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Autore: formerly_known_as_A    24/11/2012    1 recensioni
Erzsébet ha un metodo infallibile per capire quale sarà l'uomo che conquisterà il suo cuore. Le è stato insegnato che, come in una fiaba, soltanto colui che troverà la chiave potrà avere al suo tesoro più prezioso di ogni donna.
Purtroppo per lei, Erzsébet non è affatto una donna qualunque.

AusHun con accenni di PruHun.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erzsébet ha un metodo infallibile per capire quale sarà l'uomo che conquisterà il suo cuore. Le è stato insegnato che, come in una fiaba, soltanto colui che troverà la chiave potrà avere al suo tesoro più prezioso di ogni donna.

Purtroppo per lei, Erzsébet non è affatto una donna qualunque. Mentre la maggior parte delle ragazze crederebbero ad una stupidaggine del genere, lei sa benissimo che tutti quei giri di parole si riferiscono non tanto al suo cuore, quanto più al lucchetto della sua cintura di castità -che, per fortuna propria, è obbligata ad indossare solo in rare occasioni-, la cui chiave è nascosta all'interno di una scatola di legno apparentemente inaccessibile.

Ad Erzsébet non interessano granché gli uomini. Certo, gli esempi di uomo a lei familiari sono ben poco promettenti, tra quell'orribile idiota di Feliks, che insiste nel proclamarsi ciò che lei è -un uomo vestito come un Infedele non potrà mai proteggere l'Europa da un'invasione- e quell'altro irrecuperabile senza cervello di Prussia -e no, non gli avrebbe mai perdonato la rivelazione di come lei non fosse un uomo- che di certo non l'era mai interessato in quel senso.

Sì, forse... quando era giovane. Era stupida, aveva pensato potesse essere il guerriero da tenere al proprio fianco e... ecco, la scatola era venuta in suo aiuto.

Non che credesse veramente a quella leggenda. Non era una persona romantica neppure allora, eppure vedere il Prussiano perdere la pazienza e frantumare a terra la scatola le aveva fatto capire che non era quello giusto.

Per quanto fosse stato doloroso lasciare andare un primo amore, quella furia non le era piaciuta e l'aveva cacciato dalla camera a calci.

Dopo di questo, le cinture erano state buttate, le scatole antiche anche e i suoi sovrani si erano messi l'anima in pace. L'unione personale con Croazia non aveva mai rappresentato un problema in quel senso, visto che era una donna esattamente come lei.

Per un po' meno di mille anni, Ungheria aveva vissuto serenamente con la croata nel letto, convinta che quella fosse la strada migliore verso una quotidianità quasi matrimoniale, rassicurata dal fatto che mai e poi mai qualcuno avrebbe sospettato quello che avveniva dietro una camera chiusa.

Ma non si erano mai veramente innamorate e quello, nonostante insistesse che un vero guerriero non avesse bisogno di cose così stupide, un po' le era mancato.

Per questo, ritrovandosi nella stessa situazione di centinaia di anni prima, con un marito -qualcuno che, le hanno insegnato può pretendere qualsiasi cosa- quasi sconosciuto in camera, Erzsébet comincia a pensare alla scatola.

Il tempo delle cinture di ferro scomode è passato, ma quella leggenda la influenza a tal punto che, quando si sente baciare dall'austriaco -sempre gentile nei modi, sempre così freddo- cerca anche di ricordarsi se ne abbia ancora una.

Si allontana con un sorriso nervoso, la paura di cosa quello sconosciuto abbia il diritto di farle quasi palpabile, prendendo la scatola e porgendogliela.

Solo chi trova la chiave che c'è all'interno può avermi, marito.” sussurra, tra la sfida ed il timore, gli occhi viola del marito che si posano sul legno intarsiato, le dita che ne accarezzano le scanalature e poi si ritirano.

Buona notte, moglie.” è la sua risposta, mentre abbandona la donna sul letto, confusa e sollevata.


Austria -si chiama Roderich- è serio, quasi troppo. Gli occhiali che indossa, gli abiti, la postura, persino il modo di mangiare... tutto è rigido, conforme all'etichetta e, in tutta onestà, Erzsébet concorda con Prussia quando pensa che è anche noioso.

All'inizio si chiede se debba seguirlo ovunque come una brava moglie, ma non ottenendo reazioni, decide che non le importa. Ha cose migliori da fare, come fare a pezzi qualche albero a colpi di spada ed occuparsi di Italia. È contenta di aver preso lezioni di cucito, perché quella nazione sembra una bambola, sempre pronta ad indossare gli abiti che confeziona e correre per il giardino come una sorta di spiritello.

Roderich non commenta nessuna di quelle attività. Non commenta neppure quando prende la parola alle riunioni di stato, quando critica una strategia, quando, in parole povere, lo intralcia.

Erzsébet non sa se essere contenta di aver incontrato l'unico uomo che non la considera inferiore in quanto donna o demoralizzarsi per quell'assenza di segni vitali.

Decide di optare per una terza opzione ed ignorarlo a propria volta, riprendendo a comportarsi come se non avesse alcun anello al dito.


Capita del tutto casualmente. Una finestra aperta, musica suonata al pianoforte, la propria curiosità.

Si arrampica per sentire meglio, i muscoli delle braccia che fanno il loro lavoro ancora in modo efficiente, nonostante siano un po' meno evidenti, si siede sul bordo della finestra e lo osserva.

Osserva quel marito sconosciuto con la schiena meno rigida, le dita che scorrono sui tasti senza sforzo, il viso che mostra dei veri sentimenti, le note che li esprimono chiaramente.

Preoccupazione, frustrazione, paura. Una nuova guerra alle porte.

Erzsébet sa che il marito si sfoga in quel modo, ma non l'ha mai ascoltato veramente. Per questo rimane, per questo gli si avvicina alle spalle -lui è troppo concentrato per accorgersene, lei troppo abituata a quella manovra- e, quando la canzone scema, lo avvolge, lasciando che si appoggi a lei per un lungo momento.

Osserva come le mani si alzino dalla tastiera per posarsi sulle sue braccia e si sente stupidamente felice, così.

Quando quelle tornano sui tasti bianchi del pianoforte, fa per allontanarsi, ma una di esse la blocca. Si chiede se non sia scomodo suonare in quel modo, ma il marito finalmente da' voce ai propri pensieri e, per la prima volta, non le si rivolge formalmente.

Resta.”

La melodia successiva inizia timidamente, piccole note basse, lente, che si fanno pian piano più felici, più rapide. Sente l'uomo rilassarsi nel suo abbraccio e, anche se è scomoda, così, resta fino all'ultimo.

È allora che Roderich chiude il coperchio, ci posa le dita sopra e fa un sospiro.

È allora che si allontana per afferrare quella mano e portarlo all'aria aperta.


Roderich non riesce a tenere la sua andatura quando camminano, affaticandosi per una passeggiata che lei considera troppo breve.

Roderich non parla molto, mentre lei racconta di battaglie e guerre e leggende.

Roderich legge quando lei si allena in giardino.

Roderich ha paura di avvicinarsi al lago vicino a casa, mentre lei nuota.

Roderich trascorre gran parte del tempo a comporre e suonare.

Roderich è tutto ciò che lei non è, eppure scopre che non le importa.


Perché è divertente prenderlo in braccio e farlo imbarazzare quando si stanca. Il suo viso rosso è la cosa più tenera del mondo e lei si sente forte. E lui non le dice che non è abbastanza femminile.

Perché quando parla, Roderich le descrive le cose come le vede lui. Le racconta come ogni nota corrisponda ad un colore ed una melodia ad immagini colorate in movimento. Le confessa che non l'ha mai detto a nessuno e lei si sente speciale. E lui, di conseguenza, si apre ancora di più, tenendole la mano mentre parla di quel mondo che lei mai vedrà.

Perché a volte ha notato il libro che Roderich finge di leggere al contrario, l'ha visto osservarla e non è tanto bravo nel non farlo notare. E lei si è sentita apprezzata, nonostante non sia proprio l'esempio massimo per tutte le mogli. E lui è affascinato, rosso in volto, sorridente, quando la guarda.

Perché comunque la accompagna, al lago, restando sulla riva e preoccupandosi quando lei resta troppo in apnea e, riemergendo, lo trova in piedi a scrutare l'acqua. Ed andarle incontro quasi nel panico. Allora lei lo abbraccia, lo rassicura, lo infradicia e si sente forte, sicura di poter essere un sostegno.

Perché sentirlo suonare è come parlargli e, lentamente, le due cose si mescolano, le parole di lui più naturali, quelle di lei entusiaste. E lei impara a suonare solo melodie così semplici da imbarazzarla. E lui si sente capito.

Perché si completano, imparano a conoscersi, imparano ad amarsi nonostante tutto.


Passano mesi, ma alla fine, una sera, Roderich bussa alla sua porta e lei non gli lascia il tempo di parlare. Lo blocca contro il muro con un bacio quasi disperato ed è felice quando riconosce lo stesso bisogno in lei.

Accenna alla scatola ed Erzsébet manda al diavolo sia lui che essa, spingendolo sul letto.

Ed è bello ritrovarsi lì, scoprirsi ugualmente impacciati, imbarazzarsi per il letto che cigola e i gemiti che si fanno sempre più rumorosi. Ma è naturale ed è giusto e niente, né qualcosa di mentale, né qualcosa di fisico, riesce ad interromperli.


Si sveglia sentendo il letto vuoto e lotta per riaddormentarsi, perché la consapevolezza di essere stata abbandonata ad un risveglio solitario è così assurda e dolorosa da...

Apre gli occhi, sentendo un rumore minimo, quello di un meccanismo che scatta, mettendosi a sedere ed osservando con il cuore in gola l'austriaco che osserva la scatola, riuscendo a far scorrere in avanti il pezzo laterale e sfilandolo del tutto.

Fa un versetto sorpreso, trovando la chiave e lei sorride, abbracciandosi le gambe, il rossore sulle guance che si fa intenso mentre ripensa alla notte, alla tenerezza, alla passione, alle sue parole d'amore.

Era convinta anche prima della scatola.

Roderich trova la serratura, inserisce la chiave e fa scattare l'apertura, ritrovandosi davanti ad una scatola vuota che riflette il suo stupore nello specchio interno.

Ridacchia, facendolo sobbalzare, avvolgendosi nel lenzuolo e sedendoglisi in braccio, prima di far scorrere lo specchio di lato, rivelando un terzo scompartimento segreto contenente un anello con il proprio stemma ed infilandoglielo al dito.

Le dita di Roderich sono troppo sottili per questo e lei ride, stringendosi a lui, perché non potrebbe esserci persona più perfetta per lei.

La scatola aveva ragione.



Note dell'autrice:

Stavo felicemente guardando video su Hellraiser su youtube quando mi sono imbattuta in questo qui: Hungarian Hellbox e mi sono ispirata per qualcosa su questo personaggio che non avevo ancora esplorato del tutto.

Un giorno scriverò qualcosa con lei e Polonia, per il momento sappiate soltanto che i vestiti a cui fa riferimento Ungheria sono quelli tipici della nobiltà polacca, che sono piuttosto arabeggianti. Entrambi si contendevano il titolo di ultimo bastione della cristianità, quindi erano rivali. È divertente notare come i due personaggi con un genere fluido nel manga siano entrambi cattolicissimi.

   
 
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