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Autore: Fefy_07    23/11/2012    7 recensioni
Elena e Damon stanno insieme e si ritrovano a condividere un momento particolarmente doloroso per il vampiro, che non riuscirà più a trattenersi e darà libero sfogo alle sue emozioni, senza freni o remore. La ragazza sarà accanto a lui e tenterà di dargli più conforto possibile.
Questa storia è stata scritta per il contest: Packages Panic! indetto da Lady_Nonsense sul forum di EFP, classificandosi 4°
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore:  Fefy_07
Titolo:  Breakdown
Fandom:  The Vampire Diaries
Pairing:  Damon/Elena
Rating:  Verde
Avvertimenti:  Fluff
Note:  Il contesto della shot è generale. Non c’è una vera e propria collocazione temporale, forse nella seconda stagione. Sicuramente Elena è ancora umana. Il pacchetto utilizzato per il contest era il numero 16, con elementi obbligatori “Vergogna, cicatrici, fluff” e il prompt "A non ama mostrare le proprie cicatrici. Non sa quanto B le ami, proprio perché parte di lui". Non so quanto sia riuscita, avevo molti dubbi sulla pubblicazione, io comunque ci ho provato. Damon potrebbe sembrare un po’ OOC. Spero che vi piaccia e buona lettura!
 

Breakdown

Elena comprese che qualcosa non andava nel momento stesso in cui mise piede nel salotto dei Salvatore e trovò Damon a bere bourbon. Non che fosse una novità, ma da quando stavano insieme, il bel vampiro dagli occhi di ghiaccio cercava di ricorrere sempre meno all’alcol, specialmente durante il giorno. Era perfettamente consapevole di quanto ad Elena desse fastidio vederlo ubriaco fin dalle tre del pomeriggio.
La giornata era iniziata nel peggiore dei modi, per lei, e non pareva intenzionata a migliorare. Damon non si era degnato di risponderle al telefono neanche una volta, così era dovuta uscire controvoglia per andarlo a cercare. Non sarebbe stato poi un gran problema se non fosse per il fatto che, appena messo piede fuori di casa, quei minacciosi nuvoloni, che avevano invaso il cielo fin dal mattino, avevano cominciato a scaricare acqua a fiumi, col risultato di farla inzuppare e di farle rimpiangere la sua poco saggia decisione di non prendere un ombrello.
Come se non fosse bastato il tutto, adesso lo scopriva tranquillamente seduto sul divano a bere, davanti a uno scoppiettante fuoco acceso. Era già pronta a fargli una sfuriata epica, quando lui si voltò e le parole le morirono in gola. Gli occhi di Damon erano vacui e vagamente lucidi, mentre si posavano sul suo volto senza davvero vederlo. Rimase così, semplicemente a fissarla, con un’espressione smarrita sul bel volto.
La ragazza sentì qualcosa sciogliersi nel petto e, facendo attenzione a non separare gli occhi dai suoi, lo chiamò, esitante. Damon, per qualche secondo, sbatté le palpebre, poi parve ritrovare il senno e la osservò meglio, commentando con voce atona “Sei zuppa. Dovresti cambiarti o almeno asciugarti.” Senza aggiungere altro, tornò a voltarsi, osservando le fiamme.
Elena rimase esterrefatta da quell’atteggiamento e, per un attimo, non riuscì a reagire in alcun modo. Ripresasi dallo shock, però, si avviò a passo deciso verso il divano e si sedette, con espressione risoluta, al fianco del suo ragazzo. “Che succede, Damon?” gli chiese con voce dolce, tentando di catturare il suo sguardo, che adesso era un po’ più vivo e guizzava in diverse direzioni, meno che in quella dove c’era il viso di lei.
“Non capisco che intendi” rispose lui, prendendo un altro sorso di bourbon e vuotando finalmente il bicchiere. “Non succede nulla, è solo che non mi andava di parlare” proseguì imperterrito, riferendosi alla montagna di chiamate cui non aveva risposto e continuando a evitare il contatto visivo con Elena.
Lei, però, non demorse di certo. “So che c’è qualcosa che non va, Damon. Ti conosco. Perché non me ne parli? Potresti stare meglio, dopo.” Il vampiro strinse i pugni e i denti, con uno scatto secco, guardandola finalmente negli occhi, nei quali Elena riuscì a scorgere tanto dolore e frustrazione, insieme a tanta vergogna. Che poteva mai essere successo da turbarlo in quella maniera?
“Ti ho detto che non mi va di parlare, Elena. Sul serio” gli rispose, tentando di far resistere la sua maschera d’orgoglio che però, lei lo percepiva chiaramente, stava per sgretolarsi e lasciare, per una volta almeno, Damon Salvatore in completa balia delle sue emozioni. E la cosa, a quanto sembrava, lo intimoriva e infastidiva enormemente, perché quel tono, il vampiro lo sapeva, faceva saltare i nervi alla sua Elena e spesso avevano anche litigato su questo.
Ma lei non si lasciò ingannare e non abboccò alla sua stupida esca. “Bene,” esclamò con tono secco, che non ammetteva repliche di alcun tipo “vorrà dire che staremo così, in silenzio, su questo divano.” Damon strinse gli occhi ed emise un verso basso, quasi un ringhio, probabilmente insoddisfatto per il fallimento del suo goffo tentativo di allontanarla.
“Ti prego Elena, vattene e basta” sussurrò lui, con tono quasi supplichevole. Per quanto le facesse male vederlo così, Elena sapeva che Damon aveva bisogno di qualcuno accanto a lui, in quel momento, anche se era troppo testardo per ammetterlo. “No, Damon, resto qui con te” gli disse, sottovoce, prendendo il suo volto tra le mani e guardandolo dritto negli occhi. Il vampiro sospirò al contatto e strinse forte gli occhi, anche se a Elena fu chiaro che, ormai, la maschera era crollata e Damon era pronto a sfogarsi.
E ne ebbe la prova definitiva, un istante dopo, quando una stilla cristallina scivolò silenziosa sulla guancia del suo ragazzo, seguita da tante altre. L’acqua salata le bagnò le mani, ma non ci fece caso, troppo impegnata a guardare il volto di Damon, deformato dal dolore che stava provando. Sentì il bisogno, quasi fisico, di farlo stare meglio e allora lo abbracciò stretto, carezzandogli la schiena e i capelli e mormorando dolcemente “Va tutto bene Damon, sfogati, io sono qui con te.”
Il vampiro la strinse forte, col corpo tremante e scosso da singhiozzi silenziosi, cercando disperatamente in quell’abbraccio il conforto di cui aveva bisogno. Era un pianto che si teneva dentro da troppo tempo e che, finalmente, trovava libero sfogo. Non si preoccupò di fermarsi, perché sapeva che Elena stava dicendo la verità. Sarebbe rimasta, non importava quanto tempo avesse passato in quella condizione pietosa. E anche se una parte di lui si sentiva in quel momento debole ed esposto, fin troppo per i suoi standard, un’altra parte, decisamente maggiore, sentiva che l’unica di fronte cui avrebbe potuto aprirsi in quel modo era proprio lei e che non doveva vergognarsi di niente perché l’avrebbe capito.
Elena, intanto, continuava a domandarsi cosa avesse sconvolto così Damon, che era conosciuto per il temperamento ironico e impassibile, anche davanti alle peggiori situazioni. Solo un’altra volta, che lei ricordasse, l’aveva visto così umano e, in quel caso, comunque lui si era imposto di non lasciarsi andare in quel modo. Dopo interminabili minuti di carezze e mormorii dolci, sentì finalmente il corpo di Damon rilassarsi e il respiro regolarizzarsi e, probabilmente senza che nemmeno se ne rendesse conto, il vampiro si addormentò.
Facendo attenzione a non dargli fastidio, Elena lo sistemò sul divano, con la sua testa in grembo. Continuando ad accarezzargli i capelli, lo osservò. Aveva le guance ancora umide ma l’espressione era finalmente rilassata. Mai come in quel momento, la ragazza pensò a Damon come a un bambino bisognoso d’affetto. Un sorriso intenerito le distese le labbra, mentre accarezzava delicatamente con la mano il volto al suo ragazzo, per asciugarlo. Era la prima volta che si permetteva di mostrare pienamente le sue emozioni e quel crollo emotivo doveva sicuramente avere radici profonde.
Non fece in tempo a domandarsi quali potessero essere, che l’espressione sul volto di Damon s'indurì e lui cominciò ad agitarsi nel sonno. Probabilmente stava avendo un incubo. Nonostante i suoi buoni propositi di non svegliarlo, Elena non ebbe altra scelta. Lo scosse lievemente, con sguardo preoccupato, chiamando il suo nome.
Quando Damon aprì gli occhi, scattò a sedere e si guardò intorno, spaesato solo per un minuto. Poi mise a fuoco Elena, il salotto, il camino e, come in un flash, ricordò tutto. “Elena…io…” borbottò, impacciato ed esitante. In quel momento Elena pensò addirittura di vederlo arrossire e sorrise dolcemente, prendendogli una mano “Va bene, Damon. Non ti devi vergognare di nulla. Se non vuoi parlarmene, non sei costretto.”
Il vampiro sospirò, tornando tra le braccia della sua ragazza, che lo accolse di buon grado, stringendolo forte. Si permise un lungo respiro, perdendosi nel profumo della sua pelle e tranquillizzandosi ancora. Poi cominciò a parlare, a voce bassa ma perfettamente udibile. “Rideresti se sapessi perché ho avuto quella reazione. È tremendamente esagerata e non da me che mi faccio ridere anche da solo.” Cercò di parlare con tono leggero, ma la ragazza sentì distintamente la sfumatura amara e addolorata nella sua voce.
“Non è così Damon, io ti conosco. So che non crolli in questo modo per tutto. E so che è una cosa seria, perciò vorrei che me ne parlassi, se te la senti.” Passarono interminabili minuti di perfetto silenzio ed Elena, per un attimo, pensò che Damon si fosse riaddormentato. “È una cosa risalente a talmente tanto tempo fa che mi sembra così assurdo parlarne ora. Eppure, prima di adesso, non me l’ero mai lasciato completamente alle spalle.” S’interruppe, forse cercando le parole più adatte. “Quando ero bambino, mia madre passò un periodo di malattia. Pensavamo che non fosse niente di grave, era sempre stata di salute cagionevole. Un giorno, finalmente, uscì dalla sua stanza e sembrava stare meglio. Giocò con me e Stefan. Poi avemmo una discussione.”
Elena ascoltava in silenzio il suo ragazzo, mordendosi il labbro per il nervosismo. Sentiva il dolore che stava provando nel rivivere quel ricordo e lo strinse più forte, per dargli forza. Lui serrò i denti, ma continuò a parlare “La discussione divenne un vero e proprio litigio. Urlammo ed io le dissi che non volevo più vederla. Non ricordo nemmeno da cosa cominciò il tutto. Ero un ragazzino ed ero dannatamente testardo. Volevo avere ragione su qualcosa, sicuramente. La sera non venne a rimboccarmi le coperte e a me non interessò. Non seppi il motivo, fino al mattino dopo.” La voce gli si ruppe e deglutì un paio di volte, prima di concludere “Quella notte aveva avuto una ricaduta. La malattia era peggiore di quanto pensassimo. Non riuscì a riprendersi. Non feci nemmeno in tempo a dirle che ero stato uno stupido e che le volevo bene. Non feci in tempo a fare nulla.”
Cadde di nuovo il silenzio tra loro, una coltre spessa e pesante, quasi opprimente. Elena non sapeva cosa rispondergli, cosa dire per farlo stare meglio. Sapeva quanto era brutto perdere i propri genitori, ma lei era riuscita a ricordare a suo padre quanto lo amasse. Damon non aveva avuto questa possibilità. “Quanti anni avevi?” fu la prima, stupida domanda che le scappò dalle labbra. “Sette. Oggi è l’anniversario di quando ci ha lasciati. Tutti gli anni è brutto, ma finora non ero mai riuscito a piangerla come si deve. Nemmeno al suo funerale mi scappò una lacrima e tutti pensarono che non m’importasse. Io gliel’ho fatto credere. Era più facile nascondere tutto che mostrarlo apertamente. E poi c’era Stefan, dovevo essere forte anche per lui. Ma questa cosa mi è rimasta dentro, come se fosse una cicatrice.”
“Mi dispiace, Damon. Per tua madre e per tutto quello che hai passato. Sai, una volta qualcuno mi disse che bisogna affrontare il dolore per lasciarlo andare. E tu adesso l’hai fatto, anche se so che una cosa del genere è difficile da superare. Ma oggi hai iniziato. E sono felice di esserci stata.” Elena sapeva che era un po’ debole, come consolazione, ma davvero sentiva che Damon aveva fatto un gran passo avanti quel giorno e che quel fantasma del suo passato stava cominciando ad allontanarsi.
Lo sentì stringersi di più a lei, prima di sussurrare “Grazie per essere rimasta, anche quando ti ho chiesto di andare via.” Elena sorrise e gli lasciò una carezza delicata tra i capelli corvini “Non l’avrei mai fatto, Damon. Sarò sempre accanto a te.” Sentì il vampiro sorridere di rimando. “Adesso sai che hai un ragazzo debole al tuo fianco” mormorò, ironicamente. La ragazza alzò gli occhi al cielo e rispose “Sei un idiota, Damon. E ti amo. Anche il tuo lato debole.”
Per l’ennesima volta, sprofondarono nel silenzio, ma stavolta era un silenzio diverso, confortevole. Un silenzio saturo d’amore, comprensione e tenerezza. Un silenzio che, semplicemente, sapeva di loro.

Angolino dell'autrice :)

Buonasera ragazze!! Come penso avrete capito, non ho intenzione di lasciare in pace il povero fandom di TVD con tutti i suoi personaggi, dunque torno con una Delena ad alto contenuto di zucchero e miele, solo per farvi venire tanto diabete :'D Veniamo alla shot. Non c'è molto da aggiungere, se non il già ovvio sottolineato, ovvero che non ero assolutamente sicura di pubblicarla perché non mi sembra molto riuscita, poi la giudiciA del contest, che ringrazio tantissimo, mi ha detto che, secondo lei, era una storia valida e che sarebbe stato un peccato e uno spreco non pubblicarla. E allora, niente, eccola qua :) Spero che non abbiate trovato Damon troppo OOC, in fondo sappiamo che può avere dei crolli emotivi, solo che stavolta c'era Elena a sostenerlo e si è lasciato andare completamente. Mi rendo conto che i generi Angst/Fluff sono praticamente opposti tra di loro, diciamo che la categoria adatta sarebbe Hurt/Comfort, ma non esistendo qui su EFP, mi sono arrangiata così xD Mi auguro che qualcuna mi lascerà qualche commentino, mi farebbe molto piacere ^^ Un bacione a tutte e a presto! P.s. La storia ha vinto anche un Premio Speciale, il "Premio Razor", per aver creato una fanfiction con il pacchetto più difficile tra le storie consegnate, "sul filo del rasoio" (si, mi riduco sempre all'ultimo momento con le fic per i contest, maledetta me DD:).

  
  
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