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Autore: Chiariel    24/11/2012    2 recensioni
Ellen racconta di come è cominciato l'amore con Zayn.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Flash back*
Mi ricordo perfettamente quel giorno, era apparentemente un giorno come tutti gli altri. Ero solo una Liceale, anzi, ero solo una matricola in mezzo a quella massa di persone dal volto sconosciuto e dagli occhi di pietra che mi guardavano involontariamente e senza alcun interesse. Ero persa nell'infinità di quel luogo e nell'infinità delle mie paure.
Salii le scale col cuore in gola e con gli occhi attenti ad ogni dettaglio, non volevo farmi scappare niente: ad ogni passo che facevo conoscevo un po' di più e non ne vedevo l'ora. Ciò che si conosce in teoria dovrebbe fare meno paura.
Mi fermai: 'IV A'. Era quella la mia aula perciò presi il coraggio tra le mani e feci quei tre passi che mi portarono dentro la porta.
Vidi un banco vuoto e pensai che fosse il posto adatto a me, senza nessuno. Mi avvicinai velocemente e mi sedetti, speravo non mi avesse notato nessuno.
Io di certo avevo notato tutto: era un'aula fin troppo piccola per tutte quelle persone; c'erano delle finestre a vetro che mi davano la sensazione di essere osservata da qualcuno che nemmeno c'era.
Eravamo già poco più di una ventina in classe, ne dovevano arrivare altri? Per me erano già abbastanza, anche troppi veramente. Qualche secondo dopo entrò in classe una signora di mezza età, con un sorriso piuttosto benigno, ed allora tutti i ragazzi che erano in piedi a chiacchierare andarono velocemente a sedersi.
'Salve ragazzi, sono la professoressa Magno, benvenuti in questa scuola! Personalmente passeremo molto tempo insieme, dato che sono la vostra insegnante di lettere.. Ora iniziamo con le presentazioni, chiamerò l'appello ed ognuno di voi si alzerà e dirà qualcosa su di sé.'
< Cominciamo bene. > pensai.
Chiamava l'appello, ed io continuavo a sentire nomi su nomi che si attaccavano su visi appena visti.
Le parole di tutti quei ragazzi si accavallavano l'una sull'altra e non riuscivo a prestare attenzione a ciò che dicevano. Avevo solo un pensiero: cos'avrei potuto dire su di me? Ero solo una povera sfigata.
“Zain Jawaad Malik?” disse la professoressa alzando lo sguardo, ma non vide nessuno alzarsi.
“Ha detto Malik? Sono qui, scusi il ritardo, sono io.” disse una voce misteriosa che colse nell'immediatezza la mia attenzione da fuori la porta.
“Non mi piacciono i ritardi, tantomeno i ritardatari! Adesso sbrigati ad entrare ed accomodati in un posto libero.”
A quel punto diedi un'occhiata in giro: nessun posto libero, dove avrebbe dovuto sedersi? Poi i miei occhi caddero sulla sedia vicino a me, naturalmente vuota. Mi sentii il cuore sobbalzare, avrei voluto che il mio banco diventasse minuscolo così tanto da non vedersi.
Alzai lo sguardo per vedere il volto del mio nuovo compagno di banco.. < Può mai essere lui? > pensai.
Era di una bellezza accecante, più lo guardavo più avevo voglia di guardarlo. Arrivò accanto a me e si sedette, lasciando scivolare il suo zaino impeccabile per terra.
“Ciao.” disse mandando le farfalle del mio stomaco in iperventilazione: la sua voce da vicino era ancora più bella, calda e rassicurante. Il suo profumo mi stava facendo rivivere, i miei polmoni nello respirare quell'aria piena del suo odore sembravano quasi riprendere davvero a vivere, il mio cuore pulsava più forte ed avevo quasi paura si sentisse.
“Ho detto ciao.” disse lasciando che i suoi occhi caramello cadessero su di me con un po’ più di interesse.
“Emmh, sì, scusa.. Ciao anche a te.” dissi confusa. Lui si lasciò scappare una risata e si voltò verso la professoressa che stava scrivendo una 'R' di 'ritardo' vicino al suo nome, poi posò la penna e disse: “Zain Jawaad, hai due nomi.. con quale ti chiamano di solito?” disse la professoressa passandogli la parola. Mi ricordo ancora cos'è che rispose:
“Piacere a tutti, sono di Bradford ed ho origini pachistane. Come avete notato ho due nomi, ma chiamatemi Zayn. Ho 15 anni e la mia passione più grande è la musica, soprattutto quella pop, ma a volte mi diverto a rappare.' detto questo si sedette sfoggiando un mezzo sorriso.
L’appello stava finendo, era arrivato il mio turno.
“Ellen Swag?” disse la professoressa alzando lo sguardo. A quelle parole sentii un tonfo al cuore e mi alzai in piedi a stento, con le gambe che continuavano a tremare.
“Sì, sono io.. Vengo da Londra ed ho 14 anni. Adoro scrivere ed ascoltare musica.” dissi tutto d’un fiato e finita la frase mi sedetti senza far rumore e lasciai che il mio sguardo si posasse sul cielo azzurro di quella mattinata.
< Ma come ho fatto a mettere insieme quelle parole senza impasticciarmi con la lingua? E.. lui mi ha notata? E se l’ha fatto, ha pensato che sono un’idiota? > pensavo costantemente.
Fatto sta che non riuscivo più a togliermi dalla testa quella sua voce e non riuscivo a non pensare a quanto fosse bella. Di lui infondo cosa sapevo? Nome, cognome ed una passione: la musica. Forse l'unica cosa in comune che avevamo.
Alla fine delle lezioni uscii di fretta sperando di non rivederlo, attraversai la strada per sedermi sulla panchina della fermata dell’autobus e rimasi lì, immobile.
Stavo per attaccare la musica nelle cuffie, ma venni interrotta da quella voce che mi aveva fatto perdere la testa..
“Swag! Giusto?” disse guardandomi. Mi diedi un pizzicotto per assicurarmi fosse reale: mi stava rivolgendo la parola, lui che era il ragazzo più bello del mondo! E non solo, sapeva anche il mio nome, cioè il mio cognome! Ripensandoci adesso, direi che non c'era nulla di incredibile, ma per me lo era.
Stava sfoggiando uno di quei sorrisi dolci e sinceri che ti strappano l’anima, uno di quelli che ci sarebbe da fotografarli per ore ed ore. Aveva un carattere piuttosto misterioso, almeno così sembrava, ma quel sorriso insieme ai suoi occhi caramello quasi lo smentivano.
“Sì, Ellen Swag.” dissi sorridendo impulsivamente.
“Umh, Swag!” disse accennando una risata.
“Che hai contro il mio cognome?” dissi in tono ironico e facendo la finta offesa.
La timidezza stava smettendo di urlare, che stava succedendo?
“Nulla..” disse continuando a ridere “E’ solo insolito.. Ma mi piacciono le ose originali!”
A quelle parole riuscii solo a mostrare uno dei miei sorrisi più sinceri, uno di quelli che non facevo da molto tempo.
Gli squillò il cellulare, perciò lo prese dalla tasca nello rispondere distaccò lo sguardo da me: una brutta sensazione non poter perdermi ancora un po’ nei suoi occhi, ve l’assicuro.
“Pronto? .. Sì, arrivo subito.” disse riattaccando.
< Ma che conversazione vivace! > pensai.
“Emmh, devo andare, ma mi piacerebbe se mi lasciassi il tuo numero..” disse porgendomi il cellulare. Scrissi il numero rapidamente e gli ridiedi il telefono indietro. Nel prenderlo mi sfiorò la mano ed io al contatto con la sua pelle sentii dei brividi percorrermi la schiena.
“Grazie El, a domani!” disse sorridendomi, ancora.
< Cosa? Mi ha chiamata El! Ho un soprannome! > pensai contraccambiando il sorriso.
Lo guardai mentre si allontanava con un passo lento, poi lo vidi sparire alla fine della strada. Si accese ancora un sorriso sulle mie labbra nel pensare che il primo giorno di scuola, infondo, non era andato così male.
Passò il mio autobus e salii prestando poca attenzione, cosa che non avevo mai fatto. Non me lo dimenticherò mai, l’unica volta che non ero stata attenta e non avevo dato un’occhiata agli altri passeggieri mi rubarono il cellulare. Non era mai successo, perché proprio quel giorno?
Me ne accorsi solo quando scesa alla mia fermata volevo controllare che ore si erano fatte, giuro, mi sentii crollare il mondo addosso. < Merda, mi han fottuto il cellulare! > pensai.
Solo mentre salivo le scale di casa pensai ad un’altra cosa: e se lui mi avesse scritto? Che figura ci avrei fatto? Mi venne una rabbia tale da tirare un pugno sul muro così forte da formare numerose crepe. Bussai a casa e mia madre venne ad aprire senza nemmeno guardarmi ed allontanandosi nuovamente:
“Ciao anche a te, mamma.” dissi sarcastica.
“Ciao Ellen, cambiati che tra dieci minuti è pronto.”
“Sì, senti, mi hanno fottuto il cellulare. Non cominciare con la predica, non era mai capitato e c’è sempre una prima volta, eh. Sono già incazzata di mio.”
“Nessuna predica, la prossima volta stai più attenta. Di pomeriggio esci e te ne compri uno nuovo, non puoi stare senza. Metti che c’è un emergenza?”
“Mamma, davvero?! Graaazie!”
“E di cosa? Tanto userai i soldi che ti han regalato per il compleanno.” annuii e me ne andai nella mia stanza per cambiarmi. Indossavo quei jeans che mi spremevano come un limone, Dio quanto li odiavo! Ma non so perché li indossavo, volevo forse seguire la moda? Li sfilai via ed indossai i pantaloni di tuta blu che mi piacevano tanto. Mi tolsi anche quel felpone che mi riscaldava tanto e misi una semplice maglietta bianca e nera con scritto “Se ami, devi amare forte.” .. Mi rispecchiava al cento per cento quella frase.
Tornai in cucina e mamma aveva già messo il mio piatto a tavola.
“Io comincio, sto morendo dalla fame.” dissi inghiottendo il primo boccone.
Intorno alle tre e mezza decisi di uscire per andare a comprare un nuovo cellulare ed una nuova SIM.
Ricordo bene che non mi cambiai, infondo dovevo stare via poco: giusto il tempo dell’autobus e di scegliere un cellulare al solito negozio.
“Mamma, esco, a stasera.”
“Non spendere troppo.” disse mentre stavo per chiudere la porta.
< Che si intende per troppo? > continuavo a domandarmi.
Entrai al negozio e cominciai a guardare tra tutti quei bellissimi cellulari, me ne piacevano davvero tanti.
Kate, la commessa, vedendomi indecisa si avvicinò: “Ellen, ha bisogno di aiuto?”
“Emmh, sì, ciao Kate.. vorrei comprare un nuovo cellulare..”
“Hai delle preferenze?”
“Beh, me ne piacerebbe uno abbastanza moderno. Ma il prezzo deve contenersi nei 150 euro..”
“Mmh, allora te ne mostro uno Nokia..” mi piaceva la marca Nokia, tutti ne parlavano piuttosto bene.
“Eccolo, c’è in nero o in bianco. Ha la fotocamera di 3.0 megapixel ed flash, una memory card e naviga in Internet sia con Wi-Fi che senza!
“Oh, bello davvero! Quanto costa di preciso?”
“Mmh, aspetta che controllo.. ah ecco, 130 euro!”
“Bene, lo prendo. Vendete anche SIM qui?”
“Certo, eccola qui. Questa viene 10 euro.”
“Perfetto, grazie Kate.” le diedi i soldi ed uscii dal negozio piuttosto contenta.
L’unica cosa che davvero mi spiaceva è che se lui mi avesse scritto al vecchio numero, io non avrei mai letto i suoi messaggi. A questo punto speravo quasi che non mi avesse scritto nulla.
Ero così immersa nei miei pensieri che involontariamente andai a sbattere contro qualcuno. Uhm, un profumo che mi parse immediatamente conoscente: mi si scosse il cuore. Era lui?
“Ellen? Oh, sei tu!” disse ridendo.. eccome se era lui!
“Oddio, scusami! Ero un po’ sovrappensiero..” dissi arrossendo.
“Ahah, tranquilla!” disse facendo una pausa “Ma.. sei sicura che il numero che mi hai dato oggi sia giusto? Ti ho mandato due-tre messaggi, ma non mi hai risposto!” mi sentii il cuore scoppiare nel petto.
< Due-tre messaggi?! Mi ha pensata? Ha addirittura insistito? Sta dicendo sul serio? > continuavo a pensare.
“Oh Dio! Sull’autobus mi hanno fott.. emmh, rubato il telefono! Che nervi!”
“Stavi per dire? Fottuto? Ahahah, perché hai cambiato parola? Non sono uno di quelli che ti dicono < non di dicono parolacce > o < che maleducata! > ” disse cominciando a ridere.
“Eddai!” dissi io lasciando che la sua risata mi contagiasse.
“Felice di farti ridere! Allora mi dai il nuovo numero?” aveva proprio detto così: << Felice di farti ridere >> ma quanto poteva essere dolce? Le farfalle del mio stomaco erano già morte stecchite.
“Sìsì, dai qui che te lo scrivo.” dissi cercando di non mostrare troppa euforia.
“Graazie! Facciamo un giro?” mi sorrise dolcemente, come solo lui sapeva fare.
“Certo Malik!” lo chiamai appositamente col cognome.
“Andiamo Swaaag!” rise sotto i baffi.
“Hei! Lo so che stai ridendo sotto i baffi!” dissi dandogli una spinta sulla spalla.
“Lo sai che scherzo El!” mi sorrise un’altra volta, ma voleva farmi impazzire?
Continuavamo a camminare verso una meta a me sconosciuta, ma in quel momento poco mi importava dove stessimo andando. Ero al fianco del ragazzo che con una sola vibrazione delle corde vocali mi aveva fatto perdere la testa e con un semplice sorriso aveva ridato al mio cuore motivo di battere.
“Vuoi sapere dove stiamo andando?” disse con un tono di sfida.
“Beh, se me lo dicessi smetterei di domandarmelo!”
“Andiamo in un posto speciale, per me.. Però devi camminare ancora un po’!” e qual era il problema? Con lui anche il giro del mondo!
Il negozio di telefonini non stava in centro città, infatti dove ci eravamo incontrati eravamo poco distanti da alcune colline al confine di quel paese. Ecco, non so per quale motivo ci eravamo diretti da quella parte.
Ad un certo punto si mise davanti a me e mi disse: “Ok, adesso chiudi gli occhi.” mi sembrava tanto una di quelle scene romantiche dei film, chiusi gli occhi e mi lasciai guidare dalla sua mano.
Facemmo qualche altro metro e dopo si rifermò tenendomi sempre la mano.
“Fermati e siediti qui vicino a me. Dopo potrai aprire gli occhi.” così feci.
“Posso?” chiesi curiosa.
“Sì, apri gli occhi.” quando li aprii vidi di fronte a me un piccolo lago nascosto tra le colline, era una visione magnifica.
L’acqua del lago sembrava molto limpida e si ci rifletteva il sole illuminandone i fondali. Tutt’intorno vi era un prato ricoperto di fiori colorati. Sembrava di stare nel paese nelle meraviglie oppure in un quadro dipinto dal miglior artista. Era uno spettacolo, davvero.
“Ti piace?” disse guardandomi.
“E’ uno spettacolo.” gli sorrisi.
“Speravo lo dicessi..” disse avvicinandosi a me lentamente. Mancavano pochi centimetri allo sfiorarsi delle nostre labbra.
Il mio cuore scoppiava nel petto, non poteva star succedendo davvero. Mi stava per baciare, stava per regalarmi il mio primo bacio.
Quando finalmente le nostre labbra furono attaccate l’un l’altra vidi le stelle. Chiusi gli occhi giusto per lasciarmi andare e godere quel momento come non avevo mai fatto in nessun’altro momento.
Era il mio primo bacio ed era una cosa del tutto nuova per me, ma credo ancora oggi che sia stata la sensazione migliore che abbia mai provato.
Fu magico, fu uno di quei baci che solo ad immaginarseli vengono i brividi. Non so dirvi bene quanto durò, ma fu abbastanza per farmi andare in Paradiso e poi ritornare per rendermi conto che fosse la realtà.
Quando le sue labbra erano sulle mie i nostri cuori battevano come uno solo.
Le sue labbra dopo un po’ si staccarono leggermente dalle mie, giusto il poco per respirare. Sentivo già una sensazione di vuoto, ne avevo ancora bisogno, volevo ancora essere catapultata nel mondo dei sogni insieme a lui. Rimanemmo così per qualche istante, come se nessuno dei due riuscisse a allontanarsi più di così dall’altro.
Riuscii a scostarmi di qualche centimetro indietro in più. I suoi occhi caramello brillavano e non riuscivo a smettere di fissarli, dire che mi ci stavo perdendo dentro un’altra volta era davvero poco.
Sorrise, dire che avrebbe potuto illuminare New York di notte con quel sorriso era niente. Mi guardava e sorrideva, era dolcissimo.
Si sdraiò lanciando un’occhiata al cielo azzurro e dopo mi invitò a fare lo stesso. Mi sdraiai a pochi centimetri da lui, ma mi tirò più vicino. I nostri corpi si sfioravano, mi prese la mano e la strinse dolcemente.
Mi voltai verso di lui per sorridergli, ma lui anticipò dandomi un bacio sul naso. Era la tenerezza quel ragazzo.
“Il vero spettacolo sei tu.” disse continuando a fissarmi e facendomi arrossire.
“I love you.” risposi dolcemente.


*Fine flash back*

Adesso il mio nome è Ellen Malik. Eh già, quest’anno ci siamo sposati.. dopo ben quindici anni di amore puro. L’amore tra quella ragazzina timida e quel ragazzino dagli occhi caramello e dal sorriso incantevole non è mai più finito.
Abbiamo avuto qualche discussione, ma in quale vero rapporto non se ne hanno? Con lui mi sono sempre sentita me stessa, da quando l’ho conosciuto non ho più paura di dire quel che penso o di mostrarmi per quel che sono.
Con lui sono la “Ellen” che non ero mai stata con nessun’altro.
Il resto sarà storia.
  
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