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Autore: roxy_xyz    23/11/2012    13 recensioni
Harry è stato morso da Nagini e Hermione cerca in tutti i modi di aiutarlo.
Ma qualcosa sfugge al suo autocontrollo...
[ W la tenda e i bzzzzzzzzzzzzzzzz del gruppo "Cercando chi dà la roba alla Rowling"]
Genere: Erotico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'TendAuror'
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Fanfiction ispirata dalla fan art “Her secret” di Tigress0787




#Pain


Corse via, trascinando Hermione con sé, e il serpente si gettò di nuovo su di loro; quando colpì, Hermione gridò «Confringo!» e il suo incantesimo volò per la stanza, facendo esplodere lo specchio dell'armadio e rimbalzando indietro, dal soffitto al pavimento; Harry sentì il calore scottargli il dorso della mano. Un vetro gli tagliò la guancia quando, sempre avvinghiato a Hermione, saltò dal letto al tavolino infranto e poi fuori dalla finestra, nel nulla; l'urlo di Hermione echeggiò nella notte, mentre roteavano a mezz'aria.

Harry Potter e I Doni della Morte – J. K. Rowling



Non sapevo cosa fare.
Per la prima volta nella mia vita mi sentivo impotente, consapevole che non avrei potuto aiutare Harry in nessun altro modo; avevo curato le ferite col dittamo, in modo da lenire le sue sofferenze, eppure lui continuava a urlare. Chiamava Sirius, Silente, sua madre.
Tutte le persone di cui aveva bisogno erano morte. Ed io?
Io ero al centro della stanza a torturarmi le mani. Una vocina nella mia testa mi ricordava che la magia non aveva una soluzione a ogni problema; dovevo rimboccarmi le maniche e agire come una semplice ragazza. Lui aveva bisogno solo di me, di Hermione. Mi ero avvicinata e avevo accarezzato la sua fronte: i capelli si erano appiccicati al viso, contratto per le continue fitte di dolore. Tremava e bruciava. La febbre sembrava consumarlo, e impedirgli di riposarsi davvero.
Avevo paura perché ero sola, e perché l’unica cosa che potevo fare era stendere un panno bagnato sulla sua fronte, come mia madre faceva con me quando ero piccola.
Imitando quei gesti materni, mi ero allora stesa accanto a lui in modo da fermare i suoi brividi. Volevo che si accorgesse della mia vicinanza, anche se era incosciente e non poteva sentirmi. La mia mano aveva cominciato ad accarezzare il punto in cui il medaglione, l’Horcrux, aveva lasciato il segno. Avevo lottato per toglierlo, in qualche modo sembrava non volersi staccare dal suo petto; come un parassita, aveva allungato le sue radici stringendosi attorno ad Harry in modo da poterlo soffocare, impedendogli di vedere quel briciolo di speranza che ci avrebbe portato alla fine di quella missione.
C’era una piccola bruciatura dove l’avevo strappato, e quando le mie dita si erano soffermate a lungo in quel punto avevo sentito qualcosa muoversi all’interno del medaglione. Scalciava per tornare da lui.
“Hermione.” Era stato il suo unico sussurro, e io sentii qualcosa scaldarmi il petto, riuscendo a dimenticare persino la presenza fredda e ostile del medaglione. Era qualcosa che avevo sempre ignorato, nascosto in un angolo della mia mente, lontano da tutti, persino da me stessa.
Ci addormentammo abbracciati, mentre fuori la neve continuava a scendere impetuosa e il mondo festeggiava il Natale.
Eravamo solo io e Harry.


Fu la sensazione di galleggiare a svegliarmi. Mi sentivo come se qualcuno avesse cancellato tutti i miei problemi e, per la prima volta, fossi in pace con me stessa.
Avevo caldo e i miei piedi scalciarono quelle che dovevano essere le lenzuola, e poi le coperte. Mi sembrava di prendere fuoco, mentre un’emozione a me del tutto ignota si faceva largo nella mia mente, travolgendomi, implorandomi di lasciarmi andare. Fu allora che sentii le sue labbra. Erano su di me, erano dappertutto, e sembravano marchiare ogni angolo del mio corpo come a rivendicarne il possesso.
Quando imprigionò le mie labbra con le sue, capii che non dovevo scappare. Non volevo.
Alla luce fioca della candela vidi il profilo di Harry. Era bellissimo mentre torreggiava fiero e sensuale su di me, e io caddi sempre più giù, stretta nella sua morsa deliziosa e dolorosa allo stesso tempo. Le mie dita tiravano i suoi capelli, spingendo il suo viso verso il basso, verso di me, e scoprii il sapore di Harry: era qualcosa che mi stordiva piacevolmente. Le nostre lingue cominciarono a toccarsi, le nostre mani a scontrarsi e a lottare per togliere i pochi indumenti che indossavamo. Avevo voglia di sentire quel calore che sembrava consumarmi, e sapevo che non mi sarei fermata finché non ne fossi stata sazia. Di lui, di Harry.
Quando anche le ultime barriere caddero, sentii un dolore cocente esplodermi in grembo, mentre un senso di pienezza mi penetrava a fondo. Sentii il sapore del sangue tra le sue labbra, poi mi baciò in un modo che non avrei mai dimenticato.
C’era passione, ma anche tanto dolore, come se stessimo soffrendo anche mentre ci donavamo piacere. Ogni spinta era una lama conficcata dentro i nostri petti, mentre un ardore intenso, un sentimento che non avevamo mai pensato di condividere, ci travolgeva entrambi.
Eravamo due entità spezzate, che finalmente potevano librarsi senza sforzo, senza pensare a ciò che succedeva fuori da quella tenda. E quei sentimenti pericolosi che avevo nascosto tornarono a farsi beffe di me e della mia incapacità di oppormi.
Mi sembrava di aver smarrito le mie uniche certezze, ma anziché fermarmi e bloccare le mie debolezze, decisi di assecondare i miei istinti. Perché io non temevo nulla tra le braccia di Harry.
Poi tutto tornò alla normalità: il respiro roco e ansante di Harry si fece rilassato e calmo, le sue mani tornarono a cingere la mia vita con dolcezza, e io tornai alla realtà, all’orrore di quella notte. “Harry?” chiamai in una sorta di dormiveglia, accarezzando con dolcezza il suo viso, ora calmo e sereno.
“Ho freddo.” Fu l’unica frase che mi rivolse, prima di girarsi e scivolare finalmente in un sonno tranquillo che aveva cercato fino a quel momento.
E io lo strinsi a me per l’ultima volta, sapendo che l’indomani non avrebbe ricordato nulla. Di quella notte. Di me.
Le mie dita accarezzarono il segno dei graffi che gli avevo lasciato sulla schiena, e per la prima volta mi permisi di piangere, maledicendo quel giorno in cui avevo deciso di soffocare i miei sentimenti per Harry, come anche la convinzione di esserci riuscita.
Fino a quella notte.
Ogni morso di Nagini, ogni suo attacco mi aveva mostrato che nulla era cambiato da quel giorno. Dal nostro primo abbraccio.
Non avrei mai smesso di amarlo.
Non avrei mai smesso di soffrire.
“Ginny…” Soffiò il suo nome con amore, con devozione.
E io annegai in quel dolore.



NdA Questa storia è stata scritta per soddisfare i desideri di Argentlam che voleva tanto leggere una storia ispirata a questa fan art. Il risultato non mi convince del tutto, ma toccherà a lei e agli altri deprava- ehm membri del gruppo dire se va bene oppure no.
Io mi sono servita del mio solito aiuto da casa *getta palla pokémon acida: “Vai, Bea!”* che continua a non capire perché c’è un senso di pienezza, ma non sta a me farle i disegnini di anatomia. Magari Kia, Herm, fate voi, ok?
Nota a favore di Harry: lui è in preda al dolore dei morsi di Nagini, nel libro delira, ma non ricorda nulla di quello che è successo. Gli spiega ogni cosa Hermione. E' stato un bzzzzzCanon!
Dopo queste note molto intelligenti, vi lascio con il bzzzzzzzzz della spada laser di Harry! Bacio!
   
 
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