Disclaimer: Halo e i suoi personaggi non mi appartengono. Questa storia è stata scritta
per puro divertimento e non per scopi di lucro.
Weak point
“Stiamo facendo la cosa giusta, Johnson. Mi fido
di Master Chief. Presto sarà tutto sistemato” disse Miranda al sergente una
volta che lo SPARTAN si fu allontanato.
Il comandante e Master Chief avevano appena assistito alla partenza dell’ammiraglio
Hood verso
La battaglia era incombente, ma non c’era traccia di paura nel suo animo,
così come, lei lo sapeva, in quello dell’uomo che le stava accanto in quel
momento con aria determinata.
“Anch’io mi fido di lui” disse il sergente. “E di
Cortana. Non abbiamo niente da temere con quel ragazzo dalla nostra parte!”
Miranda si voltò verso Avery J. Johnson con lo sguardo fiero che la
caratterizzava, le braccia incrociate sul petto mentre i preparativi per la
battaglia, che il sergente aveva deciso di trascurare per qualche minuto,
fervevano intorno a entrambi.
“Ne ero sicura. Però anche tu avrai un ruolo non
indifferente… come sempre. Non sottovalutare il valore delle tue azioni sul
campo di battaglia, sergente maggiore” gli disse. “Cerca di non deludermi.”
L’uomo alzò un sopracciglio, incredulo, e inclinò leggermente il capo per
guardarla meglio in viso. Il volto di Miranda era carico di aspettativa nei
suoi confronti, e uno dei suoi rari sorrisi le increspava appena le labbra
nella certezza di sapere esattamente cosa le avrebbe risposto.
Non l’avrebbe delusa.
Non sarebbe mai successo.
Avrebbero avuto la vittoria in pugno, e l’avrebbero ottenuta lottando insieme
contro qualsiasi pericolo.
“E come potrei deluderti, comandante?” disse
Johnson a Miranda dopo qualche attimo di silenzio colmato parzialmente dalle
urla dei soldati che, poco lontano, stavano sistemando delle armi a bordo di un
Pelican. Presto avrebbero avuto bisogno di lui.
Non c’era molto tempo prima che si separassero per tornare ai loro doveri,
e questa era forse l’ultima volta che avevano modo di vedersi prima della
battaglia…
Johnson non potè fare a meno di chiedersi se ce ne sarebbero state altre… dopo.
Senza rifletterci troppo, il sergente attirò a sé Miranda stringendola per
la vita in un gesto brusco e impulsivo, e la donna incontrò il suo sguardo in
preda allo stupore, colta alla sprovvista: era la prima volta che aveva sul
viso un’espressione del genere, ma prima che potesse respingerlo, Johnson si
chinò per baciarla.
Dopo lo shock iniziale, Miranda si abbandonò a quel gesto con la sua stessa
intensità, concedendosi un solo momento di debolezza prima di separarsi da lui.
Si rese conto di quello che era appena successo e cercò di tornare al suo
contegno abituale, fatto estremamente difficile dal momento che il sergente maggiore
la stava fissando a metà tra il soddisfatto e il divertito e lei non riusciva
ancora a capacitarsi dell’accaduto.
“Johnson, mi hai… appena
baciato” constatò Miranda in preda all’incredulità, intimamente compiaciuta dal
suo gesto.
“Pensavo che un bacio ci
stesse bene, ecco tutto! E poi, anche tu l’hai fatto” fu la risposta di Johnson.
I due si guardarono per un lungo momento senza dire nulla. Era inutile parlare,
in quell’istante. Del resto, non ce n’era alcun bisogno. Si intendevano alla
perfezione.
Si erano sempre intesi alla perfezione.
“Miranda…”
Johnson le accarezzò brevemente la cicatrice quasi invisibile che le solcava
la guancia sinistra, e il comandante si sentì avvolgere dalla forza che
l’avrebbe aiutata a lanciarsi nella missione che li attendeva, improvvisamente
sicura del buon esito della battaglia.
“…cerca di sopravvivere, d’accordo?” le disse il
sergente prima di allontanarsi, e in un attimo fu così lontano che Miranda non
riuscì più a distinguerlo tra gli altri soldati.
“Lo stesso vale per te!” ribattè Miranda guardandolo
fino a quando non scomparve dalla sua vista. Non riuscì a capire se fosse
riuscita a farsi sentire o meno, ma quello che importava era fare come le aveva
detto Johnson. Avrebbe cercato di sopravvivere anche questa volta… così che avrebbero
potuto ripetersi momenti come quello che era appena trascorso e che investì
Miranda di una nuova consapevolezza.
Se Avery J. Johnson aveva una debolezza,
quella debolezza si chiamava Miranda Keyes.
Ed era vero anche il contrario.
***
Si trovava a bordo di un Pelican come unica occupante, le mani strette
saldamente ai comandi mentre attraversava in volo il tratto d’aria che la
separava dalla cittadella in cui il profeta Verità si nascondeva circondato dai
suoi soldati più fedeli.
Un solo pensiero attraversava la mente del comandante Keyes mentre
ripensava alle ultime parole che Johnson le aveva rivolto prima di essere
catturato dai nemici: risalivano a troppo tempo addietro, ma lei non demordeva.
In cuor suo, era sicura di farcela. Poteva
salvarlo. Era solo questione di pochi minuti. Il Profeta non l’avrebbe ucciso,
o almeno non immediatamente. Soltanto un Precursore o un essere umano come Johnson
era in grado di attivare l’Arca e farle compiere la sua immensa opera di
distruzione della galassia secondo i piani della folle guida dei Covenant… sarebbe
stato stupido ucciderlo, da parte del Profeta, ma le sue azioni erano comunque impossibili
da prevedere. E c’era poco tempo. Miranda doveva
impedire a ogni costo che i propositi di Verità si compiessero per mano del
sergente.
“Chief, quanto sei vicino?” si rivolse piena di
speranza allo SPARTAN che era già penetrato nella cittadella insieme ad Arbiter
e che, forse, era molto più vicino a Johnson di quanto lei non fosse.
“Non abbastanza…” fu la sua confortante risposta.
Miranda capì che doveva agire da sola, e che doveva farlo subito.
Non voleva dare alcuna soddisfazione allo scimmione che lo stava
torturando. Messo a dura prova dalla forza bruta dell’alieno, Johnson avvertiva
tutto il peso dei suoi anni sulle spalle: era troppo vecchio per quel genere di
cose, ma era deciso a non dargliela vinta fino alla fine.
“Che succede, ragazzone?” lo incitò. “Non riesci a
divertirti?”
Il Brute che aveva tentato di strangolarlo prima che il Profeta glielo
impedisse, spinse Johnson col volto sul pannello di attivazione degli anelli
sparsi per la galassia, mettendolo momentaneamente a tacere mentre Verità gli
si avvicinava lentamente.
“Lo ammetto” esordì
Proprio quando il Profeta stava per intimare ancora una volta al sergente
di eseguire la sua richiesta che somigliava più a un ordine, un Pelican irruppe
nella sala di controllo tra un fragore di vetri rotti attirando l’attenzione di
entrambi, per poi travolgere i Brute che fino a un momento prima avevano
torturato Johnson e fermarsi in un angolo della sala, lasciando uscire colei
che lo pilotava.
Armata di uno Shotgun M90, Miranda colpì dritto al petto un Brute che si
stava rialzando da terra distruggendogli la corazza, quindi si rivolse al
sergente che stava tossendo poco lontano.
Il suo volto era provato e tumefatto, ma era ancora vivo, e guardandolo,
Miranda si sentì attraversare da un’ondata di sollievo.
“Johnson, ecco fatto!” esclamò decisa, consapevole
del fatto che non c’era tempo da perdere.
Il Profeta non era in vista, ma qualcosa le diceva che sarebbe riapparso
ben presto.
Quella era la loro unica possibilità di fuggire.
“Và via da qui!” gridò Johnson in risposta, dirigendosi
dolorante verso di lei in tono brusco e allo stesso tempo sforzandosi di camminare…come se volesse darle l’impressione di non
avere bisogno del suo aiuto.
Perfetto.
Tipico da parte sua.
Come poteva anche solo pensare che, in un momento del genere, ora che era finalmente riuscita a raggiungerlo,
sarebbe fuggita abbandonandolo al suo destino nelle viscide mani del Profeta?
Johnson era sempre apparso al momento giusto per aiutarla, da quando aveva
preso il posto di suo padre.
Ora toccava a lei tirarlo fuori dai guai, e non sarebbe stata la sua
testardaggine a impedirglielo!
“Non senza
di te!” ribattè Miranda decisa, guardando Johnson dritto negli occhi.
Il suo tono non ammetteva repliche, ed era così perentorio da lasciare il
sergente ammutolito per un attimo. Prima che potesse riprendersi, un colpo di
Shotgun risuonò per la sala, mentre Miranda attaccava un altro Brute che,
sopravvissuto all’urto del Pelican, si stava preparando ad attaccarla. La voce
di Verità la raggiunse all’improvviso da un punto imprecisato della sala.
“State solo ritardando l’inevitabile. Uno di voi
attiverà gli anelli.”
Il comandante Keyes si ritrovò a puntare le sue armi contro altri due Brute.
Ce n’erano sempre di più, ansiosi di ucciderla, e lei si guardò intorno in
cerca di una soluzione, di un piano di emergenza che le permettesse di cavarsi
fuori dalla situazione che le stava sfuggendo pericolosamente di mano.
“Non puoi sperare di ucciderli tutti!” disse il
Profeta prendendosi gioco di Miranda, trionfante.
Il comandante abbassò le armi, gli occhi fissi sulla magnum M6G che
stringeva nella mano destra.
Non aveva molte alternative.
Verità aveva ragione.
C’era poco tempo…
Troppo poco, per pensare a un piano.
L’unica idea che le attraversò la mente in un lampo fu chiara e semplice.
“Hai ragione” disse inespressiva, forse parlando più
a se stessa che al Profeta, come per convincersi che stava per fare la cosa
giusta. Incredula, Miranda guardò il proprio braccio, la mano armata di
pistola, spostarsi verso Johnson come in una scena al rallentatore.
Stava puntando l’arma su di lui.
Il sergente l’aveva quasi raggiunta, e la stava guardando rassegnato. Anche
lui sapeva che non c’era altro da fare.
Nessun dubbio percorreva i lineamenti del volto di Johnson, mentre, un
passo dopo l’altro, si avvicinava alla donna che era giunta lì nel tentativo di
salvarlo e che ben presto lo avrebbe ucciso in nome della salvezza della
galassia.
“Fallo” mormorò, ed era così vicino che sarebbero
bastati pochi passi perché si trovassero l’uno accanto all’altra. Gli bastò
incontrare lo sguardo di Miranda ancora una volta per rendersi conto di quello
che pensava in quegli ultimi istanti prima di sparargli.
Non era mai stato difficile, per Johnson, capire cosa passava per la testa
della donna.
“Prima io… e poi tu” le disse intuendo cosa stava
per fare.
Sarebbero morti tutti e due. Sarebbero morti insieme.
In fondo, non era poi tanto male, come prospettiva.
Miranda rimase come impietrita, mentre il pieno significato delle parole di
Johnson la investiva in tutta la sua forza lasciandola disorientata per un
attimo. Doveva sparare a Johnson.
“Ora!”
La voce del sergente la scosse nel profondo mozzandole il respiro.
Fu come se un’energia sconosciuta le stesse scorrendo improvvisamente
attraverso il corpo.
Il suo cuore mancò un battito mentre tutto il suo essere le gridava di non
premere il grilletto contro l’uomo che le stava di fronte.
Ne andava della salvezza della galassia, eppure Miranda non riusciva a
pensare di dover sparare a Johnson.
Non poteva.
Non ci riusciva.
Non sarebbe mai riuscita a sparare
all’uomo che…
…
Qualcosa le si conficcò nella schiena lasciandola senza fiato.
Le sue armi caddero sul pavimento, mentre Miranda si chinava in avanti in
preda a un dolore lancinante. Qualcuno le aveva appena sparato cinque colpi di un
fucile ad aghi, e lei si ritrovò con la vista improvvisamente appannata.
“NO!”
L’urlo disperato di Johnson la raggiunse come da molto lontano… eppure, il
sergente maggiore era proprio davanti a lei.
Sarebbe stato così facile toccarsi, se solo un Brute non lo stesse
trattenendo con la forza per impedirgli di andarle incontro, di stringerla tra
le braccia un’ultima volta prima della fine…
Stava morendo.
Miranda si accasciò sul pavimento sotto gli occhi di un impotente Johnson. Avrebbe
voluto sfiorarlo almeno un’ultima volta… ma era troppo tardi. Una sensazione di
gelo la avvolse, tutto scompariva.
“Mi dispiace… non sono riuscita a salvarti” fu il
suo ultimo pensiero prima che le tenebre la inghiottissero per sempre.
“I vostri avi hanno rinunciato alla compassione
molto tempo fa” disse Verità gettando da una parte disgustato l’arma con cui
aveva appena ucciso Miranda, prima di rivolgersi nuovamente a Johnson.
Quest’ultimo non staccava gli occhi dal corpo della donna riverso sul pavimento
in una posizione innaturale, la mente che si rifiutava di accettare quello che
era appena avvenuto mentre il Profeta gli si avvicinava lentamente.
“Si sono fatti forti per ciò che doveva essere
fatto. Ora so perché vi hanno
lasciato indietro”
Il Brute che teneva fermo Johnson impedendogli di correre da Miranda lo
strattonò verso il pannello di attivazione degli anelli, mentre Verità guardava
il sergente in preda a un profondo disgusto.
“Eravate troppo… deboli…”
La mente appannata, il sergente non riusciva a formulare un pensiero
coerente. Le parole di disprezzo del Profeta non avevano alcun senso.
“…e gli dei devono essere forti!”
Verità si stava sbagliando.
Denigrava gli umani senza sapere che la loro forza risiedeva proprio in quella
che lui si ostinava a definire debolezza.
Pensava fosse qualcosa di cui sarebbe stato meglio liberarsi. Cosa poteva
saperne, lui? Non avrebbe mai
compreso quello che Johnson provava mentre lo costringeva a premere la mano sul
pannello di attivazione.
Miranda e’ morta. Miranda e’ morta. Miranda e’…
Tutto ciò che gli importava era vederla ancora una volta sana e salva.
Miranda e’ stata uccisa. Il Profeta l’ha uccisa.
E’ morta. Miranda e’…
Voleva andare da lei. Il suo nome era come un’eco ripetuta nella sua mente
mentre la sequenza di attivazione di tutti gli Halo della galassia aveva inizio
con grande soddisfazione del Profeta, lo stesso che aveva appena messo fine
alla vita di Miranda Keyes senza pietà.
Il comandante più valoroso che Johnson avesse mai conosciuto.
La donna più coraggiosa con cui avesse mai avuto a che fare.
La donna che aveva amato.
Erano andati d’accordo sin dal primo momento in cui si erano visti, alla
cerimonia per onorare Master Chief e il padre di Miranda, che era caduto sotto
la minaccia dei Flood. Non era facile trovare una donna sprezzante del pericolo
come lei, di quei tempi. La figlia di Jacob era perfettamente all’altezza del
padre, se non di doti superiori alle sue. Era un’ottima leader, e aveva la
tendenza a improvvisare, ad agire senza un piano. Affrontava il pericolo senza
pensare alle conseguenze, ed era stato Johnson a darle una mano nella prima
battaglia sulla Terra contro la minaccia dei Covenant… e in tutte quelle a
seguire.
Avevano rischiato di essere uccisi da Tartarus e dai suoi Brute, erano
sopravvissuti, si erano lanciati in altre battaglie, sempre più dure, e ogni
volta che ce n’era stato il bisogno, Johnson era apparso al suo fianco, pronto
a seguirla in ogni dove.
Non riusciva a credere che era morta.
Finalmente libero dalla presa dei Brute, perso in una sorta di trance, il
sergente si adagiò delicatamente il corpo esanime di Miranda sulle gambe, con
il cuore stretto in una morsa. Le guardò gli occhi spalancati verso l’oscurità
eterna, il viso di un bianco innaturale, e fu come se potesse scorgere la
profondità del baratro in cui era precipitata e dal quale nessuno, nemmeno lui,
sarebbe riuscito a tirarla in salvo. Johnson le chiuse delicatamente le
palpebre in un gesto pieno di affetto.
“Ferma gli anelli. Salva il salvabile” disse quindi
con triste rassegnazione a Master Chief che, accompagnato da Arbiter, l’aveva
raggiunto e lo fissava a distanza senza dire una parola.
Si accorse a malapena del fatto che il Profeta era appena stato ucciso dall’Elite
e che Master Chief aveva bloccato la sequenza di attivazione degli Halo con
perfetto tempismo.
La morte di Miranda era appena stata vendicata, ma l’ombra di sollievo che
raggiunse il sergente era sufficiente soltanto in minima parte a ridurre il
senso di vuoto che si era impadronito di lui fin da quando Miranda si era
inginocchiata sul pavimento, piegandosi sotto i colpi mortali ricevuti per mano
del Profeta.
Miranda era giovane, molto più di Johnson…
Non sarebbe dovuta morire prima
di lui, così all’improvviso.
Sarebbe dovuta morire dopo di
lui.
Era così che sarebbe dovuta andare.
Non si erano messi d’accordo?
Invece, era andato tutto storto.
Non era riuscito a proteggerla.
Si era sentito così impotente, nel guardarla morire.
L’aveva persa per sempre.
Miranda era morta.
E lui se l’era lasciata scivolare via dalle mani senza riuscire a impedirlo.
Perché non l’aveva ucciso quando ne aveva avuto l’occasione?
Se non avesse esitato, in quel preciso istante sarebbero stati ancora
insieme.
Perché Miranda, così coraggiosa e sicura di sé, aveva permesso
all’incertezza di impadronirsi di lei?
In un attimo, fu tutto chiaro.
Che stupida.
Aveva messo i suoi sentimenti prima della loro missione…
…e si era fatta uccidere per questo.
Per quello che provava per lui.
Johnson si alzò dal pavimento, il corpo di Miranda che gli pesava tra le
braccia mentre si incamminava lentamente verso il Pelican, deciso a portarla
via dal luogo infernale in cui era morta il prima possibile.
Una volta dentro, appoggiò le spoglie mortali della donna che aveva amato sui
sedili della nave assicurandosi che
fossero saldamente ancorate ad essi, e si chinò quanto bastava perché le sue
labbra incontrassero brevemente quelle ormai gelide di Miranda.
“Mi dispiace. Non sono riuscito a proteggerti” le
disse dandole un’ultima occhiata prima di sedersi ai comandi del Pelican, mentre
La battaglia stava per ricominciare, ma Johnson era sicuro che presto
sarebbe tutto finito. Era difficile prevedere cosa sarebbe accaduto ora che
Miranda, il suo più grande punto di riferimento, era morta… ma non gli
importava. Avrebbe aiutato Master Chief a compiere la sua missione senza
pensare più a nient’altro, perché era quello che lei avrebbe voluto. E quando sarebbe arrivato il suo momento di
andarsene, Johnson l’avrebbe accolto senza tirarsi indietro. Qualcosa gli
diceva che forse, un giorno non troppo lontano, lui e Miranda si sarebbero
trovati nuovamente sotto lo stesso cielo… per l’eternità.
Era solo questione di tempo.
FINE
**
Ciao a tutti! Perdonate questa one-shot delirante, l’ho scritta anni fa
giocando a Halo 3 e notando l’innegabile feeling tra Miranda e Johnson… volevo
scrivere qualcosa su questa coppia riprendendo uno dei punti più salienti del
gioco e aggiungerci qualcosa di mio. Non sono sicura di quello che ne è venuto
fuori, ma se vi va, lasciate un commento!
Lyla