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Autore: Hayley Black    23/11/2012    1 recensioni
Una ragazza che si nasconde dai mostri sotto il suo letto. Una ragazza che ferma la sua corsa e scatta fotografie fatte di ombre. E che vede l'aurora boreale.
"Le persone scendono e salgono dai treni continuamente, si scambiano occhiate veloci, ripartono, guardano dai finestrini il cielo grigio della città che imprigiona tutto in una cappa di nebbia. Sofia si sente un treno vuoto, senza passeggeri, che sferraglia sui binari di una stazione dimenticata in attesa che qualcuno decida di salire per riempire il vuoto che la pervade.
E poi sono arrivati i mostri. Mostri fatti di parole, sorrisi, lacrime, post-it dimenticati sotto tazze di caffè, mazzi di papaveri appassiti lasciati a seccare dentro un libro mai aperto. Mostri fatti di persone. Persone che parlano, ridono, chiedono, e vanno avanti.
Vanno avanti senza accorgersi della guerra che si agita dentro di lei, dentro quel treno vuoto che viaggia senza una meta e che ora si è finalmente fermato.
"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Andiamo a vedere l’aurora boreale


Dedicata a tutte quelle persone che sono rimaste sul treno anche quando io ho fermato la corsa.



Sofia è chiusa dentro la sua stanza da ormai due giorni, raggomitolata sotto le coperte per sfuggire ai freddi sussurri dell’inverno e per nascondersi dai mostri che, sotto il suo letto, aspettano solo di farla a pezzi con i loro occhi vitrei. Di notte li sente bisbigliare attraverso il cuscino, chiamano il suo nome, sono le voci di tutte quelle persone che sembrano fare a pezzi le poche briciole di vita che le rimangono dentro – giorno dopo giorno, senza fermarsi.
Ha pianto, anche, ma non se n’è accorta. Poi si è toccata gli occhi bagnati e gonfi con due dita tremanti e ha capito, ha capito che i mostri vivono dentro di lei e cercano di uscire, di mangiarle l’anima, di distruggerla e farla diventare nient’altro che polvere.
E’ quando l’ha capito che si è nascosta sotto le coperte dai tripudi del mondo. E’ quando ha capito di viaggiare parallela e diametralmente opposta alla vita che ha deciso di fermare la sua corsa – almeno per un po’.
Le persone scendono e salgono dai treni continuamente, si scambiano occhiate veloci, ripartono, guardano dai finestrini il cielo grigio della città che imprigiona tutto in una cappa di nebbia. Sofia si sente un treno vuoto, senza passeggeri, che sferraglia sui binari di una stazione dimenticata in attesa che qualcuno decida di salire per riempire il vuoto che la pervade.
E poi sono arrivati i mostri. Mostri fatti di parole, sorrisi, lacrime, post-it dimenticati sotto tazze di caffè, mazzi di papaveri appassiti lasciati a seccare dentro un libro mai aperto. Mostri fatti di persone. Persone che parlano, ridono, chiedono, e vanno avanti.
Vanno avanti senza accorgersi della guerra che si agita dentro di lei, dentro quel treno vuoto che viaggia senza una meta e che ora si è finalmente fermato.
Un tempo a Sofia piaceva scattare fotografie. Amici, più che amici, conoscenti, sconosciuti. Fotografie dimenticate in una scatola sotto il letto, esattamente dove ora i mostri cercano di agguantarle il braccio con le loro dita gelide, e sono fotografie vuote. Sbiadite. Prima c’erano la sua migliore amica, il suo ragazzo, il batterista conosciuto a un concerto, la ragazza che lavorava in biblioteca e che le lasciava bigliettini tra le pagine di libri mangiati dalle tarme. Ora c’è soltanto lei che sorride con sguardo vacuo all’obbiettivo, circondata da ombre.
Sono tutti scesi dal treno.
Il cellulare accanto alla sua testa vibra, la riporta alla realtà, quasi come il fischio che annuncia l’arrivo del treno al binario.
Ciao, non ti sento da due giorni. Mi manchi. Andiamo a vedere l’aurora boreale? Marco
Sofia guarda incredula il display del cellulare la cui luce ormai si è affievolita fino a spegnersi completamente. L’aurora boreale, Sofia, l’aurora boreale.
Ride a dirotto, come quando si piange senza riuscire a smettere. Sofia non riesce a smettere di ridere e sorridere mentre i mostri sotto il suo letto – e dentro di lei – si ritirano nella sua gabbia toracica. Riesce quasi a vedere l’aurora boreale sotto il soffitto della sua stanza, l’aurora boreale che si muove, che respira, che esplode di luce e che poi scompare. Proprio come lei.
Ha fermato la corsa e qualcuno ha deciso di salire. Forse è bene riprendere a correre, si dice, mentre si affaccia alla finestra e ride al cielo buio con l’aria fredda della notte che le punge la pelle.
In seguito, Marco le avrebbe detto che l’aurora boreale è nei suoi occhi. 




Note d'autrice
Wow, gente. E' da una vita che non pubblico o scrivo qualcosa, per varie cause che mi sembra inutile stare a spiegare, ma finalmente, dopo una lunghissima attesa, eccomi qui. Con una flash depressa e nonsense e semi romantica e con un happy ending, già, io che pubblico happy ending sono un po' come Chester Bennington che si mette a suonare "Numb" con la cornamusa. Non ha un cazzo di senso, lo so, ma dopo due o tre mesi che non scrivo avevo il bisogno di mettere giù qualcosa - in particolare mettere giù tutta quella roba che mi frulla in testa da secoli, in pratica, e che non ho mai il coraggio di fissare su carta. Perchè? Boh, vorrei saperlo anche io. 
Dunque, ormai ho intrapreso la via della scrittrice ermetica (?) che non sa manco lei cosa cazzo scrive e cosa cazzo vuol dire quello che scrive, soprattutto, ma non credo ci sia molto da spiegare su questo. Una ragazza che cerca di scappare dai mostri sotto il suo letto - che in realtà sono dentro di lei e, soprattutto, la circondano - e riceve un messaggio dove le chiedono di andare a vedere l'aurora boreale. Roba molto metaforica, nsomma, un po' come la storia del treno che viaggia all'infinito e che decide di fermarsi per un po'. 
Ammetto che in questa storia ho messo parecchio di me stessa, parecchi concetti che ho sviluppato negli ultimi mesi, e la cosa importante è che, come scritto prima del testo, è dedicata a tutte quelle persone che sono rimaste anche quando ho fermato il viagio. Grazie, ecco, non è facile stare dietro una come me. E mi riferisco anche agli adorabili lettori che mi seguono everywhere.
Non ho nient'altro da dirvi, semplicemente che mi era mancato scrivere e pubblicare su EFP e che spero che quest'opera della ribalta vi sia piaciuta. Purtroppo a causa di scuola e impegni extrascolastici pubblicherò meno rispetto agli anni passati, ma spero di tornare in carreggiata e scrivere storie saltuariamente. 
Grazie a tutti!
Hayley 
   
 
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