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Autore: xhugmeharoldx    23/11/2012    1 recensioni
-Dal testo:
"Un vento freddo mi pungeva la pelle.
Un vento freddo insisteva sulle strade, congelando l’asfalto e le panchine del parco.
[...] "
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un vento freddo mi pungeva la pelle.
Un vento freddo insisteva sulle strade, congelando l’asfalto e le panchine del parco.
Un vento freddo rendeva pazzi i miei capelli, impedendomi la vista e annodando i ricci.
Un vento freddo congelava il mio cuore, rendendolo più fragile di quanto non lo era già.

 
Sedendomi sulla ghiaia, per terra, mi guardai in torno.
Lo vidi, davanti a me.
-Sto sognando-, sbuffai, essendo cosciente dell’impossibilità di quello che stavo vedendo.
-Non penso si possa definire un sogno-, rispose lui, togliendosi il cappello blu e scostandosi i capelli per poi rimetterselo.
-Cosa ci fai tu qui?- chiesi.
-Non penso che tu voglia farmi proprio questa domanda, ora-. Sorrise.
-Sei tornato?- domandai, sentendomi bruciare gli occhi. –Sei tornato per restare?- rifeci la domanda.
-Sai che non si può. Sono tornato per parlare, so che ne hai bisogno. Poi tornerò indietro- affermò. Poi si appoggiò a una tra le tante pietre fredde davanti a me. Lo scrutai, come facevo spesso, in ogni minimo dettaglio, cercando di imprimere la sua figura nella mia mente. Era vestito come al suo solito; jeans blu chiari e una maglia con le maniche corte bianca, che si distingueva di poco dalla lattea pelle. Aveva le sue inseparabili Supra azzurre e un cappello della NY dello stesso colore. Lo osservai, di nuovo, mentre faceva il suo gesto abituale. Si toglieva il capello, si sistemava i capelli e se lo rimetteva in un modo sempre diverso; poi sorrideva.
 
Amavo il modo con cui si mostrava sempre alla gente. Sorrideva, nascondendo ogni malessere, facendo vedere agli haters quanto poco gli importasse dei loro giudizi, nonostante, a volte, ci stesse davvero male. Spalancava bene gli occhi, come se si volesse vantare di quel colore così puro che illuminava il mondo, anche di notte.
-Mi ricordo la prima volta che ti vidi-, cominciò lui. –avevi gli occhi lucidi, rossi. Mi stavi porgendo il tuo CD per fartelo autografare, mentre io ero perso a guardare il tuo viso. I tuoi occhi erano come un labirinto dal quale non riuscivo a uscire. Mi ricordo il tuo sorriso, mi aveva ammaliato. Le tue labbra, da quel momento, erano diventate come una calamita per me. E mi ricordo il preciso momento in cui si erano unite, dopo alcuni mesi di sacrifici e di sforzi per cercati e per conquistarti. Tutti assolutamente ripagati da quel contatto così bramato da entrambi. Mi ricordo del momento in cui mi ero sentito pronto per dirti ‘Ti Amo’; di tutta l’agitazione e la preoccupazione se fosse arrivato il momento giusto e il modo in cui avevi sorriso.
-Ero la ragazza più felice del mondo.
-Lo eri, lo so bene. Lo ero anche io, quando ho sentito la tua risposta.
-Io ti amavo da prima che ci vedessimo, sono stata più veloce!- citai la frase di quella sera, precedendolo.
-Con il tuo solito sarcasmo, esatto. Poi mi ricordo di tutti i ‘Ti Amo’ che si sono susseguiti quella stessa notte, quando i nostri corpi hanno formato una cosa sola. Quella notte in cui ci siamo scordati del resto del mondo, del tempo e del luogo in cui eravamo.
-Io mi ricordo di ogni momento passato tra le tue braccia, e anche di tutti i momenti passati lontani uno dall’altro. Delle uscite. Delle foto. Dei rumors che ti ritraevano come un ragazzo doppiogiochista, con due ragazze; del modo in cui m’ingelosivo e del tuo sistema per farmi ragionare.- continuai io. Lui rise alla mia ultima affermazione. –Perché sì, era un sistema, un sistema estremamente semplice. Ti bastava sfiorarmi e a me passava tutto. Mi rendevo conto di quanto fossi fortunata a essere la tua ragazza. Pensavo a tutte le tue fan a casa che si disperavano perché non avevano mai avuto la possibilità di incontrare i vostri occhi, o di sentire le vostre voci; le potevo capire benissimo. Una volta ero tra loro.
-Io mi ricordo anche delle lettere d’amore che mi avevi fatto leggere dopo alcune uscite.
-Si, lunghe lettere d’amore nonostante fosse difficile esprimerne uno così grande.
Ci fu un attimo di silenzio.
-Mi manchi, amore. Non resisto più senza di te- scoppiai in un pianto pieno di dolore e di mancanza. Un pianto che era già stato versato troppe volte in quell’ultimo periodo sulle mie guancie. Si avvicinò, cercando di consolarmi. Ma non poteva, non riusciva a darmi nemmeno una maledetta carezza.
Eravamo talmente vicini, ma così lontani da non poterci neanche abbracciare.
 
-Canta, ti prego-, implorai singhiozzando.
Afferrò la sua fidata chitarra, e iniziò a comporre una melodia.
Cause you were mine for the Summer
Now we know its nearly over
Feels like snow in September
But I always will remember
You were my Summer love
You always will be my Summer love’
Sapevo a cosa si riferiva.
Il nostro incontro.
Era estate. Ero il suo amore estivo. E sono diventata la sua ragazza. Il suo amore per sempre, come dicevamo una volta.
 
-Promettimi che andrai avanti- mi chiese lui.
-Non sono sicura di potertelo promettere.
-Promettimelo-, tentò di afferrarmi il viso tra le mani. A quel contatto mancato, un altro pezzo del mio cuore si spaccò.
-Sei l’unico che ho mai amato e che mai amerò veramente.
-Ci sarà qualcuno che ti farà provare le stesse cose che ti ho fatto provare io, e ne sarò felicissimo.
-Sarai sempre con me?
-Sempre.
-Ti amo, Sunshine.
-Ti amo, Niall-. Un altro abbraccio tentato invano e un altro colpo al cuore.
-Devo andare, ora.
-Non ti dimenticherò mai-, dicemmo all’unisono.
-Mi mancherai. Mi mancherai più di ogni volta che partivi per un viaggio.
-Guarda il cielo. Mi sentirai più vicino di quanto lo sia mai stato.
Mi avvicinai ancora di più al suo viso, cercando di trovare un contatto con le sue labbra; sentii solo un’impercettibile scossa sulla bocca.
Una violenta folata di vento mi scompigliò di nuovo i capelli.
-Sii forte, fallo per me.
-Niall, non…- sussurrai.
 
Come il polline dei soffioni vola via con una folata di vento, lui fu soffiato dal Suo Dio verso il Suo cielo.
 
Non piansi. Non più.
Non erano finite solo le lacrime. Dovevo essere forte, sarebbe stato orgoglioso.  
-Buonanotte, amore mio.
 
  
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