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Autore: Chibi_saru    12/06/2007    10 recensioni
Un Harry e Un Draco che vivono una guerra rosso sangue e non c'è alcuno spazio per un verde speranza
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Green X

Una tegola cadde a terra con un rumore sordo e forte spezzando il silenzio che stava divorando i loro corpi. La luce della luna passava attraverso quelle tende, che tende non erano, con una facilità impressionante rimanendo impigliata solo nella macchia di maionese a cui nessuno sapeva dare una spiegazione.
Il suo respiro era lento e pesante, ogni volta che tirava l’aria il suo petto si alzava di tanto e rimaneva in quella posizione per qualche secondo, il tempo necessario a sentire il viso premuto contro di esso in maniera ancora più chiara, poi precipitava in basso creando un piccolo scompenso che faceva sbattere il suddetto viso sui suoi pettorali. Era un movimento che gli piaceva in maniera incredibile ma che, sapeva, l’altro non sopportava. Ma quella era una di quelle sere in cui, se quel figlio di puttana aveva fastidio o meno, a lui non importava per niente.
«Nervoso?»
«Taci…»
«Lo prenderò per un si»
Le loro non erano le conversazioni più articolate o più gentili, forse non erano nemmeno conversazioni, forse erano solo surrogati di dolore e acido che uscivano dalle loro labbra scarne e screpolate.
Semplicemente quella sera sembravano dolore e acido ancora più puro di quanto fosse necessario per mantenere le distanze, semplicemente, quella sera, erano tutti e due troppo stanchi di giocare a fare gli amanti segreti.
«Credo sia meglio se te ne vai…»
L’altro strusciò il viso contro il suo petto con un fare così tipicamente animalesco da spaventarlo. Non per un preciso motivo, non perché quello che sguazzava nel suo letto fosse realmente pericoloso – o almeno non in quella circostanza – ma era troppo abituato a dover affrontare bestie feroci per non aver un gesto involontario ad ogni espressione animalesca.
«Mi stai cacciando via, Potter?»
«In altre parole si, Malferret»
Sentì il peso sul suo petto alleggerirsi e le lunghe braccia del biondo tendersi per sostenere la gravità del busto sospeso. C’era una cosa che Harry si ritrovava ad ammettere in maniera schiacciante, Malfoy era cresciuto.
Non sapeva per quale oscura ragione dato che, quella, non poteva essere una crescita naturale. Lo ricordava, al sesto anno, l’anno della loro separazione, era bello ma in maniera femminea quasi. Draco Malfoy non era mai sembrato un vero uomo, più una donnetta che si atteggia magari.
Ora aveva muscoli scolpiti e pettorali ben in vista, la carnagione pallida, persistente per carità, si era scurita leggermente, quel tanto da farlo rassomigliare meno ad un fantasma e più ad uno zombie.
Ma non erano quelli i cambiamenti più evidenti, né i capelli lunghi, ne gli zigomi squadrati erano semplicemente i suoi occhi e la sua bocca.
I suoi occhi, prima ghiacci in tempesta che sembravano pronti a lanciare lampi di battaglia, ora erano quieto mare grigio, fumo quasi, tanto sembravano effimeri. Quegli occhi che l’intero mondo si era ritrovato, volente o nolente, a invidiare al rampollo della famiglia Malfoy erano spariti per trasformarsi in qualcosa che, Harry, semplicemente non sapeva spiegare. Guardare in quegli occhi equivaleva a perdersi, affogare e non trovare minimamente modo di risalire. E non perché fossero particolarmente profondi ma semplicemente perché erano perfettamente calmi. Non c’era il minimo segno di ansia, inquietudine, rabbia. Niente.
Draco Malfoy, con quegli occhi, non voleva dire assolutamente nulla. Era con la bocca che parlava e non attraverso parole. I baci che, raramente, Draco gli dava parlavano e eccitavano, la loro funzione era quella.
Gli dicevano tutte quelle preoccupazioni che venivano nascoste sotto le sue palpebre e gli rivelavano tutti i desideri nascosti sotto i pantaloni.
Era stato strano incontrare per la prima volta Malfoy, quel nuovo Malfoy, l’aveva guardato e si era sentito più calmo; come dopo una fumata o come durante il sonno.
Ma quella sera non funzionava, per quanto fosse stato bravo, ed appagante, semplicemente non funzionava.
«Ti rode per la missione eh…»
«Non mi rode…»
«Ok…»
Il peso sul materasso si spostò tutto su un unico punto e Harry seppe che, Draco, si era messo a sedere. Per un attimo si pentì di avergli detto di andare via, sentiva freddo e stava cominciando ad innervosirsi.
«Sono morte così tante persone…»
«Ti rode…»
«Non “Mi Rode”, non è come quando un bambino perde a carte Malfoy, io mi sento “In Colpa” so che per te è un’espressione ignota…»
«Certo, Malfoy è freddo, insensibile e poi è un mangiamorte, che cazzo ne sa lui.»
«L’ultimo aggettivo è il più azzeccato, sei un mangiamorte, tu starai gioendo per questo pomeriggio e io qui a piagnucolare, che coglione»
Il biondo si alzò dal letto e andò a recuperare la maglietta che Harry gli aveva strappato vicino alla porta, il corpo nudo appariva e scompariva a seconda di dove passasse e, a Potter, tutto questo piaceva pure troppo.
«Perché non parli, Malfoy?»
«Non posso capire no? Continua a commiserarti, coglione, ti sta riuscendo bene»
Ormai ala maglietta facevano compagnia i boxer grigi che gli fasciavano il culo e che, il moro, continuava a fissare con insistenza.
«Posso chiederti una cosa… so che abbiamo promesso di non parlare di queste cose ma… perché là? Perché in quello stramaledettissimo locale Muggle? »
«Perché non lì? Un posto vale l’altro, Potter. Di muggle ce ne sono ovunque, credi avrebbe fatto differenza se avessimo attaccato un po’ più in là? O in un’altra città?»
«Hn…»
Harry spostò lo sguardo alla macchia di marmellata lasciata lì dai precedenti inquilini, se poi di casa si potesse parlare. La missione di quel pomeriggio era andata uno schifo, non uno schifo in maniera metaforica perché avevano perso dieci innocenti ma ne avevano salvati centotrenta. No, uno schifo perché, di muggles, ne erano morti tre quarti.
Nessun Auror ma ancora non capiva per quale miracolo.
Era andato tutto bene fino ad allora, tanto che persino lui stentava a crederci, era come se stessero vincendo ed era una sensazione… onnipotente.
«Io vado, Potter»
«Dove?»
«A fare in culo, dove cazzo potrei andare, Potter?»
Harry sapeva che Draco non poteva dirgli dove realmente andasse, era un’altra di quelle cose che avevano deciso il primo giorno eppure ora era colto da una voglia improvvisa di sapere qualcosa. Doveva capire perché, gli onnipotenti, non potevano restare sempre loro.
«Perché sei un mangiamorte, Draco?»
«Oh, siamo passati al Draco, Potter?»
«Oh, avanti, Malferret, rispondi»
Il biondo fece qualche passo avanti avvicinandosi alla maniglia, non la sfiorò, rimase a guardarla, soppesando le possibilità. Era così quel mangiamorte strano che, ogni notte, si infilava nel suo letto.
«Perché sei diventato Auror, Harry
«Non puoi rispondere con un’altra dom…»
«Non fare finta di avere un minimo di educazione, rispondi e basta»
Harry mise il broncio contrariato deciso a non rispondere a quella domanda che era sembrata tanto un ordine. Aveva il suo orgoglio, il suo qualcosa che lo rendeva fiero di se stesso. L’unico qualcosa che lo rendeva ancora fiero.
Non era disposto a rinunciarvici così facilmente o, almeno, così credeva. Quando vide che la mano pallida dell’altro si era spostata sopra la maniglia, con il chiaro intento di aprire quella porta e riportare, entrambi, al mondo reale, Harry si mosse allarmato scattando fuori dal letto a fermare quel maledettissimo movimento.
«Ok, ok. Rispondo. Per dare alle persone che amo un luogo dove possano vivere, credo sia questo…»
«Credo sia questo anche per me… ci vediamo, Potter»
Il corpo di Malfoy – l’aveva già sottolineato quanto era migliorato? – spinse via il suo aprendo quella porta e lasciando che il freddo pungente della sera entrasse nel suo cervello e lo imprigionasse con le sue spire.
Non registrò nemmeno che, prima di uscire, Draco gli aveva fatto l’occhiolino.
La risposta che il biondo gli aveva dato non gli bastava e non la capiva. Il mondo esterno, che solo la porta separava da lui, non gli bastava e non lo capiva.
C’erano davvero un sacco di cose che non gli bastavano e non capiva.

~¤~

«Harry, ehi, Harry!»
Non aveva dormito, nemmeno poco, nemmeno tre minuti, nemmeno quei pochi attimi che, di solito, si concedeva tra le braccia del mangiamorte.
Non aveva semplicemente chiuso occhio, era rimasto tutta la sera a guardare il soffitto, poi il letto ed infine la porta. Draco era il suo calmante e, quando se ne andava, Harry rimaneva calmo e con il pensiero del mangiamorte lontano dalla sua testa; era una droga che richiedeva la sua dose solo la notte senza interferire di giorno, era una droga comoda e buona ma che, quel giorno, stava funzionando male.
E non era nemmeno colpa della droga, era stata sua l’idea di farlo andare via prima e di fargli quella domanda e sempre sua l’idea di iniziare tutto quello.
Era un emerito coglione e lo era da un bel po’.
«Harry!»
«Si… si, sto arrivando Herm»
«Muoviti, poltrone!»
Aveva avuto freddo quella sera, nudo, sotto le coperte e solo. Era stato quasi frustrante rimanere a pensare senza poter accarezzare nessuna testa bionda… e questa non era una bella cosa. Per niente.
Si alzò di scatto prendendo i primi boxer che gli capitarono di fronte, probabilmente luridi ma chi diamine aveva il tempo di fare la lavatrice in tempo di guerra? Gli venivano stretti alla vita e gli stringevano le cosce in una morsa, gli ci volle poco a capire che, quei boxer, non erano suoi.
Li guardò un attimo, guardò il loro colore nero come la notte e ripensò al proprietario, al suo corpo che si tendeva sotto al suo e ai suoi occhi calmi.
Non si sarebbe tolto i boxer per tutto il giorno e nemmeno l’erezione.
«Eccomi, scusa ‘Mione»
«Ma che diamine hai fatto?»
«Niente, niente…»
«Hai delle occhiaie assurde…»
«Notte passata male, allora, qualche bella notizia? Sono morti altri 300 muggles?»
La ragazza scosse i crespi e un po’ sporchi capelli camminando per il loro campo in maniera spedita seguita a ruota dall’altro.
«Nessun attacco, fino ad ora»
«Uh… ma che ore sono?»
Hermione non rispose e lo condusse nella sala centrale dove un vispo Ron parlottava con i gemelli. Forse sul Quidditch, forse su un possibile scherzo o forse… chi lo sa.
Li salutò velocemente andando poi nella stanza dove, Remus ed Hermione, stavano guardando la mappa di Londra.
Una serie di “X” rosse come il sangue e come la morte spiccavano rumorosamente. Odiava il rosso, lo odiava dal profondo.
«Ah, Harry, finalmente»
«Remus, scusa… ma che ore sono?»
Il licantropo sorrise amorevole in quella maniera un po’ stanca e un po’ no che lo contraddistingueva. Era strano il suo ex-professore, davvero.
«Le tre… ma fa nulla»
Harry fece per aprire la bocca e scusarsi – perché le tre erano davvero un orario troppo in là e troppo poco in qua, come diceva sempre Tonks – ma l’altro scosse la testa alzando un braccio, il messaggio era abbastanza chiaro ma Harry avrebbe voluto scusarsi lo stesso, più per colpevolizzare se stesso che per altro.
Aveva fatto tardi perché era stato lì, a pensare a Malfoy e ai mangiamorte, come un pivello che vive la guerra da pochi mesi e non da anni.
E diamine, continuava a pensarci.
«Abbiamo visto che, dopotutto, non stanno andando a casaccio Harry»
«Eh?»
«Si, stanno colpendo come a… disegnare qualcosa. E, davvero, questa è la cosa più muggle che potessero fare»
Hermione aveva detto tutto quello come se fosse fiera di aver riscontrato quest’incoerenza nel pensiero dei seguaci di Voldemort ma, e lo sapeva anche lei, essere incoerenti era quasi un vanto per loro.
«Cosa, cosa vogliono disegnare?»
«Io ed Hermione pensiamo un teschio, Harry»
Harry strabuzzò gli occhi e quasi si meravigliò per quanto fossero poco fantasiosi, davvero, la moda del teschio era diventata quasi un’ossessione per loro.
«Si, vedi, qui, fanno due curve che potrebbero essere i lati tondi del cranio e poi…»
«Si, si, ok Herm… ma non c’è modo di sapere come procederanno?»
La castana lo guardò un attimo per poi abbassare gli occhi e negare in modo abbastanza mesto, ci aveva provato, a capire… ma in quello Voldemort era estremamente creativo.
«Merda…»
«Gli attacchi sono troppo imprevedibili, Harry, ho cercato ma…»
«No, scusa, tu sei stata brava, Herm, davvero… ma odio capirli sempre meno…»
Gli altri due lo guardarono sorpresi, alzando un sopracciglio in maniera scettica e ricordandogli incredibilmente Malfoy. Oddio, ci stava pensando di nuovo!
«Vedete, fino a qualche tempo fa io credevo di avere capito tutto dei mangiamorte, davvero… eppure ora… è come se non ci capissi più nulla. E’ come se nemmeno sapessi con chi abbiamo a che fare»
«E’ così per tutti, Harry… sono… così strani. Sempre pazzi… ma strani…»
«Già…»
Il silenzio calò nella piccola sala e i tre non si guardarono più in faccia, non ne avevano la forza ne la voglia di capire cosa avrebbero visto nello sguardo dell’altro. Bastavano già le proprie di paure…

~¤~

Non ci furono più attacchi per ben tre giorni e, per lo stesso periodo, Draco non si fece vedere.
Era già successo che, il biondo, mancasse per una sera, ma mai per tre… era strano, dormire senza niente di misteriosamente caldo accanto, con qualcosa che, anche se stentava a crederci, aveva un cuore come il suo che batteva ritmicamente.
La prima volta che l’aveva sentito, dopo il primo orgasmo, quando si era lasciato cadere sul petto dell’altro, si era irrigidito, stupido… ma non aveva potuto fare altro.
L’altro aveva ghignato e poi gli aveva dato un piccolo scappellotto.
«Anche se sono un mangiamorte ho anche io un cuore, sfregiato»
Già, eppure lui era sempre stato convinto che, quelli, un cuore non l’avessero mai avuto. E che, comunque, lui avrebbe sentito il rumore di quel cuore solo poco prima di vederlo spento in eterno.
Non accelerato dopo aver scopato con il proprietario.
«Dove diamine sei stato?»
Non aveva nemmeno aspettato che la porta si aprisse completamente, aveva riconosciuto quel tocco e quei passi che non aveva sentito e quell’odore che, invece, sentiva benissimo.
Che quello oltre la sua porta fosse Draco era oltremodo certo, per lui.
«Geloso, sfregiato?»
«No, frustrato»
«Eh, dopo avermi provato le seghe non bastano più…»
C’era qualcosa di altamente irritante nel modo in cui Draco sottolineava quanto era diventato indispensabile per lui e, probabilmente, questo era semplicemente perché aveva dannatamente ragione.
Harry aveva un disperato bisogno di Malfoy, da bravo drogato con la sua dose non riusciva a non attendere, ogni giorno, anche se poi, la sua droga non si faceva vedere.
C’era però una cosa che poteva fare… ed era prendersi la rivincita. Nell’unico modo in cui, sapeva, dare fastidio al biondo.
E l’unica era utilizzare quella frase.
«Beh, perché dovrei ammazzarmi di seghe ora che ho la mia puttana
La prima volta che l’aveva chiamato in quel modo l’altro si era solamente irrigidito chiedendogli, in modo quasi garbato, di non farlo mai più. La seconda volta, avvenuta nell’amplesso, Draco gli aveva morso la spalla così forte da farlo sanguinare. La terza volta era stata la sua unica notte in bianco sebbene Malfoy fosse andato lì.
Da quella volta non l’aveva più chiamato in quel modo. Fino ad allora. Era quasi curioso di vedere come si sarebbe concluso l’amplein.
Ma, davvero, non avrebbe mai potuto immaginare le mani del biondo sul suo collo che lo stringevano e i suoi occhi iniettati di sangue.
«Attento, sfregiato, te l’ho già detto. Non chiamarmi mai così. MAI!»
E tutto era stato più un ringhio sommesso che una vera frase e i suoi occhi gli avevano ricordato, finalmente, che Draco combatteva nella guerra e uccideva nella guerra e, probabilmente, gli occhi calmi li riservava solo alla loro stanza.
La stretta al suo collo si allentò di botto e Harry tornò a respirare a grande fiato. Ma non guardava ancora l’altro, spaventato, forse, da quello che vi avrebbe visto.
«Nervosi?»
«Taci, Potter…»
«Lo prendo per un si…»
Si era sentito stupido a ripetere le frasi che, tre giorni prima, erano state rivolte a lui ma erano state le uniche cose che gli era sembrato giusto dire.
E, effettivamente, ora sembrava tutto più disteso.
«Ora dovrei dire che sarebbe meglio che te ne andassi?»
«No, ora sarebbe meglio se mi chiedessi di scoparti…»
«Uhm… potrei anche pensarci…»
Poi si baciarono e, il biondo, gli chiese di scoparlo in quel bacio, infilando la sua lingua nella bocca dell’altro con irruenza e assaporando ogni anfratto con impazienza buttando il corpo di Harry sul sudicio letto.
Era sesso sporco e senza amore… però era dell’ottimo sesso sporco e senza amore.

~¤~

«Che cosa vuol dire quello che mi hai detto ieri…»
«Hn?»
Harry strinse più forte contro il suo petto il corpo dell’altro, quasi avesse paura che volasse via senza rispondere al quesito che, da tre giorni, lo stava facendo uscire pazzo.
«Che anche tu combatti per dare ai tuoi cari un posto in cui possano vivere.»
«Significa quello che ho detto…»
«Non… non ha senso…»
«Cosa non ha senso? Che io agisca per qualcuno o che io abbia qualcuno per cui mi comporto così?»
Le sue parole suonavano tanto come acido allo stato puro, corrosivo e decisamente nocivo eppure pronunciate con una tale calma e freddezza da sembrare appartenere ad una bambola.
«Io… no… ecco… chi diamine potrebbe volere il mondo per cui Voldemort combatte…»
«Le persone hanno ideali diversi, Potter, ti sembrerà strano ma, alcune persone, seguono quel tizio perché credono davvero nella sua visione del mondo e non sopporterebbero la sconfitta…»
«I tuoi genitori…»
«Non solo…»
Ci fu una lunga pausa, Draco semplicemente rimaneva lì a sentire il respiro dell’altro e riflettendo su quello su cui non doveva riflettere e Harry rimaneva lì, a sentire il cuore dell’altro riflettendo su quello su cui doveva riflettere.
«Anche tu?»
«Cosa ti importa? Se ti dirò di no farai il grande eroe dicendomi che sconfiggerai Tu-sai-chi per me?  Oppure, ad una mia risposta affermativa, mi stringeresti tra le braccia urlandomi che sto mandando a puttane la mia via? Plin Plon, lo so già Potter.»
«Perché devi essere sempre così acido?»
Draco sospirò tentando di staccarsi un po’ dal petto bronzeo di Harry, aveva la necessita di non sentire il suo respiro, nè il suo cuore né nient’altro che gli appartenesse. Il moro però lo strinse più forte e lo guardò ammonendolo, Harry non voleva che Malfoy si alzasse, probabilmente sapeva che, se l’avesse lasciato andare via ora, la sua droga non sarebbe mai tornata.
«Non sono acido, o meglio, lo sono, ma semplicemente perché sono realista. E non lo so, non lo so se penso le stesse cose di quello, non m’importa, io combatterò e basta.»
«Ma… perché?»
«Io ho i miei amici, Potter, diversi dai tuoi per mia fortuna… e ho i miei genitori e ho un sacco di persone che, tu ci creda o meno, mi hanno cresciuto facendomi sentire amato, che fosse vero o meno non importa. Io non volterò loro le spalle»
«Ma hanno ideali sbagliati, perdono le loro vite per ideali sbagliati… perché devi aiutarli in questo? O peggio, perché devi morire anche tu per questo?»
Draco aveva ormai rinunciato ad alzarsi e strinse un po’ di più le mani intorno alla vita di Potter sospirando rumorosamente.
«Non arriveremo da nessuna parte così, Potter…»
«Non è vero… perché non possiamo parlarne?»
Un dito del biondo prese a muoversi sul petto dell’altro mentre, la mano di Harry accarezzava lentamente la schiena dell’altro.
«Abbiamo idee differenti… finiremmo con il gettarci acido a vicenda.»
«Perché, normalmente che facciamo?»
«Vuoi la guerra, ok Potter. Chi ha deciso che la nostra è la causa sbagliata. Tu? O forse uno dei tuoi amici pezzenti… ah, forse ho capito, è il numero. In tanti credono che San Potter lotti per la giusta fazione e allora deve essere così. Siete patetici. La fazione giusta non sta a voi deciderla, né a voi né a nessun altro. Ne io ne tu possiamo saperla. E nulla è ovvio come tu vuoi credere. Io combatto perché devo restituire tutto quello che, molte persone, hanno fatto per me e, questo, mi pare giusto come la vostra causa.»
Harry, per quanto si sforzava, non trovava davvero nulla da dire se non “Voi uccidete delle persone per la vostra causa” ma davvero, gli sembrava estremamente stupido da dire. Anche i mangiamorte, nonostante tutto, erano persone e, gli Auror, uccidevano come loro.
A pensarci bene, le differenze tra le due fazioni – come le differenze tra di loro – erano così minime che lo spaventavano.
Era così perso nelle sue riflessioni che, Harry, non si accorse dei movimenti del biondo: puntellandosi con i gomiti e scioltosi dall’abbraccio stritolante il biondo lo stava ora guardando fisso, con quegli occhi calmi e profondi.
Harry vi si era già perso prima ancora che, il compagno, aprisse bocca.
«Anche noi abbiamo un cuore, te lo dissi una volta e te lo ripeto di nuovo… ricordatelo Potter… davvero, ricordatelo»
«Perché?»
Il viso del biondo era di nuovo spiaccicato contro il suo petto e miagolava come il più aristocratico dei gatti.
«Lo capirai più in là, ora dormiamo, ok?»
«… ok…»

~¤~

Draco ormai arrivava a sere alterne, raramente si presentava due giorni consecutivi e, stranamente, succedeva sempre quando Harry sapeva di non potercela fare più.
Le sue spalle erano ogni giorno più fragili e più cariche di moli e, ormai, l’unico modo che aveva per sentirsi meglio era scopare Malfoy e rigettare in lui, oltre allo sperma, anche una gran quantità di casini e pensieri. Dimenticarseli dentro di lui per una notte e riprenderseli, al sorgere del sole.
Non avevano più parlato della guerra, come avevano deciso la prima volta che si erano rincontrati, quel giorno dopo la battaglia, una battaglia andata male.
Per entrambe le fazioni.
Harry aveva la testa bassa, solo, in mezzo a detriti e corpi e polvere, non piangeva e non parlava, rimaneva come un morto in mezzo ad un cimitero. Si sentiva così bene attorniato dalla morte che, sempre più spesso, si chiedeva se non fosse stato davvero la morte il suo posto.
Poi aveva sentito un passo, uno di quei passi che ci sono sempre nelle scene di muto dolore, uno di quei passi che tu sai che ti cambierà la vita. E non lo vuoi perché, di cambiamenti, ne hai piene le palle.
«Harry Potter…»
«Malfoy…»
«No, ti ricordi il mio nome! Che onore…»
«Ho la bacchetta puntata contro il tuo cuore, Malfoy, piantala di fare il coglione…»
«Oh suvvia, come siamo rigidi, Potter, mancanza di sesso?»
«Che diamine stai blaterando? La mia vita sessuale non è affar tuo e ora scusa, devo lanciarti un Avada Kedavra»
Quelle erano le prime parole che si erano scambiati, poi non ricordava più niente: come la bacchetta fosse finita lì, su quel cadavere di Auror, come la bacchetta di Malfoy fosse invece finita a terra, insozzata dalla terra, come la bocca del biondo si fosse ritrovata sulla sua e come, la sua mano, fosse finita a stringere il pene di Draco.
Era successo. Harry non se lo chiedeva più perché.
Quella era una delle serate in cui, Draco, non sarebbe dovuto venire ed Harry non sapeva davvero come si sentiva.
Era felice, da un lato, di non dover affrontare la sua faccia e la consapevolezza di scopare con un mangiamorte, come uno di quelli che, quel giorno, avevano ucciso suoi alleati. Dall’altro era semplicemente svuotato… perché, odiava ammetterlo, lui cosa aveva a parte questa assurda relazione con il suo peggior nemico?
Nulla… nulla se non sensi di colpa e speranze infrante… niente se non il sudore della sua pelle e l’odore di incenso che emanava Malfoy.
Lui aveva una causa persa e una che poteva andare un po’ meglio. Aveva una vita così – a scopare un mangiamorte nei momenti liberi – o ne aveva una da salvatore del mondo magico e, probabilmente, sacrificio umano.
In sostanza, lui non aveva un cazzo…
Allungò la mani pigramente, prendendo una mappa in miniatura, quella con tutte le X rosse che lui avrebbe tanto voluto rendere verde.
Davvero non lo capiva, perché tra tutti i colori proprio il rosso? Perché non il verde?
«Perché il rosso è morte… il verde è speranza… chi cazzo ce l’ha ancora un po’ di speranza in questa guerra?»
La voce roca del moro si perse nella stanza, con un gemito strozzato di frustrazione.
Lui, di sicuro, la speranza nemmeno ricordava cosa fosse.
«Parli da solo, Potter?»
Due occhi grigi come il ghiaccio e roventi come il fuoco. Oh, Harry li adorava e li odiava nello stesso momento.
«Cosa ci fai qui Malfoy?»
«Di solito prendiamo un the no?»
«Non sei divertente…»
«Non volevo esserlo…»
Draco avanzò nella stanza posando il cappotto – o forse la divisa da mangiamorte – nella poltrona accanto alla finestra.
Harry si stupì un po’, perché non l’aveva mai messa lì, l’aveva sempre lasciata a terra, lì, davanti all’ingresso così da poter correre via all’occorrenza.
«Oggi non saresti dovuto venire…»
«Oh, da quando abbiamo fissato dei giorni?»
Harry si mordicchiò il labbro stranamente agitato, si era preparato a non avere Malfoy nel suo letto quella sera ed invece, tutto quello… lui era venuto. E Potter non sapeva se essere felice o frustrato. Ma, di sicuro, non vuoto.
«Tu… vieni ad intervalli regolari e io pensavo…»
«Che lo facessi di proposito…»
Il moro annuì e guardò il biondo e il sorriso amaro che gli increspava le labbra. Sentì una strana fitta al cuore ma non se ne preoccupò.
«Che guardi?»
«Cose di lavoro… non penso ti interessi…»
«Oh, gli attacchi dei mangiamorte…»
Draco ghignò sotto la luce della luna, da sotto la finestra aperta… tremendamente lontano da lui.
«Come hai fatto a riconoscerli?»
«Sono un mangiamorte… è naturale.»
«Hn»
Il silenzio calò presto, sembrava che li coccolasse teneramente e che li avvicinasse lentamente. Entrambi odiavano il silenzio ed entrambi conoscevano solo quel modo per far si che, tra loro, non scendesse.
Il Bambino Sopravvissuto si alzò piano per avvicinarsi all’altro, per sentire quella pelle diafana e fredda, per non sentirsi così solo senza un motivo.
«Harry… no…»
Arrestò la sua avanzata stupito e guardò fisso in quegli occhi che, nonostante il tono arrendevole di prima, erano fermi e decisi… così tanto da Draco che gli piacquero subito.
«Mi hai… chiamato Harry…»
«Che tu ci creda o meno non sono qui per scopare… né per litigare… avevo… bisogno di un posto dove andare. Hai ragione, io non dovrei essere qui… ma, davvero, non sapevo dove altro andare.»
Harry aggrottò le sopracciglia ma non si allontanò da lui, la mano bronzea sulla spalla bianca lasciata scoperta dalla maglietta nera smanicata che… Harry notò… sembrava così consumata rispetto agli abiti che indossava normalmente Malfoy.
«Perché da me?»
«Non c’era altro…»
«Non mentirmi»
«E’ la verità!»
E quello di Draco era un tono che non ammetteva repliche nemmeno a Harry James Potter, era un tono disarmante e deciso, era un tono che conteneva una nota di disperazione che, Potter, raccolse come una goccia d’acqua in un deserto.
«Che diamine sta succedendo, Draco?»
«Nulla…»
«Dovrei crederti?»
«No… e non dovresti nemmeno chiedere»
Harry annuì e si staccò un poco per poi raggiungere il letto e sedervici stancamente. La testa gli vorticava troppo velocemente e il cuore martellava al suo ritmo… era così maledettamente strano.
«Che dovremmo fare ora? Prendere davvero il the?»
Draco Malfoy abbassò lo sguardo e, davvero, il moro sapeva che non l’aveva mai fatto in sua presenza; un disonore di cui non si sarebbe mai voluto macchiare.
«Non lo so, Potter… non so un cazzo, davvero… mettiti lì e torna a fare quello che stavi facendo… io m’arrangerò»
Il Salvatore del Mondo Magico bevve di nuovo quelle gocce di disperazione guardando a fondo quell’uomo che non lo era mai stato davvero.
Loro due non erano uomini, erano bambini che si atteggiavano ad essere al centro di una guerra e che pensavano, addirittura, di poterla gestire.
Stronzate.
«Vieni qui…»
«Potter ti ho detto che non…»
«VIENI QUI!»
Aveva urlato e l’eco della sua voce era freddo ed esasperato come erano state le sue parole… non sapeva cosa stava facendo, non sapeva perché lo stava facendo… eppure, ora, ora che Draco Malfoy si rivelava semplicemente Draco – non un Malfoy, non un mangiamorte e nemmeno il suo nemico –, aveva una voglia matta di abbracciarlo.
E lo aveva fatto quando, l’altro, rigido e fiero si era avvicinato a lui riluttante, quando il corpo del biondo era sembrato così maledettamente perfetto dritto tra le sue gambe spalancate… quando, semplicemente, lo aveva avuto vicino.
«Va bene se rimaniamo semplicemente così, Malfoy?»
Sdraiati, nel letto, semplicemente stretti lontano da tutto e da tutti, lontano da qualsiasi altra cosa che non fossero stati loro due e i cuori di un Auror e di un Mangiamorte che andavano di pari passo.
Dormirono così, per tutta la notte, dormirono meglio di come non avessero mai fatto.
Harry si alzò di nuovo alle tre, perché Hermione bussava alla sua porta e, accanto a lui, non c’era più nessuno. Sul tavolo c’era un pennarello verde e, nella mappa c’erano nuove X, tutte in verde e numerate.
Sopra, nei bordi, una scritta che Harry capì appartenere a Malfoy.
“Anche i mangiamorte hanno un cuore, sfregiato, e tu te ne sei ricordato”
Strinse un po’ più forte il foglio dove troneggiava un cuore con X rosse e verdi. Nel momento stesso in cui posò di nuovo lo sguardo su quella mappa Harry sapeva che, Draco, non sarebbe tornato.


The end (?)

Note: Si a questo punto non leggerà nessuno… quindi perché scrivo?… bella domanda X°D Però chi lo sa OçO Allooora >.< intanto non capisco come questa cosa mi sia uscita ma volevo fare da tempo una fic all’interno della guerra ^O^”  e beh… eccola qui <3 *cheer* Unico problema… sono indecisa… la continuo o meno? Vedete per ora la lascio così ma vorrei dei pareri, ci sono delle cose che, per motivi di trama, non ho potuto trattare a fondo (specialmente su Dray) quindi domanda chiave (?): Un continuo lo faccio o no? <3 a voi lettori l’ardua sentenza… anche se alla fine vedremo che mi dirà la testa XD
Disclaimer: I personaggi sono tutti di Mamma Rowling ^O^ giuro O.ò non voglio soldi e non ne ho da dare quindi evitate denuncie XD al massimo potreste prendervi il mio porcellino ç.ò
  
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