mi porto una mano in fronte dove ho dato la testata e inizio a massaggiarmi la testa.
Sento una porta che si apre e inizio a sudare freddo, perdo un battito.
Mia madre e le sue inconfondibili ciabatte si avvicinano alla mia camera in modo minaccioso.
Mi fiondo verso il mio letto, o meglio, dove credo possa trovarsi il mio letto, ma nella mia corsa disperata arrivo più velocemente del previsto e il mio piede sinistro sbatte contro lo spigolo del letto.
Mi trattengo dall'urlare e mi butto su di esso, portandomi le coperte fin sopra la testa.
Pochi istanti dopo sento la luce che si accende e mia madre entrare.
-Elizabeth Suzanne Cox! Cosa stai facendo?!- sbraita.
Io faccio appello a tutte le lezioni di recitazione che ho preso da piccola e, facendo la miglior faccia assonnata che mi venga fuori, rispondo dicendo qualcosa come 'mh, eh? Che mh... Succede?'
Lei mi fissa con aria minacciosa, indecisa se credermi o no, ma poi fa’ un sorriso imbarazzato e risponde -oh niente, pensavo fossi sveglia-
Io borbotto cose incomprensibili e mi porto le coperte alla testa teatralmente.
Lei esce e spegne la luce.
Io, ormai convinta di sapere dove si trova il mio scaffale dei libri, mi fiondo verso di esso nel buio più totale.
Inizio a tastare le copertine dei libri, partendo da sinistra.
1, 2, 3, 4, 5, 6, 7... Eccolo!
Estraggo trionfante quello che dovrebbe essere: 'Percy Jackson e la maledizione del titano' e vado ad accendere la abatjour proprio sul mio comodino.
La abatjour! Perché non ci avevo pensato prima?
Mi maledico mentalmente, mentre mi avvicino alla porta della mia camera e controllo che sia ben chiusa.
Nel tragitto dalla libreria alla porta appoggio il libro sul mio letto.
Lentamente, leggiadra come un pettirosso.
Sono arrivata proprio davanti alla porta senza fare danni, sorrido compiaciuta, poso la mia mano sulla maniglia e cerco di chiudere la porta senza fare troppo rumore.
Mi batto il cinque mentalmente e mi giro, non faccio neanche in tempo a fare un passo che inciampo nei miei stessi piedi, sto per cadere ma, miracolosamente, rimango in piedi.
Leggiadra come un elefante.
Mi siedo, incrocio le gambe e mi appoggio alla testiera del letto, la lampada illumina fiocamente la stanza, il mio sguardo si posa sul libro che ho in mano e... Ma questo non è Percy Jackson e la maledizione del titano!
È il mare dei mostri!
NONONONO.
Mi alzo in piedi shoccata.
Di solito la maledizione del Titano è sempre il libro numero sette!
Come è possibile?! Mi chiedo mentre lo rimetto al suo posto.
Inizio a scrutare attentamente i libri che mi si stagliano davanti.
Non c'è.
Ricontrollo più attentamente lo scaffale.
Non c'è.
Inizio ad andare nel panico.
Ok, forse è sul comodino, penso.
Senza fare rumore mi avvicino al comodino.
Non c'è.
Il mio libro preferito non c'è.
Mi siedo afflitta sul mio letto.
Com'è possibile?
Oh miei dei! Il mio libro preferito, dov'è finito?
Mi rialzo dal letto, non so cosa fare.
Mi dirigo verso la porta e, con una cura mai avuta prima, la apro senza fare il minimo rumore.
Mi fiondo in salotto, l'unico punto dove potrebbe trovarsi il libro.
Dopo minuti e minuti di ricerche alla 'potente' luce del mio iPod, deduco che il libro non si trova neanche in sala.
Afflitta, mi siedo sul comodo divano e incomincio a pensare.
Dove può essere il mio libro? Dove?
E poi ecco il lampo di genio.
L'ha rubato sicuramente mio fratello. È ovvio, lui è così geloso di me. Ossì, è stato lui.
Oppure è stata mamma, perché non la aiuto abbastanza in cucina e nei lavori domestici.
Si, sicuramente è stato uno di loro due.


Stay Stay Stay, I been lovin' you for while some Time Time Time...
Mi muovo innervosita.
Da dove proviene la musica? E per l'amor del cielo, qualcuno la spenga, io voglio dormire!
Mi muovo ancora un po’ cercando di capire da dove proviene il rumore.
Stay Stay Stay
La musica non si vuole proprio fermare, apro gli occhi indignata e un'ondata di luce mi travolge e mi fa male gli occhi.
Il salotto è completamente invaso dalla luce del giorno che penetra dalle finestre.
I think it's better if we both Stay, Stay, Stay Stay Stay Stay.
Cerco di fare mente locale, cosa può essere ch...
-oh merda!- sbotto fiondandomi a controllare il mio iPod.
Inizio a cercarlo per terra, sul tavolo da pranzo e poi mi viene un'idea, sotto ai cuscini! Deve essere sicuramente lì!
Ed infatti eccolo, illuminato, che mi mostra l'ora e mi dice che mi dovrei preparare per la scuola.
Sono le 7.00.
Bene, in tutto ho solo un quarto d'ora rimasto per prepararmi.
Mi fiondo in bagno, superando con uno scatto mio fratello che mi fissa basito.
Chiudo la porta a chiave e mi osservo allo specchio.
-bene- borbotto, prendendo la mia spazzola blu e iniziando a spazzolarmi energicamente i capelli mori.
Inizio a pensare a mio fratello, pft, quello stupido pensa di farmi uno scherzo rubandomi il libro, bene non sa con chi ha a che fare.
Una volta preparata esco dal bagno, trovandomi di fronte mio fratello.
Lo prendo per il collo e lo sbatto al muro - Ridammi il mio libro- ringhio
-eh?- chiede lui, stupefatto.
-non fare il finto tonto- urlo -lo so che me l'hai rubato tu! Sei uno stronzo!- mia mamma accorre subito a separarci e lui si fionda in bagno, dove ci si chiude dentro.
-Elizabeth! Cosa ti ha fatto questa volta?!- mi chiede lei, esasperata -ha rubato il mio libro!- sbotto prendendo il mio zaino
-non essere sciocca! Tuo fratello non ha rubato niente!- mi sgrida lei, io mi blocco.
-e tu ne sei sicura perché...- le chiedo, scrutandola attentamente.
È stata lei a rubare il mio libro allora!
-perché tuo fratello non lo farebbe mai!- risponde lei
-certo, Harry non lo farebbe mai, ma tu si!- urlo -hai rubato il mio libro!- continuo.
-Elizabeth! Cosa stai dicendo?! Ma ti sembra il caso di dire una cosa del genere?! Non lo farei mai!- mi risponde.
-Cosa c'è mamma?! Ti senti in colpa?- le chiedo cominciando ad osservarla in modo inquietante.
-Elizabeth, io e tuo fratello non abbiamo rubato niente! Vai a scuola che è meglio, e sei pure in ritardo!- mi ammonisce lei.
Io apro la porta di casa, sbraito un 'ciao' per poi richiuderla con un sonoro clang.


Entro nel grande edificio scolastico con dieci minuti di anticipo.
A passo spedito mi dirigo verso il mio armadietto, che è situato alla fine del lungo corridoio principale, con un unico pensiero in testa: 'devo trovare il mio libro'
-Elizabeth!- mi chiama una voce familiare, io non mi volto neanche per capire da chi proviene, troppo intenta a marciare verso il mio armadietto, ansiosa di avere delle risposte: se il mio libro è lì allora devo scusarmi con mia madre e con mio fratello... e con il tizio della metropolitana che mi osservava con uno sguardo da 'si, ho rubato il tuo libro, e se potessi, lo rifarei'.
-Hey, Ellie!- mi richiama, ancora, la stessa voce.
Io per tutta risposta alzo una mano come per dire ‘aspetta un fottuto minuto’ e mi piazzo davanti al mio armadietto.
Ansiosamente inserisco la combinazione.
Ti prego, ti prego, ti prego, ti preeego.
Apro l’armadietto e inizio a scrutarne l’interno.
Incomincio a spostare le cose che ci sono all’interno da una parte all’altra dell’armadietto, ma niente.
Il mio amato libro non è neanche lì.
Prendo il cellulare e inizio a digitare velocemente
“dammi il mio libro, lo so che ce l'hai tu!”
Dopo pochi secondi mi arriva la risposta.
“Elizabeth, di che cosa stai parlando?”
Eccolo lì, il mio vicino di casa fa il finto tonto, ma io ti smaschererò bello mio, ooh sì.
“Il mio amato libro! Hai rubato il mio amato libro!”
“Elizabeth, è una settimana che sono a Londra! Torno tra tre giorni! Non ricordi? Ti ho anche chiesto di bagnarmi i fiori sul balcone!”

Oh merda! Ecco cosa mi ero dimenticata, poveri fiori! Grover non sarebbe fiero di me... Proprio no.
“oh, certo, scusami”
Scrivo io, sperando che il mio vicino non mi prenda per pazza.
Qualcuno mi tocca una spalla, facendomi sussultare.
Una chioma di capelli biondi fa capolino nella mia inquadratura visiva, Valerie.
-Elizabeth!- mi urla nell'orecchio, era lei che mi chiamava prima.
Mi fermo ad osservarla per una paio di secondi, poi la sorpasso tirandole una spallata.
-Elizabeth, ma dove vai! Perché sei così arrabbiata?- mi chiede, innocentemente.
-Non trovo più un mio libro, Valerie, non ho voglia di starti a sentire ok?- le chiedo, girandomi, facendole un sorriso falsissimo e tornando a camminare per il corridoio, fulminando con lo sguardo le persone che mi osservano.
Uno di voi, brutti stronzi, mi ha rubato il libro, ne sono certa.
Mi inizia a girare la testa.
Ho bisogno di zuccheri dopo tutto questo stress, oggi non ho neanche fatto colazione!
Inizio a correre verso la caffetteria, sperando in una botta di fortuna.
Magari si stanno tutti dirigendo verso le classi e non ci sarà nessuno, penso.
Sorrido, sì, sicuramente è così.
Entro in caffetteria e il sorriso mi muore sulle labbra.
Quasi mezza scuola è in fila per prendersi qualcosa da mangiare prima dell'inizio delle lezioni.
Inizio a osservare gli studenti in fila.
E poi la scorgo.
Una mia compagna di classe, Clarisse.
È una snob di dimensioni colossali ma, hey! Si chiama Clarisse e chiunque abbia dei nomi che mi ricordano i miei libri preferiti sono mie amiche!
Mi sbraccio per farmi notare, ma lei sembra non vedermi.
le corro incontro, sorridendole.
-hey Clarisse!- le dico una volta posizionatami di fianco a lei nella fila, molti protestano –grazie per avermi tenuto il posto- continuo io, ignorando gli insulti.
La mia compagna di classe non fa neanche in tempo a ribattere che tocca a noi, o meglio, a lei.
Io mi avvicino al bancone superandola e sorrido alla commessa, si chiama Martine e ama fare cupcake blu, è la mia commessa preferita.
Lei, ricordandosi di me, prende un sacchettino e ci infila dentro uno degli ultimi cupcake blu rimasti.
Io le sorrido e pago, senza dire niente, lei mi fa l'occhiolino.
Inizio a correre verso la mia classe mangiando contemporaneamente il buonissimo cupcake.
-Elizabeth! Ti devo dire una cosa!- Valerie mi intercetta e incomincia a inseguirmi, io, che per poco non mi strozzo con una boccone di cupcake, mi volto a guardarla.
-Non ora Valerie, ok? Me lo dici all’intervallo!- la supplico.
Lei annuisce e se ne va, con la coda tra le gambe.
Io mi dirigo verso la mia classe di Storia, addentando l’ultimo boccone di cupcake.

  

-E quindi Perseo uccide Medusa- finisce il prof sorridendo alla classe.
Io lo osservo con gli occhi sbarrati.
Non. Ci. Credo.
Ha appena finito una lezione intera su Perseo?
Mi prende in giro?
Proprio oggi che sto impazzendo perché non trovo il mio libro?
Il professore ripone il libro di storia nel cassetto della cattedra e, alzando la testa, mi guarda e sorride.
E’ un sorriso scaltro, ma non come quelli dei Fratelli Stoll descritti da Rick Riordan.
No.
E’ un sorriso che dice: ‘ora mi diverto’
Spalanco la bocca, Lui ha rubato il mio libro! Ossì, è stato lui!
Solo per vedermi soffrire, l’ha fatto perché si diverte!
Se l'è presa perché la settimana scorsa l'ho corretto su un dettaglio a proposito del dio del vino, Dioniso, e ora vuole vendicarsi!
Gli lancio un’occhiataccia . Ho scoperto il tuo segreto. Ridammi il libro, stronzo.
Lui mi sorride, di nuovo.
Driiin.
Mi alzo dal banco sempre osservando il prof.
Per poco non vado a sbattere contro Lucas, un mio compagno, ma io continuo a fissarlo.
Avanti, prof dei miei stivali, fatti sotto.
Cosa vuoi fare? Eh? Ti potrei infilzare con la mia spada, se solo ne avessi una...
Qualcuno mi prende per un braccio e incomincia a tirarmi fuori dalla classe. Ancora Valerie.
-Elizabeth! Ora possiamo parlare?- mi chiede, fissandomi con i suoi occhioni blu.
La guardo.
-non ora Valerie- rispondo voltandomi di nuovo verso la classe di Storia -credo che il mio prof si stia vendicando contro di me-
-ma è importante!- insiste lei.
-me lo dici all'intervallo, Valerie!- abbaio io.
-ok- risponde lei, afflitta. Dopo pochi secondi se ne va.
Mi giro ancora verso l'aula per lanciare un'occhiataccia al prof un'ultima volta ma non c'è nessuno.
Fisso basita la classe, dov'è andato?
Non vorrà mica rubarmi altri libri, vero?
Faccio dietrofront e mi dirigo verso la mia classe di matematica.
Entro appena in tempo e mi siedo nell'unico posto libero rimasto, un banco in ultima fila.
La prof, che assomiglia molto alle descrizioni che Percy fa della furia sua ex prof, si siede alla cattedra e chiama uno dei miei compagni interrogato.
Appoggio la testa sul palmo della mia mano e incomincio a guardare fuori dalla finestra.

  

Il suono della campanella invade la classe, tutti noi tiriamo un sospiro di sollievo e ci avviamo verso l'uscita il più velocemente possibile.
Sono di nuovo in corridoio e, portandomi lo zaino mezzo vuoto in spalla, mi avvio con calma verso la palestra della scuola.
Sono arrivata a metà strada quando mi ricordo di aver lasciato il diario sul mio banco, nella classe di matematica.
Sbuffando cambio direzione e corro verso l'aula.
Mi piazzo di fronte alla porta, appoggio la mano sulla maniglia ma improvvisamente sento una voce famigliare.
È quella della mia prof di matematica!
Accosto l'orecchio alla porta ma non sento niente, mi giro nel corridoio vuoto e noto un'aula, con la porta socchiusa, a pochi metri da me.
Cautamente mi avvicino e le voci si fanno più nitide.
Mi avvicino il più possibile alla porta.
-hai visto com'è impazzita stamattina?- dice ridendo una voce, è molto simile a quella di mio fratello.
-sì! Oh, ci vuole così poco per farle impazzire!- risponde un'altra voce.
Mi soffermo a pensare chi possa essere, ma certo è quella di Martine, la commessa della caffetteria!
-allora, Eloise, hai tu la refurtiva?- chiede una voce, che identifico subito come quella del prof di Storia.
Fermi tutti!
Eloise è il nome di mia madre!
-certo che si, tesoro!- risponde la voce di mia madre.
Spalanco la bocca esterrefatta, non ci posso credere!
Mia madre! La mia adorata mamma!
Sento dei rumori provenire dalla classe, mi sposto il più possibile, in modo da riuscire a intravedere quello che succede all'interno della stanza.
-oh, è così divertente depistarle quando hanno questa età!- esclama la voce di Martine, nel corpo di quella che identifico come un'empusa.
Fermi tutti di nuovo!
Un'empusa?
Oh. Miei. Dei.
Questo dovrebbe essere il momento in cui, nei film, le protagoniste scappano urlando.
Io rimango lì, però, con gli occhi sbarrati ad osservare la scena.
Mia madre porge il mio amato libro alla mia prof di matematica, mio fratello incomincia a ridere in modo inquietante.
La prof comincia a trasformasi in un mostro orribile, con le ali.
La osservo per un arco di tempo indeterminato, oh cavolo!
Questa volta mi trattengo a stento dall'urlare.
È una furia!
Io lo sapevo!
Faccio un giro su me stessa come per congratularmi con la mia intelligenza ma, per sbaglio, tiro un calcio alla porta.
-oh oh- borbotto mentre sento dei passi che si avvicinano.
Inizio a correre come non ho mai fatto in vita mia.
Sento qualcosa di strisciante dietro di me e commetto l'errore madornale di girarmi a controllare.
Mia madre mi stà inseguendo, in testa al gruppo, strisciando sulle sue due gambe.
Una dracena! Mia madre è una...
Bum!
Tiro una testata ad una delle colonne che ci sono nel corridoio centrale.
Rimango stordita per pochi secondi.
Poi ricomincio a correre, questa volta sbandando.
Arrivo fino alla porta anti incendio, la spingo con tutta la forza che ho, ma niente, non si apre!
In un impeto di disperazione mi giro, verso l'orda di mostri che mi stava inseguendo.
Una volta che mi hanno accerchiata e mi fissano con i loro occhietti io inizio a frugarmi in tasca e ne estraggo una penna a sfera.
-fermi tutti!- sbraito -ho una penna! E non ho paura di usarla!- urlo mostrando ai mosti la mia nuova arma.
Loro mi fissano per un paio di secondi, stupiti.
Poi incominciano a ridere a crepapelle.
-hai letto troppi libri di Percy Jackson, tesssoro mio- mi dice, sibilando, mia madre.
Mio fratello mi si avvicina e mi posa una mano sulla spalla.
Penso che stia per uccidermi quando inizia a scrollarmi.

 
Apro gli occhi e Steven, il mio compagno di banco, mi sta cercando di svegliare.
Quindi era solo un sogno?
Mia madre e i miei prof non sono dei mostri?
Tiro un sospiro di sollievo.
Menomale!
Steven mi tira un leggero calcio sullo stinco.
Alzo la testa di scatto.
Oh cavolo, tutta la classe mi stà osservando.
Sorrido imbarazzata, la prof stà per rimproverarmi ma la campanella mi salva.
Agguanto il mio zaino e mi fiondo fuori dalla classe ancora un po’ intontita dal sogno.
Mi avvicino al mio armadietto e, a pochi metri dal mio, trovo Valerie che mi sorride in modo irritante.
-Beth, ora possiamo parlare?- mi chiede facendo gli occhi dolci.
-non ora Valerie! Devo capire una cosa!- le dico, chiudendo il mio armadietto e lasciandola li.
-no!- mi urla dietro, io mi giro verso di lei, esterrefatta.
-scusa?- le chiedo.
-ho detto che ti devo parlare!- dice avvicinandosi a me, io annuisco -ok- le rispondo incerta -dimmi-
Lei tira fuori dalla borsa un libro.
Il mio libro.
La osservo, se si potesse uccidere qualcuno con lo sguardo, lei sarebbe già nella tomba.
-è tutta la mattina che cerco di dirtelo- dice avvicinandomi il libro, io glielo strappo dalle mani e inizio ad abbracciarlo e a baciarlo -Beth, non ti ricordi? Me lo hai prestato tu giorni fa!- spalanco la bocca, cavolo! È vero!
Lei scoppia a ridere.
-ogni volta è sempre la stessa storia!- dice, esasperata.
Io la abbraccio in un impeto di amore.
Lei ride ancora di più.
Abbraccio ancora una volta il libro, sotto lo sguardo curioso dei ragazzi nel corridoio, per poi metterlo nello zaino.
Valerie mi prende a braccetto e ci dirigiamo alla caffetteria.
Ma ad un certo punto mi fermo, smetto di ridere e la fisso.
E se il sogno che ho fatto era come quelli che Percy fa nei libri?



Il mio spazio:
Allora, premetto che è la prima volta che posto su questo fandom.
Sono completamente impazzita nel scrivere questa os.
Dedico questa OS alla mia amica Martina (shanghai, Martina)
E vi consiglio di leggere la sua fan fiction: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1260240"> color="#003366">I'm not a demigod. ok? 
Un bacio,
Nicole.

 
   
 
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